settembre 1999 |
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L' archivio
dei numeri precedenti e' consultabile su:
http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm
(Visitate anche le altre pagine, sono ricche
di informazioni!)
Quando
la medicina migliore è l'ascolto, non l'azione
Di Arthur D. Silk, membro dell'American College
of Physicians-American Society of Internal Medicine.
Quando iniziai la professione, anni fa, credevo
fermamente che, per meritare il mio onorario, dovevo fare qualcosa per
il paziente. Sentivo che, se non avessi fatto un'iniezione, suturato una
ferita o almeno scritto una prescrizione, non avevo meritato il mio onorario.
Solo dopo molti anni di professione ho capito ciò che gli psichiatri
e i preti hanno sempre saputo: a volte il ruolo dell'ascoltatore è
il più importante che si possa interpretare.
Quando la mia nipotina di quattro anni fa un
ruzzolone, fiumi di lacrime si asciugano come per miracolo appena la madre
l'abbraccia. Sebbene la legge abbia bandito tali contatti umani dalla professione
medica, ci è ancora permesso di porgere un orecchio. Spesso i pazienti
vengono nello studio con la consapevolezza che io non farò molto,
ma con la speranza che io semplicemente li ascolti.
Come i miei pazienti mi hanno detto per anni
alla loro maniera, una figura autorevole, informata e comprensiva, può
servire in loco parentis. In molti casi un medico può dare
molto conforto ai pazienti angustiati semplicemente esprimendo un genuino
interessamento e dando loro l'opportunità di esprimere le loro sensazioni.
Anni fa, quando lessi in un articolo di giornale
che i medici lasciano parlare i loro pazienti per una media di undici secondi
prima di interromperli, io mi feci beffe dell'articolo. Subito, tuttavia,
mi resi conto che ero colpevole dello stesso peccato. Spesso, quando un
paziente comincia a parlare, io so cosa sta per dire, in quanto ha fatto
lo stesso percorso nelle visite precedenti. Nell'impeto di un ritmo di
lavoro febbrile, tendo a dimenticare che consentirgli di dirlo di nuovo
con le sue parole e coi suoi tempi è parte del processo di guarigione.
Sebbene sia difficile spezzare le vecchie abitudini, adesso cerco di frenare
la mia lingua.
Nella mia pratica vedo regolarmente una settantatreenne
ex-fumatrice con enfisema severo che, nonostante inalanti, cortisone e
ossigeno portatile, ha sempre il respiro corto. Durante la visita metto
il mio stetoscopio sul suo torace, le prendo la pressione e controllo se
è cianotica. Ma per lo più la ascolto mentre mi dice come
si sente. Sembra che ciò l'aiuti.
La mia esperienza è stata simile con i
pazienti affetti da sindrome del colon irritabile, una condizione che può
persistere nella mezza età e persino nell'età avanzata. Avendo
visto decine di pazienti che non trovano sollievo con antispastici, triciclici,
antidolorifici o lassativi, adesso mi rendo conto che essi vengono nel
mio studio non perché si aspettano un miracolo, ma perché
apparentemente traggono sollievo dal fatto che io li ascolti mentre mi
dicono quanto si sentono avviliti.
Sir William Osler una volta scrisse: "Ascolta
il paziente e ti dirà la sua diagnosi". Io aggiungerei questo: "Ascolta
il paziente e lo aiuterai a sentirsi meglio". In questo caso, voi potreste
pensare che prestare tempo e attenzione a ciò che un paziente ha
da dire meriterebbe un posto nell'ICD-9. Non disturbatevi a controllare.
"Listening" (= ascoltare)
sta tra "liniment" e "listeria", il che sicuramente dice qualcosa sull'umanità
dei burocrati.
ACP Observer, settembre 1999
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Iperglicemia
isolata post-carico confermata come fattore di rischio per mortalità
Obiettivo dello studio. Esaminare i possibili legami tra iperglicemia
isolata post-carico (a 2h) e mortalità. Metodi. Sono stai
messi insieme i dati di tre studi longitudinali di popolazione (nelle isole
Mauritius, Fiji e Nauru), e sono stati calcolati i tassi di mortalità
in 9179 persone che sono state seguite per 5-12 anni. Risultati.
C'erano 595 soggetti con diabete già noto e 799 con diabete neodiagnosticato,
dei quali 243 avevano una iperglicemia isolata post-carico. Rispetto ai
soggetti non diabetici, quelli con iperglicemia isolata post-carico avevano
un rischio aumentato per mortalità da tutte le cause [CI 95%: 2.7
(1.8-3.9) per gli uomini; 2.0 (1.3-3.3) per le donne] e per mortalità
cardiovascolare [CI 95%: 2.3 (1.2-4.2) per gli uomini; 2.6 (1.3-51) per
le donne]. Inoltre, gli uomini con iperglicemia isolata post-prandiale
avevano un rischio elevato di morte per cancro [CI 95%: 8.0 (3.6-17.9)].
Conclusioni. Questi dati dimostrano che l'iperglicemia isolata post-carico,
che può essere identificata solo con la glicemia a 2 ore, è
comune, e perlomeno raddoppia il rischio di mortalità. Ciò
dovrebbe essere tenuto in considerazione nella progettazione dei programmi
di screening che usano solo la glicemia a digiuno.
Diabetologia, settembre 1999
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Il
latte vaccino nella dieta neonatale ha un ruolo nella patogenesi del diabete
di tipo 1?
Il diabete mellito di tipo 1 e' generalmente la conclusione
di un processo autoimmune che precede anche di molti anni le manifestazioni
cliniche della malattia. Trattasi di patologia multifattoriale in cui si
sovrappongono fattori ambientali a predisposizioni genetiche. Non si conoscono
ancora con certezza i fattori ambientali responsabili dello scatenamento
della patologia. E' studiato con interesse il ruolo del latte di mucca
come fattore inducente/scatenante.
Costituenti del latte particolarmente "sospetti" sono:
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Trattamento
della pirosi in primary care
La pirosi è il sintomo più tipico
della malattia da reflusso gastroesofageo ed è anche un disturbo
comune nella popolazione generale. Obiettivo dello studio (in doppio
cieco randomizzato e controllato): confrontare gli effetti e la tollerabilità
di omeprazolo e cisapride con quelli del placebo per il controllo della
pirosi in pazienti di medicina generale. Lo studio ha coinvolto 10 practices
(=gruppi composti da 2 a 8 medici) norvegesi di primary care (=
medicina generale) per un totale di 483 pazienti
non trattati che lamentavano pirosi per 3 o più giorni a settimana,
con esofagite da reflusso di 1° grado. Sono stati esclusi i pazienti
con esofagite severa (grado 2°-3°), esofago di Barrett, ulcera
peptica, calcolosi biliare, pregressa chirurgia esofagogastrica, o evidenza
di ciò alla gastroscopia. Altri motivi di esclusione sono stati
l'uso di procinetici o antisecretori o antibiotici meno di 2 settimane
prima dell'esame endoscopico, l'abuso di alcool o di farmaci, la necessità
di un interprete, o malattie concomitanti che rendevano difficoltosa l'individuazione
dei sintomi. Sono stati somministrati omeprazolo 20 mg 1 volta al giorno,
cisapride 20 mg 2 volte al al giorno, o placebo per 8 settimane. Esito
da valutare: adeguato controllo della pirosi, definito come pirosi non
più che moderata per <\= 1 degli ultimi 7 giorni, dopo 4 settimane
di terapia.
Risultati. Dopo quattro settimane di terapia, un adeguato controllo
della pirosi è stato raggiunto nel 71% dei pazienti che prendevano
omeprazolo, nel 22% di quelli che prendevano cisapride e nel 18% di quelli
che prendevano placebo. Significatività di omeprazolo versus placebo:
p = 0.0001; cisapride versus placebo: p = non significativa. Nei pazienti
trattati solo con omeprazolo, il controllo dei sintomi è stato ottenuto
significativamente più spesso nei pazienti positivi per Helicobacter
pylori. L'uso di antiacidi è stato 2/3 volte maggiore nei pazienti
che assumevano cisapride o placebo rispetto a quelli che assumevano omeprazolo.
La risoluzione dei sintomi non legati al reflusso non è stata diversa
in modo significativo nei tre gruppi. I pazienti che prendevano cisapride
hanno riferito significativamente più eventi avversi di quelli che
prendevano placebo od omeprazolo.
Conclusioni. L'omeprazolo alla dose di 20 mg 1 volta al giorno
è stato notevolmente efficace nel ridurre la pirosi, mentre la cisapride
alla dose di 20 mg due volte al giorno non è stata significativamente
più efficace del placebo.
British Medical Journal, 28 agosto 1999
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L'effetto "framing":
Come influisce il contesto nelle scelte terapeutiche?
Un giorno un frate francescano e un gesuita si
trovarono insieme nel chiostro di un convento, intenti a pregare. Il francescano
stava inginocchiato in un angolo, mentre il gesuita passeggiava lungo il
perimetro del chiostro, salmodiando e fumando platealmente una sigaretta.
Il francescano rimprovero' l' altro, ricordando che il superiore gli aveva
rifiutatoil permesso di fumare mentre pregava, il gesuita rispose allora
sorridendo che, invece, non aveva avuto difficolta' ad ottenere il permesso
di pregare mentre... fumava passeggiando!
Questo e' l'effetto "framing", ovvero l'effetto
"cornice", che rappresenta l' influenza del contesto ambientale e rappresentazionale
su una decisione di qualunque tipo.
Ma come influisce tale effetto in ambito medico?
Alcuni ricercatori dell' Universita' di Padova
hanno sottoposto a test un folto gruppo di studenti e specializzandi in
medicina, italiani. Veniva richiesto di scegliere tra diverse opzioni terapeutiche
in alcuni casi clinici. Ad una parte dei soggetti le opzioni venivano presentate
in maniera "negativa", esprimendo le percentuali di insuccesso
delle varie opzioni, all' altro gruppo venivano presentate in maniera positiva,
esprimendo invece le percentuali di successo. Ovviamente
le due percentuali erano complementari tra loro, per cui teoricamente non
avrebbero dovuto influenzare una corretta condotta terapeutica.
Fortunatamente per i pazienti, il gruppo degli
specializzandi non si e' fatto significativamente influenzare dal trucco
rappresentazionale, con preferenza costante per il trattamento migliore.
Gli studenti invece si sono mostrati ampiamente influenzabili dal modo
in cui i dati venivano rappresentati.
I medici italiani (informazione confortante)
si sono dimostrati molto piu' "resistenti" rispetto ai colleghi americani,
che invece, in analoghi esperimenti, sono risultati piu' influenzabili.
Un dato curioso: gli studenti apparivano meno
influenzabili dall' effetto framing se si chiedeva loro di immaginare che
il malato fosse un loro parente; cio' avveniva pure se si chiedeva
loro una giustificazione razionale della scelta effettuata. E' stato ipotizzato
che entrambe le circostanze obblighino a concentrare maggiormente le capacita'
critiche sul problema correggendo le conclusioni "istintive" dettate dall'
effetto framing.
Si pensa quindi che i filtri razionali siano
in grado di annullare le distorsioni, tipicamente irrazionali, generate
dalla diversa modalita' di rappresentazione dei dati.
C. Massironi, Psicologia Contemporanea n. 155,
1999.
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Terapie odontoiatriche:
da quale parte vive lo stress?
Almeno in Australia sembra che, tra il paziente e e il dentista, il
piu' stressato sia proprio quest'ultimo.
Sembra infatti, in base ad una ricerca effettuata presso l' Universita'
di Melbourne, che tale categoria sia particolarmente a rischio di stress,
e quindi esposta ad un rischio di problemi cardiovascolari superiore del
25% rispetto alle altre categorie professionali, con maggior percentuale
di suicidi, separazioni, divorzi, depressioni.
Elementi comuni "soggettivi" nella pur disomogenea categoria: lavoratori
indefessi, compulsivi, con forti e irrealistiche attese per il futuro.
E' probabile che la selezione iniziale contribuisca fortemente alla prevalenza
di tali caratteristiche.
Elementi lavorativi stressanti:
1) Estrema precisione richiesta ad ogni prestazione, paragonabile a
quella di un orologiaio, ma effettuata in condizioni biologiche stressanti
(sangue, saliva, lamenti e divincolamenti del paziente).
2) Interazione continua con pazienti "difficili" sia perche' trascurati,
sia perche' ansiosi, sia perche' troppo pretenziosi.
3) Stress per i problemi economico-amministrativi (personale, fornitori,
attrezzature, leggi particolari da rispettare), diversi da quelli di altre
categorie e a cui la scuola non prepara assolutamente.
4) Rischio continuo di infezione, con molti soggetti che sviluppano
una vera fobia verso i pazienti, potenziali portatori di virus HIV o HCV.
I primi sintomi dell' insogenza di stress patologico sono: alta frequenza
di errori, diminuzione di efficienza e di ambizione, ipersensibilita' alle
critiche, insonnia.
In Australia (come del resto in America e in Inghilterra) sono attivi
i Doctor Health Advisory Service, reti di supporto professionale, un tempo
solo per i medici, ora aperte anche ai dentisti.
P. Chiambretto: Psicologia Contemporanea, n.155,
1999
Nota: l' analisi di alcuni degli elementi soprariportati
evidenzia alcune notevoli diversita' nel vissuto professionale italiano
rispetto ad altre nazioni. E' possibile pero', con la crescente inarrestabile
pletora medica e conseguente progressiva competitivita' in ogni settore
medico, che certi elementi siano presto ravvisabili anche da noi... (D.Z.)
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Quante vite
si possono salvare con un'accurata igiene delle mani
Le infezioni nosocomiali sono responsabili di
un’elevata morbilità e si stima che possano
causare circa 80.000 morti all’anno nei soli
Stati Uniti. Molte infezioni ospedaliere sono
causate da patogeni che vengono trasmessi da
un paziente all’altro da operatori sanitari che non
si sono lavati le mani in modo efficace. I dati
epidemiologici a disposizione indicano che
l’osservanza di queste regole da parte degli
operatori sanitari è piuttosto bassa (spesso nel
range del 30-50%).
In un editoriale J.M. Boyce del Miriam Hospital
di Providence negli Stati Uniti (Ann. Intern.
Med. 130,153,1999),
commenta uno studio di Pittet e coll. (pubblicato sullo stesso fascicolo
della rivista) dove, secondo i dati disponibili,
un ostacolo importante è rappresentato dal fatto
che il lavaggio frequente, con sapone medicato
o non, provoca secchezza e quindi irritazione
della cute. A questo proposito molti studi hanno
dimostrato che soluzioni per le mani a base di
alcool o di gel contenenti emollienti possono
causare meno dermatiti che il semplice lavaggio
con acqua e sapone. Un altro ostacolo è
la mancanza di tempo, e rendere più facile la pulizia
delle mani può contribuire a risolvere
il problema. Secondo Boyce è importante, quindi,
sperimentare gli effetti del tenere delle soluzioni
antisettiche a disposizione accanto ad ogni
letto; importante poi è creare un’organizzazione
ospedaliera che sia consona alle procedure
igieniche raccomandate istituendo programmi diretti
a gruppi di personale. Inoltre convincere i
direttori dei reparti o altri opinion-leaders
a praticare l’igiene può avere un effetto di
trascinamento su altri operatori sanitari.
Lo studio condotto dal Dr. D. Pittet e coll.
dell’Ospedale Universitario di Ginevra ha rilevato
che, tra gli operatori sanitari dello stesso
Ospedale, l’osservanza media delle regole di igiene
delle mani è stata del 48% con ampie variazioni
nei diversi reparti e che l’adempimento era
migliore tra gli infermieri rispetto a qualunque
altro tipo di operatore sanitario, compresi i
medici.
Se dalla pulitissima Svizzera emerge questo quadro
poco confortante e se si pensa poi che
nell’Ospedale Universitario di Ginevra non mancano
certo le strutture, c’è poco da illudersi su
quale sia la situazione negli altri Paesi europei.
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Tirosina e T3 nella
terapia sostitutiva dell'ipotiroidismo?
L’ipotiroidismo e’ una malattia caratterizzata da una serie di alterazioni
metaboliche e cellulari, in parte secondarie alla diminuzione del metabolismo
energetico fonte di importanti segni e
sintomi clinici.
Se nel passato la terapia consisteva nell’uso di una miscela di triiodotironina
(T3) e tirosina,
oggi la terapia si basa sulla somministrazione sostitutiva di ormone
tiroideo sintetico.
La mancanza di T3 nella preparazione farmacologica e’ considerata un
elemento positivo in
quanto, essendo questa la forma attiva dell’ormone, se somministrata
come tale puo’ essere
causa di fenomeni tossici, mentre l’uso del precursore (la tirosina)
permette di ottenere livelli
plasmatici relativamente fisiologici e non troppo influenzati dalla
biodisponibilita’ della
preparazione.
Il dosaggio ritenuto ottimale e’ passato dai 200-400 microg. al giorno,
come raccomandato nei
primi anni ’60, ai 50-100 microg. attuali. Al contrario di quanto precedentemente
ritenuto, il
mantenimento della tireotropina ipofisaria (TSH), ottenuto tramite
dosi piu’ modeste di tirosina,
porta ad una diminuzione del rischio di fibrillazione atriale, ad un
quadro ormonale piu’
bilanciato, associato in genere a un miglior senso di benessere da
parte del paziente.
Studi condotti dal gruppo della dott.ssa R. Bunevicius dell’Universita’
di Kaunas in Lituania
hanno paragonato gli effetti dell’associazione di tirosina e T3 agli
effetti della sola
somministrazione di tirosina. Gli autori hanno concluso che l’associazione
di T3 e tirosina
permette un miglior controllo dell’ipotiroidismo e si riflette nel
maggior benessere dei pazienti.
Il commento editoriale (NEJM 1999; 340:469-70)
ad opera del dott. A.D. Toft della Royal
Infirmary di Edimburgo invita invece a non considerare i dati dello
studio lituano come definitivi
e indicativi di una necessita’ di rivedere gli attuali schemi della
terapia tiroidea. E’
importante, secondo il dott. Toft, verificare con ulteriori studi i
risultati della dott.ssa
Bunevicius, soprattutto per quanto riguarda gli effetti cardiovascolari
rilevanti per il paziente,
quali l’autonomia funzionale e la tolleranza allo sforzo. Inoltre la
variazione degli schemi
terapeutici imporrebbe l’aggiunta di T3 in proporzioni di 1/10 rispetto
alla tirosina. e sotto
forma a lento rilascio per evitare effetti collaterali.
In definitiva, la decisione di cambiare una strategia che attualmente
si presenta come soddisfacente deve essere presa
con molta prudenza.
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Ipertensione
comune nei pazienti con cefalea severa
WESTPORT, 11 agosto (Reuters Health) - Rispetto alla popolazione generale, i soggetti affetti da cefalea severa hanno una più alta prevalenza di ipertensione, secondo un lavoro di ricercatori italiani. Il dr Massimo Cirillo, della 2ª Università di Napoli, e coll. hanno valutato la prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare in 399 uomini e 944 donne con cefalea severa. La diagnosi più comune era di emicrania senza aura, ma nel gruppo erano compresi anche pazienti affetti da emicrania con aura, cefalea tensiva, cefalea mista, cefalea a grappolo e altri tipi di cafalea. Il gruppo del dr Cirillo ha riscontrato che l'età è associata direttamente con la prevalenza di ipertensione, ipercolesterolemia ed obesità. Dopo l'aggiustamento per età, la "...prevalenza dei fattori di rischio non era diversa in modo significativo tra i pazienti con forme differenti di cefalea, eccetto per la cefalea a grappolo", essi riferiscono nel numero di giugno di Headache. Tuttavia, confrontando con una popolazione di controllo, essi hanno rilevato che i pazienti affetti da cefalea di entrambi i sessi avevano una più alta prevalenza di ipertensione, indipendentemente dall'età. Le differenze tra i controlli e pazineti con cefalea erano più accentuate tra i pazienti giovani. Gli autori sottolineano che "i meccanismi alla base dell'associazione tra ipertensione e cefalea non sono al momento chiari". In questo studio l'obesità, che è associata all'ipertensione, "...non ha spiegato l'associazione tra cefalea ed ipertensione in quanto essa era meno prevalente nei pazienti con cefalea che nella popolazione di controllo". Sulla base di questi riscontri, il gruppo del dr Cirillo raccomanda che i pazienti con cefalea severa, specialmente i giovani, siano indagati per l'ipertensione. Essi sottolineano anche che beta-bloccanti e calcio-antagonisti, che sono usati comunemente per trattare la cefalea, hanno un potente effetto antiipertensivo che "...potrebbe mascherare lo sviluppo di una ipertensione". D'altro canto, questi farmaci possono rappresentare una buona prima scelta per pazienti affetti sia da ipertensione che da cefalea in precedenza non trattate. Headache 1999;39:409-416. Torna alle news Torna all'inizio |
Fumatori
ad alto rischio di cancro se esposti al radon
NEW YORK, 12 agosto (Reuters Health) -- Ricercatori federali riferiscono che le persone a più alto rischio a causa dell'esposizione al radon - vale a dire i fumatori - sono quelle che meno probabilmente testano le loro abitazioni per la presenza del gas cancerogeno. Essi fanno notare che la combinazione di fumo ed esposizione al radon aumenta il rischio di cancro del polmone a livelli molto alti. Come il radon aumenti il rischio di cancro del polmone nei fumatori non è chiaro, ma gli autori dello studio ipotizzano che "l'esposizione al radon può rendere le cellule polmonari più suscettibili agli effetti dannosi del fumo". Gli esperti del CDC (Center for Disease Control and Prevention) affermano che "eliminare l'eccessiva esposizione al radon in casa...preverrebbe approssimativamente il 30% delle morti per cancro del polmone attribuibili al radon", di cui l'86% avvengono tra i fumatori. I loro risultati sono pubblicati nel numero del 13 agosto del giornale di agenzia, Morbidity and Mortality Weekly Report. Il radon è un gas incolore e inodore che si produce attraverso il decadimento naturale del radio, un elemento che si trova nei depositi rocciosi in tutto il mondo. Secondo l'Agenzia Americana per la Protezione Ambientale, circa il 10% delle abitazioni americane contengono concentrazioni di radon superiori ai livelli accettabili. Secondo il CDC, dal 10 al 14% delle morti per cancro del polmone in USA sono attribuibili all'esposizione al radon, che diventa così la seconda causa di morte per cancro del polmone dopo il fumo. Gli ufficiali sanitari da lungo tempo esortano i proprietari di abitazioni a procurarsi i kits di test (in vendita nei negozi) per misurare il livello di esposizione domestica al radon. In questo studio il CDC ha esaminato i dati del National Health Interview Survey su circa 41000 case americane. Essi hanno trovato che, durante il 1993-1994, una media complessiva di 5.5 milioni di famiglie (6.7%) sono state testate per il radon. Le famiglie con fumatori erano state testate meno delle famiglie senza fumatori, con frequenze rispettivamente del 5.9% e 7.1%. Questa è una disgrazia, dicono gli ufficiali sanitari del CDC, in quanto il fumo e l'esposizone al radon sembrano lavorare in sinergia per innalzare ancora di più il rischio di cancro polmonare. Ai primi di questo decennio, gli ufficiali sanitari USA avevano posto come obiettivo di testare per il radon il 40% di tutte le abitazioni americane per l'anno 2000, e il 50% di quelle abitate da fumatori. "I risultati di questo lavoro suggeriscono che questi obiettivi probabilmente non saranno raggiunti", concludono gli autori. I kits di test casalinghi per il radon sono disponibili in molti negozi di ferramenta e di casalinghi. Nelle case con livelli di radon superiori ai limiti accettabili, l'esposizione può essere ridotta con misure quali l'isolamento del pavimento del seminterrato o il miglioramento della ventilazione. SOURCE: Morbidity and Mortality Weekly Report 1999;48:683-686. N.d.R.: chissà se questi kits esistono anche in Italia... Torna alle news Torna all'inizio |
Virus
ereditario possibile causa di cancro della mammella
NEW YORK, 12 agosto (Reuters Health) -- Secondo alcuni ricercatori, un virus ereditario potrebbe essere uno dei fattori che innescano il carcinoma mammario nell'uomo. Gli scienziati dicono di aver isolato un retrovirus primitivo, un HMTV (Human Mammary Tumor Virus), in campioni di tessuto di carcinoma mammario umano. "Se si stabilisce un legame certo con questo retrovirus, l'HMTV può diventare un bersaglio per un vaccino e per nuovi trattamenti per il cancro mammario", ha spiegato l'autore principale dello studio, dr Robert Garry della Tulane University di New Orleans, Louisiana. Un retrovirus simile all'HMTV è già stato collegato ai tumori maligni della mammella nel topo. Parlando ai partecipanti all'undicesimo congresso internazionale di virologia in Sydney, Australia, Garry ha spiegato che altre specie tra i vertebrati diverse dal topo - inclusi gli umani - ospitano virus simili. Ha detto che il suo gruppo ha identificato il virus, chiamato HMTV, in frammenti di carcinoma mammario e di altri organi da pazienti con carcinoma mammario, ed anche in tessuti provenienti da persone che non avevano un cancro della mammella. Il virus, egli ha detto, può essere verosimilmente un cofattore nell'etiologia del cancro mammario, insieme con altri fattori quali l'assetto genetico individuale. La dr.ssa Orli Etingin, oncologo, professore associato di medicina al New York Hospital/Cornell Medical Center in New York City, ha definito la scoperta "un nuovo interessantissimo pezzo del puzzle (cancro)". Parlando alla Reuters Health, ella ha rilevato che "i retrovirus sono già stati implicati in alcuni tipi di linfoma". Ma lei crede che "in realtà sono necessarie molte più ricerche per poter confermare i risultati e anche per stabilire la relazione tra il virus e lo sviluppo di tumori nell'uomo". Torna alle news Torna all'inizio |
Reflusso
gastroesofageo associato spesso con asma
WESTPORT, 12 Agosto (Reuters Health) - La malattia da reflusso gastroesofageo dovrebbe essere sospettata in tutti i pazienti affetti da asma, secondo una review pubblicata sul numero di luglio di Allergy. Il dr D. S. Theodoropoulos e coll. della University of South Florida College of Medicine, Tampa, rilevano che la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD), che può interessare "...fino a un terzo della popolazione USA adulta...è particolarmente prevalente nei pazienti affetti da asma". Si ritiene che la GERD possa esacerbare l'asma "...per aspirazione endotracheale di contenuto gastrico o per una risposta riflessa alla stimolazione dei recettori esofagei". La fisiopatologia e gli effetti avversi della GERD sull'asma "...sono ancora in discussione," dicono gli autori, ma "l'esperienza clinica ha dimostrato che la precoce diagnosi e terapia della GERD speesso porta ad un miglior controllo dell'asma". I pazienti con asma o tosse cronica persistente dovrebbero essere interrogati accuratamente sui sintomi della GERD. Tra questi ci sono pirosi, indigestione, sternuti e congestione nasale. La tosse cronica, comunque, "...è la manifestazione più comune". Ciononostante, le condizioni possono anche essere clinicamente silenti. La terapia per la GERD può comprendere modifiche dello stile di vita quali l'evitare i pasti abbondanti e il mantenimento del peso ideale, e l'uso di H2-antagonisti e inibitori di pompa protonica. La GERD è una condizione cronica "...che di solito richiede una terapia di mantenimento a lungo termine o perfino per tutta la vita", concludono gli autori, ed alcuni pazienti "...che non rispondono alla terapia medica possono beneficiare della chirurgia antireflusso". Allergy 1999;54:651-661. Torna alle news Torna all'inizio |
Epatite
C: italiani individuano virus nei linfociti
Milano, 24 agosto (Adnkronos) - Il virus dell'epatite C, Hcv, puo' essere individuato nei linfociti B dei pazienti infetti. La scoperta e' della dott.ssa Giulia Marsica e dei suoi colleghi dell'Istituto San Raffaele di Milano che ipotizzano cosi', pubblicando il loro studio su ''Blood'', come le cellule immunitarie possano costituire un sito di replicazione extra-epatico del virus. La possibilita' di rintracciare il virus HCV nelle cellule mononucleate del sangue periferico era gia' nota. Ma il lavoro degli studiosi milanesi ha permesso di scoprire con precisione quali categorie di cellule ospitano il virus. Lo studio e' stato condotto sulle cellule mononucleate del sangue periferico di 4 pazienti Hcv+, separando i linfociti T4, T8 e B. Le tracce del virus sono comparse nei linfociti B di 3 pazienti, mentre nel quarto paziente il virus e' stato rintracciato nei linfociti T4 e T8. Inoltre e' stato rintracciato nei linfociti B anche l'Rna antigenomico, un intermediario della replicazione del virus. Torna alle news Torna all'inizio |
USA: arriva
la crema che fa concorrenza al viagra
(ANSA) - NEW YORK, 25 agosto - Dopo il successo del Viagra arriva in America la prima pomata contro l'impotenza. La Food and Drugs Administration ha infatti approvato la commercializzazione del 'Topiglan', un medicinale prodotto dalla MacroChem per gli uomini che hanno difficolta' a raggiungere l'erezione. Negli Stati Uniti soffrono di impotenza circa 30 milioni di uomini. La notizia ha fatto schizzare in rialzo di oltre il 50% le azioni di Microchem con gli investitori convinti del successo del prodotto e dalla valida concorrenza che la pomata potra' fare al Viagra. Sergio Traversa, analista per Mehta Partners, getta pero' acqua sul fuoco mettendo in evidenza la maggiore comodita' pratica della pillola rispetto alla pomata. L'industria farmaceutica ha sperimentato il prodotto su 500 pazienti con risultati molto positivi. A differenza del Viagra, il Topiglan viene applicato localmente poco prima del rapporto. Proprio perche' locale la versione in crema non presenta alcuni effetti collaterali legati all'uso del Viagra come i problemi cardiocircolatori che in passato hanno causato serie complicazioni. (ANSA). Torna alle news Torna all'inizio |
Infarto:
primo intervento in Italia con raggi gamma
Roma, 27 agosto (Adnkronos) - In Italia, e per la prima volta in Europa, e' stato effettuato il primo trattamento di radioterapia con raggi gamma su di una coronaria occlusa. Come e' noto, l'occlusione di una coronaria puo' portare all'infarto miocardico. L'intervento e' stato effettuato presso il Centro Cuore Columbus di Milano in associazione con il Centro di Cardiochirurgia dell'Ospedale Policlinico. L'intervento mediante terapia con raggi gamma e' stato compiuto su una occlusione della coronaria di sinistra in una paziente gia' precedentemente operata di by-pass aortocoronarico. Il trattamento ha permesso la riapertura dell'arteria: tale risultato garantira' con altissime probabilita' che l'arteria cosi' curata rimarra' aperta nel tempo. L'utilizzo delle radiazioni e' gia' una terapia ampiamente applicata in altri campi della medicina ed e' entrata ora anche nella terapia delle malattie cardiache e cardiovascolari: ad esempio, nella cura delle malattie delle coronarie. Studi pubblicati sulle principali riviste mediche hanno dimostrato che e' possibile con l'utilizzo di raggi gamma evitare il fenomeno della riocclusione di arterie coronarie precedentemente riaperte con palloncino o con stent. Le iniziali esperienze con tali sistemi di terapia delle roconarie con raggi gamma sono iniziate negli Stati Uniti tre anni fa e i risultati ottenuti si sono mantenuti nel tempo. ''Il successo dell'intervento di Milano -ha detto il professor Colombo, direttore del Laboratorio di Eurodinamica del Centro Cuore Colombus- e' ulteriormente rilevante in quanto il primo intervento del genere oltre oceano e' stato effettuato in Italia da una equipe medica italiana''. Torna alle news Torna all'inizio |
Arriva
carta identità elettronica e la "Civis Card"
(ANSA) - RICCIONE (RIMINI), 28 agosto - Anche i documenti personali si ''informatizzano''. Sono infatti in arrivo la carta di identita' elettronica e la ''Civis Card', i documenti elettronici che conterranno in un chip tutte le principali informazioni dell' individuo. Lo ha annunciato Antonio Catricala', capo di Gabinetto del ministero della Funzione Pubblica nel corso della presentazione di Europa Card Show, il quarto salone di telecarte e moneta elettronica. ''A breve - ha detto Catricala' - saranno poste in essere le condizioni per realizzare i due documenti elettronici''. La carta di identita' elettronica sostituira' in tutto e per tutto il documento di identita' personale, e conterra' i dati anagrafici e le fotografie dell' individuo. Una vera e propria ''massa'' di dati sara' invece contenuta nella ''Civis Card''. In questa tessera magnetica sara' inserita tutta la storia sanitaria dell'individuo fin dalla nascita (codice regionale, analisi cliniche, ricoveri). ''Per avere un' idea della capacita' di memoria della Civis Card - ha ricordato Catricala' - basti pensare che potra' contenere 360 tra radiografie ed ecografie''. Attraverso la Civis Card sara' inoltre possibile accedere a servizi pubblici come trasporti, parcheggi, chiedere certificati anagrafici o prenotare visite specialistiche. La card oltre ad essere compatibile con il Servizio sanitario nazionale questa tessera' lo sara' anche con il sistema sanitario europeo. Torna alle news Torna all'inizio |
Fumo responsabile
per 80% degli infarti
(ANSA) - LONDRA, 31 agosto - C'e' il fumo dietro l'80% degli attacchi cardiaci che colpiscono ogni anno le persone sotto i 50 anni di eta': questa la conclusione emersa da uno studio del docente di epidemiologia dell'Universita' di Oxford, Rory Collins, presentato durante il congresso dell'associazione europea di cardiologia tenuto quest'anno a Barcellona. La statistica e' allarmante ed e' riuscita a sorprendere anche molti presenti, visto che il tasso indicato da Collins e' il doppio rispetto a quello stimato fino a oggi. Ma il professore di Oxford non ha dubbi: quattro su cinque attacchi di cuore sono direttamente legati alla passione per le sigarette nelle persone sotto i 50 anni. E questo significa che smettere di fumare potrebbe voler dire ridurre da 20.000 a 4.000 il numero di attacchi cardiaci registrati ogni anno in Gran Bretagna in quella fascia di eta'. La ricerca di Collins, riportata oggi dal tabloid britannico 'Daily Mail', si basa sull'esame di 26.000 casi e, ha sottolineato il professore, ha fornito per la prima volta la possibilita' di calcolare il rischio relativo di attacco cardiaco dovuto al fumo per gli individui sotto i 50 anni. Per i fumatori tra 40 e 50 anni, ha inoltre sottolineato Collins, il rischio di soffrire d'infarto e' cinque volte piu' alto rispetto ai non fumatori. Torna alle news Torna all'inizio |
Correlazione
tra fumo e cancro ai testicoli, fumo e diabete
Firenze, 3 set, (Adnkronos) - L'80% di possibilita' in piu' di essere colpiti da cancro ai testicoli per i figli delle fumatrici. E' quanto rivela uno studio realizzato da Wolfgang Ahrens dell'Istituto di ricerca, prevenzione e medicina sociale di Brema presentato al Congresso mondiale di epidemiologia, in corso a Firenze. La ricerca, condotta fra il '94 e il '98, ha coinvolto 170 persone con cancro ai testicoli e 313 sane, studiando le abitudini della madri di ciascuno di loro. Tabacco sul banco degli imputati anche per un altro studio, realizzato dalla ricercatrice Julie Will dell'America Cancer Society di Atlanta, che evidenzia i legami fra fumo e diabete. Secondo i risultati, gli uomini che fumano almeno due pacchetti al giorno hanno il doppio delle possibilita' di soffrire di diabete, percentuale che raggiunge il 74% delle donne. Torna alle news Torna all'inizio |
Le recensioni presentate oggi completano la serie (pubblicata nei numeri precedenti) sulle differenze di risarcimento del danno alla persona nelle diverse nazioni e, in Italia, addirittura nelle diverse citta'. E' scaricabile (150 K ) la tabella usata dal Tribunale di Roma nel 98. Fortunatamente sembra che il movimento di opinione formatosi contro tale situazione stia portando ad un progetto di unificazione dei criteri di valutazione del valore economico dell' essere umano.
Alcuni confronti
tra diverse nazioni europee nel risarcimento danni alla persona
Volendo fare un confronto tra i diversi Stati dell’Unione Europea si
e’ rilevato, negli anni ’80, che per ogni 100 franchi di risarcimento in
Francia si avevano 97,5 franchi in Belgio, 82,92 in Germania, 72 franchi
in Germania orientale, 47 franchi nel Regno Unito.
Confrontando casi simili in diversi Paesi si e’ visto:
Rivista italiana di medicina legale, editoriale
di F. Introna n. 6-1998
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Un tariffario
inglese per risarcimento del danno alla persona
In Gran Bretagna il principio generale prevede che il risarcimento
del danno alla persona avvenga sulla base delle precedenti sentenze dei
singoli Tribunali e sulle sentenze della Corte d’Appello (il Vertice Giudiziario
esistente in Gran Bretagna).
Il Giudice considera nel risarcimento, oltre alle conseguenze proprie
delle lesione, anche l’insieme di tutte le circostanze attinenti ciascun
singolo caso, compreso lo stato di bisogno del danneggiato.
Nel risarcimento dei "danni generali per lesioni personali" sono compresi
anche i risarcimenti per le sofferenze subite a causa della lesione (corrispondente
al nostro danno morale).
I danni generali vengono indennizzati con una somma globale e hanno
le seguenti caratteristiche:
Nuove
regole nella pubblica amministrazione
(L. 59/97, 127/97, 191/98, Reg. attuaz. G.U. n. 275 del 24/11/98)
Nel tentativo di avvicinarci sempre piu' ad uno Stato normale, sono
state varate diverse norme volte a snellire i rapporti con la Pubblica
Amministrazione (P.A.),
Poiche' anche i medici sono cittadini come gli altri, puo' essere utile
uno schema sintetico delle novita'.
Tutti i certificati rilasciati da P.A. attestanti stati e fatti personali
non modificabili:
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L' ufficio ricevente (pena reato di violazione di doveri d' ufficio) dovra' acquisire agli atti una fotocopia NON autenticata del documento stesso. |
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Nei rapporti con la P.A. e con i sostituti della medesima si puo'
presentare una dichiarazione sostitutiva dell' atto di notorieta' (con
firma AUTENTICATA) per attestare:
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Puo' essere presentata, indifferentemente, da:
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NON POSSONO ESSERE SOSTITUITI DA DICHIARAZIONI
SOSTITUTIVE:
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Le dichiarazioi sostitutive (D.S.) hanno la stessa validita' temporale degli atti che sostituiscono. |
Le D.S. possono essere usate anche da cittadini UE non italiani |
L' eventuale autenticazione di un documento o di una firma puo' essere effettuata da qualsiasi dipendente addetto al ricevimento del documento, previa esibizione dell' originale. |
Le foto necessarie ai documenti di identita' dovranno essere autenticate dall' Ufficio ricevente se presentate personalmente dall' interessato. |