ZINCO E MALATTIE INFETTIVE
Il lavoro è uno studio randomizzato in doppio cieco condotto
in collaborazione dallo All India Institute of Medical Sciences in New
Delhi e dalla John Hopkins School of Public Health di Baltimora, USA. 609
bambini sono stati assegnati in modo random a ricevere giornalmente un
supplemento multivitaminico o un supplemento multivitaminico più
10 mg di zinco elementare per sei mesi. Operatori sul campo hanno somministrato
giornalmente i supplementi, mentre un altro gruppo visitava le famiglie
ogni 5 giorni per chiedere se i bambini avevano avuto febbre, tosse, o
difficoltà respiratorie nei 5 giorni precedenti. Nel gruppo trattato
con zinco ci furono 24 episodi di infezioni acute delle basse vie respiratorie,
rispetto a 44 episodi nel gruppo di controllo, con una riduzione del 45%
(odds ratio 0,55; p = 0,02). Gli autori concludono che questi risultati,
più altri noti effetti benefici dello zinco sull'immunità,
la crescita ecc., indicano che l'aumentato introito di zinco migliora la
salute dei bambini.
Pediatrics 1998; 102: 1-5
L'integrazione della dieta con zinco può ridurre la morbilità
per malattie infettive quali la polmonite, la diarrea e la malaria, secondo
studi pubblicati oggi su American Journal of Clinical Nutrition (N.d.R.:
al momento in cui si scrive questa nota l'abstract non è ancora
disponibile sul sito Internet della rivista; la notizia è riportata
da Doctor's Guide). Numerosi studi sulla terapia della diarrea acuta riportano
una riduzione del 23% della durata della malattia e una minor severità
dei sintomi in bambini che avevano avuto un supplemento di zinco, rispetto
ai controlli. Lo zinco ha anche un effetto preventivo sulla diarrea: diversi
studi documentano una riduzione fino al 38% dell'incidenza in bambini che
hanno avuto un supplemento di zinco. Anche studi che valutano il ruolo
dello zinco nella prevenzione delle affezioni respiratorie hanno dimostrato
effetti positivi. Uno studio in India ha dimostrato una riduzione del 45%
nell'incidenza di infezioni acute delle basse vie respiratorie in bambini
che avevano ricevuto supplementi di zinco rispetto ai controlli (N.d.R.:
vedi la recensione precedente), mentre uno studio dal Vietnam riporta una
riduzione di 2,5 volte per tutte le infezioni respiratorie. L'aggiunta
di zinco alla dieta riduce anche la morbilità per malaria. Uno studio
in Papuasia-Nuova Guinea ha riscontrato una riduzione dell'incidenza di
malaria del 35% in bambini che hanno avuto un supplemento di zinco. Questi
riscontri indicano che l'aggiunta di zinco riduce l'incidenza e la gravità
di alcune serie malattie infettive dell'infanzia, e potrebbe ridurre la
mortalità infantile. Altri studi inclusi in questo numero suggeriscono
che l'aggiunta di zinco e micronutrienti alla dieta possa migliorare la
crescita e lo sviluppo neuropsicologico dei bambini.
Doctor'Guide, 30 luglio 1998
LA DIAGNOSI DIFFERENZIALE DEL PAZIENTE
L'accordo tra medico e paziente sulla natura dei disturbi del paziente
è un obiettivo importante delle consultazioni in Medicina Generale.
Gli autori hanno valutato la diagnosi differenziale fatta dal paziente
e dal medico per il sintomo tosse. Settanta pazienti adulti di una practice
inglese sono stati intervistati prima di vedere il medico e sollecitati
a proporre un modello esplicativo della loro affezione; i pazienti potevano
esprimere più ipotesi sull'eziologia della loro tosse e veniva loro
chiesto su cosa si basavano le loro diagnosi differenziali. Dopo ogni visita
è stato intervistato il medico curante, per avere il suo elenco
di diagnosi differenziali. Sono stati valutati: 1) il numero medio di diagnosi
generate indipendentemente dal paziente e dal medico e 2) il numero medio
di diagnosi comuni a entrambi. Gli autori hanno anche calcolato la percentuale
complessiva delle diagnosi dei pazienti che questi hanno discusso direttamente
e indirettamente con il loro medico durante la visita e, inoltre, hanno
valutato la soddisfazione del paziente e del medico per la visita eseguita.
RISULTATI: I pazienti hanno espresso una media di 6,5 possibilità
diagnostiche, mentre i medici hanno preso in considerazione una media di
6,7 possibilità. In media medico e paziente hanno avuto solo 2,8
possibilità in comune. I pazienti generalmente pensavano di avere
un'affezione comune, relativamente leggera, come il raffreddore, la bronchite,
la polmonite, la sinusite. Circa il 25% dei pazienti ha espresso alcune
interessanti e imprevedibili possibilità quali psittacosi, febbre
reumatica, morbo del legionario e polmonite da pneumocisti. La maggior
parte delle loro idee proveniva da esperienze personali, o di familiari,
o di amici. Nessuno dei pazienti ha espresso diagnosi derivate dai media.
Solo il 39% delle ipotesi diagnostiche dei pazienti sono state discusse
direttamente durante la visita medica, sebbene ne siano state menzionate
indirettamente il 54%. Pazienti e medici hanno ritenuto la maggior parte
delle visite soddisfacenti. Tuttavia in diverse occasioni è sembrato
che ci fossero incomprensioni e una certa insoddisfazione, quando alcune
delle diagnosi differenziali dei pazienti rimanevano inesplorate.
RACCOMANDAZIONI PER LA PRATICA CLINICA: in questo caso limitato i pazienti
hanno prospettato quasi altrettante possibili spiegazioni per la loro tosse
rispetto ai medici. Tuttavia, meno della metà delle diagnosi erano
comuni sia ai pazienti che ai medici. I pazienti possono prendere in considerazione
alcune eziologie preoccupanti, e queste possibilità non sempre sono
considerate dai loro medici. Semplici domande quali “quale pensate che
sia la causa dei vostri sintomi ?” oppure “c'è qualcosa di cui siete
particolarmente preoccupati riguardo questi sintomi ?” possono aiutarci
a far venir fuori questi pensieri, alleviare le loro preoccupazioni, e
aumentare la soddisfazione dei pazienti.
The Journal of Family Practice, 1998; 46: 153-158
ESERCIZIO FISICO E CLAUDICATIO INTERMITTENS
La claudicatio intermittens è caratterizzata da dolore che insorge
camminando e aumenta fino a rendere impossibile la deambulazione, mentre
scompare col riposo; si ritiene che colpisca il 2% degli ultra sessantacinquenni.
L'esercizio fisico è utile? Una review sistematica di dieci trials
randomizzati suggerisce che lo sia. Questi trials hanno valutato l'effetto
dell'esercizio fisico sull'intervallo di marcia (walking distance) in pazienti
con claudicatio intermittens dovuta ad arteriopatia ostruttiva degli arti
inferiori. Tutti e dieci gli studi hanno dimostrato in maniera inequivocabile
che la partecipazione a programmi standardizzati di esercizi migliora l'intervallo
di marcia libero da dolore o il tempo di permanenza sul treadmill (una
specie di tapis-roulant).
I trials erano piccoli, con gruppi di pazienti variabili da sette a
venticinque. Ma i risultati sono stati considerevoli e la review dimostra
che gli esercizi di moto sono un efficace intervento conservativo. I pazienti
dovrebbero essere incoraggiati ad allenarsi per almeno trenta minuti per
sessione, tre volte a settimana per almeno sei mesi.
Bandolier, 10 giugno 1998
DIABETE MELLITO: CONFRONTO TRA VARIE SOTTOPOPOLAZIONI ITALIANE
È noto che in Sardegna l'incidenza del diabete mellito sia particolarmente
alta, facendo supporre la presenza di una potente predisposizione genetica.
Per valutare tale fattore (eliminando i fattori ambientali eventualmente
interferenti) sono stati effettuati due lavori, di differenti autori, pubblicati
su Lancet. In entrambi gli studi gli Autori hanno confrontato l'incidenza
del diabete mellito insulino-dipendente in bambini nati da genitori sardi
emigrati nel Lazio ed in Lombardia con quella dei coetanei diabetici laziali
o lombardi aventi genitori di altra provenienza.
Sono stati valutati due gruppi:
1) Bambini diabetici con entrambi i genitori sardi.
2) Bambini diabetici aventi un genitore sardo.
I due lavori arrivano all'incirca alle stesse conclusioni:
1) L'incidenza in Sardegna è di circa 4 volte quella delle regioni
di confronto
2) I bambini con entrambi i genitori sardi (pur nati nel Lazio o in
Lombardia) mostrano un'incidenza sovrapponibile a quella della Sardegna.
3) I bambini con un solo genitore sardo hanno un'incidenza intermedia
(circa la metà della Sardegna e il doppio delle regioni continentali).
L'influsso delle usanze alimentari e ambientali della regione d'origine
era valutato e considerato trascurabile. Pur non potendosi perciò
totalmente escludere l'incidenza di fattori ambientali (rilevati ma non
identificati con certezza in studi su gemelli omozigoti diabetici) si evidenzia
un'importante responsabilità dei fattori genetici.
(Giornale Italiano di Diabetologia n.2/1998)
LAVORARE AGLI INCENERITORI FA BENE AL POLMONE E MALE ALLO STOMACO?
Sono stati arruolati nella coorte tutti i soggetti di sesso maschile
(615 in totale) assunti in servizio presso gli impianti di incenerimento
rifiuti dal 1965 al 1992. Il totale degli anni-persona è pari a
9562,6. Si è osservata una mortalità significativamente più
bassa per tutte le cause. Anche il numero di decessi per neoplasia è
lievemente più basso di quello atteso. Nell'esame delle singole
neoplasie, la mortalità per tumore è risultata più
bassa dell'atteso, sebbene in misura statisticamente significativa, tuttavia
il dato assume un valore rilevante se si osserva che tra i lavoratori degli
inceneritori era stata osservata una prevalenza sia di fumatori superiore
alla popolazione generale dello stesso periodo (76,9% vs. 64,2%) che di
sigarette fumate giornalmente (21,2 vs. 17,2). Veniva osservato un aumento
statisticamente significativo di tumore allo stomaco, tre volte superiore
rispetto alla popolazione di riferimento. L'analisi per latenza avvalora
l'ipotesi di un'esposizione occupazionale, venendo ad essere confinata
nella coorte con più lunga latenza dall'assunzione. I dati osservati
concordano con precedenti osservazioni (Lafleur, 1991; Friis, 1993) anche
se altri studi (Gustavsson, 1989) hanno portato a diversi risultati. Si
ipotizza che i rifiuti organici espongano (come osservato in altre categorie
di lavoratori) all'azione di endotossine batteriche aventi azione protettiva
verso la neoplasia polmonare. Per quanto riguarda l'aumento di incidenza
di tumore gastrico, si ipotizza un concorso dell'Helicobacter Pylori, associato
con l'insorgenza di tali neoplasie (Parsonnet, 1991; Nomura, 1991). Tali
osservazioni (N.d.R.) assumono particolare importanza dal punto di vista
assicurativo.
(Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio, 1996).
GESTIONE DEGLI STUPEFACENTI E SOSTANZE PSICOTROPE: ESIGENZE DEI MEDICI
GENERALI
Le norme legislative che regolano l'uso dei farmaci antidolorifici
sono poco chiare e, per quanto riguarda gli stupefacenti, altamente restrittive
e ne limitano l'uso da parte dei medici generali per le perplessità
e le obiettive difficoltà che ne condizionano l'uso. Questo è
regolato dal DM sanità del 27/7/92 e dalla D.L. 309/90, decisamente
restrittive e non aggiornate rispetto agli altri paesi della CEE: in Francia,
ad esempio, nel 95 sono state semplificate le ricette e resa possibile
la prescrizione della morfina per cicli di 28 giorni; in Italia le sanzioni
per i semplici errori formali possono essere: pene detentive, arresto fino
a due anni, ammenda da 3 a 50 milioni.
La PRESCRIZIONE degli stupefacenti è regolata dal D.L. 539 del
30/12/92.
Art. 42: I titolari di studi medici possono ACQUISTARE dalle farmacie
le sostanze in tabelle I-IV per la quantità occorrente alle normali
necessità usata nello studio medico. La prescrizione va fatta su
ricetta speciale predisposta dal Ministero della Sanità e distribuito
dall'O.M., valida per 10 giorni, in triplice copia, riempita in base ai
criteri dell'articolo 43 (mezzo indelebile, generalità del paziente,
dose in lettere, modalità di somministrazione, data, firma del prescrittore
con indirizzo e numero telefonico. La prescrizione deve contenere un solo
farmaco con un solo dosaggio in quantità limitata per otto giorni).
La copia della ricetta va conservata per due anni.
Per la DETENZIONE degli stupefacenti acquistati, il medico deve attivare
un registro di carico e scarico dove va registrato anche l'impiego fatto
dei farmaci acquistati (art. 64: generalità, indirizzo del paziente,
diagnosi e quantità usata. Da notare l'estrema facilità di
possibili errori formali). Il registro deve essere vidimato dal sindaco
o dal responsabile del settore farmaceutico della ASL e controllato ogni
anno.
L'USO è limitato alla terapia degli stati dolorosi e, con particolari
modalità (certificazione e piano terapeutico col SERT) al recupero
e alla riabilitazione dei tossicodipendenti.
Il TRASPORTO per attività professionale è possibile per
quantità terapeutiche necessarie in caso di intervento domiciliare.
Comunque è necessario avere i documenti giustificativi del regolare
possesso degli stupefacenti trasportati (questa norma non è esplicitamente
prevista, ma è stata espressamente consigliata, su specifica richiesta,
dalla responsabile dell'Ufficio Stupefacenti del Ministero della Sanità).
La modalità di DISTRUZIONE di stupefacenti scaduti o avanzati
non è chiara (eliminata nei contenitori per farmaci scaduti delle
Farmacie? Tra i "rifiuti speciali" dello studio medico?). La risposta del
Ministero della Sanità non è stata chiara né esplicita.
Sembrerebbe che tali avanzi vadano considerati rifiuti pericolosi e quindi
da avviare alla termodistruzione, ma sembra che l'Azienda Municipale (che
gestisce a Roma l'incenerimento dei rifiuti) non accetti l'incarico della
distruzione di singole confezioni di stupefacenti.
Altri propongono la distruzione presso il Servizio Farmaceutico della
ASL (in presenza, eventualmente, dei NAS che pero', interpellati, non si
sono pronunciati) con compilazione di relativo verbale.
La Commissione Nazionale Sostanze Oppioidi ha richiesto al Ministro
una serie di modifiche alla normativa sopracitata, con semplificazione
dell'aggravio burocratico e alleggerimento dei rischi. Attendiamo i risultati.
(Angelo Sabani: "Convegno sugli stupefacenti e sostanze psicotrope,
O.M. di Roma, 30/5/98, col valido contributo delle informazioni fornite
da Livio Löwental).
P.S. PERSONALE: l'aleatorietà e la scarsa chiarezza di certe
soluzioni è dovuta in buona parte alla assoluta mancanza di prassi
consolidate in quanto l'asprezza delle sanzioni ha costretto i medici ad
un atteggiamento estremamente difensivo: da informazioni assunte localmente
sembra che nella ASL RME (più di 500.000 abitanti) NESSUN MEDICO
abbia mai chiesto la vidimazione del registro stupefacenti, né alcun
partecipante al Convegno (ivi comprese autorità Sanitarie e Giudiziarie)
aveva memoria di un simile evento. Personalmente ritengo utile lasciare
l'onere dell'acquisto, del trasporto e dell'eventuale eliminazione dei
residui AL PAZIENTE STESSO, tenendo presente che il farmaco acquistato
dal paziente è di SUA PROPRIETÀ e nessuna norma ci obbliga
ad assumerci l'onere del trasporto e dell'eventuale distruzione, né
ci è consentito impossessarci di eventuali residui (attenzione!
Può essere reato!). Il comune cittadino invece, diversamente da
noi, non è tenuto a certi obblighi legal-burocratici che possono
farci rischiare pene gravissime. (D.Z.)