PILLOLE DI MEDICINA TELEMATICA Febbraio 1999
Suggerimenti per il Medico di Medicina Generale
a cura di Daniele Zamperini md8708@mclink.it
e Amedeo Schipani mc4730@mclink.it
SIMG-Roma

I POLIPI GASTRICI SI ELIMINANO ERADICANDO L'H.P.

I ricercatori dell'Università di Tokio hanno testato la possibilità di eliminare i polipi gastrici attraverso l'eradicazione dell'Helicobacter Pylori. Tale evenienza era già stata segnalata episodicamente. Sono stati perciò randomizzati in due gruppi (trattamento eradicante / nessun trattamento) 35 pazienti che presentavano diversi polipi di diametro superiore a 3 mm. Sono state effettuate endoscopie seriate ed è stata documentata la scomparsa di polipi (in un periodo variabile tra i 3 e i 15 mesi dalla fine del trattamento) in 12 dei 17 pazienti trattati (71%); in particolare i polipi erano regrediti in 12 dei 15 pazienti in cui l'eradicazione aveva avuto successo (80%). Nessuno del gruppo di controllo ha invece presentato la scomparsa dei polipi. Nessuno dei polipi (poi eliminati endoscopicamente) presentava degenerazione neoplastica ma, pur essendo il rischio relativamente basso ( i polipi gastrici iperplasici sono associati ad un rischio di cancro gastrico compreso tra l'1,5% e il 3%) è tuttavia utile tentarne l'eliminazione. L'eradicazione dell'H.P., che si associa ai polipi nel 100% dei casi, si è dimostrata utile già da sola nella maggior parte dei casi.
(Annals of Internal Medicine, ripreso da Qualità della vita n.45, 1998)

L'IPERTENSIONE È UN FATTORE DI RISCHIO PER L'OSTEOPOROSI?
I ricercatori dell'Università di Pittsburgh hanno presentato al Congresso di Cardiologia dell'American Heart Association, a Dallas, uno studio epidemiologico condotto su 3.767 donne anziane, di età compresa tra i 66 e 1 99 anni, seguite per 3 anni e mezzo. Le donne sono state divise in 4 gruppi, a seconda dei valori pressori iniziali, ed è stata loro misurata la densità minerale ossea all'inizio ed alla fine dello studio. I ricercatori hanno constatato che la perdita di minerale osseo era più rilevante nel gruppo con pressione arteriosa più elevata, e andava a diminuire nei vari gruppi fino al gruppo con minore pressione arteriosa. Le donne con pressione arteriosa più alta (oltre i 148 mm/hg di sistolica) hanno avuto una perdita ossea pari allo 0,59% annuo; quelle del gruppo con sistolica più bassa (meno di 124 mm/hg) hanno avuto una perdita dello 0,34% l'anno. Gli stessi rapporti si rilevavano per la pressione diastolica. Benché lo studio sia di genere tipicamente epidemiologico e si limiti a documentare un certo parallelismo tra i due fattori considerati, senza entrare nel merito dei rapporti patogenetici, i ricercatori giungono ad ipotizzare che l'ipertensione possa costituire un fattore di rischio per l'osteoporosi.

VINO E MEMORIA: UN'ASSOCIAZIONE UTILE
Al Convegno “Vino e Salute” tenutosi a Firenze, un ricercatore dell'Università di Milano ha riscontrato che una piccola quantità di vino al giorno svolge effetti favorevoli non solo sui processi di memorizzazione e apprendimento, ma anche nella protezione verso processi neurodegenerativi come il morbo di Alzheimer. L'effetto positivo sarebbe svolto dal resveratrolo, molecola presente nel vino, capace di aumentare, in bassissime quantità, l'attività della MAP-chinasi, enzima strettamente legato alle capacità delle cellule neuronali di rigenerarsi e stabilire un contatto efficace con le cellule nervose circostanti. Lo studio, ahimè, è stato condotto solo in vitro, su culture di cellule nervose; è tuttavia sostenuto dai risultati di una precedente indagine epidemiologica condotta in Francia da J.M. Orgogozo, studioso del morbo di Alzheimer, che esaminando un centinaio di anziani affetti da tale malattia, aveva riscontrato una minor compromissione nei soggetti che erano abituali consumatori di vino.

BENDAGGIO GASTRICO REGOLABILE NEI CASI DI GRAVE OBESITÀ VISCERALE
Data la riconosciuta importanza dell'obesità (e in particolare dell'obesità con accumulo di grasso “viscerale”) quale fattore di rischio cardiovascolare e induttore di importanti alterazioni metaboliche, gli Autori hanno sottoposto 133 pazienti a bendaggio gastrico regolabile. Si tratta di una tecnica piuttosto recente, eseguibile per via laparoscopica; il bendaggio è costituito da un nastro in silicone rigido chiuso ad anello e fornito nella parte interna di una sezione gonfiabile connessa mediante un tubicino ad un serbatoio. Il nastro viene posizionato (per via laparoscopica) appena sotto al cardias creando una piccola tasca gastrica superiore e uno stretto neostoma gastrico. Il serbatoio di gonfiaggio (contenente soluzione salina) viene posizionato nello spessore della muscolatura addominale permettendo, in caso di necessità, la variazione del diametro dell'anello e quindi del neostoma gastrico. La scelta dei pazienti seguiva i dettami del NIH (età compresa tra 18 e 60 anni, obesità perdurante da più di 5 anni, fallimento delle precedenti terapie, BMI superiore a 40; controindicazioni: patologie che aumentino il rischio operatorio, gravi problemi psichiatrici, abuso di alcool o droghe, incapacità di garantire aderenza al follow-up a lungo termine). Le valutazioni ponderali e metaboliche sono state poi rivalutate in un sottogruppo di 40 soggetti che erano ancora controllati dopo prolungato follow-up (tre anni). Il calo ponderale ottenuto con tale tecnica portava in tutti i pazienti importanti miglioramenti del metabolismo glicidico, lipidico e purinico. I risultati migliori erano ottenuti dai pazienti con valori maggiormente compromessi in partenza. Una volta ottenuta la stabilizzazione del peso corporeo a livelli inferiori, il quadro metabolico si manteneva stabile dimostrando quindi come tale miglioramento fosse da ascrivere alla riduzione dell'obesità in quanto tale e non allo stato di bilancio energetico negativo connesso alla riduzione ponderale.
(L. Busetto, G. Enzi “Il Diabete” n. 3, 1998)

CONGELAMENTO PENIENO COME COMPLICAZIONE IMPREVISTA DEL JOGGING
Venne pubblicata sul NEJM (e ripresa da diverse riviste) la segnalazione di un caso clinico che, per la particolarità, merita di essere ricordato: un medico di 53 anni, circonciso, non fumatore, sano, abituato all'esercizio fisico, iniziò alle 19 del 5/12/76 la sua abituale corsetta di mezz'ora. Indossava pantaloni di poliestere pesante sopra un paio di mutande tipo boxer e, per la parte superiore del corpo, diversi capi di cotone e lana sottile e un giubbotto di nylon. La temperatura esterna era di 8 gradi sotto lo zero accompagnata da forte vento freddo. Dopo circa 25 minuti di corsa il soggetto avvertì uno spiacevole e doloroso senso di bruciore all'estremità del pene, che si faceva via via più intenso. Al rientro in casa il paziente chiamò un collega della casa accanto che effettuò un esame ispettivo riscontrando un principio di congelamento del pene: il glande era frigido, rosso, molle e come anestetizzato. Il paziente fu invitato a riscaldare manualmente la parte ponendovi sopra la mano destra chiusa a coppa. La risposta fu rapida e soddisfacente per cui il medico soccorritore lasciò il paziente raccomandando di continuare a tenere in caldo la parte. Effetti collaterali indesiderati: al rientro in casa, la moglie trovò il malato che, nudo dalla cintola in giù, in piedi e a gambe divaricate, teneva l'estremità del pene con la mano destra mentre sfogliava con la sinistra una rivista (il NEJM, sembrerebbe); tale riscontro provocava una serie di effetti collaterali su cui il medico segnalatore non riteneva opportuno soffermarsi.
(Da “Human Hand & Other Aliments” , ripreso da Medici Oggi n.1)

DIAGNOSTICA CLINICA DELL'IPOGLICEMIA
L'ipoglicemia è la complicanza acuta di gran lunga più frequente e temuta nel paziente diabetico, sia esso in terapia insulinica che con antidiabetici orali, e rappresenta spesso per il clinico l'ostacolo per il raggiungimento di un controllo metabolico ottimale. Da un lato gli episodi di lieve ipoglicemia rappresentano la conseguenza inevitabile di un trattamento insulinico ottimizzato, dall'altro l'alterazione dei meccanismi controregolatori che si instaura nei diabetici dopo alcuni anni di malattia comporta il rischio di insorgenza di episodi gravi con possibili importanti conseguenze. La perdita del riconoscimento soggettivo dell'ipoglicemia è evento frequente nei pazienti con vecchio diabete di tipo 1 e si associa ad aumento di frequenza di coma ipoglicemico.
I sintomi sono generalmente simili sia nel diabete di tipo 1 che di tipo 2 e sono essenzialmente:
 ź Autonomici (diretta stimolazione dei sistemi simpatico e parasimpatico e dall'attivazione della risposta surrenalica): Sudorazioni, tremori, palpitazioni, nervosismo/ansia, formicolii.
 ź Neuroglicopenici: diretta espressione di deprivazione di glucosio a livello cerebrale (difficoltà di concentrazione, confusione, sonnolenza, senso di stordimento, stanchezza, irritabilità, disturbi della vista).

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