PILLOLE DI MEDICINA TELEMATICA Novembre 1998
Suggerimenti per il Medico di Medicina Generale
a cura di Daniele Zamperini md8708@mclink.it
e Amedeo Schipani mc4730@mclink.it
SIMG – ROMA

PROBLEMI DELLE PIANTE MEDICINALI
È in corso un progetto di legge sulla regolamentazione dei prodotti erboristici. Tale progetto prevede una divisione delle piante medicinali in una lista "A" e in una lista "B". Comprendente rispettivamente le piante che hanno bisogno di prescrizione medica (lista "A") e le piante di libera vendita (lista "B"). Ciò presupporrebbe che le piante della lista "B" siano dotate di poca o nulla tossicità per cui possano essere vendute liberamente in erboristeria farmacia. L'autore tuttavia osserva come non esista un vegetale che sia totalmente privo di tossicità o di pericolosità. Infatti la lista "B", di libera vendita, contiene diverse piante che andrebbero somministrate sotto controllo medico. Ad esempio la cascara segrada, la frangula, la senna, l'aloe e l'iperico.
L'iperico, sconsigliato nei depressi cronici e nei pazienti bipolari, viene invece prescritto con molta leggerezza in ogni tipo di depressione. Anche il ginkgo presenta dei problemi in quanto va sconsigliato nella contemporanea assunzione di aspirina e anticoagulanti: alcuni casi di emorragia subdurale sono segnalati sul "New British Medical Journal" (10/04/97) e su "Neurology" (1996;46). Nella lista "B" è anche presente il sassafras albidium (contenente nell'olio essenziale "safrolo", sostanza cancerogena) e l'hedoema pulegioides che contiene "pulegone", epato-tossico. L'olio volatile ottenuto da foglie di mentha pulegium ed hedoema pulegioides che contengono pulegone è chiamato "pennyroyal". Recentemente (Pediatrics, 11/96) è stato segnalato l'instaurarsi di danni epatici e neurologici in due bambini che avevano bevuto un infuso di menta. Nell'infuso venne dimostrata la presenza di "pennyroyal".
Nella lista "B" è presente inoltre la canaga odorata (hylang-hylang) contenente "isosafrolo", sostanza epato-cancerogena nel topo; la rubia cordifolia contenente antranoidi genico-tossici e dotati di elevata pericolosità al punto che in Germania è stata vietata la vendita della rubia tinctorium contenente gli stessi antranoidi. Nella lista "A" sono presenti piante ad esclusiva prescrizione medica tuttavia spesso desuete o sconsigliate nell'applicazione terapeutica per l'elevata pericolosità pur considerando la bassa dose che se ne fa in fitomedicina. Le nuove liste sembrano quindi presentare molti problemi e molte incertezze per cui se ne auspica un ripensamento e una reimpostazione con maggior coinvolgimento dei medici. (D.Z.)
(Suozzi, Bollettino O. P. di Roma , Anno 50 n.8)

RESPONSABILITA' PROFESSIONALE: PRESUPPOSTI, CONDIZIONI E LIMITI
Il Medico Chirurgo, chiamato a risolvere un caso clinico di particolare complessità, è responsabile in caso di imperizia solo nell'ipotesi di colpa grave ai sensi dell'art. 2236 del Codice Civile. Egli cioè è responsabile solo quando il suo comportamento sia incompatibile con quel minimo livello di cultura ed esperienza indispensabile per l'esercizio della professione. Nel caso in cui invece egli sia incolpato per imprudenza o negligenza deve rispondere anche per colpa lieve, ovvero per qualunque errore che determini l'evento dannoso qualunque sia la difficoltà dell'intervento. L'imprudenza si configura quando il comportamento è avventato: pur consapevole del rischio della propria azione, il Medico nonostante ciò si determina ugualmente a effettuare l'intervento. La negligenza si sostanzia in atti di disattenzione, disaccortezza, distrazione. L'imperizia è l'incapacità professionale. Incapacità che può derivare da inettitudine oppure dal mancato possesso delle cognizioni e dell'esperienza necessarie per l'attività professionale medica. (D.Z.)
(Cassazione Civile, Sez. III. Dec. n. 11440 del 18 Ottobre 997).

LA TUBERCOLOSI OGGI
La tubercolosi è una malattia conosciuta fin dall'inizio dei tempi. Oggi si assiste a un suo progressivo aumento per cui 9 milioni di nuovi casi sono diagnosticati nel mondo. I paesi industrializzati potevano considerare la TBC un problema superato ma attualmente si rileva una tendenza alla diffusione e ad un aumento della mortalità. Rispetto alle altre malattie infettive la TBC differisce in quanto le modalità evolutive della malattia e della suscettibilità dell'ospite fanno sì che in una determinata popolazione l'epidemia turbercolare si sviluppi nell'arco di parecchi decenni completandosi in alcuni secoli. Nel corso del nostro Secolo si è registrata una costante riduzione degli indici epidemiologici, l'incidenza minima in Italia è stata registrata nell'83 con 4,9 casi per 100mila abitanti. Successivamente si è osservata una inversione di tendenza con un raddoppio degli indici nel 1994 (9,6 casi per 100mila abitanti) probabilmente sottostimati. Tale situazione trova riscontro anche nel resto d'Europa. Molteplici sono le cause della recrudescenza: carenza di controlli sanitari nei confronti delle correnti migratorie riversatesi nel nostro Paese; diffusione della sindrome di immunodeficienza acquisita o di farmaci antireattivi, antiblastici o antirigetto che deprimono l'immunità umorale e cellulare; abolizione della rete dei presidi antiturbercolari avvenuta negli anni '80 con conseguente riduzione della vigilanza e mancanza di sicuri dati epidemiologici aggiornati. É necessario riprendere lo studio sistematico della prevalenza dell'infezione tubercolare e una particolare attenzione da parte dei Medici di famiglia. (D.Z.)
(R. Zamboni, Bollettino O.P. di Roma, Anno 50 n. 8)

QUALE PISTOLA PER L'ISPETTORE CALLAGHAN?
Dato che anche i Medici leggono romanzi gialli e vedono film polizieschi può destare qualche interesse questo articolo scritto da un esperto francese di “Balistica terminale”. L'autore vanta una notevole esperienza fin dal 1955 in occasione degli inizi della guerra d'Algeria. Con dispiacere deve ammettere però di non aver potuto osservare direttamente gli effetti ad esempio delle 7,65 mm “Parabellum” e solo raramente delle 7,62 mm “Kalashnikov”!!!
Rassegna di calibri e munizionamento:
Pistole calibro 22 (5,6 mm): ne esistono due tipi:
 ź munizioni subsoniche per “silenziatori” a punta cava con scarsissima capacità di penetrazione e molta difficoltà a causare una ferita mortale.
Aneddoto: un giorno a Tolone un barista sparò a bruciapelo con una di queste armi nell'orecchio di un conducente di una vettura in sosta che aveva creduto di riconoscere per un ricattatore. Il proiettile arrivò nel condotto uditivo dell'uomo fermandovisi senza però procedere oltre. Il ferito riportò solo la perdita dell'acuità uditiva mentre il feritore fu condannato a 8 anni di carcere.
 ź munizione a media, alta e ipervelocità. Queste munizioni possono essere estremamente pericolose quando colpiscono un organo vitale ma poco efficaci nelle altre occasioni .
Aneddoto: un uomo che voleva uccidere il suocero lo attese con una carabina automatica calibro 22 “Long Rifle” e gli sparò in faccia un primo colpo a distanza di due metri. Il proiettile attraversò il labbro superiore e si disintegrò all'impatto facendo esplodere un dente della vittima la quale si girò e tentò di fuggire. Il genero nel frattempo gli sparò ancora 5 colpi al torace facendolo cadere solo con la settima cartuccia la quale gli perforò il cuore.

Calibro 6,35 “Browning”: questo calibro può uccidere istantaneamente se il proiettile raggiunge un organo vitale; al contrario può produrre scarsi effetti vulneranti.
Aneddoto: il proprietario di un bar, vittima di ricattatori, ne uccise uno con un solo colpo sparato da una vecchia pistola dal primo piano di un edificio a una distanza di otto metri.

Calibro 7,62 mm e 7,62 mm “Mauser”.
Aneddoto: un trafficante di cocaina, armato di una “Tocareff TT33” con cartuccia a palla blindata ferì due persone all'ufficio di un “Night Club”, di cui uno mortalmente con tre colpi al petto. I proiettili dopo aver attraversato il torace senza alcuna difficoltà si deformarono contro un muro.

Il 7,65 mm “Browning”, è un calibro mal considerato negli Stati Uniti in quanto pur essendo stabile, preciso e molto penetrante possiede in effetti un debole potere d'arresto.
Aneddoto: un sardo vittima di un'imboscata fu colpito una prima volta dietro la nuca obliquamente con un proiettile che rimbalzava sull'osso occipitale scavando un solco insanguinato nella capigliatura provocandone la perdita di conoscenza. Il secondo colpo, sparato a bruciapelo nei pressi della tempia, dopo aver penetrato la scatola cranica si infisse in una anfrattuosità del cranio. La vittima se la cavò con forti mal di testa ed episodi di perdita di memoria. L'aggressore fu condannato a nove anni di reclusione.
Statisticamente tali proiettili neutralizzano un avversario una volta su due al primo colpo mentre arrivano al 75% al secondo colpo.

Calibro 9 mm corto, poco usato in Francia tranne che nella Corsica. Il potere di penetrazione è piuttosto scarso e con potere vulnerante simile a quello del 7,65 mm. In effetti viene calcolato un 50% di neutralizzazione al primo colpo se sparato nella zona del torace.

9 mm “Parabellum” arma da ordinanza della Gendarmeria Nazionale dotata di elevatissima capacità di penetrazione (8 assi di abete di 25 mm contro le 5 assi per il 7,65 mm e le 3 assi per il 9 mm corto blindato) ciò nondimeno può far registrare pietosi fallimenti.
Aneddoto: un soggetto si sparò un colpo sotto il mento usando uno di questi proiettili, si procurò la perforazione verticale della sua dentiera con fuoriuscita del proiettile della parte superiore della fronte. Senza perdere conoscenza l'uomo si alzò dalla sedia, prese un'altra cartuccia dalla scatola aperta e si sparò un altro colpo con direzione trasversale alla tempia destra, questa volta con successo.
Statisticamente si calcola 2/3 di neutralizzazione al primo impatto sui colpi al torace; in caso di palle espansive sembra che si possa arrivare all'89% di arresto al primo colpo.

“38 Special” (9 mm) si dividono 1) proiettile a bassa pressione con una frequenza di neutralizzazione al primo colpo intorno al 50% e 2) proiettile ad alta pressione con una neutralizzazione dell'avversario al primo colpo in una percentuale compresa tra la metà e i 2/3 dei casi.

Il “357 Magnum” (9 mm) è, secondo l'autore la cartuccia più pericolosa tra le manutenzioni ad armi corte con qualsiasi tipo di proiettile. La penetrazione varia da 4 a 12 tavole d'abete di 25 mm. Malgrado questa enorme potenza non sempre presenta un adeguato potere di arresto.
Aneddoto: una volta un ricattatore di Tolone prese di mira il locale sbagliato: il proprietario lo invitò a sedersi a prendere il caffè mentre poco dopo un cameriere, passando dietro di lui per porgergli la tazzina, gli sparava nella schiena tra le costole a mezzo metro di distanza con una “357 Magnum”. Il proiettile gli perforò il ventricolo sinistro del cuore e uscì dal petto. L'uomo sebbene colpito, si alzò di scatto, rovesciò il tavolo e prese il gestore del locale per il collo. Il cameriere, terrorizzato, mancò altri due colpi poi lo colpì al bacino facendolo cadere in terra dove poi fu finito senza pietà.
In un'altra occasione un rapinatore sparò ad un gioielliere due colpi al ventre con una Smith & Wesson “357 Magnum” procurandogli due orribili ferite ma senza ucciderlo. La vittima sopravvisse.

“44 Magnum” (11 mm) munizione temibile anche se meno di quello che si potrebbe pensare.
L'Autore racconta infatti episodi di persone che pur colpiti da una “44 Magnum” mantenevano la forza di reagire all'aggressione.

“45 ACP” (11,43 mm), penetrazione di 4,5 tavole di legno di abete dello spessore di 25 mm. L'autore non la considera certamente la migliore arma.
Aneddoto: un gioielliere aggredito da un uomo armato di “Colt 45”, lo inseguì disarmato. Il bandito fuggendo sparò parecchi colpi contro gli inseguitori colpendo tre volte lo sfortunato commerciante che prima di cadere a terra si lamentò con l'amico pensando di essere stato colpito da un arma a pallini.
Statisticamente la cartuccia 45 mm neutralizza un avversario due volte su tre al primo colpo, se sparato al torace.
Aneddoto: un uomo molto alto ferito una prima volta al petto sotto la mammella si girò e fuggì correndo col proiettile in corpo. Fu poi colpito una seconda volta alla natica destra da un proiettile che fuoriuscì dal fianco. L'uomo riuscì ancora a scappare rifugiandosi in un capannone correndo ancora per cento metri schivando tre colpi esplosi successivamente.
Questi casi sembrano dimostrare che se il colpo non è ben messo a segno, le palle espansive dei più grossi calibri a bassa velocità non hanno maggiore effetto di quelle blindate e nel caso contrario ambedue sembrano ugualmente mortali.

In conclusione vengono sfatate molte leggende in tema di balistica terminale: mentre 40 anni fa negli Stati Uniti si pronosticavano appena 5 secondi di sopravvivenza a un ferito con il cuore trafitto con un calibro 45 oggi se ne pronostica quasi un minuto. Inoltre nessun esperto crede più ancora in buona fede al mito dell'arma individuale di efficacia assoluta perché per ogni calibro conosciuto ci sono numerosi esempi di clamorosi fallimenti.
Commento personale: l'Ispettore Callaghan farà bene a comprarsi un mitra. (D.Z.)
(R. Caranta, Jura Medica, n.1 1998)

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