I dati a nostra disposizione sulla
storia naturale della epatite C derivano da studi retrospettivi che tendono a includere i
pazienti affetti da malattia in condizioni più gravi.
Per ovviare a questo bias, nel 1995 il governo Britannico organizzò uno studio in cui
venivano identificati tutti i pazienti che avevano subito trasfusioni di sangue prima
dell'istituzione del test dell'HCV da donatori che in seguito erano risultati essere
affetti da HCV.
Vennero identificati 924 pazienti che erano stati infettati attraverso trasfusioni e
vennero confrontati con 475 pazienti che avevano ricevuto trasfusioni ma non erano stati
infettati dall'HCV.A 10 anni dall'inizio dell'infezione, si poteva notare una percentuale
di decessi uguale nei gruppi di pazienti infettati e non infettati (13% contro 9%).
Dei 117 pazienti infettati deceduti 29 presentavano patologie epatiche segnalate nel
certificato di morte, a paragone di 1 su 43 controlli.
Tra i 29 pazienti deceduti che presentavano patologie epatiche sul certificato di morte,
in 10 casi si stabilì che la patologia epatica era stata la causa della morte e di questi
ultimi, 4 erano alcolisti.
Durante il successivo follow-up dei pazienti infettati rimasti in vita, vennero rilevate
anomalie della funzione epatica nel 37% di essi, mentre il 14% di essi riferiva segni o
sintomi di malattia epatica.
Tra tutti i pazienti infettati, i fattori più fortemente associati allo sviluppo di
epatopatia furono il test positivo per l'RNA HCV (Odds Ratio 6.44), infezione da HCV dopo
i 40 anni (Odds Ratio 1.8) e il tempo trascorso dal momento dell'infezione (Odds Ratio 1,
1 per anno).
BMJ 2002 Feb 23; 324:450-3