Ottobre |
"PILLOLE"
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A
cura di: Daniele Zamperini dzamperini@bigfoot.com , Amedeo Schipani mc4730@mclink.it
"GEMELLATA" con Med-News di Enzo Brizio (e.brizio@tin.it),
alla quale si consiglia l' iscrizione.
Iscrizione libera e gratuita dietro
semplice richiesta. L'
archivio dei numeri precedenti e' consultabile su:
http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm (Visitate anche le altre pagine, sono ricche di
informazioni!)
I contenuti di questa e delle altre pagine sono di
libero uso purche', per correttezza, se ne citi la provenienza.
INDICE GENERALE |
PILLOLE
Gli ftalati responsabili di anomalie dello sviluppo sessuale
Regno Unito: mortalità per cancro della mammella ridotta di un terzo
MEDICINA
LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Rubrica gestita dall' ASMLUC: Associazione Specialisti in
Medicina Legale Universita' Cattolica
Linee guida per rilascio certificazione idoneita' sportiva non agonistica (Reg. Toscana)
L'accertamento di paternità non gode di esenziona IVA (Sentenza C.E.)
PENSIERI E... PAROLE
Opinioni in liberta'
Siamo un popolo di ipocondriaci? (Contributo originale di D. Zamperini e R. Floreani)
Pillole di buonumore
Un paziente affetto da diarrea ribelle va, disperato, dal dottore.
Questi pero' si sbaglia e gli prescrive un sedativo. Si incontrano di nuovo poco tempo
dopo e il dottore chiede come vada. Il paziente, sorridendo felice: "Me la faccio
sempre addosso, pero' adesso non me ne frega niente!".
(Da: "Ridiamocisopra"del dott. Zap www.piazzetta.sfera.net )
PILLOLE
Quanto costa un centro diabetologico in Italia?
Essendo indispensabile applicare criteri omogenei nella valutazione dei
costi nei diversi centri, veniva effettuata una selezione che, valutando le differenti
forme di contabilita, individuava, tra i 35 centri selezionati, 7 che avevano le
caratteristiche indispensabili per consentire una corretta attribuzione dei costi. Di
questi solo 2, come detto sopra, erano dotati di Day Hospital.
Le informazioni ottenute dai centri sono state estratte con criteri omogenei e
standardizzabili.
Gli autori hanno cercato di individuare tutte le risorse coinvolte nel processo produttivo
e di classificare i fattori produttivi in relazione allobiettivo delle analisi,
quantificandolo poi in termini monetari. Il risultato finale veniva espresso in costo
medio per prestazione.
Si sono osservate ampie variazioni nei dati: il numero di visite ambulatoriali oscillava
dalle 1000 alle 22484, mentre per gli accessi in Day Hospital i ricoveri annuali sono
compresi tra 600 e 888. Il costo medio totale per visita, calcolato come media
semplice dei costi per visita dei singoli centri, assume un valore di 60.500 lire. Con la
stessa metodica si e stimato in lire 327.400 il costo medio totale per ogni accesso
in Day Hospital.
Tali costi inoltre NON comprendono il prezzo dei farmaci e degli esami diagnostici, in
quanto gli stessi vengono valorizzati separatamente attraverso utilizzo dei rispettivi
prezzi e tariffe.
Nei costi stimati con i metodi descritti sopra e' stato altresi' valutato che
lincidenza dei costi comuni e generali oscillava tra il 6% e il 32% (per le
prestazioni effettuate in ambulatorio) mentre risulta intorno al 21-22% per le prestazioni
effettuate in Day Hospital.
Lelevato intervallo di variazione dellincidenza per lattivita
ambulatoriale dipende dalle diverse ubicazioni strutturali del centro: gli ambulatori
ospedalieri presentano normalmente incidenze di costi comuni e generali superiori a quelli
ubicati in strutture autonome. Tale evenienza era del resto prevedibile in quanto e
evidente che una parte dei costi generali della struttura ospedaliera si riversa anche sul
Day Hospital. I valori di spesa maggiori sono stati quelli relativi al personale: il costo
del personale sul totale risulta circa del 78% per la visita ambulatoriale e il 76% per
laccesso in Day Hospital.
Gli autori sottolineano le difficolta e le complessita di tali calcoli, e
sottolineano la necessita di completare lo studio con raccolta di dati piu
ampi.
[Commento: questo dato offre un interessante punto di partenza per
la valutazione delle tecniche ottimali di assistenza in un regime budgettizzato: un costo
di lire 60.000 a visita nel regime ambulatoriale e un prezzo elevato, che
potrebbe essere abbattuto indirizzando diversamente i diabetici, limitando ai centri
antidiabetici solo i casi di una certa gravita e fornendo agli altri un' assistenza
diretta sul territorio tramite diverse strutture (medici di famiglia) idonee a erogare le
medesime prestazioni a costo molto inferiore].
( Daniele Zamperini )
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La neuropatia
diabetica è fattore di resistenza al sildenafil
Nel diabetico lalterazione del parasimpatico precede quella del simpatico
sbilanciando il sistema di contrazione delle cellule lisce muscolari con conseguente
flaccidita del pene. E stato valutato in recenti studi che la percentuale di
non responders al Sildenafil nei pazienti diabetici e del 41%. Gli autori (M. La
Monica e al., GIDM n.1 Giugno 2000) hanno percio studiato un gruppo di 26 diabetici
di tipo 2 affetti da deficit erettile. Il deficit doveva essere insorto da almeno sei mesi
e avere un indice internazionale di IIEF inferiore a 5 e un tracciato rigido-metrico con
assenza di erezione superiore al 70%. A questi pazienti e stato somministrato
Sildenafil a dose piena (100 mg.) con una risposta del 19% nei pazienti con NAC,
dell82% nei pazienti con assenza di tale neuropatia.
Gli autori suggeriscono in conclusione che e indispensabile, nellapproccio
clinico al paziente diabetico di tipo 2 con deficit erettile, che vengano effettuati gli
opportuni test cardiovascolari in quanto la presenza di una compromissione
autonomica permette di prevedere una probabile scarsa risposta al Sildenafil anche se
somministrato a dose piena.
Uno studio abbastanza simile e stato effettuato da P. Pata e al.
(stessa rivista) i quali hanno trattato un gruppo di pazienti diabetici in buon compenso
glico-metabolico con disfunzione erettile e in assenza di documentata patologia
cardiovascolare. I pazienti, dopo attenta selezione, sono stati sottoposti a terapia con
Sildenafil alla posologia di 100 mg. due volte alla settimana per 8 settimane. Si
riscontrava una risposta negativa in 6 pazienti e positiva in 8 pazienti su 14.
Valutando i parametri funzionali studiati, gli autori concludono che un certo grado di
neuropatia clinicamente manifesta possa giustificare una ridotta o assente risposta al
Sildenafil e che nellambito dei diabetici in terapia con Sildenafil la
percentuale di non responders sembra essere piuttosto elevata (circa 40%, in accordo
con i dati espressi dallautore precedente) e in rapporto alla gravita' della
neuropatia diabetica.
(D. Zamperini)
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Prevenzione e
terapia dell'ictus in corso di fibrillazione atriale
Un recente studio (R.Thomson) pubblicato su Lancet ha confermato il ruolo del
Warfarin nella prevenzione delle complicanze ischemiche cerebrali nei soggetti con
fibrillazione atriale. E noto come tale patologia costituisca un fattore di rischio
importante per linsorgenza di eventi cerebro-vascolari ed e importante il
tentativo di costruire un argoritmo che possa aiutare nelle istituzioni di linee-guida per
la somministrazione di anticoagulanti. Lindagine effettuata da questo ricercatore
conferma che nella grande maggioranza dei casi la terapia con Warfarin e in grado di
ridurre i costi legati allinsorgenza di complicanze ischemiche cerebrali in soggetti
con fibrillazione e migliora il livello medio di qualita della vita. La terapia con
Warfarin e praticabile dalla maggior parte dei soggetti: nello studio da esame il
97% delle donne e il 75% degli uomini di eta superiore ai 75 anni avevano una
indicazione ideale per effettuare la terapia anticoagulante.
Si conclude che questo modello interpretativo puo essere utile per una
possibile formulazione di linee-guida per la prevenzione di tali patologie.
(Lancet 2000; 355:956-62)
Un altro studio (Lancet 2000;355:1205-10) ha voluto effettuare invece un confronto tra la terapia con aspirina e quella a base di delteparina (eparina a basso peso molecolare). Lo studio e stato effettuato alluniversita di Oslo (E. Berge e coll.) e sono stati studiati circa 450 pazienti con ictus in fase acuta e fibrillazione atriale. Nelle prime due settimane successive allevento acuto la ricorrenza di ictus e stata pari all8,5% nel gruppo trattato con delteparina e del 7,5% in quello trattato con aspirina. Tale differenza non e risultata significativa. Anche lincidenza di emorragie cerebrali (sia sintomatiche che asintomatiche) nonche la valutazione del deterioramento neurologico e risultata sovrapponibile nei due gruppi. La valutazione della mortalita non ha dimostrato differenze significative. In questo studio percio non e stata evidenziata una superiorita delleparina a basso peso molecolare rispetto allaspirina nei pazienti con ictus da fibrillazione atriale.
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LIdroclorotiazide a basso dosaggio preserva la
densità minerale ossea in adulti anziani
Premesse.
I tiazidici possono avere effetti benefici sulla densità minerale ossea e ridurre il
rischio di frattura dellanca. Tuttavia, lesistenza di un ruolo causale rimane
incerta, in quanto levidenza sperimentale è limitata.
Obiettivo: determinare leffetto dellidroclorotiazide sul tasso di
demineralizzazione ossea in adulti anziani.
Materiali e metodi. Hanno partecipato allo studio (randomizzato, in doppio cieco,
controllato versus placebo, con un follow-up di tre anni) 320 soggetti adulti normotesi,
di cui 205 donne e 115 uomini, di età tra i 60 e i 79 anni. Questi soggetti sono stati
suddivisi in modo casuale in tre gruppi, ai quali è stato somministrata idroclorotiazide
12.5 mg/die, idroclorotiazide 25 mg/die, o placebo. E stata misurata la densità
minerale ossea sullanca in toto, colonna vertebrale in postero-anteriore e total
body, mediante densitometria a raggi x; sono stati determinati i markers ematici e urinari
del metabolismo osseo; sono state ricercate eventuali fratture vertebrali radiografiche,
fratture cliniche e cadute accidentali.
Risultati. 309 su 320 partecipanti (97%) hanno completato il periodo di 36 mesi.
Laderenza alle terapie nel corso del follow-up è stata alta in tutti i partecipanti
(dall81.6% all89.7%) eccetto che per gli uomini nel gruppo
dellidroclorotiazide a dose più alta (60.5%). Secondo lanalisi sulla base
dellintenzione a trattare, la differenza a 36 mesi nelle variazioni percentuali
della densitometria ossea nellanca in toto è stata dello 0.79% per il gruppo
dellidroclorotiazide a 12,5 mg e dello 0.92% per il gruppo
dellidroclorotiazide a 25 mg, in confronto al gruppo placebo (P = 0.03). A sei mesi
la variazione percentuale nella colonna vertebrale in postero-anteriore è stata
significativamente maggiore per il gruppo dellidroclorotiazide a 25 mg (1.04%)
rispetto al gruppo placebo; a 36 mesi questa differenza era dello 0.82% (P = 0.12). per la
densitometria total body non ci sono state differenze tra i gruppi. Gli effetti della
terapia sono stati più rilevanti nelle donne che negli uomini.
Conclusioni. In adulti anziani in buona salute, basse dosi di idroclorotiazide
preservano la densità minerale ossea a livello dellanca e della colonna vertebrale.
I modesti effetti osservati in tre anni, se accumulati per 10-20 anni, possono spiegare la
riduzione di un terzo del rischio di frattura dellanca associata ai tiazidici in
molti studi epidemiologici.
Annals of Internal Medicine, 3 ottobre 2000
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Depressione e rischio di coronaropatia e mortalità in
anziani americani
Molti
studi epidemiologici hanno associato i sintomi depressivi con le malattie cardiovascolari.
Gli autori di questo studio hanno indagato se i sintomi depressivi costituiscono un
rischio per coronaropatia e per mortalità totale in una coorte di anziani apparentemente
sani.
Da una coorte di 5888 americani anziani (>/= 65 anni), arruolati nello studio
prospettico Cardiovascular Health Study, sono stati selezionati 4493 partecipanti che al
momento dellarruolamento non avevano malattie cardiovascolari. Questi soggetti hanno
fornito annualmente informazioni sul loro stato depressivo, che è stato valutato mediante
la Depression Scale del Center for Epidemiological Studies, e sono stati seguiti per sei
anni per verificare leventuale sviluppo di coronaropatia e la mortalità. Per ogni
partecipante è stato calcolato il punteggio medio cumulativo di depressione fino
allinsorgenza dellevento (massimo fino a sei anni di follow-up). Utilizzando
modelli di rischio proporzionale tempo-dipendenti, lindice di rischio non
aggiustato, associato con ogni incremento di 5 unità del punteggio medio di depressione,
per lo sviluppo di coronaropatia è stato di 1.15 (P = 0.006); lindice per la
mortalità per tutte le cause è stato di 1.29 (P < 0.0001). Nellanalisi
multivariata, aggiustando per età, razza, sesso, scolarità, diabete, ipertensione, fumo
di sigarette, colesterolo totale, trigliceridi, insufficienza cardiaca congestizia e
inattività fisica, lindice di rischio per coronaropatia è stato 1.15 (P = 0.006) e
quello per mortalità per tutte le cause è stato 1.16 ( P = 0.006). Fra i partecipanti
che avevano i più alti punteggi medi cumulativi di depressione, il rischio di
coronaropatia è aumentato del 40% e il rischio di morte del 60% in confronto a quelli che
avevano i punteggi medi più bassi.
Conclusioni. Negli americani anziani i sintomi depressivi costituiscono un fattore
di rischio indipendente per lo sviluppo di malattia coronarica e mortalità totale.
Circulation, 10 ottobre 2000
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Essere un medico: il guaritore alternativo, di Dean
Gianakos, MD
Linsegna
sulla porta diceva: Professionista di arti terapeutiche alternative. Mi sono seduto
rapidamente nella sala dattesa. Tappeti, tende, e un caminetto nellangolo che
mi riscaldava. Ho visto alcune facce sorridenti (pazienti abituali?) mentre prendevo una
rivista che stava su un vecchio tavolo di mogano. Dopo essere stato chiamato dalla
segretaria alcuni minuti più tardi, una cordiale infermiera mi ha portato in una sala da
visite.
Il medico si è presentato come un professionista di medicina alternativa. Indossava abiti
comodi e sembrava non avesse fretta. Dopo qualche educata battuta sul tempo e sui
politici, mi ha chiesto notizie sulla mia famiglia e la mia professione. Sembrava
veramente interessato. Voleva sapere quali fossero le mie aspirazioni durante
ladolescenza (io ho 37 anni), intuendo che mi sarebbe piaciuto diventare più di
quello che sono.
Mi hanno sorpreso le sue domande franche, aperte: Cosa la porta oggi nel mio
ufficio? In che modo posso aiutarla? Mentre gli rispondevo mi interrompeva raramente
e, se lo faceva, io ne ero acutamente consapevole. Egli mi sedeva abbastanza vicino da
farmi sentire quanto fosse coinvolto e interessato, ma non così vicino da essere
invadente. Annuiva con la testa spesso e al momento giusto, a volte sorrideva, e ha
perfino riso. Cera in lui questa incredibile leggerezza e semplicità, che mi
permetteva di dire quasi ogni cosa. Io mi sono sentito meglio prima ancora che mi
visitasse. In realtà, mi sono sentito meglio pochi minuti dopo che ci siamo incontrati. I
suoi occhi, le espressioni e i gesti facevano per lui la maggior parte del lavoro. Le
parole erano importanti, ma il tono, linflessione e la dolcezza erano più
suggestivi. Dopo che ho risposto a qualcuna delle sue domande generiche (ero stato lì per
unora? Non cera orologio alla parete, e ho notato che non portava un orologio
al polso) egli ha sistematicamente rivisto la mia storia medica presente e passata. Mi ha
posto domande su tutti gli apparati organici. Pazientemente ha controllato le mie terapie.
Mi ha visitato, dalla testa ai piedi. (Mi ha guardato dentro le orecchie perché?
Non avevo riferito problemi al riguardo!). Mi ha misurato di nuovo la pressione arteriosa.
Non ricordo che la sua mano abbia mai lasciato la mia spalla.
Dopo la visita, lho seguito nel suo ufficio, dove egli si è seduto su una consunta
sedia di cuoio. Ha continuato a rispondere a ogni domanda che facevo, non dando mai
limpressione di essere disturbato da qualcosa che per lui fosse semplice o ovvio. Mi
ha spiegato le terapie nuove che mi stava prescrivendo e la scienza che ne supportava
robustamente lutilizzo. Abbiamo parlato dellopportunità di riservare un
po di tempo alla cura di se stessi. Egli ha detto qualche altra cosa. Io ho
ascoltato. Lho ringraziato parecchie volte prima di andare perché mi fosse
prelevato il sangue e fatte le radiografie.
Mentre andavo verso la mia macchina con in mano il foglietto di un nuovo appuntamento, ho
guardato il mio orologio e con calma lho sganciato. Era tempo di tornare ai miei
pazienti.
Annals of Internal Medicine, 3 ottobre 2000
N.d.r.: Ho voluto inserire questo articolo come una
provocazione per i colleghi. Il terapeuta alternativo utilizza splendidamente quella che
forse è la terapia migliore, ossia se stesso e la sua capacità di comunicare
allaltro, alluomo che gli sta di fronte. Le cosiddette medicine alternative si
vantano di curare luomo, non la malattia. Ma proprio il rapporto col paziente è un
punto di forza del nostro essere medici di famiglia: noi curiamo persone.
Riappropriamoci di questa nostra caratteristica e rafforziamola. A. S.
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Pillole di buonumore
Un farmacista genovese vende per errore della stricnina al posto
dell'Aspirina e richiama subito l'acquirente per telefono che gli chiede: "E c'e'
differenza?". E il farmacista: "Certo, deve portarmi subito altre 2000
lire!".
(Da: "Ridiamocisopra"del dott. Zap www.piazzetta.sfera.net )
MINIPILLOLE
L'ipertensione è anche un problema
geografico
Un gruppo di studiosi olandesi ha studiato le caratteristiche epidemiologiche
dellipertensione in diverse aree geografiche terrestri. Lintenzione era quella
di studiare se leffetto dellipertensione sulla mortalita cardiovascolare
fosse omogenea in tutto il mondo o potesse differire in base a fattori geografici. Sono
stati prese in esame sei diverse zone geografiche mettendole in relazione alla specifica
mortalita cardiovascolare. Sono stati presi come base i valori medi di 140/85 mm. di
HG. Su tale valore base leffetto dellipertensione sulla prognosi a 25 anni
variava di un ordine fino a tre volte in dipendenza della zona geografica presa in
considerazione. Il tasso di mortalita cardiovascolare risultava considerevolmente
piu alto in Europa continentale e nel Nord America mentre i paesi mediterranei e il
Giappone sono risultati a rischio notevolmente piu basso. Tuttavia lincremento
della pressione arteriosa basale comportava un analogo incremento di mortalita
indipendentemente dalla regione geografica. Vale a dire che mentre alcuni paesi
risultano avere un rischio basale molto inferiore agli altri tuttavia il tasso di
incremento di rischio e uguale in tutto il mondo a parita di incremento
pressorio rispetto al valore basale.
D.Z.: (N.E.J.M. 2000;342:1-8)
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Terapie con estrogeni nell'Alzheimer
Il gruppo della dott.ssa Mullnard delluniversita della California di
San Francisco ha voluto approfondire alcuni studi precedenti che suggerivano la possibile
associazione tra terapia con estrogeni e il miglioramento del quadro clinico nei soggetti
affetti da morbo di Alzheimer. Si e voluta verificare questa ipotesi tramite uno
studio randomizzato in doppio ceco su 120 donne con Alzheimer di media gravita.
E stata somministrata una terapia quotidiana di estrogeni a basso dosaggio, ed e'
stato preso a confronto un gruppo di controllo trattato solo con placebo. Al termine del
follow-up si sono verificati i punteggi funzionali relativi alla patologia psichica nei
due gruppi: i risultati si sono rivelati sostanzialmente sovrapponibili solo con una lieve
prevalenza degli indici di deterioramento mentale fra le donne che avevano ricevuto la
terapia.
Questo studio quindi non confermerebbe lutilita della terapia ormonale
con estrogeni in questo tipo di pazienti.
D.Z. (JAMA 2000; 283:1007-15).
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Psicofarmaci in età prescolare
Si e voluta studiare lincidenza delle terapie psicofarmacologiche nei
soggetti in eta scolare onde verificare limpressione empirica che vi sia stato
in questo ultimo periodo un aumento delle prescrizioni di tali farmaci. Il gruppo
delluniversita del Maryland (G.M. Zito e coll.) ha effettuato uno studio
retrospettivo sulla diffusione di questi farmaci negli anni 1991,1993 e 1995. Sono stati
studiati i bambini delleta compresa dai 2 e 4 anni. E stato riscontrato un
netto aumento, dal 1991 al 1995, delle prescrizioni di farmaci agenti sullS.N.C.:
i piu usati sono stati gli stimolanti del S.N.C. e, in ordine decrescente, gli
antidepressivi, la clonidina, i neurolettici. E' stato riscontrato anche come
frequentemente la prescrizione venisse effettuata per quadri clinici per i quali non
esisteva una vera indicazione alluso di psicofarmaci.
Gli autori confermano la necessita di ulteriori studi sullargomento per una
piu approfondita valutazione del fenomeno.
D.Z. (JAMA 2000; 283:1025-30).
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Ipertensione e apnee nel sonno
Sono stati studiati oltre 6000 soggetti superiori a 40 anni mediante uno studio
multicentrico della durata di 3 anni (1995-1998) teso a studiare le correlazioni tra apnea
notturna e altri disturbi del sonno e ipertensione arteriosa. E risultata una
correlazione significativa tra le alterazioni del sonno e laumento della pressione
arteriosa sistolica. Tale alterazione era significativa soprattutto nel caso di apnee
importanti che sarebbero costituite essenzialmente da quelle in grado di ridurre la
saturazione sistemica di O2 di oltre il 4%. La correzione del campione per eta,
indice di massa corporea, sesso, fattori etnici ecc., non ha variato questa correlazione.
Questo studio e il piu vasto effettuato finora sullargomento e conferma
lassociazione tra importanti anomalie del sonno e ipertensione arteriosa.
D.Z. (JAMA 2000;283:1829-36)
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Utili
acido folico e vitamina B6 nell'arteriosclerosi?
Si sta studiando la possibilita che concentrazioni plasmatiche elevate di
omocisteina costituiscano un fattore di aumento di rischio per malattia aterosclerotica.
Non c' e' ancora unanime il consenso se laumento di omocisteina sia un effettivo
fattore di rischio o semplicemente un fattore associato a tale patologia.
Alluniversita di Amsterdam e stato condotto uno studio randomizzato su
circa 160 soggetti con parentela di I grado verso pazienti con aterosclerosi precoce.
E stato instaurato un trattamento con supplementazione di acido folico (5 mg.) e
vitamina B6 (250 mg./die) contro un gruppo di controllo trattato solo con placebo. Il
follow-up e durato due anni e i pazienti trattati con supplementazioni hanno
dimostrato ridotti tassi ematici di omocisteina; hanno evidenziato anche una ridotta
incidenza di anomalie allECG sotto sforzo. Non sono state invece rilevate variazioni
a livello pressorio o nel numero di complicanze vascolari.
Gli autori concludono che una interazione alimentare di acido folico e vitamina B6
puo avere un ruolo nella prevenzione della malattia aterosclerotica.
[Non esiste unanimita' di vedute a questo proposito, in quanto altri studi non
confermerebbero queste conclusioni].
D.Z. (Lancet 2000; 355:517-22)
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Betabloccanti utili nello scompenso
cardiaco
Recenti dati sperimentali hanno ribaltato le convinzioni precedenti che i
betabloccanti fossero controindicati nei casi di soggetti con scompenso, rivelandosi
invece utili anche in tale patologia. Infatti recenti studi hanno evidenziato un chiaro
benefico effetto dei betabloccanti nello scompenso cardiaco con riduzione della
mortalita fino a valori intorno al 35%. Per verificare questi dati e stato
effettuato uno studio randomizzato su quasi circa 4000 pazienti, gia in terapia
ottimale, con aggiunta di metoprololo 25 mg. a rilascio lento o 12,5 mg. in formulazione
normale, in somministrazione unica. Sono stati esaminati alcuni end-point primari (morte,
ricovero in ospedale, ecc.) ed e' stata effettuata una valutazione prima e dopo il
trattamento della classe NYHA. I pazienti trattati con metoprololo a lento rilascio hanno
mostrato una riduzione degli end-point primari e un miglioramento medio della classe NYHA.
Tali risultati sono stati esclusivi del prodotto a lento rilascio. Gli autori
concludono che il metoprololo a rilascio ritardato ha dimostrato una riduzione di
mortalita, di tempi di degenza e miglioramento funzionale nei pazienti con scompenso
cardiaco.
D.Z. (Hjalmarson e coll. JAMA 2000; 283:1295-302)
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Poco affidabile l'emoglobina glicosilata nei soggetti con favismo
Poiche in Sardegna e presente una elevata percentuale di soggetti con carenza
di G6PD ed e altresi presente un'alta percentuale di soggetti diabetici gli
autori hanno voluto studiare la correlazione tra carenza di G6PD e i valori percentuale di
HbA1c. Comunemente il rapporto tra glicemia in milligrammi e emoglobina glicosilata
e allincirca ?????. Gli autori hanno studiato una popolazione di diabetici non
insulino-trattati in trattamento dietetico con ipoglicemizzanti orali. Lo studio ha
coinvolto 408 soggetti. E stato riscontrato una variazione del rapporto
glicemia/HbA1c con una differenza staticamente significativa tra i soggetti carenti e
quelli non carenti: in particolare nei soggetti carenti il rapporto e aumentato per
cui a parita di HbA1c e da ritenere meglio compensato il soggetto non carente
di G6PD. Questo ha indotto gli autori a introdurre dei valori di correzione nella
valutazione dellambito normale di HbA1c nei soggetti G6PD carenti al fine di una
piu corretta interpretazione dei valori dellemoglobina glicosilata. Tale
valore di correzione corrisponde a circa 1 punto percentuale di HbA1.
D.Z. (Pisano e al., GIDM n. 1 Giugno 2000)
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SSRI e sindrome premestruale
Gli
inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Selective Serotonin-Reuptake
Inhibitors = SSRIs) vengono utilizzati sempre di più come terapia di primo livello per la
sindrome premestruale severa. Gli autori hanno effettuato una metanalisi
dellefficacia degli SSRIs in questo disturbo.
Metodi. Sono stati identificati 29 studi sulluso degli SSRIs nella sindrome
premestruale, di cui 14 sono stati esclusi per motivi vari (assenza del gruppo placebo,
bassa qualità etc.), mentre sono stati inclusi 15 studi randomizzati controllati versus
placebo. Di questi studi sono stati valutati il disegno, i partecipanti, farmaci usati e
posologia, misure di esito, effetti collaterali e provenienza dei finanziamenti. Sono
state calcolate le differenze medie standardizzate tra gruppi in terapia e gruppi placebo
per ottenere una valutazione generale di efficacia. La principale misura di esito è stata
una riduzione nei sintomi complessivi di sindrome premestruale.
Risultati. Lanalisi principale comprendeva i dati su 904 donne (570 assegnate
al trattamento attivo e 435 assegnate al placebo, incluse 101 in trials crossover (n.d.r.: studi in cui i pazienti assegnati
inizialmente al gruppo in terapia attiva passano poi al gruppo placebo, e viceversa).
La differenza media standardizzata è stata 1.066 (95% IC = 1.381 0.750), che
corrisponde a una odds ratio di 6.91 (3.90 12.2) in favore degli SSRIs. Gli SSRIs
sono stati efficaci nel curare sia i sintomi fisici che quelli comportamentali. Non ci
sono state differenze significative nella riduzione dei sintomi tra somministrazione
continua e intermittente o tra studi finanziati da compagnie farmaceutiche e quelli
finanziati in modo indipendente. La sospensione a causa di effetti collaterali è stata da
2 a 5 volte più frequente nei gruppi in trattamento attivo che nei gruppi placebo.
Interpretazione. Gli SSRIs rappresentano una efficace terapia di primo livello per
la sindrome premestruale severa. La sicurezza di questi farmaci è stata dimostrata in
studi sui disturbi dellaffettività, e gli effetti collaterale a bassi dosaggi sono
generalmente accettabili.
Lancet, 30 settembre 2000
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Batteriuria
asintomatica in donne giovani sessualmente attive
Premesse.
La
batteriuria asintomatica è comune nelle donne giovani, ma poco si conosce riguardo la
patogenesi, storia naturale, fattori di rischio e associazione temporale con
linfezione sintomatica delle vie urinarie.
Metodi. Sono state studiate in modo prospettico 796 donne sessualmente attive, non
gravide, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, per un periodo di sei mesi ricercando la
presenza di batteriuria asintomatica (definita come almeno 105 colonie di
patogeni delle vie urinarie per millilitro). Le donne erano pazienti di un centro
sanitario per studenti universitari oppure di unorganizzazione per il mantenimento
della salute (Health Maintenance Organization = HMO). Sono state eseguite periodiche
urinocolture, è stato tenuto un diario giornaliero e sono state fatte regolarmente
interviste mediante una scheda prestabilita. I ceppi di Escherichia coli sono stati
testati per lemolisina, il genotipo papG e il tipo di RNA ribosomiale.
Risultati. La prevalenza di batteriuria asintomatica (cioè la proporzione di
urinocolture con batteriuria in donne asintomatiche) è stata del 5% (IC 95% = 4-6%) nel
gruppo delle studentesse universitarie e del 6% nelle donne del gruppo HMO. La batteriuria
asintomatica persistente con lo stesso ceppo di E. coli è stata rara. Uninfezione
sintomatica delle vie urinarie si è sviluppata nel giro di una settimana nell8% dei
casi in cui lurinocoltura dimostrava una batteriuria asintomatica, in confronto
all1% dei casi in cui questa non veniva riscontrata (P < 0.001). La batteriuria
asintomatica era associata con gli stessi fattori di rischio dellinfezione
sintomatica, in particolare luso di diaframma più spermicida e i rapporti sessuali.
Conclusioni. La batteriuria asintomatica nelle donne giovani è comune, ma
raramente persiste. Essa è un fattore fortemente predittivo di successiva infezione
sintomatica delle vie urinarie.
New
England Journal of Medicine, 5 ottobre 2000
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Pillole di buonumore
Il grande vantaggio dei medici e' che quando commettono un errore lo sotterrano subito. (Alphonse Allais)
Fai attenzione quando leggi libri di medicina. Potresti morire
per un errore di stampa. (Mark Twain).
Errare e' umano; dar la colpa ad un altro lo e' ancora di piu'. (Legge di Max Jacob) (Arthur Bloch)
Avevo il peggior metodo di studio. I voti piu' bassi. Fino a che
non mi sono accorto del mio errore. Per i passaggi importanti usavo un... evidenziatore
nero. (Jeff Altman).
(Da: "Ridiamocisopra"del dott. Zap www.piazzetta.sfera.net )
NEWS |
Gli ftalati
responsabili di anomalie dello sviluppo sessuale
Uno studio condotto su un campione di bambine portoricane evidenzia l'effetto
«ormonale» esercitato da queste sostanze contenute in alcune materie plastiche
Le Scienze, 20.09.2000 - Un'epidemia di sviluppo prematuro della ghiandola mammaria
nelle bambine di Puerto Rico ha messo in allerta i pediatri e gli endocrinologi dellUniversità di
San Juan. Da circa ventanni i casi di telarca prematuro si verificano con
unincidenza del 7-8 per mille, la più alta di cui si abbia notizia, e in soggetti
particolarmente giovani. «Environmental Health Perspectives» di questo mese riporta la
relazione dei ricercatori di Puerto Rico su questa casistica e la loro ipotesi che tale
anticipata maturazione sessuale sia leffetto di un gruppo di inquinanti chimici tra
i più diffusi, gli ftalati.
Nel sangue delle bambine portoricane colpite sono state trovate infatti tracce di ftalati
con una frequenza e in concentrazioni nettamente superiori ai valori riscontrati nelle
loro coetanee normali.
I composti di questa classe sono ampiamente utilizzati da una cinquantina danni come
solventi e come componenti della plastica, e si calcola che ogni anno ne vengano prodotte
nel mondo circa 500.000 tonnellate. La loro proprietà di ammorbidire i materiali plastici
rigidi ha fatto sì che venissero annoverati anche tra gli «ingredienti» principali di
tettarelle, anelli per la dentizione e giocattoli destinati ai bambini più piccoli. I
vari ftalati sono tuttavia così ubiquitariamente presenti nella vita quotidiana che
lesposizione può verificarsi già a partire dal periodo embrionale.
Nel 1998, la Consumer
Product Safety Commission americana ha richiesto ai fabbricanti di articoli per
linfanzia e di articoli sanitari (contengono ftalati ad esempio le sacche utilizzate
per i derivati ematici) di eliminare dai loro prodotti i più tossici tra questi composti,
essendo stata sospettata la loro nocività per luomo e gli animali e la possibilità
che essi vengano rilasciati dalla plastica durante luso. E recentemente il National
Toxicology Program ha commissionato un rapporto sulla loro pericolosità: gli studi
analizzati dagli esperti hanno dato risultati controversi e ancora non definitivi per
quanto riguarda alcuni degli effetti patogeni, mentre confermata è la capacità di almeno
uno di questi composti, il dietilexilftalato, di danneggiare lo sviluppo
dellapparato riproduttivo maschile già ai comuni livelli di esposizione ambientale.
Monica Oldani
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Parkinson e solventi
Una ricerca italiana evidenza una correlazione tra questa grave malattia
neurologica e l'esposizione lavorativa a composti chimici derivati dagli idrocarburi
Le Scienze, 22.09.2000 - Alcuni ricercatori dell'Istituto
del Parkinson di Milano, guidati da Gianni Pezzoli, hanno pubblicato una ricerca sul
giornale dell'Accademia Americana di Neurologia in cui si evidenzia un legame diretto fra
il morbo di Parkinson e l'esposizione a solventi derivati da idrocarburi. Il morbo di
Parkinson, causato dalla degenerazione e morte di neuroni produttori di dopamina nei
nuclei della base del cervello, provoca una progressiva perdita di controllo dei
movimenti, il cui sintomo più conosciuto è il continuo tremore delle mani. Questa
malattia colpisce sopratutto persone anziane e, a parte un temporaneo sollievo dei sintomi
dato dalla somministrazione di farmaci che imitano la dopamina, non esistono attualmente
cure che impediscano il progressivo aggravarsi dei sintomi fino alla morte del paziente.
Fino ad ora c'erano molte congetture e pochi fatti certi in merito alle cause scatenanti
del Parkinson, si sapeva però che l'intossicazione da alcune sostanze, come l'ossido di
carbonio, provoca sindromi non permanenti ma con sintomatologia analoga. I ricercatori
italiani hanno esaminato l'andamento della malattia in 990 soggetti, scoprendo che quelli
che per motivi di lavoro avevano avuto prolungati contatti con composti organici, come i
solventi clorurati o il benzene, avevano sviluppato il morbo di Parkinson in media tre
anni prima degli altri ed avevano sofferto sintomi di gravità maggiore della media in
misura proporzionale al grado di esposizione. Il 91 per cento dei pazienti di questo
gruppo aveva svolto solo 9 tipi diversi di lavoro, quelli con i livelli di esposizione
più alta sono risultati essere gli operai di fabbriche petrolchimiche e della gomma ma
anche meccanici, litografi e verniciatori hanno mostrato di aver assorbito nella loro vita
lavorativa alte dosi di solventi organici.
C'è però da notare che, al di là delle notevoli dosi assorbite sull'ambiente di lavoro,
composti chimici di questo tipo sono presenti in migliaia di prodotti della vita di ogni
giorno, dai carburanti, alle colle, alle vernici sintetiche. Resta quindi completamente da
chiarire quale impatto possa avere, nello sviluppo e decorso del Parkinson, il contatto
quotidiano con bassi livelli di sostanze di questo tipo nell'aria delle città e degli
ambienti chiusi.
Alessandro Saragosa
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Mal di schiena: zainetti responsabili per 1 scolaro su 2
Milano,
25 settembre -Adnkronos -
Zainetti scolastici sotto accusa. Provocano mal di schiena al 46,1% degli alunni, quasi un
ragazzo su due, sono troppo pesanti per il 79,1% e causano fatica al 65,7%. Fatica che,
associata al tempo trascorso portando sulle spalle un 'fardello' troppo pesante rispetto
al limite raccomandato (10-15% del peso corporeo), e' a sua volta correlata con problemi
alla schiena. Sono i risultati dell'Italian Backpack Study, riferiti sabato scorso
nell'ambito della Giornata per la salute dell'eta' evolutiva, promossa dalla Fondazione
Don Carlo Gnocchi Onlus di Milano.
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Esercizio fisico per vincere la
depressione
Uno studio clinico confronterà gli effetti di un farmaco antidepressivo con quelli della
sola attività fisica continuativa
Le Scienze, 26.09.2000 - «Datti una mossa», si dice spesso ai depressi. Sembra che
questo sia proprio uno dei casi in cui il senso comune ci azzecca. Un nuovo studio
clinico, condotto dai ricercatori del Duke University
Medical Center di Durhan, finanziato con 3 milioni di dollari dal National Institute
of Mental Health , intende confermare come il moderato ma continuativo esercizio
fisico, combatta davvero la depressione, come già hanno evidenziato ricerche precedenti,
e, in più, vuole contribuire a comprendere perché ciò succeda.
Studi come questo sono ben motivati: occorre ricordare che un terzo delle persone colpite
dal «male oscuro» non reagisce al trattamento farmacologico (che, comunque, comporta
sempre effetti collaterali), e dunque è necessario individuare nuovi e alternativi
approcci terapeutici.
Nei prossimi cinque anni, i ricercatori arruoleranno 216 volontari, con più di 54 anni,
sedentari e con diagnosi di depressione maggiore. Metà di essi - scelti a caso -
assumeranno un farmaco, la sertralina (commercializzata come Zoloft), un antidepressivo
della diffusa classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina (lo stesso usato
negli studi precedenti); gli altri faranno solo esercizio fisico. Diversamente dagli studi
precedenti, in questo esperimento sarà usato anche il placebo e i volontari «sportivi»
saranno a loro volta suddivisi due gruppi: alcuni praticheranno attività in palestra,
quindi stimolati e sostenuti dagli istruttori e dalla compagnia, mentre altri faranno
ginnastica a casa propria, per «filtrare» in questo modo l'influenza euforizzante
dell'atmosfera piacevole o del lavorare in compagnia. L'attività consisterà in un
esercizio moderato da compiersi tre volte alla settimana, per entrambi i gruppi.
Al centro dell'attenzione di questo studio è la cosiddetta depressione vascolare, una
forma di depressione finora poco studiata, collegata ad alterazioni della circolazione
sanguigna in sede cerebrale. I depressi «vascolari» (prevalentemente, ma non solo,
soggetti anziani con disturbi cardiocircolatori o diabete) spesso non rispondono agli
antidepressivi chimici.
«L'esercizio fisico aiuta a controllare i fattori di rischio nelle malattie cardiache,
sembra logico che possa aiutare anche i pazienti con depressione vascolare», ha
commentato Murali Doraiswamy, psichiatra del Duke University Medical Center che partecipa
all'esperimento.
Anna Mannucci
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Olio doliva: scoperto potente antiossidante
Palma
di Maiorca, 5 ottobre - Adnkronos -
Individuato un potentissimo antiossidante nel condimento cardine della dieta mediterranea:
l'olio d'oliva. Si tratta dei lignani, una nuova potente arma contro l'ossidazione
cellulare appartenente alla classe dei fenoli, scoperti da un pool di ricercatori europei
tra cui l'italiano Attilio Giacosa, dell'Istituto Tumori di Genova, che ha presentato a
Palma di Maiorca il suo studio pubblicato su Lancet Oncology di ottobre.
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Aperta la strada verso un
superantibiotico
La
nuova molecola sembra in grado di disattivare un enzima indispensabile per la
sopravvivenza dei batteri
Le Scienze, 05.10.2000 -
Da
quando si è scoperta la capacità dei batteri di adattarsi agli antibiotici, rendendo
questi ultimi sempre meno efficaci, è iniziata una specie di corsa agli armamenti fra i
ricercatori e gli indesiderati ospiti del nostro corpo. Più i batteri sviluppano difese
contro le sostanze che usiamo contro di loro e più i laboratori sfornano medicinali
sempre più potenti. In quest'ottica, un gruppo di farmacologi dell'Università del
Michigan ha testato in vitro 150.000 composti chimici, senza neanche conoscerne
l'identità, per scoprire quale di essi fosse più efficace contro un enzima fondamentale
nel metabolismo dei batteri gram-negativi. I batteri gram-negativi, che non possono cioè
essere colorati con il metodo Gram,
comprendono molti fastidiosi e pericolosi microrganismi patogeni, fra i quali Escherichia
coli, la legionella e il vibrione del colera. Nella produzione del loro rivestimento
cellulare questi batteri usano tutti un enzima, la KDO 8-P sintetasi, che produce
sporgenze composte di polisaccaridi simili ad antenne. Queste antenne vengono usate dal
batterio per molte funzioni, fra le quali la difesa contro gli antibiotici. PD 404182,
questo il nome del composto trovato dai farmacologi americani, è 10.000 volte più
efficace di qualsiasi altro medicinale in grado di inattivare il funzionamento dell'enzima
e, teoricamente, dovrebbe uccidere con efficacia tutti i batteri che dipendono dalla KDO
8-P sintetasi per sopravvivere. Diciamo teoricamente perchè, una volta provato su colture
di batteri, PD 404182 si è dimostrato molto meno efficace del previsto. Il problema
risiede nella sua struttura molecolare, troppo grande e ingombrante per penetrare
efficacemente nelle cellule dei batteri. Il prossimo passo dei ricercatori del Michigan
sarà quindi quello di investigare la struttura della nuova molecola, isolarne il sito di
attività, quello cioè che interagisce con l'enzima batterico, e «montarlo» su un
supporto più agile che venga assorbito più facilmente dai batteri. A quel punto, in
questa microcorsa agli armamenti, toccherà ai batteri trovare una difesa efficace contro
questa specie di «arma finale».
Alessandro Saragosa
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Altri buoni motivi per non fumare
in gravidanza
Studi
britannici e olandesi evidenziano correlazioni tra alcuni disturbi dei bambini nella prima
infanzia e il consumo di tabacco durante la gestazione
Le
Scienze, 06.10.2000 - Nuove
ricerche confermano, se ce ne fosse bisogno, la nocività delle sigarette in gravidanza.
Il nascituro subisce danni non soltanto se la madre fuma, ma anche dall'esposizione al
fumo passivo. I bambini nati da fumatrici presentano un più alto rischio di soffrire di
respiro affannoso e di asma vera e propria. Lo dice uno studio condotto da Andrew Lux,
della Bath Unit for Research in Paediatrics presso lo Royal United Children's Hospital di Bath, in Inghilterra. Nell'ambito
dell'ALSPAC (Avon Longitudinal Study of Parents and Children), più di 8500
donne gravide sono state tenute sotto osservazione anche per quanto riguarda l'abitudine
al fumo. Si è poi visto che nei bambini tra i 18 e i 30 mesi, uno su cinque soffriva di
respiro affannoso, e il rischio era più alto nei figli di quante avevano fumato in
gravidanza (il periodo considerato è importante, perché successivamente questo problema
respiratorio può essere causato da infezioni). Forse inaspettatamente, nella stessa
ricerca si è visto che anche l'esposizione al fumo passivo provoca effetti analoghi. Le
sigarette sono colpevoli di circa l'1,5 di problemi di affanno nei piccoli, ci sono poi
ovviamente altri fattori di rischio, come una storia familiare di asma, l'essere maschi,
le condizioni abitative eccetera. Di questi fattori, comunque, il fumo sarebbe il più
facile da eliminare.
Secondo un altro studio olandese (condotto dalla Sijmen Reijneveld Institution, a Leida) i
figli di forti fumatrici (15-50 sigarette al giorno) soffrono di coliche il doppio dei
figli di non fumatrici. Lo si è appurato intervistando un campione rappresentativo di
genitori di più di 3000 bambini di età superiore ai sei mesi. Le coliche venivano
identificate da specifici comportamenti di pianto che duravano più di tre ore al giorno
per più di tre giorni alla settimana.
Anna Mannucci
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La durata
della vita umana è senza limiti?
Lancet, 7 ottobre 2000 - Letà
massima al momento della morte per gli esseri umani è andata fortemente aumentando per
oltre un secolo e non sembra rallentare, dice il demografo John Wilmoth (University of California, Berkeley, CA, USA).
Contrariamente al credo comune, che è stato asserito in molti articoli scientifici,
non cè un limite fisso alla durata della vita umana, spiega Wilmoth.
Si è detto che possiamo estendere la durata della vita media, ma non la massima;
che ci saremmo scontrati con questo limite, cioè che la durata della vita non può
aumentare ulteriormente a meno che non si alteri geneticamente lorganismo. Ma noi
stiamo dimostrando che non si può tracciare una linea e dire: - oltre questa età,
nessuno può vivere -. Wilmoth e collaboratori hanno analizzato i dati demografici
nazionali svedesi dal 1861 al 1999, la più grande collezione disponibile di informazioni
attendibili sui limiti superiori raggiunti di durata della vita umana. Essi hanno trovato
un aumento delletà massima al momento della morte di circa un anno ogni due decadi
fino al 1970, quando letà massima era mediamente 105 anni, e quindi
unimprovvisa accelerazione di un anno per ogni decade, fino a circa 108 anni negli
anni 90. Lanalisi ha dimostrato che gli incrementi nella durata della vita
sono il risultato dei progressi nella medicina e nella sanità pubblica fatti nel corso
del secolo, non di una base di popolazione più ampia. La spinta in alto negli anni
70 è attribuibile soprattutto alla riduzione della mortalità tra gli
ultrasettantenni (Science2000; 289: 2366-68).
Si è detto a lungo che gli umani non possono vivere oltre i
120 anni, ma questo numero è stato superato enfatizza Wilmoth. Abbiamo già
un caso ben documentato di qualcuno che è vissuto fino alletà di 122 anni (Jeanne
Calment, che è morta in Francia nel 1997). Non mi sorprenderebbe se il record mondiale
fosse 125 o 150 per lanno 2050, egli predice.
Marylinn Larkin
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Regno Unito:
mortalità per cancro della mammella ridotta di un terzo
British Medical Journal, 7 ottobre 2000 Il
Regno Unito ha visto una riduzione senza precedenti dellindice di mortalità per
cancro mammario nel corso degli anni 90, secondo quanto risulta da una nuova
analisi. I ricercatori ritengono che il miglioramento si dovuto principalmente alla
migliore terapia, specialmente lampio uso del farmaco tamoxifene.
E la prima volta che i miglioramenti nel trattamento di qualsiasi tipo di
cancro hanno prodotto un così rapido abbassamento dei tassi nazionali di
mortalità, dice sir Richard Peto, docente di statistica medica allUniversità
di Oxford. Peto ha presentato la settimana scorsa i risultati di una supervisione di 300
studi di terapia, che hanno coinvolto circa duecentomila donne in tutto il mondo, alla
seconda conferenza europea sul cancro della mammella a Brussels.
Fino agli ultimi anni 80 i tassi di mortalità per cancro mammario aumentavano
pesantemente in molte nazioni dellEuropa occidentale, sebbene non negli Stati Uniti.
Le cause dellaumento in Europa non erano chiare, dice Peto, sebbene le gravidanze
più tardive, il menarca più precoce, e altre influenze ormonali fossero probabilmente
più importanti. Ma, sin dal 1990, il tasso di mortalità per cancro mammario si è
ridotto nel Regno Unito di circa il 30% in generale. Anche gli Stati Uniti hanno visto una
riduzione, ed altre nazioni europee stanno iniziando a seguire lesempio.
Luso di terapie adiuvanti dopo la chirurgia tamoxifene, chemioterapia, e
radioterapia mirata possono spiegare molto del miglioramento in Gran Bretagna, dice
Peto, insieme con una diagnosi più precoce della malattia mediante lo screening. Il
tamoxifene può particolarmente aiutare a spiegare il caso britannico perché i medici
britannici hanno iniziato ad usarlo ampiamente intorno al 1985, prima che negli Stati
Uniti o in altre nazioni europee.
Siccome la terapia sta ancora migliorando in Gran Bretagna e altrove, dice Peto, si
aspetta che i tassi di mortalità continuino a scendere.
Phyllida Brown,
Exeter
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Nuove speranze di un vaccino anti-AIDS
Per
ora, però, nessuna informazione sulla durata della risposta immunitaria stimolata dal
trattamento
Le Scienze, 19.10.2000
- Un
vaccino a DNA, combinato con un'ulteriore proteina del sistema immunitario produce, in
gergo pugilistico, un «uno-due» che sembra controllare il virus dell'AIDS e prevenire lo
sviluppo della malattia nelle scimmie. Questo, almeno, è quanto riportato in un articolo
pubblicato su «Science» di domani da un gruppo di ricerca del Beth Israel
Deaconess Medical Center and Harvard Medical School di Boston
Questo «vaccino-più» non ha impedito che le scimmie venissero infettate dal virus, ma
il trattamento ha rafforzato la risposta immunitaria degli animali a tal punto che i
livelli del virus nel sangue non erano più misurabili. Inoltre, le scimmie non mostravano
sintomi di malattia o di patologie opportunistiche conseguenti all'infezione.
Il risultato di questo studio suggerisce - secondo Dan H. Barouch, alla guida del gruppo
che ha effettuato la scoperta - che «una potente risposta immunitaria stimolata dal
vaccino potrebbe drasticamente mutare la prognosi clinica di un'infezione da AIDS».
Oltre a prevenire il pieno sviluppo della malattia - sempre secondo gli autori della
ricerca - questo tipo di vaccino potrebbe diminuire il tasso di trasmissione
dell'infezione, riducendo i livelli di replicazione virale negli individui vaccinati.
Il «rimedio» escogitato da Dan Barouch e da Norman Letvin e collaboratori contiene DNA
del nucleo e del capside virale, progettato per rafforzare la risposta immunitaria dei
linfociti T killer CD8+, che individuano e distruggono le cellule portatrici del virus.
Nell'infezione da SIV e da HIV, i portatori del virus sono i linfociti T helper, noti
anche come CD4+. Studi recenti indicano che le due classi di linfociti hanno un ruolo
critico nel controllare la replicazione del virus sia nell'uomo sia nelle scimmie.
Nella speranza di rafforzare la risposta immunitaria nelle scimmie vaccinate, i
ricercatori hanno appaiato al vaccino una proteina di fusione costituita da
interleuchina-2 e da una porzione di immunoglobulina G.
Le scimmie trattate con la terapia combinata hanno mostrato una risposta immunitaria
decisamente più elevata rispetto a quelle che hanno ricevuto il solo vaccino. Risposta la
cui importanza è stata chiara quando i ricercatori hanno iniettato nelle scimmie una
combinazione di virus SIV/HIV altamente patogena. Centoquaranta giorni dopo l'iniezione
del virus le scimmie che avevano ricevuto il trattamento combinato mostravano valori più
elevati sia di CD8+ sia di CD4+ rispetto alle altre, livelli di virus praticamente non
rilevabili e nessuna evidenza di AIDS clinico. Al contrario, le scimmie non vaccinate
soccombevano rapidamente al virus, mentre quelle che avevano ricevuto il solo vaccino
mostravano una risposta intermedia.
Su queste basi, gli autori ritengono che possano essere individuate altre strategie
analoghe in grado di contrastare l'infezione da HIV. Non si esprimono però, almeno per il
momento, sulla durata della risposta immunitaria stimolata dalla terapia combinata.
Marco Cattaneo
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Il gene della morte improvvisa
Il meccanismo genetico scoperto grazie a un ricerca durata cinque anni
Le
Scienze, 19.10.2000 - La morte per improvviso arresto cardiaco, che provoca decine di
migliaia di morti all'anno nel mondo, potrebbe avere la sua causa in un difetto genetico.
Nelle persone affette da questa sindrome il cuore cessa improvvisamente di battere
regolarmente ed entra in fibrillazione. In questa fase, se il cuore non riesce rapidamente
a riprendere il suo ritmo normale, il sangue cessa di circolare e la persona muore.
L'unica cura disponibile per chi soffre di questo difetto cardiaco è l'uso di pacemaker
elettrici che interrompono l'aritmia ventricolare e consentono al cuore di riprendere il
ritmo normale. Ma uno degli aspetti più pericolosi di questa sindrome è dato proprio dal
fatto che talvolta essa resta asintomatica per decenni, e quando improvvisamente si
manifesta è spesso fatale. Il dottor Van T. B. Nguyen-Tran dell'Istituto di medicina
molecolare dell'Università
della California a San Diego ha scoperto che una mutazione genetica nei topi, che
riguarda il gene HF-1b, impedisce la regolare formazione delle cellule del muscolo
cardiaco che mantengono costante il ritmo del cuore.
Nello sviluppo embrionale del cuore, un piccolo gruppo di normali cellule cardiache si
trasformano in cellule dotate della capacità di regolare il ritmo delle contrazioni.
Questo cambiamento nel destino delle cellule del cuore è dovuto all'attivazione di un
piccolo gruppo di geni, che a loro volta vengono attivati da specifiche
proteine-interruttori, chiamati fattori di trascrizione. Uno di questi fattori, l'HF-1b è
prodotto dal gene omonimo.
In una ricerca durata cinque anni Nguyen-Tran ha allevato topi da laboratorio in cui il
gene HF-1b era stato reso inattivo. I topi sembravano svilupparsi normalmente ma circa il
60 per cento di loro moriva di improvviso arresto cardiaco, inoltre l'esame del loro
elettrocardiogamma ha mostrato nei tracciati le stesse anomalie che si registrano nelle
persone che soffrono della sindrome. Per realizzare elettrocardiogrammi continui su
animali così piccoli gli scienziati californiani hanno dovuto farsi costruirsi
apparecchiature miniaturizzate, simili a quelle usate per controllare gli animali in
natura, che trasmettevano i risultati a un computer via radio.
La scoperta, che deve essere ancora confermata nell'uomo dallo studio del tessuto cardiaco
di persone colpite dalla sindrome, potrebbe servire per realizzare rapidamente un test
diagnostico in grado di individuare in tempo le persone a rischio.
Alessandro Saragosa
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Latte: gli italiani non lo digeriscono
Firenze,
20 ottobre - Adnkronos -
Il 70 per cento degli italiani adulti non digerisce il latte a causa di un
particolarissimo difetto genetico. Ne ha dato notizia il professor Michele Di Stefano,
della Cattedra di Gastroenterologia dell'Universita' di Pavia, intervenendo a Firenze al
congresso internazionale 'Il nostro amico scheletro' organizzato in occasione della Quinta
Giornata Mondiale dell'Osteoporosi. Si tratta del risultato di una ricerca quinquennale,
iniziata nel 1995, che ha analizzato le reazioni alimentari di 2000 persone comprese tra i
18 e gli oltre 90 anni. ''Come tutti gli esseri umani del pianeta'', ha spiegato il
professor Di Stefano, ''anche gli italiani nascono con un enzima, chiamato lattosi, che
interviene nel processo digestivo di latte e latticini. Un difetto genetico di origine
sconosciuta provocata pero', con l'invecchiamento, una progressiva riduzione
dell'attivita' di questo enzima e, di conseguenza, una crescente incapacita' di digerire
latte e derivati''.
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APPROFONDIMENTI
Nelle Pillole dell' Aprile 2000 e' gia' stato pubblicata una esauriente recensione di
un articolo sul deficit di G6PD (Marradi, 1993). In tale articolo venivano
esaurientemente discusse le conoscenze sull' etilolgia, le varianti genetiche, le
possibili interferenze con alimentazione e farmaci.
Il Bollettino d' informazione sui Farmaci, edito dal Ministero della Sanita', n. 2 del
2000 riporta un elenco aggiornato di farmaci e sostanze proibite o sconsigliate nei
soggetti affetti da tale carenza enzimatica.
Dato il carattere "ufficiale" che riveste tale pubblicazione (con le ovvie
implicazioni professionali e medico-legali) abbiamo ritenuto utile pubblicare l' elenco
precedente aggiornandolo con le segnalazioni attuali.
Elenco dei farmaci da evitare in maniera assoluta in tutte le forma di carenza
Sostanza |
Categoria di appartenenza ed ev. note | Bollettino attuale (rispetto art. prec). |
1. Doxorubicina | (Antitumorale) | Non Riportato |
2. Furazolidone | (Chemioterapico) | Confermato |
3. Acido nalidixico | (Chemioterapico) | Confermato |
4. Nitrofurantoina | (Chemioterapico) | Confermato |
5. Sulfacetamide | (Chemioterapico) | Confermato |
6. Sulfametoxazolo | (Chemioterapico) | Confermato |
7. Sulfanilamide | (Chemioterapico) anche per uso esterno. | Confermato |
8. Sulfapiridina | (Chemioterapico) La sulfapiridina è un componente della sulfasalazina: | Confermato |
9. Sulfasalazina | V. sopra | Confermato |
10 Sulfadimidina | (chemioterapico) | Aggiunto |
11. Primachina | (Antimalarico) | Confermato (1) |
12. Blu di metilene (v. Metiltioninocloruro) | (Terapia metaemoglobinemia; Evidenziatore fistole) | Non riportato |
13. Niridazolo | (Antielmintico) | Confermato |
14. Naftalina | (Antitarme) Usata in passato come antielmintico e nel trattamento della pediculosi e della scabbia | Confermato il Naftalene |
15. Acetanilide | (Analgesico-antipiretico) (non più usato) | Non riportato |
16. Fenilidrazina | (Anti-policitemia -- non più utilizzato) | Non riportato |
17. Tiazole sulfone | (Antilebbra) | Non riportato |
18. Blu di toluidina | (Evidenziatore tumori) | Non riportato |
19. Trinitrotoluene | (Esplosivo) | Non riportato |
20. Fenazopiridina | (Analgesico urinario) (non in commercio in Italia) | Non riportato |
21. Pamachina | (Antimalarico) (non in commercio in Italia) | Aggiunto |
22. Chinina | (Antimalarico) | Aggiunto: puo' essere usato, se necessario, ma sotto sorveglianza, nella malaria acuta. |
23. Vitamina K | (Vitamina) | " 1 mg. di menadiolo puo' essere usato nella profilassi della mal. emorragica del neonato". |
24. Probenecid | (Antigottoso) | Aggiunto |
25. Chinidina | (Antiaritmico | Aggiunto |
26. Dapsone | (sulfonamidico) | Aggiunto. (2) |
27. Sulfoxone | (sulfonamidico) | Aggiunto (Dosi moderate sembrano innocue) |
28. Glucosulfone sodico | Sulfone (non in commercio in Italia) | Aggiunto |
29. Chinolonici vari (Ciprofloxacina, Enoxacina, Levofloxacina, Lomefloxacina, Norfloxacina, Ofloxacina, Pefloxacina, Rufloxacina) | Chinolonici | Aggiunti |
30. Nitrofurazone | (Antibatterico)non in commercio in Italia | Aggiunto |
31. Ac. Paraminosalicilico | (antibatterico) | Aggiunto |
32 Beta-naftolo | Antielmintico Non in commercio in Italia | Aggiunto |
33. Stibofene | Antielmintico Non in commercio in Italia | AggiuntoAntielmintico Non in commercio in Italia |
34. Metiltioninocloruro | Disinfettante urinario a base di blu di metilene | Aggiunto |
35. Dimercaprolo | Aggiunto |
Sostanze che vanno usate con precauzione:
1. Paracetamolo | antipiretico analgesico | Non sconsigliatonell' aggiornamento attuale, anzi consigliato in luogo dell' Aspirina nei casi in cui questa non sia indispensabile |
2. Fenacetina | " | "Dosi moderate sembrano innocue" |
3. Acido acetilsalicilico | " | Da evitare nella forma di carenza Mediterranea, Asiatica e Mediorientale. Permesso nei casi di assoluta necessita' alle dosi di 1 g. con le dovute cautele. |
4. Aminopirina (amidopirina) | " | Non riportata |
5. Antipirina | " | Non riportata |
6. Fenilbutazone | " | Non riportato |
7. Cloramfenicolo | Antibiotico | Da evitare nella forma di carenza Mediterranea, Asiatica e Mediorientale. |
8. Streptomicina | " | Non riportato. |
9. Isoniazide | chemioterapico anti-TBC | Non riportato. |
10. Sulfacitina | chemioterapico | Non riportata |
11. Sulfadiazina | " | Non riportata |
12. Sulfaguanidina | " | Non riportata |
13. Sulfamerazina | " | Non riportata |
14. Sulfametossipiridazina | " | Non riportata |
15. Sulfisoxazolo | " Non in commercio in Italia | Da evitare nella forma di carenza Mediterranea, Asiatica e Mediorientale. |
16. Trimetoprim | " | Citato in associazione con sulfamidico: vietato. |
17. Clorguanidina | antimalarico | Non riportato |
18. Clorochina | " | Da evitare nella forma di carenza Mediterranea, Asiatica e Mediorientale. Puo' essere usato sotto sorveglianza nella malaria acuta. |
19. Chinina | " | V. tab.precedente |
20. Pirimetamina | antimalarico, antipneumocisti | Non riportato. |
21. Acido ascorbico (vit. C) | vitamina | Non riportato. |
22. Menadione Na bisolfito | " | Non riportato. |
24. Fenitoina | anticonvulsivante | Non riportato |
25. Colchicina | antiartritico | Non riportato |
26. Difenidramina | antistaminico | Non riportato |
27. L-dopa | antiparkinsoniano | Non riportato |
29. Procainamide idrocloruro | antiaritmico | Non riportato |
31. Antazolina | antistaminico-decongestionante nasale | Non riportato |
32. Benzexolo | antiparkinsoniano | Non riportato |
33. Menaptone | vitamina K | Da ritenersi analogo a quanto detto per la Vit. K |
34. Acido para-aminobenzoico | vitamina H | Non riportato |
35. Tripelenamina | antistaminico | Non riportata |
Consigli terapeutici pratici
A. Antibiotici e chemioterapici
In caso di necessità possono esse re assunti senza pericolo di crisi: l'ampicillina,
l'amoxicillina, l'amoxicillina + ac. clavulanico, le cefalosporine, i macrolidi, le
ureidopenicilline, gli aminoglicosidi, gli aminopeptidi.
L'associazione sulfametoxazolo-trimetoprim, che trova indicazione in pediatria soprattutto
nell'otite e nelle infezioni delle vie urinarie, è vietata. Numerosi sulfamidici sono
stati segnalati come responsabili di crisi emolitiche.
Proibiti i chinolonici.
B. Antipiretici, antinevralgici, antinfiammatori
Acido acetilsalicilico: Numerosi studi dimostrano che l'aspirina a dosi normali
antipiretiche non è responsabile della crisi emolitica eventuale; questa sarebbe causata
dall'infezione. Emolisi, tuttavia, è stata dimostrata dopo ingestione di aspirina in
soggetti con G6PD A--, nelle varianti Asiatiche e Milwokee. Va riservato ai casi in cui
non sia sostituibile da paracetamolo o altri FANS diversi.
Paracetamolo: non ha effetto emolitico in numerose varianti di deficit di G6PD
(G6PD A--, Canton, Mahydol). Sono segnalati casi di emolisi in corso di infezione ma un
ampio studio italiano dimostra l'assenza di effetto emolitico in bambini affetti da
deficit di tipo mediterraneo. In caso di necessità, a qualsiasi età, può essere
somministrato senza alcun pericolo il paracetamolo a dosi antipiretiche (20-40 mg/kg/die).
E' infatti consigliato dal Ministero al posto dell' Aspirina.
La fenazopiridina è da evitare in maniera assoluta.
L'aminopirina, l'antipirina, la fenacetina e il fenilbutazone sono riportati fra
i farmaci "dubbi". Non esistendo dati di valutazione rigorosa di questi farmaci
in pazienti affetti da deficit di G6PD, è conveniente non utilizzarli.
Daniele Zamperini 10/2000
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Pillole di buonumore
Errare e' umano, ma per incasinare veramente le cose ci vuole un computer! (Quinta legge dell'inattendibilita', dalle leggi di Murphy).(Paul Ehrlich, 1978).
E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili. ( Ernest Hemingway).(Verlaine) (Marcello Marchesi)
Un clone, guardandosi allo specchio, disse: "Errare humanum est, sed perseverare diabolicum!".
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Rubrica gestita dall' ASMLUC: Associazione
Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica
Linee guida per rilascio certificazione idoneita' sportiva non agonistica (Reg. Toscana)
REGIONE TOSCANA GIUNTA REGIONALE - ESTRATTO DAL VERBALE DELLA SEDUTA DEL 01-08-2000 (punto N. 39. ) Delibera N .850 del 01-08-2000(Da una e-mail del dott. Mauro Barsotti del 15/09/2000)
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L'accertamento di
paternità non gode di esenziona IVA (Sentenza C.E.)
E stata emessa una importante sentenza dalla Corte di Giustizia delle Comunita
Europee, V Sez., 14 Settembre 2000, causa C-384/98 una importante decisione: lesame
genetico per accertamento di paternita non e esente a fini I.V.A in quanto non
attivita di diagnosi e cura.
La Corte ha stabilito che lesenzione stabilita dalla direttiva 77/388/CEE riguardava
solo le prestazioni che specificamente mirano alla salvaguardia della salute della
persona. Non rientrano in ess altre prestazioni, come gli esami genetici, utili ad
accertare la paternita.
Viene sentenziato percio che "non rientrano nellambito dell
applicazione di tale disposizione le prestazioni mediche che consistono non gia nel
somministrare cure alle persone mediante diagnosi o trattamenti di una malattia o di
qualsiasi altro problema di salute, bensi nello stabilire con analisi biologiche
laffinita genetiche di individui. Il fatto che il medico che agisce in
qualita di perito sia stato incaricato da un Giudice e irrilevante al
riguardo".
Tale decisione puo avere una grossa ripercussione in Italia in quanto finora veniva
applicato con una certa larghezza lart. 10 del D.P.R. 633/72 il quale esenta da
I.V.A tutte le prestazioni sanitarie di diagnosi cure e riabilitazione rese alla persone
da soggetti esercenti arti sanitarie.
La dizione, generica e ampia, e stata sempre interpretata dallamministrazione
finanziaria italiana in senso molto lato per cui e stata spesso concessa esenzione a
tutte quelle prestazione rese dai medici anche se non strettamente legate alla cura e alla
abilitazione soggettiva: perizie di parte, perizie giudiziali, perizie assicurative,
consulenze INPS o INAIL ecc.
Ora alla luce della Sentenza della Corte Europea e possibile una reinterpretazione
di tale DPR con una riconduzione sotto il regime I.V.A di tutte o parte di queste
prestazioni.
Daniele Zamperini (fonti: Giofil; "Sole 24 Ore"; rag. Enrico Pinci, consulente fiscale FIMMG)
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Responsabilità
disciplinare del medico per pratiche non sperimentali e prive di riscontro scientifico
( Cassazione - Sezione terza civile - Sent. n. 5885/2000 - Presidente F. Sommella -
Relatore A. Segreto )
Un sanitario, accusato di aver effettuato pratiche terapeutiche non validate in collaborazione con persona estranea alla categoria medica, e' stato assolto in sede penale in quanto, non avendo effettuato vera attivita' terapeutica, non poteva essere giudicato colpevole di concorso in esercizio abusivo della professione. Proprio il fatto che tale attivita' non fosse riconosciuta come effettivamente terapeutica, pero', induceva un procedimento disciplinare conclusosi con la radiazione dall' Albo. Il medico proponeva ricorso in Cassazione, che veniva respinto.
In data 17.10.1995 la Commissione medici chirurgici dell'Ordine di Torino avviava un
procedimento disciplinare nei confronti del medico dr. A.D.R., con l'addebito di aver
fornito la necessaria copertura, affinché G.S.S., eseguisse nei confronti di pazienti
affetti da patologie oncologiche terminali pratiche terapeutiche, o asseritamente
dichiarate tali, non sperimentate e prive di adeguato riscontro scientifico, a scopo di
lucro.
Il medico era stato assolto dal Pretore di Torino, con due successive sentenze del
22.1.1988 e del 27.6.1996, dal reato di concorso in esercizio abusivo della professione
sanitaria in quanto non avrebbe effettuato azioni riconducibili ad attivita' medica in
senso stretto.
Il giudice disciplinare aveva invece inteso sanzionare con la radiazione dall' Albo il
rapporto di collaborazione tra il ricorrente ed un soggetto non medico, tanto più grave
perché, come riconosciuto in sede penale ed invocato dal ricorrente a sua
giustificazione, l'attività posta in essere nei confronti degli ammalati non aveva natura
di atto medico per cui non si comprendeva per quale motivo il ricorrente partecipava a
tale attività.
La Suprema Corte rigettava il ricorso del medico.
L' assoluzione in sede penale non toglieva validita' al provvedimento disciplinare in
quanto l''art. 653 c.p.p. statuisce che la sentenza penale irrevocabile di assoluzione,
pronunciata a seguito di dibattimento, ha efficacia di giudicato nel procedimento
disciplinare quanto all'accertamento che il fatto non sussiste o che l'imputato non l'ha
commesso, e non e' applicabile alle altre fattispecie.
Il fatto che dette pratiche non avessero carattere terapeutico e che quindi non
costituissero esercizio abusivo dell'attività medica da parte del G., come accertato dal
Pretore, non escludeva quindi il carattere della violazione disciplinare a carico del D.R.
proprio perché l'attività posta in essere da detto medico nei confronti dei malati
terminali non aveva alcuna natura di atto medico.
La Commissione, in altre parole, contestava al medico di aver effettuato, per sua stessa
ammissione, attivita' non terapeutica (in quanto non validata) ricevendone un compenso e
inducendo nel paziente la falsa impressione di star effettuando una terapia medica.
La Corte rigettava pure le contestazioni del sanitario circa l' eccessiva gravita' della
sanzione comminata ritenendo che nel procedimento disciplinare a carico dell'esercente
la professione sanitaria, l'individuazione della sanzione da irrogare sia rimessa alla
discrezionale valutazione del giudice disciplinare, purché dia conto della sua scelta con
adeguata motivazione.
Recensione di Daniele Zamperini (da www.giustizia.it )
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PENSIERI E... PAROLE
Opinioni in liberta'
Siamo un popolo di
ipocondriaci?
Le statistiche dicono che gli italiani siano tra le popolazioni piu' longeve del mondo.
Potra' essere dovuto al clima particolarmente mite, all' alimentazione
"mediterranea", all' accresciuta igiene ambiantale
. Ma forse una piccola
parte di questa eccellente condizione fisica e' dovuta anche all' assistenza medica,
generalizzata e di buon livello medio.
In effetti gli italiani si mostrano, tra tutte le popolazioni, quella forse piu'
"attenta" ai problemi sanitari. Troppo attenta, anzi, al punto da sfiorare
sovente l' ipocondria.
I medici conoscono bene questo fenomeno: i "frequent attenders" sono
numerosissimi e implacabili nel loro continuo controllo delle minime alterazioni
cenestesiche; e ormai, lo sappiamo, quando ci si rilassa non si parla piu' del tempo, ma
della salute. I vicini di casa, i commercianti, i pensionati in fila alla Posta, i vicini
d' ombrellone, alla fatidica domanda "Come va?" non si limitano all' espressione
"Bene, grazie", ormai relagata tra i ricordi d' anteguerra, ma si diffondono in
sintomi, sindromi, disturbi vari, pareri e consigli terapeutici e diagnostici
assolutamente non necessari e sovente non richiesti.
Ma un fenomeno cosi' capillarmente diffuso dovra' avere una causa, un punto d' origine. E'
possibile in effetti individuarne piu' di uno.
L' incremento di questi fenomeni puo' essere una conseguenza dell'
interesse degli italiani, ma alimentandolo e assecondandolo in modo cosi' massiccio ne
diviene concausa "distorsiva" e patologica.
Vediamo perche':
Lo spettatore televisivo (o il lettore della rivista) viene influenzato in modo acritico (
a causa delle carenze culturali di base) dalle affremazioni degli "esperti" i
quali, per lo piu' manifestano il loro parere con una enfasi ed un' ostentazione di
certezza che contribuiscono ad imprimere nel profano la convinzione che certe cose siano
ormai acquisite e da dare per scontate. Il lettore immagazzina cosi', inconsciamente, una
serie di nozioni confuse e slegate, che suscitano una focalizzazione dell' attenzione
verso propri malesseri o sensazioni che possano richiamare quanto letto o visto in TV. Non
e' un caso che, dopo ogni trasmissione "sanitaria" di successo si verifiche un'
ondata di pseudopatologie e di falsi malati.
La maggiore attenzione focalizzata verso questi problemi ne provoca la diffusione
attraverso una sorta di "campagna pubblicitaria attiva" (" Ieri dicevano
che
e allora
") che finisce per coinvolgere anche coloro che se ne erano
tenuti, inizialmente, in disparte. Ecco che allora ci si scambia confidenze sulla bravura
del proprio medico, sull' efficiacia di quel farmaco rispetto all' altro, con
atteggiamento sempre piu' critico ("Ma perche' il medico non mi ha mai dato il
farmaco X che lo sanno tutti che guarisce il disturbo Y?").
Ma oltre alle motivazioni "psicologiche" non sono da trascurare altri fattori,
piu' eminentemente pratici: nella nostra cultura, ad esempio, e' importante (anche dal
punto di vista economico!) avere una malattia "riconosciuta". Questa comporta
vantaggi economici (esenzioni, facilitazioni, graduatorie speciali per un posto di lavoro)
e vantaggi "morali" in quanto si entra a far parte di una minoranza
"protetta". Ci si puo' appoggiare ad Associazioni, gruppi, partiti politici che,
in nome della "solidarieta' verso il malato" consentiranno forme di assistenza e
contribuzioni.
E' percio' importantissimo per il cittadino "affermare burocraticamente" le
proprie mediocri condizioni di salute, ignorando il controsenso di vivere in uno dei paesi
piu' "sani" del mondo.
Guai ai sani, in Italia! Essi non possono sperare in alcun sostegno ne' in alcuna
agevolazione: guarderanno gli altri prolungare le ferie con le cure termali, assentarsi
dal lavoro per disturbi banalissimi ai quali non si dovrebbe dare alcun peso, avere sconti
sui mezzi pubblici, sui cinematografi eccetera, con la consapevolezza di essere loro a
dover sostenere economicamente tutti gli altri. Chi vuol essere riconosciuto
"sano", a questi patti? A questo punto qualche piccola "malattia" non
si puo' negare a nessuno
.
Tutto cio' comporta un giro di interessi da capogiro: ne usufruiscono
economicamente la case farmaceutiche, gli operatori della sanita' (a che servirebbero
tanti medici se non ci fossero tanti malati?), gli operatori che possano vantare in
qualche modo un aggancio a problemi di salute: stazioni termali, acque
"minerali", integratori alimentari
Anche i mass-media trovano comodo cavalcare imperterriti in nome dell' audience e delle
copie vendute questa disinformazione travestita da informazione alimentando e amplificando
il problema salute e creando una vera dipendenza psicologica dal concetto di malattia.
Stiamo percio' diventando una popolazione di assistiti: nella scuola, nella famiglia,
nella vita, per avere benefici e' necessario evidenziare un tipo di inadeguatezza (se non
proprio di "malattia") in qualche settore. Interviene allora il grande
Stato-Madre che ci assistera' e ci risarcira' del nostro peculiare "svantaggio".
Da tutto cio' (un misto di motivi psicologici, utilitaristici, educazionali) ci stiamo
trasformando in un popolo di ipocondriaci, assurdamente concentrati al raggiungimento
della "salute perfetta" , incapaci di accettare i disturbi-non-malattia, gli
acciacchi fisiologici dell' eta', la morte stessa, vista sempre piu' (inconsciamente) come
un' "optional", qualcosa di eternamente evitabile, conseguente solo a qualche
errore sanitario.
Ne consegue un aumento ingiustificato della richiesta di prestazioni sanitarie (l' aumento
dei frequent attenders) ed assistenziali (l' aumento degli pseudo-invalidi) anche per
problemi di mediocre importanza o comunque risolvibili o sopportabili, con le conseguenze
economiche che sono sotto gli occhi di tutti e che tanto condizionano lo sviluppo
economico italiano.
Daniele Zamperini- Roberta Floreani - (8/00) - Contributo originale
Pillole di buonumore
Un esperto e' una persona che, evitando tutti i piccoli errori, punta direttamente alla catastrofe. (Definizione di Weinberg dalle leggi di Murphy)
La differenza tra il saggio e lo sciocco e' che il saggio fa errori piu' gravi perche' nessuno affiderebbe decisioni importanti a uno sciocco.
Ogni volta che la gente e' d'accordo con me ho la sensazione di essermi sbagliato. (Oscar Wilde)
Solo gli stupidi imparano dai propri errori, i furbi imparano da quelli degli altri