Gennaio |
"PILLOLE"
|
Patrocinate |
Periodico
di aggiornamento e varie attualita' a cura di:
Daniele Zamperini md8708@mclink.it,
Amedeo Schipani mc4730@mclink.it,
Bollettino inviato gratuitamente su richiesta. Archivio
consultabile su: http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm (Visitate anche le altre pagine, sono ricche di informazioni!).
Il nostro materiale e' liberamente utilizzabile per uso privato, purche' se ne
citi la fonte. Riproduzione e pubblicazione riservata.
INDICE GENERALE |
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Rubrica
gestita dall' ASMLUC: Associazione Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica
Pillola triste
L' amico
carissimo Massimo Angeloni, entusiasta collaboratore, per un certo periodo, delle nostre
Pillole, e' tragicamente mancato. Vorremmo
dedicare questo numero a lui, al suo calore umano, all' entusiasmo fanciullesco che
metteva in ogni sua azione.
Addio, amico, che la terra possa esserti leggera.
PILLOLE
Documento di consenso: nuovi criteri diagnostici del diabete mellitoE stata confermata la suddivisione di
diabete di tipo 1 (nelle varianti autoimmune e idiopatico) diabete di tipo 2, diabete
gestazionale e altri tipi di diabete (difetti genetici nella funzione cellulare,
nellazione insulinica, da malattie del pancreas esocrine, ecc.).
Daniele Zamperini. Fonte: "Il Diabete" vol. 12 - n. 3 - Settembre 2000
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B. Wolozin e al. Archives of
Neurology 2000;57:1439-1443.
H. Jich e al. "Statins and the risch of dementia" Lancet 2000;356:1627-1631)
Rielaborazione di DZ
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Daniele Zamperini. Fonte: Paola Chiambretto "Psicologia contemporanea" Novembre-Dicembre 2000 n. 162
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D. Zamperini. Fonte D. Grabrich e al. JAMA 2000; 284:1791-1798
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Aspirina a basso dosaggio e vitamina E in
soggetti a rischio per malattie cardiovascolari
La
Medicina Generale italiana può essere orgogliosa di questo lavoro, nato dalla
collaborazione tra istituti scientifici (il Mario Negri di Milano, il consorzio Mario
Negri Sud, lo CSeRMEG), medici di medicina generale e servizi ambulatoriali ospedalieri,
senza sponsorizzazioni esterne.
Si tratta di uno studio controllato e randomizzato in aperto, condotto tra il 1994 e il
1998, fatto con lo scopo di valutare lefficacia della terapia antiaggregante
piastrinica e antiossidativa nella prevenzione primaria di eventi cardiovascolari in
soggetti con uno o più fattori di rischio cardiovascolare. I fattori di rischio presi in
considerazione sono stati ipertensione arteriosa, diabete mellito, ipercolesterolemia,
obesità, familiarità per infarto miocardico prima dei 55 anni, età superiore a 65 anni.
Come farmaci sono stati utilizzati aspirina alla dose di 100 mg/die e vitamina E alla dose
di 300 mg/die. Sono state arruolati 4495 pazienti (di cui 2583 donne pari al 57.7%), con
età media di 64.4 anni. 4258 pazienti (94.7%) sono stati reclutati negli studi di 315
medici di medicina generale in tuttItalia, mentre 237 (5.3%) sono stati reclutati
presso 15 centri ospedalieri per lIpertensione. Il follow-up medio è stato di 3.6
anni. 4150 pazienti hanno completato lo studio. Peraltro lo studio è stato interrotto
prematuramente, prima della scadenza prevista, per motivi etici, alla luce dei risultati
già ottenuti e di due grandi trials (il Thrombosis Prevention Trial e lo Hypertension
Optimal Treatment study) recentemente pubblicati che hanno dato risultati simili.
Risultati. Laspirina alla dose di 100 mg/die ha ridotto la mortalità
cardiovascolare del 44% dopo 3.6 anni di follow-up, lincidenza di morte per cause
cardiovascolari è stata dell1.4% nei pazienti che non prendevano aspirina e dello
0.8% in quelli che non la prendevano. Le corrispondenti proporzioni per gli eventi
cardiovascolari totali sono state dell8.2% e del 6.3%. Comera prevedibile, il
sanguinamento è stato più frequenti nei pazienti che assumevano aspirina (1.1% contro
0.3%, P < 0.0008). Però, su 5 ictus emorragici, 2 si sono avuti in pazienti trattati
con aspirina e 3 in pazienti che non prendevano aspirina. La vitamina E non ha dimostrato
nessun effetto sugli endpoint predefiniti.
Conclusioni. In persone a rischio di eventi cardiovascolari laspirina a basso
dosaggio, somministrata in aggiunta alle terapie per specifici fattori di rischio,
fornisce un effetto preventivo aggiuntivo, con un profilo di sicurezza accettabile. I
risultati riguardanti la vitamina E confermano analoghi risultati negativi di altri grandi
lavori già pubblicati.
A. Schipani: fonte: Lancet,
13 gennaio 2001
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Terapia antiipertensiva e
rischio di stroke ischemico
Lefficacia
relativa dei vari farmaci antiipertensivi nei confronti dellincidenza di ictus è
incerta. Questo lavoro si propone di stabilire lassociazione tra primo ictus
ischemico e uso di farmaci antiipertensivi.
Il lavoro consiste in uno studio di popolazione di tipo caso-controllo. Sono stati inclusi
nello studio 380 pazienti ipertesi di età fra i 30 e i 79 anni in trattamento
farmacologico, esenti da malattie cardiovascolari, che tra il 1° luglio 1989 e il 31
dicembre 1996 avevano subito un primo episodio di ictus ischemico, (21 fatali e 359 non
fatali). Come controllo sono stati arruolati 2790 pazienti ipertesi senza storia di ictus.
Sono state raccolte le informazioni sui fattori di rischio per ictus e sulla terapia
antiipertensiva che i pazienti assumevano. Lassociazione tra ictus ischemico e
farmaci antiipertensivi è stata valutata separatamente per i soggetti con e senza
malattie cardiovascolari.
Risultati. Fra i pazienti che utilizzavano un singolo farmaco e non avevano
unanamnesi positiva per patologie cardiovascolari il rischio aggiustato di ictus
ischemico era più alto per quelli che prendevano un beta-bloccante (indice di rischio
2.03), un calcio-antagonista (2.30), o un ACE-inibitore (2.79), rispetto a quelli che
prendevano solo un diuretico tiazidico. Fra i pazienti utilizzatori di un singolo farmaco
con storia di patologia cardiovascolare gli indici di rischio erano rispettivamente 1.22,
1.18 e 1.45 in quelli che prendevano un beta-bloccante, un calcio-antagonista o un
ACE-inibitore, rispetto a quelli che prendevano un diuretico tiazidico. Luso di
beta-bloccanti, calcio-antagonisti o ACE-inibitori in combinazione con un diuretico
tiazidico non si associava in modo significativo ad aumento del rischio di ictus ischemico
rispetto a coloro che assumevano un diuretico tiazidico in monoterapia. Luso
contemporaneo di 2 antiipertensivi qualsiasi con esclusione del diuretico tiazidico si
associava ad un aumento di 2.48 volte del rischio di ictus ischemico, rispetto
allutilizzo del solo diuretico tiazidico.
Conclusioni. In questo studio su pazienti ipertesi in trattamento farmacologico, i
regimi di farmaci antiipertensivi che non comprendevano un diuretico tiazidico erano
associati ad un aumentato rischio di ictus ischemico, in confronto ai regimi che
includevano un diuretico tiazidico. Questi risultati supportano luso dei diuretici
tiazidici come farmaci antiipertensivi di prima scelta.
A. Schipani: fonte:Archives
of Internal Medicine, 8 gennaio 2001
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ACE-inibitori (lisinopril) ed emicrania
La terapia dellemicrania è tuttora
insoddisfacente. Anche con i triptani molti pazienti hanno una risoluzione solo parziale
dei sintomi, e un buon 30-40% non risponde affatto; in alcuni casi i triptani stessi
provocano cefalea. Per questi pazienti, e comunque per i pazienti che hanno due o più
attacchi di emicrania al mese, è indicata una terapia profilattica. Tra i farmaci che
hanno dimostrato un certo effetto preventivo ci sono alcuni beta-bloccanti (propranololo),
un antiepilettico (valproato di sodio), alcuni antagonisti dei recettori per la serotonina
(pizotifene e metisergide), la flunarizina e parecchi farmaci antinfiammatori non
steroidei. La maggior parte di questi farmaci ha però degli effetti collaterali che ne
precludono lutilizzo a lungo termine. Cè quindi bisogno di nuovi farmaci da
utilizzare in profilassi, che siano più efficaci e meglio tollerati.
Alcune osservazioni sullefficacia del lisinopril in alcuni casi di emicrania hanno
spinto gli autori a fare uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato versus
placebo, in crossover, sullutilità del lisinopril nella prevenzione
dellemicrania. Sono stati arruolati sessanta pazienti (età 19-59 anni) che avevano
da due a sei episodi di emicrania al mese. I partecipanti hanno tutti assunto placebo per
un periodo iniziale di quattro settimane, per verificare la frequenza degli attacchi.
Successivamente trenta pazienti hanno assunto lisinopril per 12 settimane (10 mg una volta
al giorno la prima settimana, 10 mg due volte al giorno per le successive 11 settimane),
quindi hanno fatto due settimane di wash out; dopo di ciò, per altre 12 settimane hanno
assunto placebo con lo stesso schema. Gli altri trenta pazienti hanno seguito lo schema
inverso, ossia prima placebo e poi lisinopril. Come end points primari sono stati
considerati il numero di ore con cefalea, il numero di giorni con cefalea, il numero di
giorni con emicrania. End points secondari sono stati lindice di severità della
cefalea, luso di farmaci sintomatici, la qualità della vita, il numero di giorni di
malattia, laccettabilità del trattamento.
Risultati. Quarantasette pazienti hanno completato lintero periodo dello
studio. Nei soggetti trattati con lisinopril, rispetto al placebo, il numero di ore con
cefalea, il numero di giorni con cefalea, il numero di giorni con emicrania e
lindice di severità della cefalea si sono ridotti, in modo significativo,
rispettivamente del 20%, 17%, 21% e 20%. Per 14 pazienti in trattamento attivo versus
placebo si è avuta una riduzione del 50% del giorni con emicrania, e la stessa riduzione
cè stata per 17 pazienti in trattamento attivo in confronto al periodo iniziale di
4 settimane con placebo.
Conclusioni. LACE-inibitore lisinopril ha unefficacia preventiva
clinicamente importante nellemicrania.
A. Schipani: fonte: British Medical Journal, 6 gennaio 2001
Considerazioni sulla vitamina D
La
produzione endogena di vitamina D è innescata dall'esposizione del corpo alla radiazione
ultravioletta B (UVB). Pertanto, evitare l'esposizione ai raggi ultravioletti potrebbe
provocare un deficit di vitamina D. D'altra parte, evitare l'esposizione ai raggi
ultravioletti rappresenta un punto basilare nella prevenzione del cancro della pelle, che
negli Stati Uniti rappresenta il tipo più diffuso di cancro, non comprendendo il
melanoma. Anche l'incidenza di melanoma, associato all'esposizione intermittente e intensa
al sole, è aumentata drammaticamente. Pertanto molti medici consigliano di evitare
l'esposizione al sole quando la radiazione UVB è più intensa, di coprirsi bene e di
usare creme solari protettive.
Fisiologia. La vitamina D nel nostro organismo ha un'origine in parte endogena e in
parte esogena. L'esposizione della pelle ad una dose sufficiente di raggi UVB (da 290 a
320 nm) provoca la conversione di un proormone, il 7-deidrocolesterolo, in
colecalciferolo, o vitamina D3. Attraverso l'alimentazione noi introduciamo
vitamina D2 (poca, dai vegetali), che deve essere trasformata in vitamina D3,
e vitamina D3 (la maggior parte, da alimenti di origine animale, soprattutto
olio di fegato di merluzzo, di tonno, di ippoglosso, pesci tipo pesce spada, sardine,
sgombri, aringhe, merluzzo, salmone, gamberi, uova, fegato, latte). La vitamina D3,
o colecalciferolo, attraverso il sangue arriva al fegato, dove viene trasformata in
25-idrossicolecalciferolo, o calcidiolo, che è una forma metabolicamente più attiva
della precedente; il calcidiolo, arrivato al rene, viene trasformato in
1,25-diidrossicolecalciferolo, o calcitriolo, che è la forma metabolicamente più attiva.
La vitamina D aumenta l'assorbimento di calcio e fosforo dall'intestino, e il
riassorbimento di calcio dal rene. Ciò serve a mantenere livelli di calcemia e fosforemia
tali da inibire l'azione osteoclastica del paratormone (a sua volta tesa a mantenere
livelli adeguati di calcemia e fosforemia). Pertanto, adeguati livelli di vitamina D
consentono una normale mineralizzazione ossea durante l'accrescimento nei bambini e
mantengono l'osso robusto negli adulti. I soggetti che assumono quantità insufficienti di
vitamina D con la dieta e sono poco esposti alle radiazioni UVB possono andare incontro a
rachitismo se bambini o ad osteomalacia se adulti. Studi recenti inoltre indicano che
anche per la prevenzione dell'osteoporosi sono necessari adeguati livelli di vitamina D.
Oggi si ritiene che il livello minimo accettabile di 25-idrossicolecalciferolo sia quello
al quale l'azione osteoclastica del paratormone sull'osso è soppressa, ossia almeno 30
ng/ml, e probabilmente oltre 40 ng/ml nei soggetti anziani. Considerando la limitatezza
delle risorse naturali di vitamina D e la scarsa esposizione al sole, molti anziani,
soprattutto quelli che stanno in istituti di ricovero, hanno livelli di vitamina D
inadeguati e sono a rischio di osteoporosi.
Studi recenti indicano che la vitamina D ha altri effetti fisiologici, oltre quelli
sull'osso. E' stato dimostrato che livelli adeguati di vitamina D aumentano la resistenza
alla tubercolosi. Studi epidemiologici hanno dimostrato un coinvolgimento della vitamina D
nella regolazione della pressione arteriosa, nel senso che bassi livelli di
25-idrossicolecalciferolo sono associati ad aumento della pressione arteriosa, e livelli
elevati si associano a riduzione della pressione arteriosa. E' stato infine dimostrato che
il calcitriolo agisce come soppressivo nei confronti dei tumori della mammella, del
colon-retto e della prostata.
Conclusioni. Alla luce di quanto è stato detto è evidente la necessità di
mantenere adeguati livelli di vitamina D. Soprattutto in alcune categorie di persone
(anziani ricoverati o comunque poco esposti al sole, soggetti a maggior rischio per tumori
della pelle nei quali l'esposizione al sole è sconsigliata), è raccomandabile una
supplementazione dietetica di vitamina D.
A. Schipani: fonte:
Southern Medical Journal, gennaio 2001
Pillole di buonumore
(Oggi: "TUTTO E' RELATIVO", by "Insieme" http://www.inzona.com/ita/rubriche.htm)
Positivo: Tua moglie e' incinta.
Negativo: Sono tre gemelli.
Molto negativo: Hai fatto la vasectomia tre anni fa.
--------------------
Positivo: Tua moglie non ti parla.
Negativo: Vuole il divorzio.
Molto negativo: E' avvocato.
Positivo: Tuo figlio studia un sacco chiuso
in camera sua.
Negativo: Trovi parecchi film porno nascosti nella sua stanza.
Molto negativo: Sei in alcuni di questi.
---------
Positivo: Tuo marito e' finalmente d'accordo: basta figli.
Negativo: Non trovi le pillole anticoncezionali.
Molto negativo: Tua figlia le ha prese in prestito.
MINIPILLOLE
E'
vero, alla lettera: il riso fa buon sangue
Si dice da sempre che il riso fa buon
sangue e questa affermazione dimostra di essere letteralmente molto vicina alla
verita. Infatti, come piu volte si era sospettato, alcune recenti ricerche
hanno evidenziato come in condizioni stressanti gli ottimisti possano contare su difese
immunitarie piu efficienti rispetto ai pessimisti. Gli ultimi studi sull
argomento sono stati effettuati da Susanne Segerstrom della California University. Siccome
precedenti ricerche avevavo gia evidenziato che nellorganismo sano, in
condizioni di sovraccarico psichico, alcune linee cellulari deputate alle difese
immunitarie mostrino una diminuzione di numero ed un complessivo indebolimento. La
dott.ssa Segerstrom ha esaminato un campione di 50 studenti in legge confrontando alcuni
parametri ematici allinizio del corso di studio e, durante il corso. in un periodo
particolarmente stressante (subito prima degli esami del semestre). Gli studenti erano
stati prima sottoposti a un questionario psicologico che li aveva divisi in ottimisti e
pessimisti rispetto alle aspettative di successo o insuccesso agli esami. E
risultato che lo stress del primo semestre di studi deprimeva di piu lo stato
d'animo dei pessimisti che degli ottimisti: questo puo apparire piu che
normale. Meno normale puo apparire il fatto che si e evidenziata una stretta
correlazione tra le aspettative dei soggetti e i valori ematici dei linfociti-T. Tale
valore negli ottimisti aumentava del 13% mentre nei pessimisti calava del 3%.
Lautrice interpreta tale andamento del parametro immunologico come una risposta a
due diverse modalita di percezione e di reazione all evento stressante: mentre
per i pessimisti lo stress rappresenta una minaccia (ed ha un effetto biologico
"depressorio"), per gli ottimisti rappresenta una sfida da superare che
consente, al contrario, la mobilitazione della risposta immunitaria. E evidente, al
di la delle interpretazioni, che il legame biologico tra mente e corpo e assai
piu stretto di quanto si creda.
Daniele Zamperini. Fonte:Klauss Brath "Psicologia contemporanea" - Novembre-Dicembre 2000 n. 162
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Ecografia utilissima nel tumore epatico
Daniele Zamperini: fonte "CENESTHESIS" n. 5 - Ottobre 2000
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D.Z.: fonte "International Journal of Obesity" 2000;24 (8):989-996 citato su "CENESTHESIS n. 5 - Ottobre 2000- pag. 46-47
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Obesità
(2): forse un nuovo farmaco
Dato il continuo incremento della prevalenza di casi di obesita' nei paesi
dell' Occidente industrializzato, le ricerche su strategie utili per combattere tale
condizione prendono sempre nuove direzioni. E stata infatti messa in commercio una
nuova molecola dotata di effetti terapeutici utili: la "sibutramina".
Questo farmaco sembra essere dotato di effetti importanti sia a livello dei centri
regolatori della fame posti nellipotalamo sia, con meccanismo periferico, sui
recettori beta-adrenergici degli adipociti. Il farmaco avrebbe dimostrato anche una buona
tolleranza con scarsi effetti collaterali; necessita pero sempre di una dietoterapia
adeguata associata al trattamento farmacologico. Un recente studio ha evidenziato
lefficacia della sibutramina utilizzata a dosi crescenti da 5mg a 20mg/die in un
trattamento durato complessivamente un anno. I soggetti obesi sottoposti a questo a studio
(157 soggetti) hanno ottenuto una perdita di peso mantenutasi poi costante. Dallo studio
sembrerebbe anche che la sibutramina sia sicura per i soggetti affetti da ipertensione
moderata. I risultati sembrano incoraggianti anche se non conclusivi.
D.Z: ARCH. INTERN. MED. 2000;160:2185-2191
Alendronato: è utile anche nei maschi
Come ben noto la maggioranza degli
studi controllati sullosteoporosi e stata effettuata finora in soggetti di
sesso femminile in eta postmenopausale Su tali trials si basano soprattutto le linee
di indirizzo terapeutico e le limitazioni terapeutiche del Ministero della Sanita.Ma
l' osteoporosi puo colpire i soggetti di sesso maschile dopo i 55-60 anni a causa di
una ridotta produzione di androgeni che, similmente agli estrogeni, esplicano azione di
protezione del tessuto osseo. Il 25-30% di tutte le fratture dellanca si verificano
tra uomini oltre i 55 anni; e stato dimostrato che anche gli uomini, seppure in
misura minore rispetto alle donne, mostrano non di rado anche segni evidenti di fratture
vertebrali. Esiste poi una frangia di soggetti maschili affetti da osteoporosi di tipo
iatrogena soprattutto in rapporto alla somministrazione di glicocorticoidi. Recentemente
e stato condotto un trial in doppio ceco per due anni su 241 uomini affetti da
osteoporosi di eta compresa da 31 agli 87 anni. I soggetti sono stati divisi in due
gruppi trattati con alendronato o con placebo. I soggetti sono stati sottoposti ad esami
di controllo densitometrici sulle vertebre, al collo del femore e allanca. I
risultati hanno dimostrato che, nei soggetti trattati con alendronato, un aumento di massa
ossea del 7,1% rispetto all1,8% di quelli trattati con placebo a livello vertebrale
mentre, a livello dellanca, laumento e stato del 2,5 rispetto allo 0,1%.
Ambedue i gruppi erano stati trattati anche con supplementi di calcio e di vitamina D come
e consigliato nella terapia farmacologica dellosteoporosi. Non e stata
rilevata differenza significativa per l eta, per il fumo di sigaretta e per i
livelli di testosterone. Miglioravano anche i valori dei markers biochimici dell
osteoporosi e diminuiva significativamente l' incidenza delle fratture femorali e
vertebrali.
D. Zamperini. Fonte: N.E.J.M. 2000; 343:604-10
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Il favismo può costituire elemento protettivo nei diabetici di tipo 2
Due studi hanno segnalato, nei negri
dAmerica e nei sardi, una riduzione della patologia cardiovascolare nei soggetti
fabici (portatori di carenza di G6PD).
E stato ipotizzato che il meccanismo patogenetico sia costituito da una ridotta
produzione di colesterolo e trigliceridi in quanto la G6PD produce NADPH che funge da
coenzima nella sintesi di queste sostanze.
Gli autori hanno verificato lattendibilita di tale ipotesi rilevando i
parametri correlati al metabolismo lipidico in un gruppo non selezionato di diabetici di
tipo 2 di sesso maschile dei quali era noto il fenotipo della G6PD. Sono stati esclusi i
pazienti trattati con statine o fibrati. Sono stati trattati complessivamente circa 370
pazienti. Nel corso dello studio sono stati monitorati i principali parametri metabolici.
I risultati sono stati compatibili con lipotesi che una ridotta attivita della
G6PD a livello epatico (documentata nei soggetti G6PD carenti) possa portare a una ridotta
sintesi di trigliceridi. Ne conseguirebbe una trigliceridemia meno elevata, una
difficolta nellimmagazzinare leccesso calorico sotto forma di adipe,
quindi un peso corporeo meno elevato, un aumento di colesterolo HDL. Non e stata
documentata una significativa differenza nella colesterolemia totale. I dati
complessivamente sembrerebbero compatibili con una alterazione nel metabolismo lipidico
nei soggetti diabetici carenti di G6PD con una riduzione di rischio cardiovascolare.
D.Z. da: S. Zoccheddu e al. - G.I.D.M.- n.1 - Giugno 2000
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Un nuovo impiego della vitamina C: prevenzione
della colelitiasi
La vitamina C e stata un farmaco
fondamentale allepoca della sua scoperta e sono state individuate sempre maggiori
doti. Tra le sue doti sembra esserci anche quella di proteggere le donne dai calcoli alla
cistifellea. Il razionale consisterebbe nel fatto che la vitamina C e capace di
ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e i calcoli biliari in genere sono costituiti
perlopiù a partire da ammassi di colesterolo. Al "Medical Center" di San
Francisco e stata percio studiata la possibilita di un effetto di questa
vitamina sulla formazione dei calcoli alla cistifellea. Sono stati indagati 13.000
soggetti ed e stato appurato che, nelle donne con i livelli di vitamina C piu
elevati, le possibilita di rilevare i calcoli erano inferiori rispetto a quelle con
livelli inferiori di vitamina C. Un rapporto analogo non e stato riscontrato negli
uomini.
Bisognera ora esaminare ulteriormente il problema per verificare se un eventuale
aumento di assunzione quotidiana di vitamina C sia una misura efficace e sufficiente per
prevenire i calcoli alla cistifellea.
D. Zamperini: Fonte: Archives of Internal Medicine 2000;160:931-936
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Pillole di buonumore
(Tutto e' relativo!)Positivo: Fai a tua figlia il discorso delle api
e dei fiorellini.
Negativo: Continua ad interromperti.
Molto negativo: Con correzioni.
------------------------
Positivo: Tuo figlio ha il suo primo appuntamento.
Negativo: E' con un uomo.
Molto negativo: E' il tuo miglior amico.
NEWS
(Scovate e riassunte da
A. Schipani)
Anabolizzanti e capacità erettile
Da molto tempo si discute se gli
anabolizzanti assunti dagli atleti o dai culturisti per gonfiare i muscoli siano capaci di
ridurre nel tempo la capacita sessuale maschile. Non ce unanimita
di vedute sulla situazione. Una recente ricerca condotta da G. Piubello, andrologo e
endocrinologo di Verona, avrebbe evidenziato che tali farmaci, assunti cronicamente,
riducono il desiderio sessuale e la capacita di fecondare. Lautore ha
analizzato 20 culturisti di eta compresa tra 19 e 26 anni, consumatori abituali di
anabolizzanti. Ha evidenziato bassi livelli di testosterone e inoltre 17 soggetti hanno
mantenuto ridotti livelli di ormoni maschili anche nei periodi di pausa tra un ciclo di
somministrazione e laltro. I cicli erano normalmente di 40-70 giorni con pausa di 20
giorni. Tutti gli esami seminali infine hanno evidenziato una considerevole diminuzione
degli spermatozoi. Quindi i culturisti sembrano trovarsi al bivio: muscoli o
virilita.
(ADN Kronos Salute)
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Terapia sperimentale contro la
sclerosi multipla
Le Scienze, 24.01.2001 La sclerosi multipla è una malattia invalidante, che
colpisce in prevalenza soggetti in giovane età, di sesso femminile e a latitudini
medio-alte. Le lesioni consistono in una demielinizzazione delle fibre nervose, sia nel
cervello che nel midollo spinale, provocata da un disordine del sistema immunitario. Le
conseguenze sono molteplici, ma soprattutto sono interessati il movimento, la vista, il
linguaggio. Le terapie attuali provocano una
forte soppressione immunitaria, e possono indurre gravi effetti collaterali. Ricercatori
del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense hanno sperimentato,
in scimmie affette da una malattia simile alla sclerosi multipla, una nuova terapia,
chiamata immunoterapia antigene-specifica, che attacca solo i linfociti T, riconosciuti
come causa della malattia. Normalmente i linfociti T, esposti a piccole quantità di
proteine della guaina mielinica, vengono stimolati ad attaccare la guaina stessa. I
ricercatori hanno notato che, esponendo i linfociti T a dosi massicce delle stesse
proteine, nei linfociti T si innesca un processo di autodistruzione. Pertanto,
introducendo nellorganismo una gran quantità di proteine mieliniche è possibile
rimuovere le cellule T e fermare la progressione della malattia. Si pensa che gli effetti
collaterali dovrebbero essere lievi.
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Ricordi falsi e ricordi veri
Le
Scienze, 25.01.2001
Si sa che la memoria umana non sempre è affidabile, infatti il nostro cervello è capace
di creare falsi ricordi di eventi mai accaduti, facendoci credere che siano veri. I
ricercatori dellUniversità del Missouri-Columbia hanno ideato un metodo per
distinguere i ricordi veri da quelli falsi, approfondendo così le conoscenze sul
funzionamento della nostra mente.
Quando un evento reale viene memorizzato, vengono anche memorizzate informazioni
sensoriali relative allevento; al contrario, un evento non reale, quindi un ricordo
falso, non è associato ad informazioni sensoriali. Quando recuperiamo dalla memoria il
ricordo di un evento reale vengono riattivate anche le relative informazioni sensoriali.
Rilevando lattività cerebrale nel momento in cui la memoria viene stimolata, è
così possibile distinguere i ricordi veri da quelli falsi, anche se i soggetti ritengono
che i ricordi siano tutti veri.
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Effetti
della glucosamina solfato sulla progressione dellosteoartrite
Doctors Guide Review, 26.01.2001 La glucosamina è un normale
costituente dei glucosaminoglicani nella matrice cartilaginea e nel liquido sinoviale. La
glucosamina solfato è il derivato solfato della glucosamina, utilizzato finora con un
buon profilo di tollerabilità e con buoni risultati sulla sintomatologia dolorosa
osteoarticolare in studi clinici a breve e medio termine. E stato fatto uno studio
randomizzato, controllato versus placebo, in Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, su 212
pazienti affetti da osteoartrite del ginocchio, ai quali sono stati somministrati
glucosamina solfato o placebo una volta al giorno per tre anni. Nei 106 pazienti trattati
con glucosamina solfato la riduzione della rima articolare del ginocchio dopo tre anni è
stata di 0.06 mm, un valore non significativo. Nel gruppo placebo, invece, si è avuta una
riduzione significativa della rima articolare di 0.31 mm. Inoltre, la sintomatologia
dolorosa dopo tre anni era leggermente peggiorata nei pazienti del gruppo placebo, mentre
era migliorata nei pazienti trattati con glucosamina solfato.
Lancet 2001;357:251-56
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Sulla probabilità di
morire per "mucca pazza"
Roma,
29 gennaio 2001 (Adnkronos)
La probabilità statistica di morire di BSE (encefalopatia spongiforme bovina) sono
estremamente basse, circa le stesse che abbiamo di morire cadendo dal letto. Lo spiega sir
John Krebs, capo dellAgenzia per la sicurezza alimentare britannica. Infatti
attualmente le morti attribuite al consumo di carne di mucca pazza sono circa
15 lanno, lo stesso numero allincirca delle morti per caduta dal letto. Se si
considera che i decessi annui per cause da collegare allalimentazione sono circa
73.000 per le malattie coronariche, 34.000 per i tumori e 50-300 per salmonellosi da
consumo di uova infette, si può stare abbastanza tranquilli.
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La formazione delle sinapsi
Le
Scienze, 30.01.2001 - Già
nel 1997 il neurobiologo Ben Barres della Stanford University aveva scoperto che gli
astrociti, ossia i neuroni cresciuti vicino alle cellule gliali, sono molto più reattivi
dei neuroni cresciuti isolati. Lo stesso Barres coi suoi collaboratori ha ora scoperto il
perché avviene ciò. Colorando le proteine che i neuroni usano per costruire le sinapsi,
gli sperimentatori hanno visto che i neuroni cresciuti vicino alle cellule gliali
aggregano queste proteine costruendo sinapsi in quantità sette volte maggiore rispetto ai
neuroni che crescono isolati. I neuroni quindi hanno bisogno di ricevere il via dalla glia
per poter costruire le sinapsi necessarie a comunicare tra di loro. Finora si riteneva che
le cellule gliali avessero un ruolo secondario, per il rifornimento nutritivo, o di
supporto per altre cellule.
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Aspirina più
dipiridamolo nella prevenzione dellictus
30.01.2001 Westport, CT (Reuters Health) LAmerican College od Chest
Physician (ACCP) ha rivisto le linee guida per la terapia preventiva dellictus
ischemico. Adesso vengono considerate accettabili tre opzioni terapeutiche: aspirina alla
dose da 50 a 325 mg al giorno; aspirina 50 mg più dipiridamolo in formulazione ritardo
250 mg x 2 al giorno; oppure clopidogrel 75 mg al giorno. La combinazione
aspirina/dipiridamolo sembra essere il regime terapeutico più efficace, superiore
allaspirina da sola più di quanto non lo sia il clopidogrel. Tuttavia il
clopidogrel potrebbe essere preferito da alcuni pazienti a causa della
monosomministrazione giornaliera. Inoltre, il clopidogrel provoca meno sanguinamenti del
tratto gastroenterico, rispetto allaspirina, mentre la combinazione aspirina
dipiridamolo è sovrapponibile in questo allaspirina da sola.
Chest 2001; 119:300S-320S
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APPROFONDIMENTI
Storia del tabacco: miseria e nobiltà di una pianta "sacra"
Tra le nuove meraviglie riportate dagli
esploratori del Nuovo Mondo (fagioli, peperoni, pomodori, granturco) c'era anche una
piantina della quale poco ancora si sapeva ma che era destinata a far discutere per i
secoli a venire: il tabacco.
La pianta di tabacco e stata probabilmente il primo vegetale coltivato per scopi
ricreativi o religiosi fin dai tempi piu remoti. Originaria del continente americano
essa era conosciuta dalle antiche popolazione che avevano creato intorno ad essa un' aura
divina e leggendaria i cui echi giungono fino ai giorni nostri.
Pochi sanno, ad esempio, che la parola "sigaro" (derivata dallo spagnolo
"cigale") abbia le sue origini dal termine azteco "Zicar" con cui
veniva chiamato il Dio del tabacco. Presso i Maya lo stesso Dio si chiamava invece
"Zic-Ahuau".
Come e' nato?
I Pellerossa (popolazioni amerinde a noi piu note, di cui ricordiamo tutti il
tradizionale calumet della pace fumato nei films) avevano intorno al tabacco una serie di
pittoresche leggende:
-I Lakota (Sioux stanziati nel territorio occidentale) ritenevano che il tabacco
fosse un dono di Wakan-Tanka, il "Grande Spirito", e che fosse stato consegnato
agli uomini dalla bellissima Donna Bisonte Bianco, vestita di pelli di daino bianche.
Secondo quanto narrato dal sacerdote Alce Nero la stessa emissaria del Dio aveva donato ai
Sioux la "Sacra Pipa" con una descrizione precisa dei riti necessari per
raggiungere attraverso il fumo la perfetta comunione tra uomo e Dio. Il Sioux
"Cervo Zoppo" raccontava che "il fumo della Pipa Sacra e il
respiro del Grande Spirito
quando sediamo e fumiamo insieme la nostra pipa formiamo
un cerchio senza inizio e senza fine che circonda tutto quanto esiste sulla terra".
-I "Piedi Neri" invece narravano che il "Grande Spirito" aveva
fatto conoscere il tabacco a quattro stregoni durante una visione. Poiche' pero gli
stregoni non volevano condividere la sacra pianta con gli altri comuni mortali, alcuni
castori inviati dal Dio misero riparo allingiustizia regalando i semi di tabacco a
una coppia di comuni indiani e insegnando loro anche i rituali di coltivazione.
-Gli "Apaches" raccontano che fu Coyote (il Dio dell' inganno) a rubare
il tabacco al Sole ma che voleva tenerlo per se'. Allora la gente della tribu
escogito un espediente: fecero travestire un ragazzo da donna e fecero finta di
volerlo dare in sposa a Coyote. Questi, consentendo al matrimonio, regalo alla
promessa sposa come dono di nozze tutto il tabacco che aveva rubato al sole. Celebrate le
finte nozze e scoperto l' inganno, Coyote si infurio e cerco di riavere
indietro il regalo ma fu inutile perche gli uomini si tennero il tabacco, frutto di
un doppio furto.
-I "Cree" invece narrano una romantica storia d' amore: un giovane si
innamoro di una fanciulla di un altro accampamento e approfitto di un momento
in cui erano rimasti soli per dichiararsi e chiederle di sposarlo. La giovane
acconsenti e furono celebrate le nozze. In seguito, tornando dove era sbocciato
lamore tra i due, il giovane si accorse che era cresciuta una bellissima pianta, che
porto alla propria gente. Alla pianta fu dato il nome di "hitci" ma quando
fumavano le sue foglie il giovane e la sua gente usavano un altro nome, "haisa"
che significa amplesso.
Il Tabacco in epoca precolombiana
In tutte le latitudini, quindi, e presso tutte le popolazioni americane il tabacco e
stato visto come una pianta di origine sacra, la cui origine, coltivazione e consumazione
era condizionata da una serie di riti e di cerimonie particolari. Veniva usato, a seconda
delle popolazioni, in vari modi: poteva essere fumato (si potevano allora usare pipe di
terracotta, pipe di pietra, poteva esser fumato, magari avvolto da foglie di pannocchie di
mais); poteva essere masticato (da solo o mescolato ad altre sostanze); poteva essere
fiutato, bevuto, succhiato o addirittura assunto per via rettale (Schultes 1979).
Luso piu comune era gia' comunque quello del fumo, come gia' si legge nel
libro sacro dei Maya.
Tra gli Aztechi, gia nel primo millenio a.c., i sacerdoti soffiavano
ritualmente il fumo direttamente verso il sole e ai quattro punti cardinali aspirandolo da
pipe o direttamente dalle foglie arrotolate.
Presso di essi il tabacco veniva usato anche al temine di pasti rituali: i commensali si
riunivano dopo la mezzanotte, si lavavano le mani e mangiavano mais, fagioli, tacchini,
carne, e al termine del pasto venivano distribuite pipe di canna o di terracotta
riccamente decorata, senza fornello, in cui veniva fumato un miscuglio di tabacco e resine
aromatiche. Venivano inoltre distribuiti regali e altre sostanze come il cacao, anch'esso
carico di forti significati simbolici rituali. Passeggiare con una pipa in mano era
comunque ritenuto, per gli Aztechi, segno di nobilta e di eleganza.
I nativi del Rio delle Amazzoni (Thevet 1555) tenevano il tabacco in grande
considerazione; sostenevano che esso purificava e consumava gli umori superflui del
cervello e toglieva fame e sete per po di tempo. Veniva usato per le cerimonie di
iniziazione degli adolescenti, che dovevano fumare un certo numero di sigari o ingoiare
foglie di tabacco.
Gli indigeni Warraud del Basso Orinoco (Venezuela) usavano il tabacco come unica
sostanza allucinogena nelle loro cerimonie spirituali. Consumavano fino a 30 sigari per
stimolare il viaggio verso i loro spiriti. La cosa, viste le dosi, non dovrebbe destare
meraviglia.
Il tabacco veniva pero considerato anche una pianta medicinale e veniva
somministrato anche per altre vie e perfino, come gia detto, per via rettale. La
differenza tra gli effetti psico-organici del tabacco riportati dai racconti (addirittura
francamente allucinogeni ma comunque sempre diversi tra loro a seconda dell' origine dei
racconti) e quelli riscontrati in epoca attuale puo' derivare da una serie di fattori di
cui parleremo in seguito come ad esempio la diversa composizione e la diversa
ibridizzazione delle piante coltivate.
Infatti la pianta di tabacco veniva coltivata in modo diverso nelle diverse zone
dellAmerica quasi sempre con una procedura "sacrale" e accompagnata da
complicati riti. Percio' veniva usato per le cerimonie religiose solo tabacco coltivato
secondo lortodossia locale e avente determinate specifiche caratteristiche, diverse
da tribu' a tribu'.
Gli indiani Crow avevano perfino organizzato una specie di Associazione di Garanzia
che vegliava sulla qualita e sulle modalita di coltivazione del tabacco
(Guasco 1999).
La sacralita' del tabacco era tale che i Kuruk, indiani tipicamente nomadi e dediti
alla cacciagione, coltivavano esclusivamente tale vegetale rifiutando invece, per motivi
religiosi, ogni altro tipo di coltivazione.
L' uso religioso del tabacco faceva si' che spesso esso venisse a costituire un' offerta
sacrale alle divinita. Strano a dirsi, molte di queste usanze sono state tramandate
fino allepoca nostra: ancora oggi, ad esempio, gli ultimi discendenti dei Maya
nello Yucatan e nel Messico usano offrire agli Dei il primo sigaro della raccolta
accendendolo con una lente che concentra i raggi solari: essi infatti si raffigurano il
Dio del Tuono e della Pioggia come un vecchio con una lunga barba bianca, accanito
fumatore, che produce le nuvole con il fumo del suo sigaro e le stelle del cielo con le
braci accese.
E notevole il fatto come la maggior parte degli indigeni di California, Oregon,
Columbia Britannica, ecc., coltivassero tabacco ma non coltivassero altre piante. Alcune
tribu (come ad esempio i Kuruk di cui abbiamo gia' parlato) avevano
sviluppato una raffinata conoscenza delle tecniche di coltivazione che pero
applicavano al solo tabacco senza mai estenderlo ad altre piante alimentari
BIOLOGIA DEL TABACCO
Parlando di tabacco non ci si puo riferire pero' ad una pianta ben precisa: quello che noi
attualmente usiamo e il tabacco derivato dalla "nicotiana tabacum", pianta
delle solanacee (come la patata, il pomodoro e altre piante coltivate) originaria di una
regione dellAmerica meridionale compresa tra Argentina, Bolivia e Paraguay. E
una pianta esclusivamente coltivata in forma "domestica" e inesistente in forma
selvatica. E' un allotetraploide (vale a dire che possiede un doppio corredo cromosomico
derivato da due progenitori di ceppi diversi). Questo fenomeno, nei vegetali, e'
abbastanza frequente: alcune piante possono incorporare un doppio corredo cromosomico
derivato addirittura da specie diverse. I progenitori della "nicotiana tabacum",
quelli che hanno fornito il doppio corredo cromosomico, sono probabilmente la
"nicotiana silvestris" e la "nicotiana tormentosiformis" (DAmato
1987).
Si tratta di due piante diffuse in zone diverse del Sud America ma non comunicanti
direttamente tra loro: la particolare geografia "longitudinale" del continente
sudamericano ha provocato la formazione di vere "barriere climatiche" che hanno
impedito la diffusione delle specie vegetali, spesso rimaste limitate in un ristretto
habitat. I due ceppi "progenitori" si sono ibridati probabilmente attraverso
lintervento di una terza sottospecie, la "nicotiana otophora", che vegeta
in una regione intermedia e che puo aver agito da trait-dunion.
Il genere "nicotiana" comprende complessivamente circa 50 specie; in origine
molte di queste venivano usate come produttrici di tabacco prima che si affermasse la
specie ibrida. La specie piu' usata dalle popolazioni amerinde era probabilmente la
"nicotiana rustica", con contenuto piu' alto di nicotina ma di combustione piu'
difficile. Proprio per favorire tale combustione venivano usati strumenti appositi: sono
state trovate pipe di diversa fattura, risalenti fino a 2000 anni a.c. in molte
localita del Sud America.
Anche la "nicotiana rustica" e un ibrido tetraploide: deriva da
"nicotiana paniculata" e "nicotiana ondulata" ed e originaria
della regione Andina. Si sarebbe quindi curiosamente verificata nell' America del sud una
ibridazione e una selezione indipendenti di specie affini difficilmente mescolabili tra di
loro.
L' IMPORTAZIONE DEL TABACCO IN EUROPA
Gia dal viaggio di Colombo si cominciarono ad avere in Occidente le prime notizie di
questa strana pianta e delluso che se ne faceva nel Continente Nuovo.
Il diario di Cristoforo Colombo riporta come, allorche approdarono
nellisola di Hispaniola (attuale Cuba) si accorsero con meraviglia che gli Indios
avevano labitudine di inalare fumo di tabacco. I famosi sigari cubani possono
vantare quindi illustri antenati
Ma gia' un mese prima Colombo, esplorando alcuni isolotti nella speranza di trovare oro e
pietre preziose, aveva notato un indio su una piccola imbarcazione che "portavano con
se' qualche foglia seccata che deve essere molto apprezzata da loro perche me ne
hanno fatto dono". A Hispaniola gli uomini inviati a terra riferirono di aver visto
in giro "molti uomini e donne che tenevano in mano un tizzone derbe per farne,
come loro abitudine, delle inalazioni".
Nel 1495 un missionario, Francesco Pane, riferi che i nativi delle Antille
impiegavano la polvere del tabacco, inalandola, contro vari malanni.
Tocco ad Americo Vespucci incontrare invece i primi masticatori di tabacco, a
largo del Venezuela (1499).
Diversi altri studiosi indagarono su questo argomento: il frate domenicano Bartolome
De Las Casas descriveva con precisione: "erbe secche avviluppate a loro volta in
una foglia secca ... accesi a una estremita dallaltra risucchiano o aspirano
verso linterno ricevendo cosi il fumo".
Una descrizione analoga e ancora piu approfondita veniva effettuata da Gonzales
Fernandez de Oviedo y Valdes, Governatore di San Domingo nel 1535.
Gli indigeni davano il nome di "cagioha" o "cahiba" alla pianta,
quello di "tabaha" a quella strana pipa a forma di Y in cui fumavano le foglie
ad uso soprattutto medicinale. I primi esploratori percepirono immediatamente
limportanza di questa pianta per le culture indigene tanto che praticamente tutte le
pubblicazioni sul nuovo mondo riportavano descrizioni e illustrazioni riguardanti
luso del tabacco.
LA DIFFUSIONE IN EUROPA
Storicamente, sembra che i primi semi di tabacco per una coltivazione in loco furono
importati in Spagna dal naturalista Hernandez da Toledo che nel 1559 li mise in
coltura nei giardini reali. Il primato storico viene pero' invece attribuito quasi
universalmente a Andre' Thevet che avrebbe portato i primi semi di tabacco
(nicotiana tabacum) in Europa e seminati in Angoulonne nel 1556 tanto che la
localita diede il primo nome a questa pianta (Herb DAngoulenne).
Il nome latino della specie deriva pero da quello del Console Generale Francese a
Lisbona, Jean Nicot che introdusse il tabacco in Francia dal Portogallo nel 1560.
Infatti un dizionario del 1573 riporta gia il vocabolo "nicotiane"
descrivendola come erba meravigliosa, utile contro ferite, ulcere, herpes e altre simili
malattie. Da Nicot prende nome anche ovviamente la nicotina, alcaloide isolato tre secoli
dopo (nel 1828).
Nei primi anni della sua introduzione in Europa il tabacco era utilizzato sotto forma di
polvere di foglie disseccate, inalate dal naso per curare il mal di testa. Mornadez,
famoso medico di Siviglia, la prescrisse contro il morso di serpenti e di insetti oltre
che per il mal di testa, raffreddore e reumatismo. Barclay in Gran Bretagna contro
lapoplessia, le vertigini, la peste e lasma.
Il primo fumatore bianco in assoluto sarebbe stato Rodrigo De Jerez che pero
pago' caro il primato in quanto fu processato e incarcerato per stregoneria
dallInquisizione per aver fumato in pubblico.
La moda del tabacco da fiuto venne introdotta da Caterina De Medici che veniva
rifornita dal suo ambasciatore Nicot. La stessa Caterina curo le ulcere del figlio
Francesco con un unguento preparato pestando le foglie in un mortaio e facendole cuocere
in grasso di maiale. Per questo il tabacco ebbe per un certo periodo anche altri nomi come
"erba dellambasciatore", "erba medicea",
"caterinaria", ecc.
Quasi contemporaneamente al Thevet e al Nicot, il Nunzio Apostolico a Lisbona Cardinale
Prospero di Santa Croce, porto in Vaticano alcuni semi di "nicotiana
rustica" che vennero coltivati nei giardini del Papa nel 1561, ove questa pianta fu
battezzata "herba panacea" o "herba sancta" (Cattabiani
1996).
In pochi anni luso di questa pianta si generalizzo: gia alla fine del
XVI sec. il tabacco era coltivato in molte regioni del Vecchio Continente e ne venivano
vantate le portentose virtu medicinali. Nello stesso periodo venne introdotto in
Oriente, e precisamente in India, dai Portoghesi, e si diffuse anche li molto
rapidamente. E curioso notare che anche in India dove lintroduzione e
recente e posteriore alla scoperta dellAmerica si siano sviluppati miti e leggende
circa lorigine e la diffusione del tabacco (Mehra 1979).
Vi fu una violenta guerra commerciale per il predominio della coltivazione e della vendita
dei prodotti del tabacco: gli spagnoli dettero vita alle prime piantagioni di tabacco ad
Haiti nel 1530, gli Inglesi iniziarono nel secolo successivo in Virginia e nel Maryland
dove estesero enormemente le piantagioni.
Nel XVII sec. la curiosa pratica di inalare il fumo di tabacco era gia diventata in
Europa una piacevole attivita popolare. Fu alla meta del XVII sec. che il
tabacco assunse il suo nome comune definitivo.
Nel 1619 la coltivazione del tabacco venne proibita in Inghilterra con il pretesto che
sottraeva terreno alle colture alimentari. Gli Inglesi pero continuavano a
coltivarlo, venderlo e diffonderlo ovunque tramite la Compagnia della Virginia.
Allorche' il cardinale Richelieu impose sul tabacco un pesante balzello, venne
immediatamente imitato da tutti gli altri Stati, e questo segno' la fine di ogni
opposizione all' abitudine del fumo. L' introduzione della tassa sul fumo fu infatti un
elemento determinante per la diffusione di tale abitudine considerata ormai vantaggiosa e
lucrosa da tutti i governi.
Nel '900 il tabacco e' una delle coltivazioni piu' diffuse: viene coltivato dai 60° al
nord della Svezia ai 40° al sud dellAustralia e della Nuova Zelanda. Gli USA sono
il paese maggiormente produttore con piu di 1/5 della produzione annua mondiale.
Grande produttore e pure la Cina continentale con Italia, India, Brasile, Giappone e
Turchia.
Evoluzione dell' uso del tabacco in Europa
Per circa 300 anni dalla "scoperta" del tabacco, predomino luso
della pipa, affiancato dal fiuto di foglie polverizzate. Il sigaro si affermo nel
XIX sec. mentre le sigarette sono una invenzione piu moderna (risalente alla
meta dell800) ed hanno raggiunto la preminenza solo in epoca molto recente,
tra le due guerre mondiali. Il "Morgagni" (rivista di aggiornamento medico) del
1881 riportava le statistiche delluso del tabacco in Italia: si rileva come all'
epoca il tabacco da fiuto costituisse quasi un quarto del consumo; per quanto riguardava
il tabacco da fumo circa il 60% era destinato alla pipa, il resto ai vari tipi di sigaro
con irrisorio consumo di sigarette ("spagnolette"), per lo piu' di provenienza
estera. Il tabacco importato era meno dell' 1% del totale, mentre il consumo medio
pro-capite in Italia era inferiore ai 2 g. giornalieri, molto meno dell' attuale!
Le opposizioni al fumo
Non sempre pero' il tabacco ha avuto vita facile, manifestandosi invece sin dall' inizio
ostilita' e opposizioni.
Si e' gia' detto della condanna del primo fumatore, Rodrigo de Jerez, ad opera
dell' Inquisizione. Papa Urbano VIII nel 1621 proibi il fumo sotto la
minaccia addirittura della scomunica.
Nel 1690 cinque monaci di Santiago furono sotterrati vivi per aver contravvenuto
agli ordini del Vaticano e fumato tabacco nella chiesa.
In Russia e in Turchia le pene erano gravi: sino alla mutilazione (taglio delle
mani, del labbro o del naso) e alla decapitazione.
Lo Scia' di Persia faceva tagliare il naso ai fumatori (li' il tabacco veniva
soprattutto fiutato).
In Inghilterra il celebre esploratore e fumatore Walter Raleigh (scopritore della
Virginia), sarebbe stato decapitato, almeno ufficilmente, proprio per questo suo vizio. A
decretarne la morte fu il Re Giacomo I che vedeva tale uso come disdicevole e
dannoso per la salute.
La maggior parte delle opposizioni sono cadute, come gia' detto, con l' istituzione della
tassa sul tabacco e sono riprese solo in epoca recentissima.
COSA SUCCEDERA DEL TABACCO ?
Attualmente luso del fumo sta conoscendo un periodo di forte conflitto e di critica
sempre piu' stringente dal punto di vista sanitario: e ormai pacifico che il fumo
nuoccia gravemente alla salute e tale concetto sta diffondendosi sempre di piu tra
la popolazione dei paesi sviluppati. Ci si sta forzando a cambiare la percezione di alcuni
modelli che sembravano ormai consolidati in modo da annullare laura di fascino e di
mistero che accompagnava il rituale della sigaretta. L' opposizione deriva anche dal fatto
che, nel corso della storia, il tabacco ha diminuito sempre piu il suo aspetto di
sostanza sacra, di sostanza per speciali occasioni o di farmaco, per acquisire
sempre di piu i connotati di "sostanza di assuefazione", o simil-droga.
Recenti vicende giudiziarie americane avrebbero evidenziato come questo aspetto sia stato
deliberatamente accentuato nella misura massima da Societa' produttrici mediante
addirittura l' aggiunta di additivi che favorissero l' assuefazione; viene da chiedersi
dunque quanta parte dei problemi di salute riscontrati siano in effetti derivati dall' uso
spontaneo del tabacco e quanta invece dai comportamenti irresponsabili dell' uomo stesso.
La pianta di tabacco mantiene tuttavia una serie di particolarita' che la rendono utile,
se non preziosa, per gli scienziati: essa viene facilmente usata come modello per
esperimenti di biologia cellulare o molecolare in quanto molto adatta alle manipolazioni
genetiche. La pianta di tabacco puo servire percio come base per la
produzione, mediante tecniche di biologia molecolare e genetica, di altre sostanze di
interesse farmaceutico. Non e detto quindi che tutto il male venga per nuocere.
Daniele Zamperini
Parte del materiale di questo articolo e' stato pubblicato, con diverse integrazioni, da
L. Carra e D. Zamperini su Airone di Settembre 2000. Una parte e'
rinvenibile su www.zadig.it Questa e' la
prima versione
Fonti:
L. Figuier "La scienza in famiglia" Fratelli Treves ed., III Ed.,1890.
A. Sonnino: Biologi Italiani n. 7, Luglio 2000.
Sterpellone: "Stratigrafia di un passato".
F. Vizioli: "Il Morgagni" - 1881.
Alce Nero: "Alce Nero parla"
Enciclopedia della Scienza e della Tecnica- EST. Ed. Mondadori
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Positivo: Tua figlia trova subito
lavoro dopo la laurea.
Negativo: Come prostituta.
Molto negativo: Ha diversi clienti tra i tuoi colleghi.
Troppo negativo: Guadagna più di te.
--------------------
Positivo: Tuo figlio sta maturando.
Negativo: Ha una storia con la signora della porta accanto.
Molto negativo: Anche tu.
MEDICINA LEGALE E
NORMATIVA SANITARIA
Rubrica gestita dall' ASMLUC:
Associazione Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica
---------------------------
Il SSN deve rimborsare i farmaci in fascia "C" qualora non esistano valide alternative (Sentenza)
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE - RICHIESTA DA PARTE DI UTENTE DI RIMBORSO PER ACQUISTO DI VACCINO PER LA CURA DI ALLERGOPATIA - DINIEGO PER NON ESSERE IL FARMACO INCLUSO NEL PRONTUARIO FARMACEUTICO - RICORSO - ACCOGLIMENTO.
(Il SSN e' tenuto al rimborso di farmaci anche se non inclusi tra quelli rimborsabili qualora esse siano indispensabili per tutelare il fondamentale diritto alla salute)
( Cassazione - Sezione Lavoro - Sent. n. 1665/2000 - Presidente S. Lanni - Relatore V. Castiglione )
Il diritto alla salute, nel solco di un indirizzo della Corte Costituzionale , viene a configurarsi come un diritto primario fondamentale che impone piena ed esaustiva tutela; la norma acquista così una diretta operatività, indipendentemente dall'intervento del legislatore ordinario.
Il dettato costituzionale acquista sì operatività immediata e non limitata , ma restano affidate al legislatore l'ampiezza e le modalità della tutela della salute attraverso anche la determinazione dell'entità dello sforzo finanziario, che la collettività deve sostenere a questo fine.
Si tratta, quindi di una tutela non illimitata in relazione a tutte le possibili esigenze preventive e terapeutiche dell'individuo, ma circoscritta a quella che la normativa vigente (peraltro in larga misura) prevede, stabilendo quali prestazioni le strutture sanitarie pubbliche sono tenute a garantire.
E' evidente, dunque, che vi siano necessariamente dei "limiti" definiti dalla giurisprudenza di legittimità, oltre i quali, cioè, l'interesse individuale del cittadino cessa di essere direttamente garantito, il che va detto, in particolare, per le prestazioni farmaceutiche limitate alla somministrazione di medicinali prevista dal prontuario terapeutico.
Peraltro, di fronte ad un'eventuale insopprimibile esigenza, rispetto alla quale le strutture organizzative del Servizio Nazionale Sanitario non offrono rimedi alternativi, il diritto fondamentale dell'individuo alla salute si impone nella sua integrità ed assolutezza senza limite e condizionamenti sorta.
Sintesi di Daniele Zamperini
(La sentenza; conclusioni in esteso)
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Norme sul congedo parentale per
maternità
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D. Zamperini
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--------------------
(Questo articolo, editoriale di un prossimo numero della Rivista Italiana di Medicina
Legale, viene qui pubblicato in anteprima assoluta per gentile concessione del Direttore
della Rivista, Prof. Francesco Introna, e dell' Autore, Prof. Angelo Fiori, Direttore
dell' Istituto di Medicina Legale dell' Universita' Cattolica di Roma), che ringraziamo.
----------------
1. La recente pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale del 25 luglio 2000 delle nuove Tabelle per lindennizzo
dellinabilità permanente nellassicurazione sociale contro gli Infortuni e le
Malattie Professionali, in applicazione del D.L. 23 febbraio 2000 n. 38, segue di pochi
anni la 4^ edizione della nota Guida di Luvoni, Mangili e Bernardi, la seconda edizione
della Guida della SIMLA e la pubblicazione di altre Guide, nonché le tabelle
dellinvalidità civile e quelle sugli handicap. Ed anticipa la possibile
elaborazione di una Guida europea, prevista da una Raccomandazione, indirizzata
recentemente al Parlamento Europeo da una Commissione ad hoc, tendente a realizzare una
omogeneizzazione tra gli Stati Membri nel risarcimento del danno alla persona da
responsabilità civile.
Si tratta di Guide destinate alla valutazione quantitativa delle conseguenze
dannose di menomazioni psicofisiche permanenti - dovute a cause diverse - con criteri
derivanti dalle norme di riferimento e dalla giurisprudenza o da contratti. Le accomuna
limpiego della stessa unità di "misura" costituito dalla
quantificazione percentuale.
La diversità degli ambiti giuridici giustifica, ovviamente, anche le differenze
riscontrabili nelle tabelle, alcune delle quali sono a carattere orientativo come
quelle per la responsabilità civile e per la valutazione dellinvalidità civile -
altre sono tassative, perlomeno per le voci cardine, come quella dellINAIL, e quelle
delle polizze di assicurazione privata contro gli infortuni.
Lanalisi che qui si intende
compiere - nellattesa, destinata probabilmente ad essere lunga, di una Guida europea
per la valutazione del danno alla persona da responsabilità civile - è finalizzata ad
accertare, per quanto riguarda lItalia, se i profondi mutamenti avvenuti nella
dottrina e nel diritto giurisprudenziale, nonché nella prospettiva di forse imminenti
modifiche del Codice Civile che includano il cosiddetto danno biologico, abbiano o
meno una corrispondenza coerente ed adeguate motivazioni nelle nuove Guide. La nuova
tabella INAIL (Tabella delle menomazioni), riguardando lindennizzo del danno
biologico, propone anche problemi aggiuntivi, sia di natura dottrinale che di applicazione
pratica, specie in relazione al regresso ed alla rivalsa, ma questi non
appartengono al tema specifico di questo Editoriale. Vi rientra invece la possibilità di
eventuali modifiche future di alcune voci tabellari consentita dal carattere sperimentale
di una parte dellart. 13 del D.L. 38/2000.
Lo studio della storia naturale di queste diverse guide-tabelle che è
indispensabile e deve opportunamente estendersi a comparazioni con qualche guida straniera
- ne dimostra lorigine genetica comune chiaramente visibile nel loro impianto
generale e nei principi che da esso traspaiono e porta a concludere che il processo di
aggiornamento ha tendenzialmente mantenuto la struttura originaria privilegiando il
decremento solidale delle varie voci in luogo di un rimescolamento delle voci tabellate
che il mutare delloggetto della quantificazione avrebbe a nostro avviso richiesto.
Chi scrive è pienamente consapevole che il proporre un riesame critico delle strutture
tabellari dopo la loro pubblicazione in epoche recenti, ha senso, se le conclusioni cui si
perverrà venissero condivise, soltanto ai fini di una futura revisione. Daltro
canto la ricerca scientifica, in questo settore come in qualsiasi altro, non può
rinunciare alla propria connaturata esigenza di rimettere continuamente in discussione le
conoscenze e la prassi.
2. Limpiego del metodo percentuale per la stima dellinvalidità permanente ha la sua indubbia validità pratica quale risulta da alcune elementari constatazioni.
E un metodo impiegato da
quasi un secolo ed è quindi entrato largamente nelluso, quantomeno in molti paesi.
E convertibile in moneta con metodi diversi a seconda dellambito in cui viene
utilizzato. Non è un metodo scientifico in senso stretto pur basandosi su
conoscenze scientifiche anatomiche e funzionali relative ai singoli organi od apparati
ma può avvalersi, come di fatto si avvale, di accordi convenzionali cui
luso di numeri conferisce un alone di scientificità e nel contempo di asetticità.
E tuttavia evidente a chiunque che questo metodo è di per sé alquanto
grossolano. A prima vista appare quanto sia temeraria lidea di poter
"misurare" il valore di una struttura estremamente complessa come luomo,
disponendo dellequivalente di un metro lineare, cioè di cento punti. Se la misura
fosse espressa in millesimi, sarebbe forse uno strumento meno limitato, potendosi avvalere
di mille punti per meglio quantificare situazioni intermedie ; ma il vantaggio così
ottenibile non sarebbe comunque risolutivo.
E altrettanto evidente ed è questo forse il punto più debole del sistema -
che il metodo percentuale non è in grado di riprodurre, nel suo incremento lineare,
lesponenzialità dellincremento del danno dovuto alle menomazioni più gravi,
spesso concorrenti e plurime, in genere designate come "macropermanenti".
E questo un limite ancor maggiore di quello che si riscontra allestremo
opposto della scala, cioè quello dei danni minimi, o "micropermanenti",
difficili da quantificare attraverso punti percentuali, che spesso appaiono eccessivi. Appare
dunque chiaro che non si tratta di un metodo di "misura" bensì di un metodo di
"stima", molto approssimativa, del decremento anatomo-funzionale
conseguente a lesioni configuranti stato di malattia generale o locale.
3. Nel corso del Secolo XX si
possono individuare tre successivi periodi nellelaborazione ed introduzione
di tabelle per la stima dellinvalidità permanente.
Al primo periodo, che giunge fino alla prima metà degli anni sessanta,
appartengono la Tabella dellAssicurazione Sociale contro gli Infortuni inserita nel
Regolamento del Testo Unico del 1904; la Tabella orientativa proposta da Antonio Cazzaniga
nel 1928 per la responsabilità civile e le Tabelle delle polizze private di assicurazione
contro gli infortuni.
Il secondo periodo si può far datare dal 1965, anno di pubblicazione del D.P.R. 30
giugno 1965 n. 1124 che negli allegati n.1 e 2 conteneva nuove Tabelle della valutazione
del grado percentuale di inabilità permanente dellindustria e
dellagricoltura, ampliate e modificate rispetto alla Tabella del 1904. Alcuni anni
dopo una Commissione di giuristi, medici legali e assicuratori ha proposto in un convegno
tenutosi a Como nel 1967, ed approvato nel 1968 in un ulteriore convegno a Perugia, una
nuova Tabella orientativa per la valutazione del danno alla persona da responsabilità
civile. Al 1969 risale la pubblicazione della Tabella proposta, con le stesse finalità,
dalla Società Romana di Medicina Legale peraltro limitata al sistema locomotore Nel corso
del "secondo periodo" sono state pubblicate anche altre tabelle citate nelle
note n.5, 6 e 7.
Il terzo periodo si può datare dallanno di pubblicazione della citata 4°
edizione della Guida di Luvoni, Mangili e Bernardi (1995) che muta il titolo delle
precedenti edizioni (Guida alla valutazione medico-legale dellinvalidità
permanente) - le prime due dovute a Ranieri Luvoni e Ludovico Bernardi, la terza, anche a
Franco Mangili - in "Guida alla valutazione medico-legale del danno biologico e
dellinvalidità permanente" introducendo modifiche di talune voci e,
soprattutto, mutando loggetto della quantificazione percentuale: dal danno
patrimoniale a quello biologico in senso stretto. Nello stesso anno è stata
pubblicata la "Guida tabella del Danno Biologico a carattere permanente e
invalidante" ad opera di Cittadini e Zangani (1995) seguita poco dopo dalla
"Guida orientativa per la valutazione del danno biologico permanente" compilata
sotto legida della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni da
Marino Bargagna, Marcello Canale, Francesco Consigliere, Luigi Palmieri e Giancarlo Umani
Ronchi (1996 ) giunta ormai alla sua terza edizione.
E del 12 luglio 2000, come già detto, il Decreto del Ministero del Lavoro e della
Previdenza Sociale, che pubblica le nuove tabelle da utilizzare per lindennizzo
degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
4. La prima Tabella di legge
è contenuta nellart. 95 del "Regolamento per la esecuzione della Legge (testo
unico) 31 gennaio 1904 n. 51 per gli infortuni degli operai sul lavoro". Per
lindennizzo delle inabilità permanenti parziali il legislatore ha ritenuto
opportuno sin da allora evitare giudizi arbitrari e sperequazioni per cui ha stabilito
alcuni punti fissi di riferimento costituiti da cifre percentuali di riduzione della capacità
lavorativa misurata in rapporto alla riduzione del salario. La Tabella comprendeva 22
voci, 20 delle quali riferite alla "perdita" di arti o parti di essi,
altre 2 relative alla perdita monolaterale delludito e della facoltà visiva di
un occhio.
Il T.U. del 1904 ha stabilito che "in caso di perdita di più membra, od arti, od
organi o di più parti dello stesso organo" si doveva determinare di volta in volta
"la riduzione del salario" "tenendo conto di quanto effettivamente, in
seguito allinfortunio, è stata diminuita lattitudine delloperaio al
lavoro" rispettando le norme concernenti le riduzioni corrispondenti alla singole
lesioni. "Labolizione assoluta e inguaribile della funzionalità di membra,
arti od organi" era equiparata alla perdita anatomica. Inoltre quando "le
membra, gli arti o gli organi" fossero resi "soltanto parzialmente
inservibili", la riduzione del salario si doveva determinare "sulla base della
riduzione assegnata per la perdita totale di essi, in proporzione del grado della
funzionalità perduta, senza però che la riduzione medesima possa essere inferiore al
cinque per cento".
I criteri generali di utilizzo della Tabella per gli infortuni sul lavoro erano dunque
fissati con molta precisione e chiarezza sin dal 1904.
E interessante rilevare che le analoghe voci contenute nelle due Tabelle
successive, allegate al Testo Unico D.P.R. n. 1124 del 30 giugno 1965 (quella per
lIndustria composta di 58 voci, ed una tabella per la valutazione dellacuità
visiva, quella per lAgricoltura di 40 voci) presentano differenze di percentuali,
alcune di minore rilievo, altre più radicali. La perdita delle dita della mano destra,
analogamente alla perdita totale dellavambraccio sinistro, era tariffata nel 1904
con il 70%, quella di tutte le dita della mano sinistra con il 65%, valori rimasti uguali
nella Tabella dellAgricoltura del 1965, abbassati nella Tabella dellIndustria
rispettivamente al 65% per le dita della mano destra, al 55% per quelle della mano
sinistra. La perdita del pollice destro era tariffata nel T.U. del 1904 con il 30%, quella
del sinistro con il 25%, valori che nel 1965 sono stati ridotti rispettivamente al 28% ed
al 23% nella Tabella dellIndustria, ma sono rimasti identici in quella
dellAgricoltura. La perdita della facoltà visiva di un occhio è rimasta immutata
al 35 % dal 1904 al 1965, nelle due tabelle. Ma la sordità completa di un orecchio,
valutata con il 10% nel 1904, è stata aumentata nel 1965 al 15% per lIndustria, al
20% per lAgricoltura.
Non sappiamo quali siano stati i criteri seguiti per effettuare queste variazioni. Non
appaiono comunque sufficientemente giustificate le differenze nei valori percentuali
assegnati dalla tabella per gli infortuni nellAgricoltura rispetto a molte identiche
voci della tabella dellIndustria anche se può facilmente immaginarsi che siano
state prodotte da considerazioni pratiche inerenti la diversa soglia di franchigia che
allora era del 10% per lIndustria e del 15% per lAgricoltura, differenze
scomparse a causa dellomologazione di tutte le franchigie al 10% operata dalla Corte
Costituzionale.
Queste tabelle, comè noto, contenevano percentuali più elevate rispetto a
quelle orientative proposte per la responsabilità civile nellepoca antecedente
il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno biologico. Tale ipervalutazione
dipendeva dal riferimento alla "attitudine al lavoro" e quindi ad un aspetto
reddituale (sia pure in regime indennitario) connesso alla prevalente attività lavorativa
manuale svolta dagli operai dellindustria e dellagricoltura specie nel periodo
storico che ha visto la nascita delle tabelle.
E interessante notare la rilevante conseguenza che ha avuto lesclusione
dellindennizzabilità della perdita di un testicolo in entrambe le Tabelle del 1965.
Su questa decisione del legislatore del 1965, razionalmente giustificata dal riferimento
allattitudine al lavoro, si è di fatto incagliato il Testo Unico del 1965 in quanto
ha fornito lo spunto per la richiesta di intervento della Corte Costituzionale motivata
con la mancanza di indennizzo del cosiddetto danno biologico. Dopo anni di attesa colmata
in modo disuguale dalla giurisprudenza, il Parlamento ha accolto i ripetuti inviti della
Corte Costituzionale prevedendo con la Legge delega n.144/1999 (art. 55, comma 1, punto s)
la "idonea copertura e valutazione indennitaria del danno biologico",
questultimo definito nellart. 13 del successivo D.L. 23 febbraio 2000 n. 38.
La nuova Tabella delle Menomazioni del 12 luglio 2000 che tale articolo prevede,
sostituisce le precedenti del 1965 allinterno di un impianto molto più complesso,
ed originale, costruito per la necessità di conciliare lobbligo di indennizzare
oltre il danno reddituale presuntivo anche il danno biologico, nel contempo salvaguardando
per quanto possibile la salute del bilancio dellINAIL.
Non è questa la sede per unanalisi approfondita delle nuove "Tabelle
Inail", in particolare di quella denominata "Tabella delle Menomazioni"
che pure ha evidenti connessioni generali con il tema di questa nota. E sufficiente
ricordare che essa si avvale di importanti indicazioni criteriologiche, consta dei 387
voci e di 3 allegati (allegato n. 1 udito; n. 2 pneumopatie ostruttive e restrittive,
interstiziopatie, asma; n. 3 vista).
Interessa invece riferirsi, a titolo esemplificativo per quanto si discuterà più avanti
paragrafi, ad alcune voci relative e menomazioni motorie messe a confronto con menomazioni
di organo od apparato quali la "cecità assoluta bilaterale" (n. 369) tariffata
con l85%, la nefrectomia (n. 356) con il 18%, la splenectomia con necessità di
accorgimenti terapeutici (n. 109) quantificabile fino al 9%, la perdita di un testicolo
(n. 349) tariffata con il 6%; la "tetraplegia alta" (n. 138) 100%, la paraplegia
(n.141) 85%, la "perdita totale del pollice" (n. 243) d. 20 s. 16.
5. Nella responsabilità civile la valutazione percentuale dellinvalidità permanente ha avuto un suo strumento nella breve ma significativa Tabella orientativa proposta da Antonio Cazzaniga nella sua fondamentale monografia del 1928, ancora insuperata, perlomeno sotto il profilo metodologico. Se la tabella degli Infortuni sul Lavoro del 1904 aveva come parametro di riferimento lincidenza negativa delle menomazioni sullattività prevalentemente manuale degli operai, la tabella orientativa di Cazzaniga doveva estendersi a qualsiasi categoria di cittadini. Dovendo comunque fare riferimento alla capacità di produrre reddito, il Cazzaniga ha utilizzato efficacemente lespressione di capacità lavorativa "ultragenerica" per distinguerla dalla capacità lavorativa generica delloperaio. Di conseguenza egli ha proposto, per voci analoghe a quelle della tabella infortuni del 1904, valori percentuali più bassi ma senza rivoluzionare limpianto generale della tabella e mantenendo sostanzialmente uguale il rapporto interno delle singole percentuali. In altri termini la diversità dei due settori gli Infortuni nellassicurazione sociale e la Responsabilità Civile - ha comportato una differenziazione tra i più elevati valori percentuali della legge sugli infortuni e quelli più bassi suggeriti dal Cazzaniga per la responsabilità civile, ma senza un rimescolamento delle voci e senza variazioni essenziali nei rapporti quantitativi tra di esse il che era giustificato dal contenuto reddituale del danno in entrambi gli ambiti.
A quanto ci risulta, pur senza
aver potuto compiere analisi approfondite, le polizze private di assicurazione sin
da allora hanno adottato contrattualmente voci e valori percentuali sovrapponibili a
quelli del Cazzaniga.
Un quarto di secolo ha separato lopera di Cazzaniga dalla proposta innovativa di
Cesare Gerin di risarcire linvalidità biologica in quanto tale,
indipendentemente dalle sue conseguenze economiche, ed un tempo ancora più lungo è
trascorso prima che iniziasse, alla metà degli anni sessanta, la lunga stagione delle
nuove tabelle (che ha occupato il secondo ed il terzo "periodo").
Liniziativa che ha portato alla compilazione della Tabella di Como e Perugia
(1967-1968), ispirata da Aldo Franchini, è nata dallesigenza di convogliare il
contenzioso stragiudiziale e giudiziario per responsabilità civile entro binari per
quanto possibile sottratti ad arbitrii valutativi.
La Tabella di Como e Perugia è stata compilata nel perdurante regime di risarcibilità
limitata al danno patrimoniale e al danno extrapatrimoniale. Appare tuttavia un segno
evidente della evoluzione dottrinale già allora in corso il fatto che la definizione del
danno tariffato nella Tabella di Como e Perugia sia stata quella "danno biologico
di rilevanza patrimoniale", espressione coniata da Aldo Franchini.
La Tabella di Como e Perugia è stata pubblicata con il corredo di un Decalogo che
ne ha costituito parte integrante indicandone i criteri applicativi, ovviamente a
carattere orientativo. Il Decalogo è riportato nellintroduzione della citata
"Guida alla valutazione medico-legale dellinvalidità permanente" così
denominata da Luvoni e Bernardi nelle due prime edizioni.
Questa Guida, che per comodità designeremo come Guida LMB, ha avuto un ruolo rilevante
nella diffusione della Tabella di Como e Perugia e per molti anni, fino alla pubblicazione
della Guida della SIMLA, è stata lo strumento più usato da coloro che hanno svolto
attività valutativa medico legale, sia in ambito di responsabilità civile che
nellassicurazione sociale e in quella privata contro gli infortuni. Tale indiscusso
successo si deve sicuramente al fatto che gli Autori hanno aggiunto, sin dalla prima
edizione (1970), molte voci intermedie rispetto a quelle principali della Tabella di
Como-Perugia, includendo utili nozioni, commenti e suggerimenti di natura medica e
medico-legale, e proponendo le percentuali indicative affiancate su tre colonne, relative
ai tre diversi settori quelli sopra menzionati: la responsabilità civile (R.C.), gli
infortuni sul lavoro (I.L.) e gli infortuni nellassicurazione privata (I.P.).
Il mutamento radicale della giurisprudenza in tema di danno alla persona da
responsabilità civile - iniziato a Genova nel 1974, ma affermatosi definitivamente solo
dopo la sentenza della Corte Costituzionale n.184/ 1986 - ha indotto gli Autori della
Guida LMB ad operare nella 4° edizione delle modificazioni sia nel titolo del manuale
(cfr. supra e nota n.2) sia in molte percentuali orientative.
Questi cambiamenti sono stati sommariamente giustificati dagli Autori
nellIntroduzione alla 4° edizione. Allorigine la Guida, come già detto,
aveva come parametro di riferimento il "danno biologico di rilevanza
patrimoniale" concetto che nelle pagine introduttive della 4° edizione gli
Autori ritengono coincidente con il sopravvenuto concetto di "danno biologico".
Ma in realtà si tratta di una identità apparente perchè la differenza è invece
sostanziale, relativa alla natura del danno tariffato.
La diversità consiste infatti nel titolo e nel metodo risarcitorio, che nella Tabella
di Como e Perugia erano strettamente ed esclusivamente inerenti il danno patrimoniale
economico. Le percentuali stimate dal medico legale venivano tradotte in moneta
principalmente attraverso il calcolo di capitalizzazione, a sua volta basato sul
reddito reale o figurato del
danneggiato. In altri termini, la natura del danno che veniva percentualizzato nella
Tabella di Como e Perugia era esclusivamente riferita al danno patrimoniale da lucro
cessante, in linea, del resto, con il concetto espresso dal Franchini: "danno
biologico di rilevanza patrimoniale".
Il cambiamento di titolo della Guida LMB nella 4° edizione coincide in realtà con il
radicale mutamento delloggetto della valutazione perchè attua il
trasferimento della quantificazione percentuale dalla stima del danno patrimoniale a
quella del danno biologico: una decisione inevitabile, cui peraltro ha fatto seguito la
perdita di uno strumento tabellare di stima del danno patrimoniale vero e proprio da
ridotta capacità di guadagno, perdita alla quale finora non si è apportato univoco
rimedio. In altri termini lo stesso sistema di stima (quello percentuale), è stato
spostato, con modeste modifiche, dalla quantificazione del danno patrimoniale da
invalidità permanente alla quantificazione di un tipo di danno sostanzialmente diverso
(il danno alla salute) sia pure ricondotto anchesso al "danno ingiusto"
previsto dallart. 2043 c.c.
Le differenze "quantitative" che si riscontrano nel confronto tra le percentuali
della Tabella di Como e Perugia, e quelle della 4° edizione della Guida LMB non sono
invece molto rilevanti, come segnalano gli stessi Autori, i quali giustificano questa loro
scelta argomentando anche che "il riferimento al valore medio di capacità lavorativa
[utilizzato nelle precedenti edizioni] in realtà non rappresentava per quel tempo che il
modo di consentire la risarcibilità, nellambito del danno patrimoniale, anche delle
menomazioni che con la capacità lavorativa di fatto non avevano a che fare. Basti pensare
alle menomazioni dellapparato genitale, pur considerate nella tabelle, a certe
menomazioni dellefficienza estetica e così via".
Tuttavia alcune tra le modificazioni introdotte, a carattere riduttivo, ed in
particolare quelle riguardanti gravissimi handicap, assumono invece una rilevante
importanza sul piano concettuale ed etico, oltre che sul piano pratico (anche se si tratta
di menomazioni poco frequenti): ed è questo il problema che più di altri ha offerto
spunto per questo Editoriale.
La successiva Guida orientativa
elaborata dalla Società Italiana di Medicina Legale attraverso lopera impegnativa
ed apprezzabile di alcuni autorevoli membri, è stata invece dedicata esclusivamente al
"danno biologico" da responsabilità civile. Rispetto alla Tabella di
Como-Perugia e alla Guida LMB si registrano, oltre ad una articolazione molto ampia di
voci accompagnata da suggerimenti e spiegazioni, ulteriori modifiche, il più delle volte
riduttive della quantificazione percentuale.
Il principio del diritto alla risarcibilità od almeno alla indennizzabilità (in ambito
Inail) del cosiddetto danno biologico è stato alla fine trasfuso anche nella nuova
tabella INAIL che per molte voci si differenza in misura evidente dalle tabelle Inail del
1965,in misura molto minore anche dalla 4° edizione della Guida di LMB e da quella della
SIMLA, risultando sovrapponibile, o quasi, per molte voci.
6. Le domande che sembra giustificato porsi, a questo punto, anche nella prospettiva di una eventuale tabella europea, sono le seguenti:
- le attuali Guide orientative per il danno da responsabilità civile, e la nuova Tabella Inail, destinate ormai tutte alla valutazione dellinvalidità permanente "biologica", sono il prodotto di una reale ristrutturazione tabellare tale da fornire percentuali essenzialmente espressive non già della ridotta capacità lavorativa bensì della salute compromessa, ovvero la struttura di base delle nuove tabelle è rimasta nella sostanza quella tradizionale, con correttivi di minore rilievo, prevalentemente a carattere riduttivo delle percentuali?
- il confronto con le tabelle per la responsabilità civile adottate in alcuni altri paesi, fonti da cui potrebbe nascere il barème europeo, consente di riscontrare identità delloggetto della valutazione, tale da giustificare scelte identiche, ovvero identifica solo delle generiche analogie?
La risposta che crediamo si possa
dare alla prima domanda, attraverso un semplice confronto tra le varie tabelle
italiane, induce a concludere che in realtà limpronta genetica delle antiche
tabelle è rimasta abbastanza visibile. Permane - benché attenuato attraverso
riduzioni di varia entità dei valori percentuali - il rilievo attribuito alle menomazioni
motorie che mantengono una relativa preminenza (in taluni casi giustificata)
rispetto ad altre menomazioni anatomo-funzionali a carico di fondamentali apparati od
organi. Il rapporto quantitativo tra queste due categorie di menomazioni rimane
infatti prevalentemente immutato in quanto la riduzione delle percentuali le colpisce
talora entrambi: come nel caso del passaggio dal 100% all80% della cecità assoluta
o dal 100% all80% per la perdita di entrambe le mani (Guida LMB). Ma nella stessa
Guida LMB alla riduzione sostanziosa della percentuale assegnata alla cecità assoluta
(80%) si contrappone immutato il 70% assegnato, come nelle precedenti edizioni, alla
perdita dellarto superiore destro (appena 10% in meno della cecità assoluta), che
invece è tariffato con il 60% nella Guida SIMLA.
Nella tabella esemplificativa allegata abbiano messo a confronto alcune voci più tipiche
di menomazioni motorie e di menomazioni a carico di altri importanti organi rilevabili in
alcune guide per la responsabilità civile, passate e recenti, nonché le tabelle Inail
del 1965 e del 2000.
Responsabilità civile Inail
C.G. |
CO-PE |
L.M.B.-4° |
SIMLA |
Inail 1965 |
Inail 2000 | |
Arto Superiore dx* Arto superiore sin* Dita mano dx* Dita mano sin* Pollice dx* Pollice sin* Arto inf. alla coscia* Piede* Alluce* Tetraplegia Paraplegia Sordità bilaterale Sordità monolaterale Cecità bilaterale Cecità monolaterale 1 Rene* Milza* 1 Testicolo* Epatite cronica |
60 50
20 18 60 35
40 18 100 20 |
70 60 55 48 25 20 80 40 7 100 100 60 12 100 25 10 5 |
70 60 55 48 25 20 80 40 7 80 80 60 12 80 25 25 10 5 10-15 |
60 55 48 43 20 18 60 30-35 6 90 80 50 10 85 25 15 5-10 5 11-40 |
85 75 65 55 28 23 80 50 7 100 100 60 15 100 35 25 15 0 25-30 |
60-65 50-55 48 41 20 16 45-60 30 4 100 85 50 12 85 28 18 9 6 Fino a 25 |
C.G. Cazzaniga-Giolla CO-PE
Como-Perugia (i numeri in corsivo sono suggeriti da LMB 3° edizione) LMB-4° (Luvoni,
Mangili Bernardi 4° edizione), SIMLA: Guida Bargagna, Canale, Consigliere, Palmieri,
Umani Ronchi.
* Perdita
Appare evidente, da queste voci
cardine, che la scelta prevalente operata dalle nuove guide è stata quella di confermare la
maggiore rilevanza attribuita alle menomazioni motorie.
E giustificata questa scelta a fronte del mutato oggetto della stima percentuale
costituito dal risarcimento, o lindennizzo del danno biologico, anziché di quello
patrimoniale da ridotta o perduta capacità reddituale? O non è forse doveroso compiere
uno sforzo di ristrutturazione dellantico impianto delle tabelle per renderle più
coerenti con la natura giuridica del danno medicolegalmente quantificato, operando una
più radicale rielaborazione nel rapporto tra le varie voci per tenere maggiormente in
conto il rispettivo valore anatomo-funzionale di ciascuna di esse in relazione al bene
tutelato cioè lintegrità psicosifica salute?
7. La scelta finora operata,
anche nelle tabelle più recenti, ci sembra abbia dunque obbedito ad un criterio
sostanzialmente conservatore.
Pur comprendendo le ragioni pratiche di tale scelta, intesa a realizzare anche una
omologazione internazionale perché molte voci sono simili a quelle di altre guide,
come quella francese, che tuttavia ha un differente oggetto della quantificazione - non
crediamo si possa tuttavia rinunciare ad una analisi nella prospettiva dellopzione
più radicalmente innovativa. Per evitare che questa nostra analisi sia giudicata sterile,
in quanto superata dai fatti, essa può almeno proporsi di far riflettere i compilatori
dellelaborando barème europeo ma anche coloro che elaborano guide-tabelle
italiane per la responsabilità civile e coloro che possono operare correzioni
dellappena pubblicata tabella INAIL delle menomazioni - affinché accettino di
confrontarsi in una pubblica discussione, eventualmente accedendo allipotesi,
concordata, di opportuni correttivi nellimpianto generale e nella quantificazione di
talune menomazioni.
Nel proporre questa riflessione siamo pienamente consapevoli del fatto che lostacolo
principale, ed intrinseco, ad una più soddisfacente strutturazione delle tabelle è
costituito comunque, ed insuperabilmente, dalla povertà dello strumento percentuale,
il quale non è in grado di rispondere ad esigenze così complesse come quelle che si
manifestano nella varietà delle possibili menomazioni psicofisiche e delle loro possibili
associazioni. Né ci si può nascondere il fatto un altro ostacolo che la rielaborazione
delle tabelle sicuramente incontra, rappresentato dalla consuetudine ormai secolare di
privilegiare determinate menomazioni (quelle motorie) che daltro canto figurano tra
le più frequenti in ambito traumatologico.
Esiste in realtà uno spazio di approfondimento del problema, collocato al centro di
qualsiasi tabella per la valutazione percentuale dellinvalidità permanente. Le
percentuali adottate dallinizio del secolo XX, poi più volte adattate e corrette,
sono senza dubbio il frutto di decisioni convenzionali: ma ciò non significa che
queste convenzioni non si siano avvalse di un razionale criterio di base, e che
questo non debba essere adattato alla nuova realtà.
Tale criterio, che invero non ci risulta sia mai stato esplicitato in quanto tale,
riteniamo si possa identificare nel principio della focalità, termine che si trae
dal ben noto ed antico concetto, elaborato in patologia, di malattie focali (foci tonsillari,
dentari ecc.) tuttora ritenuto valido in ambito clinico. Si tratta notoriamente di una
concezione che attribuisce valore patologico rilevante a modeste patologie localizzate,
sedi di colonie batteriche pericolose per la possibilità di diffusione e di danno a
livello di apparati vitali come il cuore ed il reni. Utilizzando il concetto nel nostro
ambito, per lata analogia, può ritenersi "focale", sotto il profilo
funzionale e non già eziopatogenetico, quella menomazione che, pur essendo il più delle
volte localizzata, esercita per sede e per natura una rilevante influenza dannosa
sullintera persona.
Tale influenza dannosa - che chiamiamo focale esclusivamente per sottolineare
linfluenza generale di una menomazione locale - può essere considerata secondo due
distinte prospettive, cioè in rapporto ai differenti effetti dannosi prodotti da una
identica menomazione psicofisica:
la focalità con effetti dannosi generali sulla capacità di lavorare e produrre
la focalità con effetti dannosi generali sullo stato di salute o comunque
sullintegrità psicofisica della persona.
E ovvio che esistono, tra
le due categorie, delle intersezioni ed interazioni in quanto la fonte biologica
del danno è la stessa.
E palese, sin dalle percentuali assegnate a determinate menomazioni dalla Tabella
del Testo Unico del 1904, il valore "focale" loro attribuito nei
confronti dellintera capacità lavorativa (quindi reddituale) del
danneggiato. Pertanto se la perdita di un pollice destro, in un destrimane, veniva
quantificata con il 30% (in seguito con il 28%) - cioè con poco meno di 1/3 della valore
complessivo della persona (100%) - significa che a quella menomazione anatomica,
indubbiamente modesta rispetto allintero corpo umano, si attribuiva una assai
rilevante influenza "focale" sulla globale capacità lavorativa, prevalentemente
manuale, del leso.
Mutando loggetto della quantificazione percentuale- dal danno reddituale al danno
biologico - il concetto di focalità mantiene intatta la sua essenza ma poiché il
danno considerato ai fini del risarcimento o dellindennizzo non è più quello
lavorativo in quanto tale, bensì il danno alla salute nel suo aspetto statico, cioè
lintegrità psicofisica (quello "dinamico" non è considerato nelle
tabelle fatta eccezione per la Tabella Inail delle Menomazioni che al comma 2 del D.L.
38/2000 include nelle percentuali di legge gli "aspetti dinamico-relazionali")
è evidente che per ogni menomazione permanente lottica di attribuzione
dei valori percentuali deve mutare e, in linea di principio, le menomazioni motorie
dovrebbero essere riequilibrate rispetto a quelle che interessano gli organi più
importanti per lintegrità psicofisica attuale e futura dellindividuo.
Si deve indubbiamente prendere
atto del fatto che lintegrità biologica (la cui menomazione costituisce il
fondamento naturalistico del danno biologico, presupposto dellaspetto giuridico
del danno alla salute) ha gradi diversi di "visibilità" organica e
funzionale. Perdere un pollice è nel contempo dotato di elevata visibilità anatomica
e, per gli adattamenti che richiede in alcune attività, è anche molto visibile nella
funzionalità perduta. La perdita di un rene, al contrario, è sostanzialmente priva di
"visibilità" anatomica (al più si può vedere una cicatrice cutanea
chirurgica) e può esserlo anche di visibilità funzionale ma solo sotto il profilo della
mancanza di alterazioni cliniche e bioumorali pur configurando una menomazione rilevante
specie per i rischi futuri che può implicare. Queste differenze hanno una loro importanza
psicologica anche dal punto di vista del danneggiato, che istintivamente tende a dar
maggiore rilievo alle menomazioni facilmente visibili.
A questo proposito occorre anche richiamare la necessità di una revisione delle
conoscenze scientifiche nella compilazione delle moderne tabelle. Per quanto riguarda il
monorene, ad esempio, le conoscenze odierne dimostrano che nel fisiologico processo di
invecchiamento, ed indipendentemente dal sopravvenire di patologie a carico del rene
superstite, si realizza in questultimo una progressiva scomparsa di molti glomeruli
che rende ben diversa la situazione funzionale rispetto a chi possiede entrambi i reni. Un
altro esempio può essere la milza, tanto sottovalutata, le cui funzioni da tempo note
oggi sono meglio conosciute. I due esempi riportati rientrano nel grande problema delle
menomazioni delle grandi funzioni "vitali" la respirazione, la
circolazione, la digestione, gli emuntori - che in genere danneggiano nellattualità
o in prospettiva con maggiore evidenza medica tutto lorganismo, rispetto alle
funzioni motorie che hanno un maggiore grado di indipendenza dalleconomia generale.
Se il concetto, per ora provvisorio, di danno biologico come "lesione
dellintegrità psicofisica della persona (art. 13 del D.L. 38/2000) che il
legislatore ha individuato aggiornando il Testo Unico Inail, dovesse essere esteso anche
al risarcimento del danno alla persona da responsabilità civile come per ora
sembra di poter prevedere appare evidente che questo concetto, del resto già
compreso in quello di danno-base elaborato dalla dottrina e dalla giurisprudenza, specie
dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 184/1986, coincide con il decremento della
globale integrità psicofisica dellindividuo indipendentemente da fatto che
la menomazione implichi, nellattualità, sintomi clinici: la perdita del rene
e della milza, ad esempio, sono assai spesso quasi, o del tutto, asintomatiche.
Il concetto di danno alla integrità psicofisica appare omologabile, benché non
totalmente sovrapponibile, a quello che la giurisprudenza - e la medicina legale
hanno elaborato in tema di esiti permanenti di malattie configuranti lesione personale
ex artt. 582, 583 e 590 c.p. in cui il bene tutelato è appunto lintegrità
anatomo-funzionale della persona. Se la Cassazione penale ha sempre ritenuto integrare
laggravante dello "indebolimento permanente di organo" una menomazione
anche minima purché apprezzabile, a fortiori costituiscono grave
"indebolimento permanente" menomazioni importanti come la perdita di un rene od
anche la pur "svalutata" perdita della milza (che alcune sentenze della Suprema
Corte hanno ritenuto addirittura perdita di organo a causa della sua indubbia
unicità anatomica).
La lesione dellintegrità psicofisica che in sede penale richiede soltanto il
superamento di valori di soglia per integrare il livello delle lesioni gravi e quelle
delle lesioni gravissime in sede civile comporta il riferimento ad una scala di
valori basati sulle comuni e fondamentali conoscenze della medicina aggiornate con
le acquisizioni degli studi più recenti.
Ci sembra infatti evidente che in ambito di risarcimento (o indennizzo) del "danno
biologico" la menomazione permanente deve essere quantificata percentualmente
tenendo conto primariamente del valore anatomo-funzionale dellorgano con riguardo
marginale (non certo nullo) alle conseguenze "visibili" ed anche
alleventuale attualità di una sintomatologia clinica.
Attribuire allanchilosi di unanca in posizione favorevole il valore
percentuale di danno biologico del 40% (Guida LMB) od anche il 30% (Guida SIMLA) significa
avvalersi esplicitamente, e correttamente, del concetto di focalità dannosa. La
menomazione anatomica, rispetto allintero organismo è infatti di modesta entità ma
i riflesso generale sullintegrità, e sulla salute, è rilevante e può risultare
tale, a seconda dei casi, anche sulla capacità di produrre reddito. Analoghe
considerazioni si possono svolgere prendendo ad esempio il pollice destro (25% Guida LMB,
20% Guida SIMLA), struttura che non ha molto peso anatomico, ma ne ha uno ben maggiore sul
piano funzionale, comprendendo nella "funzione" anche laspetto estetico di
decremento visibile dellintegrità della persona.
Se questo è indiscutibilmente il principio, che abbiamo denominato di focalità,
che sta alla base delle tabelle (se così non fosse le due menomazioni esemplificate
dovrebbero essere fortemente declassate a causa del loro scarso "peso"
anatomico)", non è in alcun modo giustificabile labbassamento operato nella
tariffazione di organi di primaria importanza anatomo-funzionale quali il rene, un
testicolo, la milza, il fegato, lorgano dellequilibrio e così via. Sotto
il profilo dellintegrità psicofisica della persona la loro svalutazione non è
scientificamente giustificata e quindi non è medicolegalmente accettabile.
8. Delle due domande che ci siamo
poste in un paragrafo precedente (cfr. supra 6) la seconda domanda poneva il
problema del confronto con le tabelle per la responsabilità civile adottate in alcuni
altri paesi, dal quale potrebbe nascere il barème europeo, per verificare se
lipotesi di omologazione delle tabelle esistenti risponda, oltrechè a motivi di
mera opportunità, anche ad una reale identità di oggetto, che giustifichi scelte
identiche, ovvero solo forti analogie.
La nota Guida dellAmerican Medical Association precisa, nella Introduzione, che i
valori percentuali proposti riguardano il medical impairment che può produrre a
sua volta la disability. Il medical impairment è defininito "an
alteration of health status assessed by medical means" mentre la disability
è "an alteration of the patients capacity to meet personal, social and
occupational demands, or to meet statutory or regulatory requirements, which is assessed
by nonmedical means".
Se la salute (health) è dunque alla base della Tabella statunitense
dellA.M.A. potrebbe desumersi che nessuna ragionevole differenza possa sussistere in
una tabella italiana relativa allaspetto statico del danno biologico e quindi
anche l85% attribuito alla cecità assoluta dalla Guida SIMLA sia nel tutto omologo
all84% della Guida A.M.A. che assegna inoltre il 25 percento alla perdita di un
occhio ed il 22 percento alla perdita del pollice dominante. Non è tuttavia chiaro a
sufficienza se il concetto di salute su cui si basa la Tabella AMA - che ha indubbiamente
molte coincidenze di valori percentuali rispetto alla Guida LMB e alla Guida SIMLA
coincida con il concetto più restrittivo che si va prospettando nel nostro ordinamento, a
partire dal D.L. 38/2000, cioè quello di integrità psicofisica, sovrapponibile
alloriginaria concezione di Cesare Gerin.
In sede europea, dove è in atto il sopra citato tentativo di una armonizzazione, sono
invece di chiara evidenza le differenze che, a titolo di esempio, possono evidenziarsi
rispetto al sistema risarcitorio francese del "dommage corporel en droit
commun". Il confronto con la Francia è importante perché la Guida orientativa della
Società francese di Medicina Legale, proposta in prima edizione nel 1982, quindi
posteriore alla Tabella di Como e Perugia ma di molto anteriore alla Guida SIMLA, ha molte
percentuali "cardine" sostanzialmente sovrapponibili a questultima (ed
ora, sia pure parzialmente, con la Tabella Inail delle menomazioni) ed è da ritenere
abbia avuto molta influenza sui barème che si sono pubblicati in Europa successivamente,
ad esempio in Spagna, e che possa averla anche in futuro sul barème europeo.
Occorre ricordare che in Francia, come è stato illustrato recentemente da Michel Penneau,
i cosiddetti "chefs de préjudice" non hanno definizione legale ma derivano
dalla dottrina e dalla giurisprudenza e si distinguono in "patrimoniali"
economici, ed "extrapatrimoniali" o personali, non economici: solo relativamente
ai primi la Securité Sociale può esercitare diritto di rivalsa.
Il Barème indicatif des incapacités en droit commun francese apparso per la prima
volta sul n. 25 de Le Concours Médical (19 giugno 1982) contiene le tariffe indicative
per una forma di danno che non a caso è denominato dommage physiologique, non già
"dommage biologique". Questa forma di danno è essenzialmente a carattere funzionale
al punto che la perdita anatomica di un rene o della milza, se privo
nellattualità di conseguenze clinico-funzionali, può essere valutato con lo 0%.
Questa concezione, del tutto rispettabile, ma ben lontana dallattuale principio
italiano di lesione dellintegrità psicofisica, spiega perché il barème,
pur mantenendo la tariffazione del 25% per la perdita della vista di un occhio abbia
abbassato anchesso all85% la valutazione percentuale della cecità assoluta.
La guida francese ha fornito una motivazione di questa modifica restrittiva che è da
ritenere illuminante per lanalisi che qui stiamo prospettando e che induce a
concludere non sia per ora mutuabile in Italia dove loggetto della quantificazione
percentuale è la lesione dellintegrità psicofisica e non il danno prevalentemente
funzionale. Si motiva testualmente, nella nostra letterale traduzione italiana
dellintroduzione del barème francese del 1982: "Il tasso del 100% è concesso
attualmente con troppa facilità, il che obbliga i giudici e gli assicuratori a
distinguere tra piccoli e grandi 100%. Per lo stesso tasso, lentità del
risarcimento può in effetti variare molto a seconda dello stato reale del danneggiato.
Non è anormale attribuire il 100% ad un paraplegico che può muoversi da solo, guidare la
sua automobile, avere unattività professionale ed una vita famigliare? Certo, la
diminuzione della sua capacità è grande, ma la sua percentuale è lontana dalla
cifra massima. Lapproccio allincapacità attraverso lo studio della capacità
residua è un buon metodo. Per valutare le incapacità elevate, è in effetti
necessario controllare il risultato attraverso lapprezzamento inverso della
capacità residua. E talora più facile stabilire il tasso di capacità che persiste
dopo un danno importante che non assegnare tassi dellordine dell80 o 90%.
E così che un cieco mantiene la propria intelligenza intatta, ed intatto luso
dei suoi arti. Certo, le sue attitudini sono ridotte e le possibilità di
riadattamento variano in base ad una serie di fattori, in particolare letà.
Percentualizzare una tale diminuzione di capacità non può essere che arbitrario:
il presente barème propone un tasso dell85% per la perdita della visione". Il
chiarimento concettuale definitivo, che dimostra la rilevante differenza rispetto al danno
biologico italiano, si desume dallintoduzione della Guida-barème pubblicata
successivamente. Lincapacité permanente è definita come "la riduzione
a causa delle sequele traumatiche della capacità fisiologica, cioè del potenziale
fisico, psicosensoriale e intellettuale della persona lesa. Il campo di applicazione di
questa capacità è quello della vita quotidiana: si tratta dunque di una
incapacità generale, o funzionale, di un disturbo, di una difficoltà o di una
impossibilità negli atti della vita corrente, la vita di qualsiasi persona in ciascuno
dei suoi componenti diurni e notturni, la vita per sé e per lentourage, la vita
personale e familiare". E poco dopo: "lincapacità permanente si situa
al livello funzionale: è dunque il deficit personale permanente". Questa è
dunque la ragione per la quale il danno oggetto del risarcimento, e quindi della
tariffazione mediante il barème, non è denominato in Francia dommage biologique bensì
dommage physiologique e quindi ha un connotato prevalentemente funzionale, relativo
alla ridotta "capacità".
E evidente, che questo tipo di danno non coincide se non in parte con il danno
biologico statico elaborato dalla dottrina e dalla giurisprudenza italiana, bensì dà
prevalenza assoluta allaspetto dinamico che in Francia, inoltre, è per una
sua parte ulteriormente distinto, e risarcito, sotto le voci autonome dei
"préjudices dits annexes" come il Préjudice estethique, il préjudice sexuel,
il préjudice dagrément (limitazioni nella vita sportiva, artistica ecc.) oltre
alle souffrances endourées (pretium doloris).
Appare dunque improprio, perlomeno allo stato attuale, omologare in Italia talune
percentuali a quelle francesi, proposte con finalità in discreta parte diverse. Il
concetto di focalità dannosa per lintegrità psicofisica, nellottica
dellordinamento italiano che da pochi mesi ha definito sia pure in forma
sperimentale il danno biologico in ambito Inail e si accinge a definirlo anche per la
responsabilità civile ci induce pertanto a ritenere inaccettabili le riduzioni della
tariffazione percentuale di alcuni handicap gravissimi, in particolare quelli che
riguardano la cecità assoluta, la tetraplegia, la paraplegia, dal 100% all85% o
all80%.Non è infatti la capacità residua che deve considerarsi in questa
valutazione bensì, allinverso, lentità della compromissione globale
"focale" dellintegrità psicofisica dellindividuo in relazione
allimportanza della struttura danneggiata.
E agevole considerare che se si dovesse far riferimento alla "capacità
residua" il ragionamento proposto dai francesi per il danno del cieco assoluto, del
tetraplegico ma anche del paraplegico, indurrebbe ad abbassare la perdita di un pollice a
5-6 punti in percentuale essendo evidente che il residuo anatomo- funzionale di chi
abbia perso un solo pollice destro, sia esso valutato con il 20 o, a fortiori, con
il 25%, è in realtà ben maggiore dell80 od 85% che la differenza 100-20, o
100-25, fa risultare. Ci si dovrebbe spiegare, insistendo nellemblematico esempio
del pollice, come la perdita di un solo dito su dieci delle due mani, possa essere
valutata un quarto della paralisi completa (non già paresi) degli arti inferiori e la
necessità di vivere in carrozzella.
9. Labbattimento
contestuale e solidale dei valori percentuali per la quantificazione del danno biologico,
ha dunque mantenuto, non solo in Italia, la tradizionale supremazia delle menomazioni
motorie deprimendo in modo ingiustificabile le menomazioni a carico di altre strutture ed
organi che, ai fini dellintegrità psicofisica delluomo, hanno spesso un
valore comparativamente più rilevante.
Con lo stesso meccanismo, ed anche con motivazioni aggiuntive che non ci sentiamo di
condividere, si sono trascinati al ribasso percentuali massime, pari al cento percento,
tradizionalmente attribuite a gravissimi handicap, quali la cecità assoluta, la
tetraplegia, la paraplegia. La nuova Tabella Inail ha seguito questo esempio pur
mantenendo al 100% la tetraplegia.
Abbiamo visto (cfr. supra par. 8) che in qualche misura tale abbattimento può
forse giustificarsi nel barème francese che fa riferimento essenzialmente alla funzione e
alla capacità, non già allintegrità. Questa decisione, in Italia, si è
avvalsa anche di un argomento utilizzato dai colleghi francesi, cioè limbarazzo
concettuale creato da menomazioni ancora più gravi, quale ad esempio uno stato di coma
apallico. Assegnare il 100% alla cecità assoluta, si afferma, non rende disponibile un
punteggio maggiore per condizioni di ancora maggiore gravità.
Si è anche udito affermare che il 100% coinciderebbe con la morte dellindividuo:
motivazione singolare che commenteremo brevemente al prossimo paragrafo.
Noi possiamo rinunciare - anche se con gravi dubbi circa la giustificazione etica di
questa scelta imposta da necessità pratiche di semplificazione - a dotarci di un metodo
di quantificazione medico-legale del danno alla persona che sia capace di tener conto
dellincremento esponenziale, e non meramente lineare, della compromissione
del bene integrità e salute, accontentandoci di compensare questa grave insufficienza
tecnica mediante lincremento esponenziale del valore economico del punto, nella fase
di traduzione della percentuale in moneta. Ma questa accettazione dei nostri limiti non
può giungere ad impoverire ulteriormente il già grossolano metodo di misura di cui
disponiamo.
Vari sono gli argomenti che si devono opporre al declassamento delle tariffazioni
assegnate a gravissimi handicap.
Il più elementare di questi argomenti è costituito dallassurdità di avvalersi di
un metodo di quantificazione per proprio conto rozzo, del tutto convenzionale, e comunque
insufficiente costituito da cento punti e di aggravare il già grave
problema riducendo ulteriormente lo strumento di misura cioè privandolo dei valori
dal 95 al 100.
Più decisivo a dirimente è largomento che loperazione restrittiva entra in
insanabile conflitto con il principio di focalità (cfr. supra par. 7) che,
ove anche non lo si voglia definire con questo termine, rimane la sostanza della tecnica
di tariffazione percentuale. Non sarebbe agevole spiegare ad un danneggiato, come la
perdita del pollice dominante sia valutata con il 20% cioè un quarto, o poco meno, della
cecità assoluta, e lanchilosi dellanca, con la metà ovvero più di un terzo:
valori accettabili in sé e per sé ma a condizione che la cecità, la tetraplegia e la
stessa paraplegia riprendano le posizioni percentuali che sono proporzionali
allenorme gravità dellhandicap potendo giungere a saturare lo strumento di
quantificazione di cui disponiamo.
Non può neppure affermarsi che il 100% appiattisce le valutazioni perché la sua soglia
è di fatto superabile, nella responsabilità civile, attraverso lo strumento
complementare dellequità ed il risarcimento del danno morale e,
nellassicurazione obbligatoria, attraverso le prestazioni per superinvalidità.
Si deve anche considerare che questi gravissimi handicap sono infrequenti nella pratica
peritale e quindi gravano in misura molto modesta sul costo globale delle assicurazioni
private e di quella obbligatoria rispetto a quello enorme delle micropermanenti.
E infine doveroso riflettere su questo problema anche dal punto di vista delletica
del consenso sociale. Queste decisioni tabellari restrittive hanno certo obbedito a
considerazioni che, pur a nostro avviso non condivisibili, possono forse trovare una loro
motivazione. Ma è indubitabile che, effettuate dopo quasi un secolo di utilizzo del 100%
per quantificare menomazioni molto gravi poco importa se motivato dallaspetto
reddituale delle menomazione o da quello attuale dellintegrità psicofisica
devono essere sottoposte al vaglio di unopinione pubblica allargata per quanto sia
possibile oltre larea degli esperti, proprio in ragione della discrepanza palese tra
la comune sensibilità di fronte ai gravissimi handicap, e il marginale rilievo di
considerazioni aritmetiche, per di più in contrasto con la logica interna del sistema
tabellare, come abbiamo cercato di dimostrare.
E da considerare un segno positivo, ed incoraggiante, il fatto che la Commissione
europea, come ha riferito Borovia, abbia a lungo discusso la quantificazione ed il
risarcimento delle menomazioni gravi, da taluno considerate tali le
"macropermanenti" che superano il 70%, ed abbia proposto che il barème europeo
progettato non venga obbligatoriamente applicato in queste particolari evenienze.
10. Abbiamo dunque udito, ma
senza trovarlo scritto, (e se abbiamo appreso esattamente) che la cifra massima del 100%
non si potrebbe comunque assegnare se non in caso di menomazioni gravi plurime e numerose perchè
equivarrebbe alla morte della persona. E unidea bizzarra ed inaccettabile
sia dal punto di vista biologico che da quelli umano, filosofico e giuridico ed anche
contraddittoria perché se il 100% è la morte non si dovrebbe poterlo usare neppure in
casi di menomazioni plurime.
La morte è la fine irreversibile della vita biologica che implica il passaggio nel regno
dei trapassati e la cancellazione dellindividuo dal registro dello stato civile.
Nel lungo dibattito, non ancora concluso, che in Italia si è sviluppato sulla
trasmissibilità ereditaria del risarcimento del danno biologico (per ora la Corte di
Cassazione ha deciso positivamente a condizione che il leso sopravviva per qualche tempo,
peraltro non quantificato) Giannini e Pogliani, tra gli altri, ci hanno ricordato che nel
nostro Paese il diritto alla salute ed il diritto alla vita, pur avendo origine entrambi
dai diritti della personalità (art. 2 della Costituzione) sono considerati e regolati
separatamente per mezzo del differente trattamento che le leggi loro riservano.
Alcuni potrebbero forse citare Georg Wilhelm Hegel che nella sua Enciclopedie des Sciences
Philosophiques (1817) ha affermato che la malattia fisica non può generare la perdita
intera della salute coincidente con la morte. Ma si tratta di una affermazione che farebbe
la felicità di Monsieur de La Palisse. In realtà non è necessario essere un grande
filosofo per comprendere la differenza radicale tra la vita e la morte.
Quanto al nostro povero ma indispensabile strumento di stima percentuale
dellinvalidità permanente di persona ancora in vita è non solo necessario, ma
addirittura doveroso, impiegarlo tutto, in modo coerente, senza ridurne le già
ridotte possibilità.
11. Le conclusioni che si possono trarre da questa analisi, che non ha la pretesa di essere esaustiva di un così complesso problema, sono in breve le seguenti.
a. Le percentuali orientative
contenute in alcune Guida-Tabelle (la Guida di Luvoni-Mangili-Bernardi; la Guida della
SIMLA elaborata da Bargagna-Canale-Consigliere-Palmieri-Umani Ronchi) per la valutazione
del danno biologico a da responsabilità civile ed anche quelle tassative
recentemente pubblicate dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale per
lindennizzo del stesso tipo di danno nellassicurazione sociale contro gli
infortuni e le malattie professionali propongono percentuali simili ma spesso non
coincidenti.
Questi valori sono a loro volta simili a quelli di alcune Guide straniere molto note.
E da ritenere che il Barème francese, in particolare, abbia esercitato una
rilevante influenza su alcuni paesi europei, tra cui lItalia, ma le analogie di
molte tariffazioni non sono giustificate da una identità di oggetto della valutazione
perché il dommage physiologique francese non coincide con il danno biologico
statico, elaborato dalla dottrina e dalla giurisprudenza italiana ora coincidente con
la lesione dellintegrità psicofisica.
b. Le nuove tabelle italiane
recano ancora "limpronta genetica" della loro origine legata alla
quantificazione della riduzione della capacità lavorativa, in quanto pur contenendo
valori percentuali ridotti nella tariffazione delle menomazioni motorie, queste
hanno conservato e talora accentuato la loro preminenza rispetto alle menomazioni di
organi ed apparati di maggiore rilevanza rispetto allintegrità psicosomatica.
Infatti la riduzione consistente (da 10 a 20 punti) del punteggio percentuale assegnato a
gravissimi handicap quali, per fare alcuni esempi, la cecità assoluta, la tetraplegia, la
paraplegia, le gravissime alterazioni della favella, le sindromi dissociative, le forme
gravi di sindrome psicorganica e di deterioramento psichico, appare in contrasto con la
finalità radicalmente mutata delle tabelle destinate alla quantificazione del danno
biologico rispetto a quelle compilate per il danno "lavorativo".
Il concetto di focalità dannosa che rappresenta la chiave metodologica nella
costruzione di tabelle deve infatti ispirarsi ad una chiara differenziazione nella
quantificazione degli effetti dannosi della menomazione psicofisica sulla capacità dellindividuo
rispetto alla quantificazione degli effetti dannosi sulla salute-integrità
costituzionalmente protetta.
c. Ai gravissimi handicap, sia di tipo sensoriale (cecità totale) sia motorio (tetraplegia, paraplegia) deve a nostro motivato avviso essere restituita la percentuale del 100% potendosi invece variare, caso per caso, il calcolo del danno economico da lucro cessante prodotto da queste menomazioni.
d. Lutilizzo del 100% di invalidità permanente biologica è del tutto giustificato dalla natura dello strumento di stima impiegato, la percentuale, e non ha comunque alcuna connessione con la morte dell'individuo.
e. Levoluzione delle norme
che è in atto, ed il prevedibile ulteriore riassestamento della giurisprudenza nei
prossimi anni, rende indispensabile un confronto ad ampio raggio sui complessi problemi
della valutazione medico-legale del danno alla persona da responsabilità civile ed anche
delle sue relazioni con la nuova normativa per la quantificazione medico-legale del danno
da infortunio sul lavoro e da malattia professionale.
--------------------------------------
Note:
1 D.M. del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 12 luglio 2000.. pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 25 luglio 2000 n. 119.Le Tabelle sono pubblicate e commentate in G. Cimaglia e P. Rossi, Danno Biologico. Le Tabelle di Legge, Giuffrè, Milano 2000.2 Luvoni R., Mangili F. e Bernardi L. Guida alla valutazione medico-legale del danno biologico e dellinvalidità permanente, Giuffrè, Milano 1995 4° edizione.
3
Bargagna M., Canale M., Consigliere F., Palmieri L. e Umani Ronchi G., Guida orientativa per la valutazione del danno biologico permanente, Giuffrè, Milano 1998.E in corso di stampa la terza edizione.4 Cittadini A. e Zangani P. Guida-tabella del Danno Biologico a carattere permanente e invalidante, Morano Napoli 1995 ; Luvoni R., F. Mangili F. e Ronchi E. Guida alla valutazione medico-legale dellinvalidità permanente da malattia nellassicurazione privata, Giuffrè, Milano 1992; Bruno G., Cattinelli L., Cortivo P., Farneti A., Fiori A. e Mastroroberto L. Guida alla valutazione del danno in ambito dellinfortunistica privata, Giuffrè, Milano 1998.Unampia rassegna delle guide internazionali è stata elaborata da I. Pitzorno Guida breve alla valutazione del danno alla persona nel Trattato di Medicina Legale e di Scienze Affini diretto da G. Giusti, CEDAM, Padova 1999 vol. 5° pag. 1309 segg.
5 Decreto Ministeriale 5 febbraio 1992 Approvazione della nuova tabella indicativa delle percentuali di invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti, Gazzetta Ufficiale 26,2,1992 n.47. Questa tabella è molto diversa dalla precedente contenuta del D.M. 25 luglio 1980, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 14 ottobre 1980 n. 282.
6
In applicazione della Legge 5 febbraio 1992 n.104 sono state elaborate tabelle analitiche di valutazione dellhandicap: cfr. Scorretti C. Colafigli A., Dal Pozzo C., Fallani M., Consigliere F. e F. Fratello. Lanalisi delle capacità. Implicazioni e prospettive medico-legali. Riv. t. Med. Leg. 18,435,1996. Cfr. anche Scorretti C. Dallinvalidità civile allhandicap, Liviana ed. Napoli 1993.7
La Raccomandazione elaborata nel giugno 2000 dalla Commissione internazionale di giuristi e medici legali, coordinata da Francesco Busnelli è stata illustrata da César Borobia, dellUniversità Complutense di Madrid, nel corso del 33° Congresso della SIMLA, Brescia 25-28 ottobre 2000, Atti Preliminari pag. 203.8
Lart. 13 del D.L. 38/2000, al comma 1 recita "In attesa della definizione di carattere generale di danno biologico e dei criteri per la determinazione del relativo risarcimento, il presente articolo definisce, in via sperimentale, ai fini della tutela dellassicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali il danno biologico come lesione dellintegrità psicofisica, suscettibile di valutazione medico legale, della persona." Nel n. 2, lettera a) il D.L. stabilisce che "le menomazioni conseguenti alle lesioni dellintegrità psicofisica di cui al comma 1 sono valutate in base a specifica tabella delle menomazioni, comprensiva degli aspetti dinamico-relazionali".9
Cazzaniga A. Le basi medico-legali per la stima del danno alla persona da delitto o quasi delitto, Ist. Editoriale Scientifico, Milano 1928.Lanalisi delle forme di danno alla persona, pur riferita al danno patrimoniale economico, era quasi sovrapponibile alle voci di risarcimento attualmente previste nella giurisprudenza francese. La monografia è stata ripubblicata da P. Giolla con laggiunta di parti rilevanti: Valutazione del danno alla persona nella responsabilità civile, Giuffrè, Milano 2da edizione 1967.10
La Tabella Como-Perugia è stata pubblicata da Duni A.,Cattabeni M.e Gentile G. La valutazione del danno alla persona. Criteriologia e tabella delle invalidità. Giornate medico-legali di Como 30 giugno 2 luglio 1967, Giuffrè, Milano 196811
Tabella ufficiale della Società Romana di Medicina Legale e delle Assicurazioni per la valutazione delle menomazioni interessanti il sistema locomotore, Zacchia 44,269,1969.12
Cfr. la nota n. 9.13
Gerin C., in Atti delle giornate medico-legali triestine della società italiana di medicina legale e delle assicurazioni. Trieste 1952. Il pensiero di Cesare Gerin, nei suoi sviluppi, è ampiamente riportato nella successiva monografia La valutazione medico-legale del danno alla persona da responsabilità civile, Giuffrè, Milano 1987.14
Franchini A. La valutazione medico-legale del danno biologico di rilevanza patrimoniale. Giornate medico-legali di Como 30 giugno-2 luglio 1967, Noseda, Como 1967.15
Cfr nota n. 10.16
Cfr. nota n.317
La milza è il maggior organo linfoide dellorganismo che svolge svariate importanti funzioni: immunologica, di filtro, di riserva cellulare, di ematopoiesi, di relazione del volume ematico (riceve un flusso di circa 300 ml al minuto corrispondente al 5% della portata cardiaca) e "possiede strutture vascolari e parenchimali qualitativamente specifiche" cfr. C. Sacchetti e A. Ponassi, Metodologia Diagnostica, Piccin, Padova 1991, 2° edizione. E nota anche la specifica attività della milza nei confronti della infezione da pneumococco.18 Guides to the evaluation of permanent impairment, Americn Medical Association, Chicago 4° ed., 1993.
19 Barème fonctionnel indicatif des incapacités en droit commun, Le Concours Médical , suppl. al n. 25 del 19 giugno 1982.
20 Penneau M. Relazione al 33°Congresso della SIMLA, Brescia 25-28 ottobre 2000.
21Les séquelles traumatiques.Evaluation médico-légale des incapacités permanentes en droit commun, edita congiuntamente dalle edizioni A.Lacassagne e da Le Concours Médical, 1991. La nuova edizione, in corso di stampa, è pubblicata da ESKA e Lacassagne. Sono in corso di pubblicazione altre tabelle orientative, proposte da differenti organismi.
22 cfr. nota n. 7
23 Giannini G. e Pogliani M. Il danno da illecito civile, Giuffrè, Milano 1997.
Angelo Fiori
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Pillole di buonumore (Tutto e' relativo!)
Positivo: Tuo marito capisce di moda.
Negativo: Scopri che di nascosto si mette i tuoi abiti.
Molto negativo: Stanno meglio a lui che a te.
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Positivo: Hai riso molto leggendo queste cose.
Negativo: Alcune storie sembrano quelle di gente che conosci.
Molto negativo: Una di quelle persone sei tu.