Febbraio |
"PILLOLE"
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Mensile
di recensioni, aggiornamento e varie attualita' a cura di:
Daniele Zamperini dzamperini@bigfoot.com
, Amedeo Schipani mc4730@mclink.it,
Bollettino inviato gratuitamente su richiesta. Archivio
consultabile su: http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm (Visitate anche le altre pagine, sono ricche di informazioni!).
Il materiale qui pubblicato e' liberamente utilizzabile per uso privato, purche'
se ne citi la fonte. Riproduzione e pubblicazione riservata.
INDICE GENERALE |
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Pillole di buonumore
(oggi: gli animali)PILLOLE
Colesterolo e depressione
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La
determinazione del sesso: genetica o ambientale?
E stato riportato su "Sessuologia news" un caso molto
particolare, di notevole interesse sia scientifico che umano, che ha fatto scalpore negli
anni passati ma che e poco conosciuto al di fuori del ristretto ambito degli addetti
al settore sessuologico.
Viene riferito il caso di Brenda Reimer, una ragazza sedicenne di Winipeg (USA) che decise
di cambiare sesso e di farsi ragazzo, assumendo il nome di David.
La cosa di per sé non rivestirebbe interesse particolare, se non per un fatto:
David-Brenda aveva un gemello monovulare (e quindi identico) se non per il fatto che si
trattava di un gemello maschio.
Tale particolare urta chiaramente contro tutti i principi della genetica conosciuti
finora: e ben noto come due gemelli monovulari debbano essere assolutamente identici
per tutte le caratteristiche trasmesse geneticamente, quindi anche nel sesso.
Il problema in effetti aveva avuto origini iatrogene: Brenda, alla nascita, era in
realta un maschietto ed era stato battezzato col nome di Bruce. Nel realizzare, poco
dopo la nascita, la circoncisione, si era verificato un incidente chirurgico che aveva
privato il neonato del pene. Il chirurgo aveva allora ritenuto che la soluzione piu
opportuna fosse la riassegnazione coatta del sesso, secondo il principio che e
meglio una femmina costruita in sala chirurgica che un maschio castrato.
Questa vicenda venne descritta in un libro nel 1972 da Money che lo dipinse come un grande
successo della medicina: un triplice accordo realizzato tra chirurghi, psicologi e i
genitori dei bambini, che avevano acconsentito ad attribuire il nuovo sesso anatomico al
piccolo.
Furono programmate una serie di correzioni chirurgiche, mentre i genitori sarebbero stati
istruiti ed aiutati a condurre per Bruce-Brenda uneducazione al femminile: quando
Brenda aveva gia 5 anni, pur essendo evidente che si trattava di una bambina con
tratti da maschiaccio, le veniva insegnato ad essere gentile, calma e composta come una
signorina, e ad assumere atteggiamenti di tipo femminile in ogni occasione.
E ben evidente che una situazione del genere, data la delicatezza dei risvolti
psicologici ed emotivi, sarebbe dovuta rimanere assolutamente in ambito molto ristretto,
anche per non turbare la crescita di Brenda, che ne era del tutto ignara; l
interesse per l eccezionalita del fatto, nonche alcuni interessi
economici speculativi, lo trasformarono in un evento pubblico. Questo poi non venne
limitato alle sole comunicazioni scientifiche ma messo a disposizione del grande pubblico
addirittura attraverso la televisione. Brenda venne cosi a sapere la verita
sulla sua vicenda e dopo pochi anni pretese di riavere il sesso maschile e un compenso per
i danni subiti.
Sullevento e stato scritto un secondo libro ad opera di un giornalista (John
Colapinto) che ha messo soprattutto in evidenza la contrapposizione ideologica tra coloro
che ritengono che lattribuzione del sesso sia un evento tipicamente e costituzionale
e genetico e coloro che invece ritengono che sia fondamentale in questo linflusso
educativo.
Il caso di Bruce-Brenda-David sembrerebbe dare ragione agli "innatisti" in
quanto l educazione, pur organizzata con ogni possibile appoggio e con la consulenza
di numerosi specialisti, non e riuscita a trasformare psicologicamente il soggetto
in un membro del sesso opposto.
Un caso del genere, pero, e evidentemente molto raro a verificarsi e potrebbe
essere preso come paradigma ma, proprio per la sua unicita non permette di giungere
ad una conclusione univoca. Le scuole moderne ritengono che siano indispensabili entrambi
i fattori: lidentita di genere si costruisce su una base genetica e
probabilmente ha bisogno sia di un corpo idoneo a sopportare quell identita,
sia di una educazione che possa attribuirgli un reale significato.
Il problema, tuttavia, rimane ancora aperto, e probabilmente il caso di Bruce-Brenda-David
fara discutere ancora a lungo.
Daniele Zamperini; fonte: G. Rifelli "Sessuologia News" Gennaio-Febbraio 2000 anno VIII n. 1
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Efficacia
dell'organizzazione di gruppo
L assistenza sanitaria si indirizza sempre piu a forme di gestione
e organizzazione di gruppo. Questo tipo di attivita sta diffondendosi anche in
settori, come quello della medicina di famiglia, dove l individualismo sembrava
ineliminabile.
Il lavoro di equipe costituisce, da sempre, la norma nel settore ospedaliero, ma esistono
pochi studi che ne abbiano valutato la reale efficacia o che ne abbiano studiato le
diverse modalita organizzative al fine di ottimizzarne la resa.
Uno di questi e stato effettuato da West e Anderson (1996), i quali hanno inteso
valutare l efficienza del lavoro di equipe negli opedali inglesi. Gli Autori hanno
studiato le innovazioni e le decisioni assunte dai vari gruppi di decisione in 27
ospedali; hanno studiato in particolare, servendosi di un gruppo di esperti indipendenti,
la radicalita, la grandezza, la novita e lefficacia delle innovazioni
prodotte da questi gruppi.
Le innovazioni introdotte non si limitavano al solo settore assistenziale, ma
interessavano anche altri settori: venivano analizzati gli interventi riguardanti i
miglioramenti della gestioni delle risorse, gli aumenti degli introiti, la riduzione dei
costi, l espansione o il miglioramento dei servizi e cosi via. I risultati
hanno evidenziato cio che anche il buon senso suggerisce: che i gruppi non sono
tutti uguali. Cio che distingue i gruppi piu efficaci da quelli meno efficaci,
secondo gli Autori, non e la capacita dei singoli bensi il "clima
interno" del gruppo, che ne condiziona enormemente la resa. Nei gruppi efficaci,
infatti, i membri erano capaci di costruire un contesto e un clima in cui l
iniziativa e l innovazione venivano valorizzate e sostenute piuttosto che punite o
osteggiate. La presenza di membri con particolari capacita innovative non era
correlata con il numero di innovazioni introdotte ma solo la loro radicalita.
Non e stata rilevata relazione tra anzianita di servizio e capacita
innovativa.
Un dato particolarmente interessante riguarda l influsso della disponibilita
finanziaria sulla capacita innovativa: contrariamente a quanto si potrebbe pensare,
la maggior disponibilita di risorse finanziarie non solo non influenzava il numero o
il livello delle innovazioni introdotte, ma addirittura diminuiva la soddisfazione del
benessere del gruppo.
D.Z.: fonte: S. Zappala "Psicologia contemporanea", Luglio-Agosto 1999
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Costo economico e sociale della sclerosi multipla
Come noto la sclerosi multipla e una condizione morbosa
emergente, di cui si osserva un continuo aumento di nuovi casi. Si tratta di malattia
progressiva ed altamente invalidante, che richiede strategie di assistenza di costo molto
elevato e, attualmente, di durata indefinita.
Sono state effettuate diverse indagini finalizzate a chiarire meglio gli aspetti sociali
della malattia: lAssociazione Italiana Sclerosi Multipla "AISM" ha
evidenziato come in unindagine condotta dal 97 al 2000, siano stati rilevati i
seguenti dati:
il 64% dei malati di sclerosi multipla ha dovuto modificare lattivita
lavorativa (il 46% lha abbandonata, il 25% lha ridotta, gli altri l
hanno cambiata o sono dovuti ricorrere al pensionamento anticipato, oppure sono stati
addirittura licenziato.
I fattori che hanno indotto maggiori problemi sono stati soprattutto lastenia e la
difficolta di movimento.
Il 95% dei malati vive in famiglia e risultano strettamente dipendenti dal rapporto che
hanno con il partner o con il resto della famiglia.
Il 38% dei soggetti lamenta una modifica della vita sociale e di relazione.
Il 43% dei malati che prima andavano in vacanza ha dovuto affrontare cambiamenti anche per
questo aspetto, pur se in presenza di disabilita minima.
Il 76% dei malati con punteggio EDSS = o > di 4 dichiara la necessita di
assistenza domiciliare. Di questi il 73% assistiti da famigliari e il 13% da personale a
pagamento.
Lassistenza e caratterizzata per almeno il 40% da aiuto generico alle mansioni
usuali della vita, il restante per lassistenza infermieristica domestica ecc.
Le voci di spesa per questa patologia sono state invece calcolate dalla FISM- ISS. La
spesa sociale annua calcolata per il soggetto malato di sclerosi multipla con
disabilita medio-grave e complessivamente di oltre 84 milioni lanno per
ciascun malato. Le voci maggiori sono costituite da:
E da tener presente che in questi calcoli sono state incluse
delle voci di "costi presunti", vale a dire il costo di interventi che non sono
monetizzati direttamente ne dallassistito ne dal SSN ma che comportano
una perdita di tempo, di lavoro, di impegno da parte di terze persone che sono costrette a
dedicarsi allassistenza del malato. Non sono invece incluse le spese farmaceutiche
che, per i pazienti trattati con interferone o con altri farmaci simili, vengono a essere
piuttosto elevate.
D.Z.: fonte: Giornale del Medico 20 Novembre 2000
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Effetti
a lungo termine della glucosamina solfato sulla progressione dellartrosi
Lartrosi è una delle cause principali di invalidità. La terapia
farmacologica dellartrosi è sintomatica, ossia tende a controllare il dolore e la
limitazione funzionale, tradizionalmente mediante lutilizzo di farmaci
antinfiammatori non steroidei (FANS). Farmaci più efficaci dovrebbero essere in grado di
modificare favorevolmente la struttura articolare, interferendo con la progressione della
malattia.
La glucosamina solfato (farmaco sintetizzato dal Rotta Research Group, Monza, Italia), è
il solfo-derivato della glucosamina, un aminomonosaccaride naturale che è un normale
costituente dei glucosaminoglicani della cartilagine articolare e del liquido sinoviale,
ed è stato approvato in molte nazioni europee e extraeuropee per il trattamento
dellartrosi.
Scopo di questo lavoro, in doppio cieco, randomizzato e controllato versus placebo, è
controllare se la glucosamina solfato può interferire con la progressione dei sintomi e
con le variazioni strutturali articolari.
Metodi. Sono
stati reclutati 212 pazienti affetti da artrosi del ginocchio, e sono stati assegnati in
modo casuale a ricevere per tre anni una volta al giorno una dose di 1500 mg di
glucosamina solfato o di placebo. Sono state fatte radiografie di entrambe le ginocchia in
antero-posteriore sotto carico al momento dellarruolamento, dopo un anno e dopo tre
anni. Sono state misurate lampiezza media dello spazio articolare del compartimento
mediale dellarticolazione femoro-tibiale e lampiezza minima, ossia il punto
più stretto. Inoltre sono stati valutati i sintomi mediante una scala di punteggio
idonea.
Risultati. Dopo tre anni, nei 106 pazienti del gruppo placebo si è avuta una
progressiva riduzione dello spazio articolare medio, con una riduzione media di 0.31 mm.
Nei 106 pazienti in trattamento con glucosamina solfato il restringimento non è stato
significativo (0.06 mm). Risultati sovrapponibili si sono avuti per lampiezza
minima. Per quanto riguarda i sintomi, cè stato un lieve peggioramento nel gruppo
placebo rispetto al gruppo in trattamento attivo. Non ci sono state differenze nei due
gruppi per quanto riguarda gli effetti collaterali.
Conclusioni. La glucosamina solfato, modificando sia i sintomi che la struttura
articolare, può essere considerata un farmaco in grado di modificare il decorso
dellartrosi.
A.S. : fonte Lancet,
27 gennaio 2001
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Aspirina sottoutilizzata nei
pazienti diabetici
Il rischio di malattie cardiovascolari è aumentato da due a quattro volte nei
soggetti diabetici rispetto alla popolazione non diabetica. Una causa importante di ciò
è che i pazienti diabetici presentano una iperaggrebilità piastrinica, dovuta ad un
aumentata sintesi di trombossano da parte delle piastrine. Laspirina riduce la
sintesi del trombossano fin quasi ad annullarla, a dosi comprese tra 81 e 325 mg/die.
Numerosi trials hanno dimostrato lefficacia dellaspirina in prevenzione
cardiovascolare sia secondaria che primaria. Laspirina è inoltre un farmaco a basso
costo e con scarsi effetti collaterali ai livelli raccomandati, per cui lADA
(American Diabetes Association) già nel 1997 e poi nel 2000 ha raccomandato
lutilizzo dellaspirina a basso dosaggio nei pazienti diabetici di età >/=
30 anni, sia in prevenzione secondaria (soggetti con storia di infarto cardiaco, angina
pectoris, ictus cerebrale, attacchi ischemici transitori, claudicatio intermittens), che
in prevenzione primaria (soggetti che presentano uno o più fattori di rischio quali
familiarità per malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa, fumo, obesità,
alterazioni del quadro lipidico, micro- o macro-albuminuria).
Questo studio è stato fatto per valutare quanti soggetti diabetici potrebbero giovarsi
delluso di aspirina e quanti effettivamente lutilizzano.
Metodi. Sono stati rivalutati i dati del terzo National Health and Nutrition
Examination Study (NHANES III), studio condotto tra il 1988 e il 1984, e sono stati presi
in considerazione 1503 adulti diabetici, di età >/= 21 anni. E stato ritenuto
consumo regolare di aspirina lassunzione per >/= 15 giorni al mese, tenendo
presente che anche lassunzione a giorni alterni ha dimostrato unefficacia
antitrombotica.
Risultati. Il
27% dei pazienti aveva unanamnesi positiva per malattie cardiovascolari e un
ulteriore 71% aveva almeno un fattore di rischio per malattie cardiovascolari. Il 37% dei
pazienti con storia di malattie cardiovascolari assumeva regolarmente aspirina, contro
soltanto il 13% dei pazienti che avevano uno o più fattori di rischio.
Conclusioni. Quasi ogni paziente diabetico adulto americano, secondo le linee guida
dellADA, è candidato alla terapia con aspirina. Ciononostante, nel periodo tra il
1988 e il 1994, solo il 20% di questi pazienti assumeva con regolarità aspirina. Sono
necessari maggiori sforzi per incrementare luso dellaspirina nei pazienti
diabetici.
A.S. fonte: Diabetes
Care, febbraio 2001
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Radiografia della
colonna lombare in pazienti con lombalgia
La
lombalgia è un disturbo molto comune in medicina generale, e la radiografia della colonna
lombare è lesame più richiesto per questa condizione. Al contrario, le linee guida
più diffuse sono piuttosto restrittive riguardo lindicazione allesame
radiografico per la lombalgia. Le linee guida della Agency for Health Care Policy and
Research suggeriscono lesecuzione di una radiografia se il paziente non migliora
dopo quattro settimane; il Clinical Standards Advisory Group consiglia di
aspettare sei settimane; il Royal College of General Practitioners ritiene che
la radiografia non sia indicata nella lombalgia acuta in assenza di indicatori di
patologia seria della colonna vertebrale.
Alla luce di queste indicazioni conflittuali, gli autori hanno voluto testare
lipotesi che la radiografia della colonna lombare in pazienti con lombalgia da
almeno sei settimane non si associ ad un miglioramento dei risultati clinici o della
soddisfazione dei pazienti per le cure ricevute.
Sono stati arruolati 421 pazienti affetti da lombalgia da almeno sei settimane (durata
media dieci settimane), che sono stati assegnati in modo casuale ad effettuare o non
effettuare una radiografia della colonna lombare, in aggiunta alle terapie prescritte dai
medici curanti di ogni paziente. Sono stati quindi fatti dei controlli a tre e nove mesi,
valutando la presenza della lombalgia, lo stato di salute dei pazienti, la soddisfazione
dei pazienti per le cure ricevute, il ricorso alle strutture di medicina primaria e
secondaria.
Risultati. Dopo tre mesi, i pazienti che avevano praticato la radiografia
riferivano con più frequenza dellaltro gruppo la persistenza del dolore lombare
(rischio relativo 1.26, IC 95% = 1.00 1.60) ed avevano un punteggio più basso per
lo stato di salute generale e più alto per il dolore; inoltre avevano consultato con più
frequenza il loro medico nei tre mesi successivi alla radiografia (rischio relativo 1.62,
1.33 1.97). La soddisfazione per le cure ricevute era maggiore nei pazienti che
avevano eseguito la radiografia a distanza di nove mesi, ma non a distanza di tre mesi. In
generale, l80% dei pazienti in entrambi i gruppi avrebbe voluto eseguire la
radiografia, se avesse potuto scegliere. Un riscontro patologico alla radiografia non
faceva alcuna differenza in rapporto agli
esiti.
Conclusioni. Lesecuzione di una radiografia della colonna lombare in pazienti
di medicina primaria con lombalgia da almeno sei settimane non è associata ad un
miglioramento della fisiologia dei pazienti, della severità del dolore, o dello stato
generale di salute; è invece associato ad un aumento del lavoro per il medico. I pazienti
che effettuano una radiografia sono più soddisfatti. La sfida per la medicina primaria è
di riuscire a soddisfare i pazienti senza ricorrere alla radiografia.
A.S. fonte: British
Medical Journal, 17 febbraio 2001
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Pillole di buonumore
Quando il grande naturalista Linneo dissezionava un insetto, nell'aula non volava una mosca. Erano morte tutte di crepacuore.
MINIPILLOLE
Chissà se
sarà femmina...
Da sempre la cultura popolare si e sbizzarrita nella ricerca di sistemi
per prevedere il sesso dei bambini a partire dai cambiamenti che si verificano nella madre
durante la gravidanza: la dimensione della pancia, la sua conformazione, altri cambiamenti
fisiologici nella madre, cambiamenti caratteriali ecc. Lo stesso Ippocrate affermo
che, se la pelle della futura mamma diventa piu pallida, il neonato sara
femmina. In realta finora non era stato possibile trovare un sintomo o un
cambiamento evidente nel corpo della madre associabile al sesso del nascituro, per cui
lunico sistema effettivamente attendibile e risultato essere quello
dellesame ecografico.
Un gruppo di ricercatori svedesi ha collegato invece liperemesi della gravidanza con
il sesso del nascituro. L iperemesi e una patologia caratterizzata da nausea e
vomito molto intensi che talvolta impongono il ricovero della paziente nei primi mesi di
gestazione. Secondo questi ricercatori chi soffre di questa malattia probabilmente
dara alla luce una femmina in quanto, liperemesi gravidica e associata
ad un aumento di gonadotropina corionica e i livelli di questo ormone si alzano
soprattutto quando il feto e di sesso femminile. Lo studio non e' certo
recentissimo: siamo in ansiosa attesa di conferme.
D.Z. The Lancet 1999;354 (16 Dicembre 1999)
Disturbi
alimentari da problemi estetici
Un lavoro curioso ma che puo' aprire interessanti prospettive
sullargomento "alimentazione e psiche" e stato effettuato in
Canada e recentemente pubblicato. Era ben noto come i soggetti affetti da disturbi
alimentari gravi attribuissero il loro comportamento al fatto di avere un corpo troppo
magro o troppo grasso. La psichiatria si e' percio' orientata a considerare tali disturbi
come derivanti da un' alterata percezione del proprio schema corporeo in riferimento,
appunto, al peso.
Gli autori hanno invece dimostrato che, diversamente da quanto si riteneva finora, i
disturbi alimentari gravi quali la bulimia e lanoressia siano piu diffusi non
solo, come si riteneva finora, nei soggetti che avessero unalterata percezione
del proprio corpo in relazione al peso, bensi anche in soggetti che trovavano
sgradevoli e inaccettabili alcune singole parti del proprio corpo. Questi fenomeni si
verificavano anche in relazione a parti del corpo non direttamente legate alla struttura e
al peso corporeo quali il naso, le orecchie, gli occhi o la statura. Si trattava
percio di percezioni legate alla mancanza di accettazione di una parte di se stessi,
indipendentemente dal peso, e ad una reazione avversativa invece sulla globalita del
fisico.
A quanto sembra quindi la cosa piu importante e
laccettazione globale della propria fisicita. Anche la non accettazione di
parti del proprio corpo che poco entrano con la questione di peso viene a essere quindi,
secondo gli autori, una delle tante componenti di disturbi cosi complessi quale
lanoressia e la bulimia
D.Z "International Journal of Eating Disorders"
2000;27:304-309
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Disturbi
del sonno e dell'appetito
Un gruppo di ricercatori americani ha indagato recentemente differenti
abitudini alimentari in soggetti che lamentavano disturbi del sonno. E stato
riscontrato come nei soggetti che soffrono dinsonnia appare molto piu
accentuata la tendenza a comportamenti alimentari scorretti: in particolare, coloro che si
svegliano improvvisamente durante la notte, usano tradizionalmente colmare la loro
insonnia mangiando. Questi pasti aggiuntivi si assommano a quelli del giorno portando il
totale calorico a livelli superiori a quelli effettivamente necessari per le loro esigenze
energetiche e favorendo quindi condizioni di sovrappeso o di franca obesita. Alcuni
soggetti invece mostrano disturbi dell alimentazione consistenti nell erronea
distribuzione delle quote caloriche durante la giornata, e consumano spesso colazioni
modeste e cene pesanti. Sono state approfondite le relazioni esistenti tra i neurormoni
che controllano il sonno e quelli che controllano i centri della fame e della
sazieta. E possibile che questi controlli siano affidati per il sonno alla
melatonina e per la fame e la sazieta alla leptina, e che i livelli dei due
neuroormoni siano in correlazione tra loro. La possibile correzione dei livelli di questi
due neurormoni promette soluzioni corrette sia per linsonnia che per i disturbi del
comportamento alimentare.
D.Z. JAMA 1999 Aug. 18; 282 (7):689-90 (20 Gennaio 2000
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I FANS possono far precipitare lo scompenso cardiaco
E stato condotto uno studio in due ospedali australiani per verificare la
possibile associazione tra uso di FANS e episodi di scompenso cardiaco. A tale scopo sono
stati considerati 365 pazienti ricoverati per scompenso in due ospedali australiani.
Leta media era di 76 anni; era stato inserito anche un gruppo di controllo di
650 pazienti ricoverati negli stessi ospedali ma senza segni di scompenso con eta
media di 75 anni. Venivano sottoposti a un questionario che indagava luso recente di
FANS o ASA nellultima settimana prima del ricovero. E risultato che i pazienti
ricoverati per scompenso cardiaco avevano fatto un uso di FANS piu frequente
rispetto al gruppo di controllo con un indice di rischio dello sviluppo di scompenso di
2,1 rispetto al controllo. I pazienti che poi presentassero un anamnesi positiva per
cardiopatia ed erano ricoverati per un primo episodio di scompenso, avevano un indice di
rischio ancora piu elevato (10,5).
Gli autori ritengono percio che siano necessarie ulteriori ricerche in quanto le
loro osservazioni suggerirebbero un possibile ruolo dei FANS come causa precipitante nello
scompenso cardiaco; i medici dovrebbero essere molto attenti nelluso di questi
farmaci nei pazienti cardiopatici a rischio di scompenso.
(Page D.J. e al. Arch. Int. Med. 2000;160:777)
D.Z. ("Bollettino di farmacosorveglianza" Ottobre 2000)
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Le noci
abbassano il colesterolo
Le noci sono frutti secchi che vengono considerati spesso con sospetto
allorche venga stilata una dieta, sia per lalto contenuto calorico che per
lalto contenuto in sostanze grasse. Una recente ricerca spagnola, tuttavia, sembra
rivalutare gli effetti benefici delle noci e invitare addrittura a introdurre le noci
nella dieta ipolipemizzante.
Secondo gli autori infatti questo tipo di frutta secca si serebbe dimostrato in grado di
abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. Le sostanze grasse contenute nelle noci,
infatti, sono per la maggior parte grassi polinsaturi le cui virtu (a differenza dei
grassi saturi) sono note da tempo. Le premesse teoriche non erano pero mai state
esaminate sul campo ne era mai stato provato in modo diretto leffetto
dellassunzione di noci sui livelli di colesterolo nel sangue.
Nello studio spagnolo si e sottoposto un gruppo di ipercolesterolemici a una dieta
di tipo mediterraneo, integrata con undici noci al giorno. E stato preso a confronto
un gruppo di controllo analogo, trattato con la stessa dieta ma senza noci.
Il gruppo che comprendeva le noci nella dieta ha mostrato una significativa riduzione
media del livello di colesterolo LDL; lentita di questa riduzione, rispetto a
coloro che non includevano le noci nella propria dieta e che seguivano semplicemente una
dieta mediterranea, era di oltre il doppio. Le noci promettono percio di tornare
presto, a pieno diritto, sulle tavole anche degli ipercolesterolemici
D.Z. Annals of Internal Medicine 2000;132:538-54
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Avere il
cane fa bene alla salute
Il "British Medical Journal", da buona rivista anglosassone, spezza
una lancia in favore dei proprietari di cani. Infatti e stata pubblicata su questa
rivista la ricerca di un gruppo di ricercatori britannici che hanno esaminato le
condizioni di salute dei proprietari dei cani rispetto a soggetti che non possiedono
questo animale. Avrebbero riscontrato uno stato di salute globalmente migliore; il fatto
e stato giustificato dalla maggiore possibilita di contatti sociali e dal
migliore tasso di integrazione sociale che il cane fornisce al suo proprietario. E' stato
infatti provato che chi passeggia con un cane ha maggiore probabilita di
chiacchierare con qualche sconosciuto rispetto a chi cammina da solo. Questo fenomeno si
verifica anche se lanimale e addestrato a non dare confidenza agli estranei;
probabilmente la causa di cio' e da ricercare nellaspetto affidabile e
amichevole che una persona che porta a spasso un cane riveste nellimmaginario
collettivo. Tutto cio sara pure vero ma, tutto sommato ci sembra abbastanza
intuibile, e non certo una scoperta da premio Nobel.
D.Z. (B.M.J. 2000; 320:443).
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Consumo di bevande dolci e
obesità nellinfanzia
Tra il 1980 e il 1994 negli USA la prevalenza dellobesità nei ragazzi è aumentata
del 100%. Stime nazionali recenti indicano che il 24% e l11% dei ragazzi si trovano
rispettivamente sopra l85° e il 95° percentile del BMI (Body Mass Index = Indice
di Massa Corporea) di riferimento per età e sesso. Tra i vari fattori ambientali e
sociali che potrebbero contribuire allaumentata prevalenza dellobesità, il
consumo delle bevande dolci è stato poco indagato. Negli ultimi 50 anni il consumo di
bevande dolci è aumentato del 500%. La metà degli americani e la maggioranza degli
adolescenti (65% delle ragazze e 74% dei ragazzi) consuma bevande dolci; queste
rappresentano la principale sorgente di zuccheri della dieta, ammontando in media a 36.2 g
di zucchero al giorno per le ragazze e a 57.7 g per i ragazzi.
Metodi. Sono stati arruolati 548 ragazzi di etnie diverse, età media 11.7 anni,
provenienti da scuole pubbliche nellarea metropolitana di Boston, Massachusetts, che
sono stati studiati prospetticamente per 19 mesi. E stato valutato il consumo di
bevande zuccherate iniziale e le sue variazioni nel tempo, in associazione con le
variazioni del peso corporeo.
Risultati. Dopo aggiustamento per variabili antropometriche, demografiche,
dietetiche e di stile di vita, sia il BMI che la frequenza dellobesità aumentavano
in rapporto al consumo di bevande dolci: per ogni bicchiere di bevanda zuccherata il BMI
aumentava di 0.24 kg/m2 (IC 95% = 0.10 0.39; P = 0.03), lodds
ratio per la frequenza dellobesità era di 1.60 (IC 95% = 1.14 2.24; P =
0.02).
Interpretazione. Il consumo di bevande zuccherate nei ragazzi è una variabile
indipendente associata con lobesità.
A.S.: Lancet,
17 febbraio 2001
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Tossina botulinica per
liperidrosi ascellare
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Strategie
prescrittive per lotite media acuta nellinfanzia
Lobiettivo di questo studio è confrontare gli effetti della prescrizione immediata
di antibiotici per lotite media acuta con quelli di una prescrizione ritardata.
Hanno partecipato allo studio 315 bambini di età compresa fra sei mesi e dieci anni,
affetti da otite media acuta. Su questi bambini sono state sperimentate due strategie: uso
immediato di antibiotici e uso ritardato (ossia utilizzo di antibiotici a discrezione dei
genitori dopo 72 ore dallinizio dellotite, se i sintomi non migliorano).
Parametri di valutazione principali sono stati la risoluzione dei sintomi, il numero di
giorni di assenza da scuola o dal nido, il consumo di paracetamolo.
Risultati. Mediamente il quadro clinico si è risolto in tre giorni. I bambini ai
quali è stato prescritto immediatamente lantibiotico hanno avuto una durata della
malattia più breve (- 1.1 giorni), meno notti disturbate (- 0.72), e un consumo di
paracetamolo lievemente inferiore ( 0.52 cucchiai al giorno). Non ci sono state
differenze per le assenze da scuola o riguardo al dolore e alla preoccupazione, in quanto
gli effetti benefici dellantibiotico si manifestava principalmente dopo le prime 24
ore, quando la preoccupazione era meno forte. I genitori di 36 su 150 bambini ai quali era
stata fatta la prescrizione ritardata hanno utilizzato lantibiotico, e il 77% di
questi sono stati molto soddisfatti. Meno bambini nel gruppo con prescrizione ritardata
hanno avuto diarrea: 14/150 (9%) contro 25/135 (19%), P = 0.02. Meno genitori nel gruppo
con prescrizione ritardata credevano nellefficacia degli antibiotici e nella
necessità di consultare il medico per futuri episodi.
Conclusioni. La prescrizione immediata di antibiotici ha prodotto benefici
sintomatici soprattutto dopo 24 ore, quando la sintomatologia si stava già risolvendo.
Per i bambini che non stanno veramente male sistematicamente, un approccio del tipo
aspetta e osserva sembra fattibile e accettabile per i genitori, e dovrebbe
ridurre consistentemente luso degli antibiotici per lotite media acuta.
A.S.: British
Medical Journal, 10 febbraio 2001
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Pillole di buonumore
La Polizia di Stato sta valutando la possibilità di addestrare, oltre ai cani, anche dei "Gatti Poliziotto". E' stato dichiarato che serviranno per acciuffare i topi d'appartamento.
NEWS
Scovate sul Web da Amedeo Schipani
Dove l'uomo è diverso dagli animali
Anche
funzioni altamente specializzate e astratte possono essere associate a una particolare
area del cervello
Le
Scienze 01.02.2001.
L'
intelligenza e' stata sempre considerata la caratteristica
fondamentale che ci rende umani e ci differenza dalle bestie; un settore delle
nostre capacita' intellettive e' costituito dalla
nostra capacità di capire i processi mentali degli altri. Su questa capacita' si
basano i sentimenti
come l'antipatia e la simpatia, e ci e' possibile capire
le battute di spirito o
accorgerci se ci stanno ingannando. Molti scienziati hanno sostenuto in passato che queste
abilità fossero associate a una zona del cervello nei lobi frontali, ma cio' non
e' mai stato specicatamente dimostrato.
Uno studio guidato da Donald Stuss, di un istituto di ricerca affiliato all'Università di
Toronto, ha finalmente dimostrato che questi compiti sono svolti da un'area
del cervello grande come una palla da biliardo, localizzata nella corteccia
prefrontale destra. L'aspetto più interessante di questa ricerca è il fatto che anche
funzioni altamente specializzate e astratte come queste possano essere associate a una
particolare area del cervello.
Sono state studiate le
reazioni di 32 adulti affetti da lesioni cerebrali (indifferentementnte se la
lesione fosse localizzata ai
lobi frontali o
in altre zone),
e 14 adulti sani di controllo. Nel corso degli esperimenti, che assomigliano al
gioco delle "tre carte",
i soggetti sedevano a un tavolo di fronte a uno sperimentatore che nascondeva una pallina
sotto una di due tazze. Il tutto era coperto da una tenda, e due aiutanti sedevano uno al
fianco dello sperimentatore (e quindi vedeva tutto) e
l'altro a fianco
del soggetto (e quindi non poteva vedere nulla).
Una volta nascosta la pallina, la tenda veniva rimossa ed entrambi gli assistenti
indicavano una tazza diversa. Ovviamente, il soggetto doveva capire che
l'assistente che era stato seduto al suo fianco non poteva sapere dove si trovasse la
pallina, perché anche lui aveva la vista coperta dalla tenda. Nell'esperimento, le
persone con lesioni frontali hanno mostrato una percentuale di errore molto più elevata e
i risultati hanno indicato che il lobo destro sembra essere più importante. Lo stesso
risultato è stato ottenuto in un secondo esperimento, in cui l'assistente sedeva con lo
sperimentatore e indicava sempre la tazza sbagliata. Ovviamente, in questo caso i soggetti
dovevano capire di essere ingannati.
È noto da tempo che le persone con danni cerebrali ai lobi frontali presentano dei grandi
cambiamenti di personalità. Questo studio è importante proprio perché permette ai
familiari e agli amici di questi pazienti di capire perché questo avvenga.
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Uccidere le cellule
leucemiche con le loro stesse armi
La
speranza era quella di attivare il programma di suicidio cellulare e non è stata
disattesa
Le Scienze, 03.02.2001
- I
risultati di una interessante ricerca sono stati pubblicati su «Nature Medicine»: usando
una combinazione di due sostanze, dei ricercatori sono stati in grado di distruggere
cellule cancerogene, facendo sì che iniziassero un programma di suicidio, che le ha
completamente distrutte entro pochi giorni. Cio' era dovuto al fatto che una molecola nota
come Bcr-Abl si spostasse dal citoplasma fin dentro al nucleo di cellule leucemiche.
La molecola Bcr-Abl è una proteina anormale, che si forma quando i cromosomi contenenti i
geni Bcl e Abl vengono spezzati, per l'esposizione a radiazioni o per altri fattori, e poi
rimessi insieme per sbaglio dai meccanismi di riparazione del DNA attivi nelle cellule. È
questo oncogene da solo il responsabile della leucemia mielogenosa (CML), una malattia
mortale che corrisponde al 15 o 20 per cento delle leucemie e uccide annualmente nel mondo
50.000 persone.
E' stata identificata una sostanza, STI571, che può inibire il funzionamento della
molecola Bcr-Abl. Il nuovo medicinale ha mostrato una enorme potenzialita' in
trattamenti clinici sperimentali di pazienti affetti da CML nelle prime fasi della
malattia. Tuttavia, STI571 da solo non è efficace nel trattare i pazienti in cui la
malattia è già progredita. Negli esperimenti si è visto però che la Bcr-Abl non è
solo inibita dalla medicina, ma anche «mobilitata». Gli scienziati hanno infatti
osservato che la nuova medicina costringe la molecola a entrare nel nucleo, da dove le
cellule leucemiche la rimandano rapidamente nel citoplasma. Essi hanno quindi utilizzato
un secondo farmaco, la Leptomicina B, per sigillare la porta per l'esportazione dal
nucleo, in cui la Bcr-Abl è rimasta così intrappolata. In base ad altri studi, la
speranza era quella di attivare in questo modo il programma di suicidio cellulare e non è
stata disattesa. In questo modo si è infatti raggiunta la completa distruzione delle
cellule leucemiche dalle culture entro tre giorni. Ora, ovviamente, il prossimo passo
sarà quello di estendere le prove cliniche alla combinazione dei due medicinali, e vedere
se questo cocktail sarà efficace in ogni stadio della malattia.
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Cancro: scoperto come cellule malate trasmettono immortalità
Roma,
20 febbraio (Adnkronos) -
Forse il sogno di Faust si nasconde nell' infinitamente piccolo: alcuni studiosi italiani
hanno scoperto il sistema usato dalle cellule del cancro per trasmettere la loro
immortalita'. Ricercatori dell'Istituto di neurochirurgia dell'Universita' Cattolica di
Roma, in collaborazione con l'Istituto di neurobiologia molecolare del Cnr, hanno
documentato che la trasmissione della capacita' del tumore di vivere per sempre avviene
grazie ad un enzima, detto telomerasi, presente nelle cellule maligne ma assente in quelle
sane adulte.
''Questo enzima -spiegano i ricercatori in una nota- viene trasferito dalle cellule di un
tumore cerebrale maligno -che colpisce piu' di 8.000 italiani l'anno- il glioblastoma,
alle cellule dei vasi circostanti, che iniziano cosi' a proliferare per nutrire il
cancro''. La scoperta, che apre la strada ad una specifica terapia genica (in fase di
attuazione alla Cattolica), e' in corso di pubblicazione sul 'Journal of Neurosurgery'.
Precedenti studi dell'ateneo romano avevano individuato la telomerasi nei tumori cerebrali
maligni e localizzato, attraverso una 'sonda a Rna', l'enzima all'interno delle cellule.
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Fobie: stare con gli altri terrorizza 15 italiani su 100
Roma,
21 febbraio (Adnkronos) -
Sudori freddi, tachicardia, tensione muscolare, nervosismo, ansia. Si sentono cosi' 15
italiani su 100, afflitti dalla paura di stare con gli altri, di parlare in pubblico, ma
anche di uscire e viaggiare da soli, di svenire. ''Le fobie sociali sono una realta' che
sta emergendo adesso -spiega all'Adnkronos Salute Paolo Pancheri della III Clinica
Psichiatrica della Sapienza di Roma, presidente del Congresso nazionale della Societa'
italiana di psicopatologia, al via oggi nella capitale- fino a pochi anni fa non se ne
parlava nemmeno, e le persone soffrivano in silenzio''.
Oggi, invece, aumentano quelli che chiedono un aiuto. ''Se si sommano tutti i disturbi
d'ansia -dice l'esperto- scopriamo che a lamentarli e' il 15% della popolazione, che
reagisce con paura, a volte terrore, in presenza di situazioni scatenanti''. Dal grande
congresso all'assemblea di condominio scatta l'ansia, le persone si bloccano e poi
cercheranno di evitare queste situazioni. A chiedere aiuto e' chi non puo' evitarlo: caso
tipico, quello dei professori universitari.
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L'orecchio assoluto
Le
Scienze, 21.02.2001
- L'orecchio
assoluto ( la capacità di riconoscere le note musicali anche isolate, senza la necessità
di confrontarle con altre) è una rarità anche fra i musicisti di professione, ma uno
studio mostra che probabilmente nasciamo tutti con questa straordinaria capacità, che
però perdiamo perché diventa «ingombrante».
Infatti la psicologa Jenny Saffran, dell'università del Wisconsin, ha descritto sulla
rivista «Developmental Psychology» un suo studio, che ha indagato l' apprendimento
della musica nei bambini. La dottoressa ha inventato un metodo per misurare se i soggetti
dei suoi esperimenti, per riconoscere le musiche, utilizzino un metodo assoluto o
uno relativo. In tutte le prove, gli adulti se la sono cavata molto bene nel misurare le
variazioni relative, ma non altrettanto quando si trattava di valutare le note assolute. I
bambini hanno invece mostrato esattamente il comportamento opposto.
Le musiche usate dalla dottoressa Saffran erano dei flussi di tre minuti di suoni simili a
rintocchi di campanelle. Queste sequenze sonore non avevano nessuna relazione con
delle canzoni reali, che potessero essere gia' note all'ascoltatore. Dopo che i
bambini hanno ascoltato la canzoncina, essa viene ripetuta, cambiando il valore assoluto
delle note, ma mantenendo intatto quello relativo. Il tempo che gli infanti dedicano
all'ascolto indica se il soggetto sta ancora prestando attenzione alla musica oppure no.
In pratica, l'esperimento si basa sul fatto che se il bambino riconosce la stessa canzone
nelle due musiche, la seconda volta la sua attenzione calerà in fretta, perché mancherà
l'interesse rappresentato dalla novità.
Ma perché nasciamo tutti con l'orecchio assoluto, per poi perderlo quando cresciamo?
Secondo Saffran, questo potrebbe dipendere dal fatto che l'orecchio assoluto permette di
ricavare delle informazioni estremamente dettagliate su quello che si sente, informazioni
che sono probabilmente inutili per la vita di tutti i giorni. L'orecchio assoluto è però
molto frequente fra i ciechi, poiché il tono dei rumori può fornire delle informazioni
spaziali molto utili.
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Infertilità: nel 18% dei maschi la causa è genetica
Abano
Terme, 23 febbraio (Adnkronos) -
Nel 18% dei casi di infertilita' maschile la causa e' genetica, ed e' la piu' frequente
nei soggetti che si sottopongono a tecniche di fecondazione assistita. L'alterazione
genetica non solo viene ereditata dal figlio maschio, ma nelle figlie puo' provocare la
sindrome di Turner. E' quanto emerge da uno studio su 1.280 uomini infertili condotto dal
professor Carlo Foresta della Clinica medica terza dell'Universita' di Padova e presentato
nell'ambito della Consensus Conference in programma oggi e domani ad Abano Terme, in
provincia di Padova. ''Il 18% dei maschi che si sottopongono a tecniche di fecondazione in
vitro - spiega all'Adnkronos Salute il professor Foresta - hanno un'alterazione della
spermatogenesi di origine genetica. Le altre cause quali il criptorchidismo, le infezioni
e i traumi sono tutte meno frequenti. Va inoltre sottolineato che nel 40% dei pazienti la
causa e' sconosciuta e quindi - sottolinea - e' probabile che in questo 40% ci sia ancora
una grossa fetta di patologia genetica''.
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Le origini del melanoma
I
ricercatori avevano sempre pensato che questo fosse un effetto del tumore, e non una
possibile causa
Le Scienze, 26.02.2001
-
Una mutazione che impedisce alle cellule della pelle di comunicare tra di loro gioca un
ruolo estremamente importante nello sviluppo dei tumori della pelle. La scoperta è stata
fatta da un gruppo di ricercatori dell'Università di Chicago, che ha pubblicato i
risultati sulla rivista «Cell».
I ricercatori, guidati da Elaine Fuchs e Howard Hughes, hanno sperimentato sui topi gli
effetti della rimozione del gene che codifica la catenina alfa da particolari cellule
della pelle che si chiamano cheratinociti. Questa proteina è importante
nell'organizzazione dei vari strati che costituiscono l'epidermide, che avviene mediante
due tipi diversi di strutture intercellulari, le giunzioni aderenti e i desmosomi. La
catenina alfa è importante perché unisce le giunzioni aderenti al telaio strutturale
delle cellule, il citoscheletro.
L'effetto della rimozione di questa proteina è stato molto più evidente di quanto i
ricercatori non si aspettassero. Dopo i primi 14 giorni di gestazione, la pelle degli
embrioni ha cominciato a mostrare segni di ispessimento e disorganizzazione. In
particolare, i quattro strati dell'epidermide apparivano molto distorti e non erano
neppure sempre individuabili i confini. Questa è la più comune forma di tumore della
pelle, chiamata melanoma squamoso, che colpisce in media un milione di persone all'anno
nei soli Stati Uniti. Molti dei cheratinociti mostravano poi anomalie come un doppio
nucleo, segno che la mancanza della proteina ha avuto effetti anche sui meccanismi di
divisione cellulare.
Sebbene la mutazione di questa molecola è stata trovata in passato in molti tipi di
tumori, i ricercatori avevano sempre pensato che questo fosse un effetto del tumore, e non
una possibile causa.
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APPROFONDIMENTI
I prodotti transgenici: panorama sul problemaTab 1: AREE COLTIVATE CON OGM NEL MONDO (MILIONI DI ETTARI APPROX.)
1996 |
4 |
1997 |
10 |
1998 |
26 |
1999 |
40 |
Cosa sono: Gli Organismi Geneticamente Modificati o OGM sono organismi viventi
(vegetali o animali) ai quali sono stati incorporati mediante procedure biotecnologiche
uno o piu' geni estranei alla specie. I geni inseriti artificialmente possono essere
indifferentemente di provenienza animale che vegetale: nella soia viene inserito un gene
proveniente dai pesci grassi (salmoni, merluzzi) per ridurre il contenuto di grassi; nel
mais BT viene trasferito un gene del Bacillusu Thuringiensis che induce la produzione di
una sostanza che lo protegge dall' azione di alcuni erbicidi usati per disinfestare.
Come nascono: circa trenta anni fa, negli anni settanta, i biologi molecolari sono
riusciti a trasferire da un batterio ad un altro la capacità di sintetizzare sostanze
utili, quali antibiotici, insulina ecc, dando origine alla biotecnologia. Queste tecniche,
usando appropriati enzimi e vettori (plasmidi) consentirono di trasferire sequenze
specifiche di DNA di cellule donatrici nel genoma di un altro essere vivente, con
applicazioni in campo medico, agroalimentare e ambientale. Negli ultimi anni tale
tecnologia e' stata sviluppata in piu' direzioni: sono stati prodotti più di 100 tipi di
farmaci e vaccini più sicuri; sono stati "creati" animali che sintetizzano
farmaci e li secernono nel latte, piante transgeniche che producono sostanze animali,
quali anticorpi, albumina ecc. Gli intereesi della ricerca si sono concentrati, fino ad
ora, soprattutto su alcuni vegetali (tab. 2)
Tab. 2: OGM VENDUTI NEL MONDO ( IN PERCENTUALE SUL TOTALE)
Soia |
54% |
Mais |
28% |
Cotone |
9% |
Altre |
9% |
Malgrado l' enorme sviluppo e le gigantesche potenzialita', gli OGM stanno suscitando
violente discussioni e polemiche, iniziate in Inghilterra, e poi riprese nel resto del
mondo.
I problemi discussi sono essenzialmente divisibili in due gruppi : biologici ed etici.
ASPETTI BIOLOGICI:
I rischi reali e potenziali degli OGM possono riguardare sia gli esseri umani
direttamente, sia l'ambiente.
Per quanto riguarda l'uomo si possono evidenziare i seguenti punti:
Allergie: esistono molte certezze sulla potenzialità allergenica di alcune
proteine originate dall' inserimento di geni in prodotti alimentari. Un esempio tipico e'
quello della soia transgenica della Pioneer Hi Bred International in cui era stato
inserito un gene della noce Brasiliana per aumentare il contenuto degli aminoacidi
Metionina e Cisteina. L'inserimento ha portato però con se' anche il gene codificante per
l'albumina 2S, principale allergene della noce Brasiliana. La società produttrice aveva
garantito l'innocuità del prodotto ma le prove effettuate da alcuni ricercatori
evidenziarono un forte rischio e il prodotto venne ritirato.
Un altro esempio e' quello, ancora in discussione, della sperimentazione di patate
transgeniche (in Austria) contenenti cecoprina, fattore battericida di elevato potere
allergizzante.
Qualcuno si e' chiesto se l' enorme aumento delle allergie alimentari nel mondo non possa
essere attribuito all' assunzione cronica, inconsapevole, di alimenti transgenici.
Va considerato inoltre che gli studi preliminari sull'innocuità di questi prodotti
vengono effettuati di regola dalle stesse Case Produttrici, che effettuani quindi una
sorta di "autocertificazione" che serve di base per il brevetto.
Non è prevedibile la quota di soggetti che possono sviluppare fenomeni allergici in
quanto alcune delle sostanze che vengono prodotte non sono mai prima entrate in contatto
con l'organismo umano treamite l'alimentazione.
Sugli effetti tossici propriamente detti degli alimenti OGM vi è un solo
studio scientifico che documentava disfunzioni intestinali di vario genere su topi
alimentati con patate transgeniche contenenti un gene del Bucaneve destinato alla
produzione di un' agglutinina che riduce la suscettibilita' agli insett (Arpad Pusztai
,Lancet, vol.354.October 16,1999). Mancano pero' ancora studi a lungo termine.
Sono stati pero' drammaticamente evidenziati effetti tossici di derivati alimentari
prodotti da OGM: negli USA si e' verificato il decesso di 37 persone (oltre a 1500
intossicati) a seguito dell'assunzione di un integratore contenente L-triptofano di
origine ogm. Tale modificazione aveva causato la comparsa di metaboliti secondari tossici
sconosciuti ed imprevisti e una Sindrome Mialgica Eosinofila (Eosinophilia-myalgia
syndrome and tryptophan production: a caution tale. Tibtec 12,346-352,1994).
E' molto difficile poter prevedere questi effetti secondari: infatti l' inserimento di
un gene nel DNA non avviene in modo preciso: se questi va a posizionarsi in un punto
critico, puo' interferire in modo del tutto imprevedibile con altri geni della catena
originale promuovendo, ad esempio, la produzione di metaboliti secondari tossici o
addirittura l' attivazione di un oncogeno silente.
Un aumento delle resistenze agli antibiotici da parte dei batteri è stato
osservato anche in natura indipendentemente dagli Ogm; si ritiene pero' che gli OGM
possano aumentare enormemente tale rischio in quanto si verificherebbe, come in natura,
una trasmissione della resistenza dai geni introdotti negli ogm come marcatori ai batteri
patogeni esistenti in natura o a quelli saprofiti del nostro organismo (flora batterica
intestinale) con inattivazione di molti chemioterapici.
Per quanto riguarda i rischi sull' ambiente naturale o agricolo si possono fare le
seguenti considerazioni:
La diffusione di specie dotate di peculiarita' aggiuntive e di maggior produttivita'
potrebbero progressivamente soppiantare le specie naturali riducendone la variabilita'
genetica a soli pochi ceppi. Tale processo e' gia' in corso e facilmente verificabile:
il riso, inizialmente coltivato in oltre 200 ceppi, e' attualmente ridotto ad una decina.
Un fenomeno simile si sta osservando per il grano. Tale fenomeno era in effetti gia' in
corso anche precedentemente all' inserimento degli OGM , per via delle tecniche di
selezione agricola; il timore e' pero' che, trattandosi di specie per certi aspetti
completamente nuove e dotate di proprietà biologiche assenti in natura e appositamente
studiate per una maggiore sopravvivenza, possano prendere totalmente il sopravvento sui
ceppi naturali.
Occorre considerare infatti come le culture transgeniche sperimentali non vengano studiate
solo negli ambienti sigillati di un laboratorio ma anche in campi coltivati che, pur
isolati, non garantiscono dalla diffusione dei pollini mediante il vento o insetti
vettori.
Per evitare la diffusione incontrollata e il "contagio" dei pollini modificati
sulle specie "brade" si sta studiando un diverso meccanismo di inserimento dei
geni: questi, anziche' trasferiti sul DNA nucleare, verrebbero inseriti nel patrimonio
genetico dei cloroplasti, che non viene trasmesso nel processo di riproduzione e
impollinazione. Gli studi sono tuttora in corso.
Anche per l'agricoltura esistono alti rischi che riguardano l'acquisizione di
resistenza agli erbicidi (in particolare glifosato, considerato dapprima innocuo ma ora
potenzialmente cancerogeno). Tale resistenza induce gli agricoltori ad usi sempre più
massicci di queste sostanze contro i vegetali infestanti, con conseguente inquinamento
chimico del suolo e degli stessi alimenti.
Considerando come l'80% dell'alimentazione umana dipenda oggi da solo nove piante
si intuisce come la riduzione della biodiversita' possa in qualche modo riflettersi sulla
qualita' dell' alimentazione stessa.
E' stata infatti confermata la carenza di alcuni principi nutrizionali essenziali nelle
varietà di cereali ad alta risposta (rapporto dell' Internazional Food Policy Research
Institute di Washington, aprile 1996).
E' anche stato osservato che la produzione da parte degli OGM di sostanze usualmente
assenti, potrebbe causare problemi di intolleranza ai soggetti che inconsapevolmente li
assumano.
ASPETTI ETICI:
I problemi etici riguardano essenzialmente gli interessi economici che sostengono
queste ricerche.
Già nel 1980 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva sancito la brevettabilità di
esseri viventi geneticamente modificati. Il 12 maggio 1998 l' UE si e' adeguata ed ha
stabilito che piante e animali possono essere brevettati, così come frammenti di DNA e
singole parti del corpo umano, purchè "isolate o prodotte mediante un procedimento
tecnico", e ha approvato la sperimentazione su embrioni umani, a patto di non
clonarli né usarli a fini commerciali. Il ritardo legislativo ha fatto si' pero' che la
maggioranza degli OGM attualmente in uso provengano da laboratori e aziende statunitensi,
con interessi commerciali valutabili in migliaia di miliardi.
Al problema della brevettabilità può essere dovuto il fenomeno del calo verticale di
pubblicazioni scientifiche sull'argomento, osservato soprattutto negli USA.
Qui i ricercatori, in omaggio al business preferiscono mantenere segreti i risultati dei
loro studi per usufruire dei vantaggi economici derivanti dall'eventuale brevetto. Viene
percio' ad essere "tradita" una delle piu' sentite regole della comunita'
scientifica, quella cioe' sulla libera circolazione delle idee e delle ricerche.
Una peculiarità del brevetto di un organismo vivente è costituita dal fatto che viene
protetta dal brevetto, per un periodo stabilito in 20 anni, tutta la linea riproduttiva di
tale organismo. Restano cioè di proprietà del possessore di brevetto le generazioni
future ed ogni loro derivato, su cui l'utilizzatore dovrà continuare a versare royalties.
Si intuisce come potrebbe sorgere, progressivamente, una sorta di "debito alimentare
perpetuo" degli utilizzatori verso i produttori.
I problemi derivati dall' uso degli OGM sono particolarmente acuti nei Paesi del Terzo
Mondo e comunque in ambienti diversi dall'occidente, intensamente industrializzato e ricco
dal punto di vista alimentare.
A differenza dell' Occidente, ove l' abbondanza e la variabilita' alimentare e' in grado
di sopperire alle " carenze nutritive" provocate da alcuni OGM carenti di alcune
delle sostanze naturali, in Paesi dove l' alimentazione e' scarsa e basata su pochi
alimenti (oppure quantitativamente sufficiente ma di scarsa qualita' e varieta') si
possono verificare carenze con fenomeni di " sindrome da fame occulta".
E' stato portato recentemente all' attenzione l' episodio del latte in polvere GM prodotto
da una grande multinazionale e inviato ai paesi del tezo mondo (Africa). La diluizione del
latte e la mancanza di opportune integrazioni ha causato tra i neonati una diffusa e grave
sindrome da iponutrizione.
In paesi di questo tipo le vecchie colture, ormai adattate all'ambiente e complete dal
punto di vista nutritivo, fornirebbero una alimentazione più valida e una maggiore
autonomia dei coltivatori dalle industrie sementiere, dal momento che gli stessi contadini
potrebbero produrre le proprie sementi, cosa impossibile se si tratta di prodotti
transgenici artificiali e coperti da brevetti e a volte resi sterili appositamente
(Terminator Technology).
Tab. 3: PRO E CONTRO
FRED HASSAN (Pharmacia Corporation) Negli USA la sua Azienda, consociata con Monsanto, fattura 32.800 Miliardi nel 1999, soprattutto con varianti modificate di Girasole, Mais, Soia. La FDA ha dato via libera dopo tests e pubbliche audizioni (Messaggero 19/7/2000). |
CNR |
LA SITUAZIONE ATTUALE
Di questi argomenti sempre più importanti ma carenti di una valida legislazione si
occupa l' OMS che sostiene, limitatamente alla sicurezza degli alimenti, il principio
della "continuità" e della "sostanziale equivalenza" . Tali concetti,
sono tuttora piuttosto ambigui e non ben chiariti nell' effettivo significato: proprio su
queste ambiguita' si sono basate le piu' recenti dispute che hanno portato alla
sospensione dell' introduzione in Europa di un nutrito gruppo di OGM.
Attualmente gli OGM si dividono in tre gruppi:
Anche la FAO si occupa attivamente delle enormi potenzialità e dei rischi degli ogm ed
ha attivato vari comitati e commissioni tra cui una Commissione del Codex Alimentarius, in
piena attivita' ma le cui conclusioni definitive elaborate da un apposito gruppo di studio
sono previste per il 2001.
In Europa l' introduzione degli OGM e' molto osteggiata per una diversa concezione di
base: mentre in America vige il principio del "rischio accettabile" (in base al
quale, ad esempio, e' ammessa al consumo la carne di bovini trattati con estrogeni), in
Europa viene difeso il principio della "massima precauzione", sostanzialmente
differente e molto piu' rigido.
Bisogna considerare però che ormai il 60% delle confezioni che si acquistano al
supermercato contengono prodotti OGM non segnalati in etichetta e considerati alla stregua
dei prodotti naturali.
I grandi produttori si fanno scudo del "principio di equivalenza sostanziale":
se un cibo transgenico ha un profilo nutritivo identico a quello naturale non è
necessario, sostengono, specificarne l'origine sull' etichetta. Le associazioni di
consumatori mettono pero' l' accento sui problemi dell' adeguatezza di tali studi,
effettuati per lo piu' dai produttori stessi.
E' stata comunque documentata l' immissione in commercio di tutta una serie di prodotti
tuttora "sub iudice" (tab 4)
TAB. 4 : OGM MESSI IN COMMERCIO NEI PAESI EUROPEI SENZA I NECESSARI REQUISITI PREVISTI DAL REGOLAMENTO CE 258/97 (dati del 1999)
MAIS BT11 (Novartis) |
MAIS MON810 (Monsanto) |
OLIO DI SEMI DI COLZA GT73 (Monsanto) |
OLIO DI COLZA RF2MS1 (Plantgenetica System) |
MAIS MON809 (Pioneer) |
MAIS T25 (Agrevo) |
I problemi sopra esposti nascondono in realta', come si e' visto, interessi commerciali
da capogiro: le royalties dei brevetti finiscono, per ora, essenzialmente nelle casse
delle grandi Multinazionali USA, che ne ricavano cifre enormi. Cio' puo' costituire un'
ulteriore chiave di lettura nell' odierna disputa tra USA ed EU sull' uso di tali
prodotti. E' infatti noto come anche in Europa gli studi sugli OGM stiano procedendo a
grandi tappe (In Italia sono in atto attualmente quasi 600 sperimentazioni autorizzate;
esiste pero' contemporaneamente un' aggressiva opposizione ambientalista per cui quasi 50
Comuni si sono gia' dichiarati contrari ad ospitare tali sperimentazioni). E' plausibile
comunque che, con lo spostamento in Europa dei benefici economici derivanti dalla loro
diffusione, l' attuale opposizione possa essere molto ridimensionata.
In altre parole e' possibile che dietro la bandiera dell' etica e della difesa dell'
ambiente si nasconda, almeno in certi casi, solo il problema di una diversa divisione
degli utili.
Piante con insetticida incorporato, o che producono sostanze antitumorali, cotone azzurro
jeans, mucche che danno latte con antibiotici, piante autofertilizzanti ecc. la
biotecnologia sembra la nuova lampada di Aladino ma nessuno può prevedere quanto costerà
tutto questo dato che , come dicono gli americani "non ci sono pasti gratis".
Daniele Zamperini - Roberta Floreani (pubblicato,
con modifiche, su Doctor n. 12, ottobre 2000).
FONTI: Biologi Italiani - Anno XXX-n.4- Aprile 2000; Biologi Italiani -Anno XXX-
n.6-Giugno 2000; Giornale del medico - 21 febbraio 2000; Tempo medico -1 dicembre 1999;Il
Messaggero -Luglio 2000.
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Pillole di buonumore
Cosa si ottiene versando dell'acido nitrico sulla schiena di un cavallo? Un nitrito ed un precipitato di calcio.
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Il danno biologico (Avv. Bruno Sechi)
Con il termine "danno biologico" si
intende il danno alla salute della persona, la cui tutela giuridica trova il suo
fondamento normativo nella Carta Costituzionale ( artt. 2, 3, 32 Cost. ).
Occorre, però, precisare che la dizione " salute " è intesa secondo
unaccezione ampia: essa, sganciandosi da un criterio di determinazione puramente
medico-legale, va a coincidere con il "valore" della persona nel suo complesso,
costituito da un patrimonio di utilità "scarse".
In altri termini, secondo linterpretazione costituzionalmente orientata del nostro
ordinamento giuridico, la persona viene considerata e tutelata nel suo modo di esistere,
di essere e, quindi, in tutte le occupazioni (presenti e future ) nelle quali si realizza
la propria personalità.
La giurisprudenza di merito e di legittimità è giunta alla definizione di danno
biologico come la lesione alla integrità psicofisica dellindividuo, "in quanto
incidente sul valore uomo in tutta la sua dimensione".
Lintenso lavorìo della dottrina, dapprima accolto dalle Corti di merito, in favore
di una collocazione autonoma del danno biologico, ha dato i suoi frutti a partire dagli
anni 70, con importanti sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione.
Prima di esporre in sintesi il percorso dellelaborazione giurisprudenziale (diritto
vivente), è opportuno sottolineare che il motivo o, meglio, la ratio di questa crociata
in favore della persona, è stata proprio lassenza di una effettiva tutela
giuridica.
Fino a 30 anni fa, circa, venivano risarciti solamente i danni patrimoniali ex art. 2043
c.c. e i danni morali ex art. 2059.
Lindividuo, in quanto titolare di un patrimonio, valutabile secondo un criterio
economico- contabile, poteva invocare la tutela giuridica, qualora il predetto patrimonio
subisse un danno, nella forma della perdita subita o del mancato guadagno (lucro cessante)
ex art. 1223.
Lipotesi tipica era rappresentata dalla diminuzione della capacità di produrre
reddito in concreto, a causa di una lesione fisica invalidante e il relativo danno veniva
commisurato sulla base del reddito lavorativo.
Inoltre, lindividuo poteva ( e può ) richiedere il risarcimento del danno morale
derivante da reato ex artt. 2059 c.c. e 185 c.p., che si risolvesse in un patema
danimo o dolore psicofisico "transeunte", senza produrre postumi
invalidanti sulla persona medesima. In tal caso, il risarcimento del danno viene a
compensare, in qualche modo, il dolore subito ( assurgendo alla funzione di " pretium
doloris ").
Questo impianto di tutela escludeva quella forma di danno che può riguardare tutti gli
individui, compresi coloro che sono privi di un reddito lavorativo.
In sostanza, colui che subiva un danno psicofisico che lo limitava nella sua
"attività di tutti i giorni", era un individuo senza tutela, qualora non fosse
titolare di un reddito.
Il sistema così descritto, operava un meccanismo di esclusione giuridica nei confronti di
chi già ricopriva una posizione fattuale di svantaggio; ciò andava in palese contrasto
con i dettami della Carta Costituzionale ( arrt. 2, 3, Cost. ).
Inoltre, lart. 32 Cost. (tutela della salute) restava completamente inoperante.
Abbiamo accennato alle coraggiose pronunce delle Corti di merito negli anni 70, grazie
anche alla costante attenzione della dottrina sul versante della tutela della persona.
Sicuramente la sentenza del Tribunale di Genova, datata 25 maggio 1974, rappresenta il
primo tentativo, da parte della giurisprudenza, di ovviare alle mancanze del legislatore.
Infatti, nella sentenza suindicata, in accoglimento delle istanze dottrinarie, si
stabilisce che il danno alla persona si riferisce alle attività lavorative ed
extralavorative, comprendendo queste ultime le attività per mezzo delle quali si realizza
la personalità dellindividuo.
Di già, con la sentenza in questione si sposta lasse dellattenzione dal
criterio patrimoniale al criterio della "ingiustizia" dello stesso.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n° 88/79, individua nellart. 32 Cost. la
norma che assicura la effettività della tutela della salute quale " diritto
fondamentale dellindividuo
.. come diritto primario ed assoluto e
pienamente operante nei rapporti tra privati ".
La medesima Corte precisa che il diritto alla salute, in virtù anche del suo carattere
privatistico, è direttamente tutelato dalla Costituzione (art. 32 ) e, nel caso di sua
violazione, il soggetto può chiedere ed ottenere il giusto risarcimento, in forza del
collegamento tra lart. 32 Cost. e lart. 2059 c.c.
Questultima norma, a detta della medesima Corte, si riferisce a tutti i danni non
patrimoniali, relativi alla lesione di interessi non economici.
Al di là della configurazione del danno alla salute quale danno non patrimoniale, la
sentenza in questione, costituisce uno dei passaggi piu importanti nella creazione
del diritto vivente, nel settore della tutela dellindividuo.
Dal punto di vista strettamente normativo, la Corte valorizza la Costituzione e in
particolare uno dei principi fondamentali ( la tutela della salute ).
La Carta Costituzionale rischiava di restare " sulla carta ".
Ma la sentenza della Corte Costituzionale, considerata storica, è rappresentata dalla n°
184/86.
La sentenza in esame conferma che la tutela della salute trova il suo fondamento
nellart. 32 Cost., immediatamente applicativo.
La tutela effettiva è garantita dal combinato disposto dellart. 32 Cost. e
dellart. 2043 c.c., in quanto si tratta di un danno ingiusto.
Il danno alla salute appartiene ad un "tertium genus", differente ed autonomo
rispetto al danno strettamente patrimoniale e al danno morale; il danno in esame,
denominato biologico, costituisce " levento costitutivo" del
fatto-lesione.
La fattispecie, in sostanza, è costituita dai seguenti elementi: condotta illecita
dellagente, evento-lesione o evento-danno biologico, nesso causale tra la condotta e
levento.
La Corte si spinge piu avanti, affermando che il danno biologico " è sempre
presente" nel caso di lesione e non occorre " alcuna prova del bene giuridico
salute".
Il danno biologico è distinto ed autonomo rispetto al danno patrimoniale e al danno
morale; questi ultimi sono danni-conseguenza, ulteriori rispetto al danno biologico.
Ora appare piu significativo il passaggio della sentenza in cui si afferma che il
danno biologico è sempre presente.
La giurisprudenza di legittimità ha sostanzialmente seguito le conclusioni sopraccitate
della Corte Costituzionale.
Non possiamo trascurare unaltra sentenza della medesima Corte ( n° 372/94 ) che
considera il danno alla salute di natura non patrimoniale e inquadrabile nellalveo
dellart. 2043 c.c. per analogia iuris.
In tal modo si assicurerebbe la effettività della tutela della persona e si eviterebbe la
declaratoria di incostituzionalità dellart. 2043 c.c.
La Corte Costituzionale così sentenzia: " dalla ratio dellart. 2043 c.c.,
coordinata con lesigenza di effettività della tutela dei diritti fondamentali,
questa soluzione ermeneutica argomenta un principio di risarcibilità dei danni piu
generale di quello originariamente tradotto nella regola del codice civile, comprendente
non solo i danni patrimoniali, ma pure i danni non patrimoniali causati dalla lesione di
un diritto personale costituzionalmente protetto, quale il diritto alla salute ".
La Corte Costituzionale, nella sentenza suindicata, esamina in particolare lipotesi
del danno biologico da morte del congiunto.
Dalla lettura della sentenza si ricavano i seguenti principi:
nel caso di lesione al bene salute, causante la morte dellindividuo, sorge un
diritto di risarcimento in capo al deceduto per i danni subiti " dal momento della
lesione a quello della morte ", con esclusione, pertanto, nel caso di morte
immediata.
Qualora la morte sopraggiunga dopo un significativo lasso di tempo, subentra, nel
patrimonio dellindividuo, il diritto al risarcimento dei danni subiti, dal
verificarsi della menomazione psicofisica al decesso.
Per tale motivo, i parenti potranno esercitare, iure hereditatis, il diritto al
risarcimento.
Potrà, inoltre, ipotizzarsi, in capo ai congiunti, un danno biologico e la relativa
pretesa risarcitoria, iure proprio, qualora dalla morte del parente sia derivata "una
lesione fisio-psichica ( infarto da shock o uno stato di prostrazione tale da spegnere il
gusto di vivere )".
Esso costituisce non un danno evento ma conseguenza " della lesione di un diritto
altrui ".
Come è stato già precisato dalla famosa sentenza n° 184/86 della medesima Corte, si
tratta di danni " eventuali", conseguenza, la cui sussistenza deve essere
concretamente provata.
Ab contario, il danno alla salute, essendo evento costitutivo della lesione, è insita
nella medesima lesione: la Corte afferma che la prova della lesione è, in re ipsa, prova
dellesistenza del danno.
In ogni caso, ai fini del risarcimento " è sempre necessaria la prova ulteriore
dellentità del danno": in altri termini, ai sensi del combinato disposto degli
artt. 2056 e 1223 c.c., il soggetto leso deve provare la perdita di quelle utilità
"afferenti alla persona", di natura non patrimoniale, suscettibili di
valutazione equitativa da parte del giudice.
Secondo la Corte, nella sentenza 372/94, il danno biologico, risarcibile iure proprio,
derivante da morte del congiunto, rientra nella disciplina dellart. 2059 c.c.; non
può essere inquadrato nellambito dellart. 2043 c.c., poiché si includerebbe,
arbitrariamente, una ipotesi di illecito colposo fittizio, in netto contrasto con lo
spirito dellart. 2043 c.c. ( " Qualunque fatto doloso o
colposo
." ).
Infatti, normalmente, il soggetto che cagiona la morte, non può essere considerato autore
del danno biologico dei congiunti, poiché non rientra nella sua sfera di previsione.
La Corte, in relazione al danno biologico patito dai congiunti per morte del parente,
definisce la responsabilità dellautore dellillecito, una
"responsabilità oggettiva per pura causalità".
Il danno in questione rientra nella disciplina dellart. 2059 c.c., poiché deriva da
un fatto reato, a prescindere dalla colpevolezza dellautore medesimo. In
virtu di tale principio si garantisce la tutela costituzionale del bene-salute.
Il danno biologico da morte del parente, secondo la Corte, assorbe il danno morale
soggettivo, costituito dal patema danimo o sofferenza "transeunte".
Riporto le parole testuali di questo passaggio, che hanno messo in serio pericolo il
principio di autonomia del danno biologico, rispetto alle altre voci di danno: " Il
danno alla salute è qui il momento terminale di un processo patogeno originato dal
medesimo turbamento dellequilibrio psichico ", costituito dal danno morale
soggettivo.
La Corte di Cassazione ha in buona parte recepito i principi espressi nella sentenza n°
184/86, relativamente alla tutelabilità del danno biologico, ex artt. 32 Cost, e 2043
c.c., in quanto danno ingiusto ( Cass. Sez. III 11164/90 ).
I giudici di legittimità hanno consolidato negli ultimi decenni laccezione ampia
del termine salute, comprendente tutte le " funzioni naturali afferenti al
soggetto" nel suo ambiente e aventi " rilevanza non solo economica ma anche
biologica, sociale, culturale ed estetica" ( Cass. Sez. Lav. 7101/90 ).
La Giurisprudenza e la stessa dottrina, in virtu di un lavorìo incessante, hanno
enucleato il " genus " del danno biologico, nelle sue piu significative
sfaccettature.
Rientrano nel concetto di danno biologico le seguenti figure: il danno alla vita di
relazione, il danno estetico, il danno psichico, il danno alla sfera sessuale, il danno
derivante da perdita di chance lavorative, il danno da riduzione della capacità di
concorrere, il danno alla capacità di produrre reddito in astratto, il danno
esistenziale, il danno edonistico etc
Il danno alla vita di relazione: sulla scorta delle fondamentali
sentenze della Corte Costituzionale, i giudici di legittimità hanno evidenziato che la
menomazione della integrità psicofisica incide negativamente sulla realizzazione della
personalità dellindividuo, non solo nelle attività strettamente lavorative,
economiche, ma anche nelle "attività sociali e ricreative " ( Cass. Sez. III
8287/96 ), che lo pongono in relazione con terzi (Cass. Sez. IV 3564/96).
Il tempo e le ore che lindividuo utilizza per scopi extralavorativi acquistano un
loro valore, in termini di rinuncia alle ore lavorative retribuite.
Lindividuo deve " programmare "o, meglio, fare una scelta del tempo da
utilizzare per condurre quella vita di relazione che lo appaghi.
La dottrina, a tal proposito, in riferimento alla scelta del tempo e delle relative
utilità " scarse " a disposizione del soggetto, ritiene che anchessi
abbiano un valore, un prezzo dato dagli stessi individui nel mometo in cui rinunciano alle
ore lavorative; il meccanismo in questione può definirsi dei costi-opportunità.
Poiché le attività sociali e ricreative non sono caratterizzate da una funzione
economico-retributiva, ma integratrice della personalità, una loro eventuale lesione per
fatto illecito, non rientrerebbe nella categoria del danno patrimoniale, ma del danno
biologico, nella sua accezione dinamica.
Infatti, nellambito del danno biologico, il danno alla vita di relazione si
distingue dalle manifestazioni statiche della lesione alla salute.
La menomazione della integrità psicofisica in sé e per sé considerata, costituisce
laspetto statico del danno alla salute, perché incide direttamente
sullaspetto medico-legale della lesione ( per es. rottura di un arto ).
Laspetto dinamico, invece, pur conseguendo dalla medesima causa, va ad incidere
sulla realizzazione della personalità " in movimento " dellindividuo.
Sulla base di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale n° 372/94, nel primo caso (
aspetto statico ), il danno ( rectius la prova del danno ) alla salute è in re ipsa nella
prova della lesione medesima; in tal caso il danno biologico "è presunto".
Il danno, nel suo aspetto dinamico, invece, deve essere provato, senza poter ricorrere a
presunzioni, poiché non è così "scontato" che la lesione psicofisica, possa
avere arrecato un danno alla sfera sociale e ricreativa del soggetto.
E chiaro che ai fini del risarcimento, in ambedue i casi, valgono le regole di cui
agli artt. 2056,1223,1226 c.c.
Il danno alla vita di relazione rappresenta una " necessaria componente del danno
biologico " ( Cass. Sez. III 4909/96 ), e deve essere risarcito a tale titolo ( Cass.
Sez. III 9170/94 ).
Unaltra manifestazione del danno biologico è il danno estetico.
Lesempio classico è lo sfregio arrecato al viso. Il tipo di lesione in esame dà
luogo sicuramente al danno biologico, secondo la comune esperienza.
Lalterazione morfologica del viso viene ad incidere sul modo di essere della
persona, sulla sua attività relazionale con il mondo esterno ( Cass. Sez. III 755/95 ).
Può comportare serie e rilevanti limitazioni nella realizzazione della sua personalità (
art. 2 Cost. ).
Unaltra ipotesi affrontata dalla giurisprudenza è la perdita totale della
capigliatura che, sulla base degli schemi suindicati, va considerata quale forma di danno
estetico.
Dalla lesione possono derivare danni patrimoniali ( diminuzione della capacità reddituale
in concreto ), danni morali ( ex art. 2059 c.c. ).
Non bisogna trascurare unaltra significativa forma di danno
biologico, costituito dal danno psichico, che si differenzia dal danno morale, come sopra
specificato ( Cass. Sez. III 6607/86 ).
Esso consiste in quelle menomazioni o alterazioni dellequilibrio psichico del
soggetto ( es. ansia depressiva, insonnia, etc
).
Secondo buona parte della giurisprudenza, il danno psichico, affinché possa essere
inquadrato nellambito del danno biologico, deve sfociare in una forma patologica, da
accertare mediante la consulenza medico-legale.
Nella realtà, pertanto, lindividuazione e laccertamento del danno psichico
presenta maggiori difficoltà, rispetto alla menomazione fisica.
Il quadro probatorio si complica qualora il soggetto danneggiato soffra di pregresse
patologie psichiche che lo rendano particolarmente vulnerabile al verificarsi di
determinati fatti illeciti.
Il danno biologico può manifestarsi quale danno alla capacità
lavorativa generica, a prescindere, cioè, dalla titolarità di un reddito.
La giurisprudenza ( Cass. Sez. III 1198/96 ) lo definisce una lesione " alla
potenziale attitudine del soggetto allattività lavorativa, indipendentemente dalla
produzione di un reddito "
Il danno biologico, limitando o escludendo tale attitudine, incide direttamente sul
"valore persona" e sulle sue possibilità di realizzazione.
La giurisprudenza ha approfondito altri aspetti del danno biologico, quali la perdita di chance lavorative, la maggior fatica nel lavoro, la riduzione della capacità di concorrenza ( Cass. Sez. 755/95 ), linfermità determinata dallattività lavorativa usurante ( Cass. Sez. Lav. 2455/00 ).
La valorizzazione del bene-persona nella elaborazione dottrinaria
e giurisprudenziale ha incluso anche la tutela della sfera sessuale degli individui.
La tutela giuridica della persona è funzionale alla garanzia dei "diritti primari
"inerenti alla persona umana e tra essi " va compreso il diritto di ciascun
coniuge ai rapporti sessuali con laltro, avente quale contenuto un aspetto dello
svolgimento della persona di ciascun coniuge nellambito della famiglia"( Cass.
Sez. III 4671/96 ).
La giurisprudenza afferma che la lesione alla sfera sessuale del coniuge causa una
altrettanto lesione del diritto dellaltro coniuge alla medesima sfera.
Il diritto-dovere ai rapporti sessuali, ineriscono al rapporto di coniugio ( Cass. Sez.
III 6607/86 ).
Queste riflessioni ci offrono lopportunità di introdurre una
importante figura del danno biologico denominata danno esistenziale.
La giurisprudenza di legittimità ( da ultima Cass. Sez. I 7713/00 ), in coerenza con i
principi stabiliti dalla Corte Costituzionale ( 184/86 ), riconosce la tutelabilità
secondo il combinato disposto degli artt. 32 Cost. e 2043 c.c., di tutti i diritti che
sostanziano la persona.
Sulla base di una lettura costituzionalmente orientata delle norme giuridiche,
lindividuo è tutelato ogni qual volta subisce una " lesione in sé " dei
propri diritti fondamentali, a prescindere dalle ricadute in senso economico e/o morale.
La sentenza della Cassazione n° 7713/00 ha stabilito che il ritardato pagamento degli
assegni di mantenimento nei confronti del figlio minorenne da parte del padre naturale
concretizza una " lesione in sé " dei diritti del minorenne, cioè
"inerenti alla qualità di figlio e di minore ".
La giurisprudenza di merito ha sviluppato negli anni il concetto di
danno esistenziale, in riferimento allo status concreto della persona.
La giurisprudenza stabilisce che il decesso di un congiunto per fatto illecito, legittima
i parenti, che abbiano avuto uno stretto legame ( convivenza ) con il de cuius, a
richiedere e ottenere il risarcimento del danno ( c.d edonistico ), iure proprio ( Trib.
Firenze 451/00 ).
La morte per fatto illecito, infatti, causa anche la perdita di quello status di
parentela, di coniugio o di filiazione, costituito da una serie di rapporti morali,
giuridici, diritti, doveri che afferiscono direttamente alla persona.
La Corte di merito suindicata, parla della privazione " di quella stabilità di
situazioni che compongono lo status parentale ".
La giurisprudenza considera il danno edonistico una espressione del danno esistenziale
nellambito del danno biologico.
In relazione ai meccanismi risarcitori del danno biologico, la
giurisprudenza è concorde nellammettere il criterio della valutazione equitativa
che,di per sé, non esclude lapplicazione di altri criteri, quali il punto tabellare
( v. metodo milanese ).
Il metodo milanese è il piu seguito negli Uffici giudiziari, che hanno provveduto a
dotarsi, nel proprio ambito, di apposite tabelle, con lo scopo di razionalizzare ed
omogeneizzare la fase della liquidazione dei danni.
Tale metodo si base essenzialmente su due principi: il principio progressivo in base al
quale il valore monetario del singolo punto di invalidità aumenta con laumentare
dellinvalidità permanente complessiva; e il principio regressivo, in base al quale,
invece, il valore decresce con il crescere delletà dellindividuo leso.
In ogni caso, la giurisprudenza di legittimità ( Cass. Sez. III 6873/00 ) ammette che non
vi è contrasto tra la valutazione equitativa del danno e i "metodi
standardizzati", purchè questi ultimi siano criteri flessibili e siano adeguati al
caso concreto.
Infatti, il Giudice, nel riferirsi ai metodi tabellari, dovrà successivamente adeguare la
somma stabilita al caso concreto, tenedo conto "dellattività espletata, delle
condizioni sociali e familiari del danneggiato.
Qualora il Giudice decidesse di discostarsi dai criteri o modelli tabellari in uso, presso
lUfficio di appartenenza, dovrà motivare esplicitamente ladozione dei
"criteri e metodi diversi", in forza del potere discrezionale affidatogli dagli
artt. 2056 e 1226 c.c.
Senorbì-Cagliari, lì 25/07/00 Avv. Bruno Sechi avv.brunosechi@tiscalinet.it
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Le sanzioni cautelari e disciplinari per il medico vanno considerate contestuali, e non si sommano luna allaltra (Sentenza 592/2001 Corte di Cassaz. sez III Civ. depositata in cancelleria il 17 gennaio 2001).
Secondo la Corte di Cassazione, nel caso in cui al medico colpevole di un reato,
venga comminata, sia dal giudice penale che dallorgano disciplinare, l
interdizione allesercizio della professione per un certo periodo, i due
provvedimenti non si sommano tra di loro: qualora il medico abbia gia scontato un
periodo di sospensione, il periodo scontato va detratto dal provvedimento comminato
successivamente.
La sentenza ha dato ragione a un chirurgo romano che, nel 1980, era stato imputato del
reato di prescrizione abusiva di stupefacenti. Per questo motivo il Magistrato aveva
deciso una sospensione provvisoria dallesercizio della professione.
La misura penale era stata poi revocata, pur essendo stato il medico giudicato colpevole
del reato ascrittogli.
Il Consiglio dellOrdine dei medici di Roma, a sua volta, dispose lulteriore
sospensione di un mese dall albo. In seguito all impugnazione del
provvedimento da parte del medico, la Commissione Centrale per gli esercenti le
professioni sanitarie stabili che il mese di sospensione stabilito dallOrdine
andava conteggiato nel periodo, più lungo, in cui il chirurgo non aveva potuto esercitare
la professione a causa del divieto del giudice penale.
La Cassazione ha confermato questa tesi, rigettando il ricorso dellOrdine dei medici
di Roma. Infatti secondo la Corte, a cio si giunge mediante lesame combinato
delle norme del regolamento sulla ricostituzione degli ordini delle professioni sanitarie
(articoli 40 e 43 del Dpr 221/50). Anche se da tali disposizioni si evince che
"lapplicazione della misura cautelativa della sospensione non osta alla
successiva erogazione allo stesso medico della sanzione disciplinare della
sospensione", è anche vero che dalle stesse norme non può desumersi il principio
secondo cui "la misura cautelativa precedentemente applicata non si possa detrarre
dalla sanzione disciplinare successivamente inflitta".
Per questi motivi, secondo la Cassazione, "non solo la detrazione della misura
cautelativa dalla sanzione disciplinare non risulta vietata dal contesto normativo",
ma si tratta di misure omogenee e questo metodo di conteggio della sospensione risponde a
un più generale principio di ragionevolezza.
Daniele Zamperini (fonte: Sole24ore 20/1/01)
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Pillole di buonumore
A scuola, bocciare non serve, infatti gli asini giovani col tempo diventano
asini vecchi, non cavalli. (Eros Drusiani)