Dicembre |
"PILLOLE"
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Patrocinate |
Periodico
di aggiornamento e varie attualita' a cura di:
Daniele Zamperini md8708@mclink.it,
Amedeo Schipani mc4730@mclink.it,
Bollettino inviato gratuitamente su richiesta. L' archivio dei
numeri precedenti e' consultabile su: http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm
(Visitate anche le altre pagine, sono ricche di informazioni!)
BUON NATALE
E BUON ANNO A TUTTI !!!
(Attenzione: per la
lettura corretta di questo file, corredato di illustrazioni, occorre salvare sia il testo
che le illustrazioni nella stessa directory dell' Hard-Disk!)
INDICE GENERALE |
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
La responsabilità giuridica del medico (Avv.
Bruno Sechi, Cagliari)
Pillole di buonumore
-1.000.000 di italiani vanno giornalmente a visita dal medico di base
-20 minuti e' la durata media della visita
-177 sono i cittadini per ogni medico abilitato in Italia
-307 sono i cittadini per ogni medico abilitato in Francia
-568 sono i cittadini per ogni medico abilitato in Svizzera
PILLOLE
Possibilità
di grave impatto ecologico da alcune piante transgenicheE ben noto come in questi ultimi anni esista un vivace dibattito circa lutilita e il rischio dellagricoltura cosiddetta "transgenica". Mentre le persone favorevoli ne esaltano i vantaggi in termini di produzione, resa, resistenza agli agenti patogeni, i soggetti contrari invece infatizzano il rischio ecologico e della salute pubblica. La cronaca si arricchisce continuamente di episodi favorevoli alluna o allaltra ipotesi. Si e cercato di conciliare i diversi concetti di agricoltura transgenica, assai differenti tra le concezioni statunitensi e europee. Infatti mentre gli Stati Uniti si basano sul concetto di "rischio accettabile" lEuropa pretende invece lapplicazione del concetto di "massima sicurezza". Nel frattempo mancando, una regolamentazione precisa, gli esperimenti procedono in modo abbastanza incoordinato con rischi talvolta eccessivi. Infatti bisogna considerare come i vegetali transgenici non vengano coltivati nel chiuso del laboratorio ma nellambiente aperto che, sebbene isolato non consente di garantire la non diffusibilita dei pollini attraverso latmosfera nonche lo sconfinamento di insetti e altri vettori dal territorio sperimentale allambiente circostante. Una delle piante maggiormente studiate dal punto di vista genetico e il mais in quanto numerose sue varieta hanno presentato vantaggi in termine di resa indubbiamente elevati. E stato rilevato tuttavia in un articolo non recentissimo come sia esistito un potenziale rischio non immediatamente identificato. Si trattava di una varieta di mais trasformato mediante materiale genetico del batterio "Bacillus Thuringiensis": la maggior parte dei ceppi di mais ibridati con tale materiale genetico produce la tossina batterica nel proprio polline. Quando il polline viene liberato dalla pianta e disperso nellatmosfera, puo essere ingerito da animali che si trovino coinvolti nel ciclo naturale di queste sostanze. Questo e stato il caso delle larve della "Farfalla Gregaria Americana" o "Danaus Plexibus": si tratta di una farfalla appartenente alle danaidi, diffusa largamente nella parte centrale degli Stati Uniti e protetta da particolari leggi americane che la proteggono sia dalla caccia che dalle molestie, dotata di grandi ali aranciate solcate da nervature e a margini neri. Questa farfalla migra in numero impressionante, con unimmagine veramente spettacolare dal Golfo del Messico alla baia di Hudson e si nutre di unerba perenne (Asclepias Curassavica) che vive nelle stesse aree delle colture del mais. Se le foglie di Asclepias si trovano abbastanza vicine alle colture di mais transgenico (sembra che sia sufficiente un raggio di circa 60 metri) sono raggiunte dal polline modificato e vengono ingerite accidentalmente dalle farfalle per cui le larve presentano un aumento di mortalita superiore del 50% rispetto a quelle che vivono in ambiente dove non esiste il mais transgenico. Questo esempio indica chiaramente come sia necessario ricorrere a maggiori precauzioni e a un maggiore isolamento delle colture transgeniche rispetto allambiente circostante almeno fino a quando non ne sia stata dimostrata linnocuita per lambiente.
Daniele Zamperini. Rielaborato da varie fonti, tra cui G.J.E. Losei e al., Nature, Maggio, 20, 1999
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Malattie infettive: un pericolo che si credeva dimenticato
Da alcuni anni e stata portata allattenzione del grande
pubblico il problema della encefalopatia spongiforme bovina (BSE) che, malattia fino a
pochi anni fa sconosciuta, si e enormemente diffusa nel Regno Unito con centinaia di
migliaia di bovini colpiti e un contemporaneo preoccupante incremento dei casi di una
variante della Malattia di Creutzfeld-Jacob umana.
La segnalazione del primo caso risale al 94; tale varieta della MCJ e
stata ampiamente studiata ed esistono evidenze sempre piu stringenti che tale forma
sia la derivazione umana dellencefalopatia bovina spongiforme pur non essendo stata
documentata la relazione diretta tra lo sviluppo di questa forma morbosa e il consumo
della carne bovina.
Lapparire di questa malattia si accompagna a una serie di altri morbi di cui fino a
pochi anni fa non si era mai sentito parlare: il virus Ebola, manifestatosi con recenti
epidemie in Congo e in Gabon, e probabilmente trasmesso da alcune specie animali che
fungono da serbatoio e quindi trasmettitori verso luomo. LHIV e stata
anch' essa una malattia sconosciuta fino a una ventina di anni fa, ed e' attualmente
diventata una delle maggiori preoccupazioni sanitarie mondiali.
Ma queste malattie, molto note perche' ampiamente pubblicizzate, costituiscono pero' solo
la punta delliceberg. Si osserva infatti un generalizzato incremento della
diffusione di malattie infettive che si credevano scomparse oppure addirittura di nuove
malattie infettive trasmesse da virus o da batteri finora poco rappresentati nella
patologia umana. Si era creduto che, grazie alle terapie antibiotiche, l' epoca delle
patologie infettive fosse destinata col tempo a chiudersi, ma landamento appare
esattamente opposto.
Il colera ha segnalato delle nuove diffusioni nel mondo con un riaccendersi di milioni di
casi; la tubercolosi e riemersa alla grande con oltre 3 milioni di morti
lanno; la malaria rimane tuttora uno dei flagelli per i paesi del terzo mondo. Ma
neanche i paesi industrializzati sono immuni da queste malattie vecchie e nuove: la
salmonella typhimurium resistente agli antibiotici e stata individuata nel 1988 in
Inghilterra e successivamente e stato riscontrata in molti animali domestici,
diffusa e selezionata probabilmente dallusanza in molti paesi di somministrare agli
animali di allevamento degli antibiotici a scopo profilattico. Se ne sono verificate
diverse epidemie, soprattutto in Inghilterra, mentre in altri paesi ne sono segnalati casi
sporadici. Sempre in Inghilterra sono stati segnalati anche negli anni scorsi casi di
rabbia trasmessi da pipistrelli insettivori. Tale malattia e comune in altri paesi
(Danimarca, Olanda, Germania) ma finora, nel Regnio Unito, era limitata e poco frequente.
La Cryptosporidiosi era sconosciuta fino a una ventina di anni; da allora sono stati
descritti casi in piu di 60 paesi, con focolai epidemici come quello osservato nel
93 negli Stati Uniti e causato dalla contaminazione dellacqua potabile con
conseguente epidemia di gastroenteriti (oltre 400.000 soggetti) e oltre 4000
ospedalizzazioni. Il principale agente infettivo di questa malattia e il
Cryptosporidium Parvum, ma sono stati segnalati altri ceppi che usualmente infettano altri
animali e, finora, non colpivano luomo. Negli Stati Uniti sono stati osservati
diversi casi di Malattia di Lyme e di Ehrlichiosi, secondarie a punture di zecche (molto
aumentate soprattutto a causa dei cambiamenti ecologici legati alla riforestazione). Le
Ehrlichiosi sono causate da batteri intracellulari obbligati che parassitano le cellule
del sangue, in particolare i monociti o i granulociti. Le due forme diverse sono dovute a
batteri diversi; il loro serbatoio naturale sembra essere in alcuni animali, soprattutto
cavalli e pecore. Nel Mediterraneo si e osservato un aumento progressivo dei casi di
Brucellosi. Tale batterio e diviso in varie sottospecie il cui serbatoio naturale
e costituito da animali domestici. La sua incidenza reale e sconosciuta ma
anche in Italia sono frequenti i casi dovuti a Brucella Abortus e a Brucella Melitensis.
In Giappone e stata descritta nel 96 causata da Escherichia Coli
Enteroemorragica: tale epidemia fu la conseguenza di cibo contaminato distribuito da un
unico centro ai bambini che frequentavano le scuole elementari. Tale malattia si e
manifestata anche in Inghilterra con quasi 500 casi e 18 morti. In molti altri paesi del
mondo si sono riscontrate epidemie caratterizzate da diarrea emorragica e/o da sindrome
emolitico-uremica associata a questo ceppo in molte parti del mondo e specialmente negli
Stati Uniti.
In Venezuela e in Colombia fu riscontrata una epidemia di encefalite equina con oltre 450
casi di malattia.
In Nicaragua nel 95 sono stati segnalati centinaia di casi di Leptospirosi atipica
con 16 morti.
La Leishmaniosi rappresenta un rischio di primo piano verso cui anche lOMS si
e attivato infatti, secondo stime, sembra che oltre 350milioni di individui in 88
paesi del mondo siano a rischio di questa infezione e oltre mezzo milione di casi vengono
riportati ogni anno.
La recrudescenza dei casi di Leishmaniosi appare legata, soprattutto nellEuropa e in
Italia, a concomitanza di infezione con virus HIV.
LItalia appare particolarmente a rischio per diffusione di Arbovirus trasmessi da
zecche, zanzare o flebotomi. Tra tali virus il piu importante patogeno per
luomo e quello della Tick-Borne Encephalitis (TBE). Tale malattia e
stata segnalata anche in quasi tutti i paesi dEuropa, con poche eccezioni ma in casi
sporadici. In Italia invece appare piuttosto frequente, con presenza di focolai epidemici
in Veneto e in Trentino. Si presenta clinicamente con meningite, meningoencefalite,
meningoencefalomielite, o meningoencefaloradicolite.
E evidente quindi come il medico dovra nuovamente dedicarsi allo studio delle
malattie infettive abbandonando la tranquillizzante illusione che con lavvento degli
antibiotici tali patologie siano state ormai da considerare scomparse.
(Daniele Zamperini. Fonte: G. Rizzardini, "Aggiornamento medico", vol. 23, n. 8 - Ottobre 99)
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Diabete e menopausa
Spesso le pazienti chiedono al medico se debbano modificare il proprio stile di vita o
le proprie terapie durante il periodo menopausale. La cosa e ancora piu
rilevante se le pazienti siano affette da diabete. La menopausa e uno stadio
naturale della vita della donna e di solito inizia un anno dopo la cessazione delle
mestruazioni. I sintomi della menopausa possono iniziare invece intorno ai 40 anni e
continuare per molti anni anche se la menopausa di per sè inizia in epoca successiva
(48-54 anni). Alcune donne hanno una esperienza prematura alla fine dei 30 anni e altre
invece dichiarano di avere flussi fino alla fine dei 50. I sintomi piu comuni della
menopausa sono le "vampate di calore" che iniziano quando si riduce il livello
estrogenico e possono modificare la temperatura corporea, a volte accompagnate a
sensazione di sudore notturno. Alcune donne continuano ad avere vampate di calore fino ai
70 anni.
CAMBIAMENTI DELLA LIBIDO: alcune donne avvertono un diminuito
interesse nellattivita sessuale mentre altre invece rilevano una accentuazione
soprattutto motivata dalla possibilita di lasciarsi trasportare senza preoccupazione
del rischio di concepimento.
Altri effetti possono essere vertigini, astenia, disturbi del sonno, flussi irregolari
spesso con metrorragia, modifiche improvvise dellumore, dolori muscolari,
palpitazioni.
Circa il 15% delle donne hanno bisogno assolutamente necessita di terapia
sostitutiva perche i sintomi sono di gravita intollerabile; un 15% al
contrario non avverte alcun sintomo fastidioso. Il restante 70% va valutato caso per caso.
EFFETTI DELLA MENOPAUSA SUL DIABETE: il rischio
cardiovascolare e 2-3 volte piu elevato nelle donne con diabete in epoca
post-menopausale. E percio necessario che le donne si sottopongano a visita
medica per una valutazione dei fattori di rischio con possibilita di modifiche del
programma alimentare. In menopausa puo accadere di osservare una riduzione del
fabbisogno di insulina a causa del ridotto livello di estrogeni e progesterone, anche se
al fabbisogno non corrisponde spesso una riduzione di glicemia basale sia per le
fluttuazioni ormonali che per un aumentato rischio bulimico. Nel diabete di tipo 1 si
osserva spesso un periodo di maggior rischio ipoglicemico seguito da una riduzione di
quasi il 20% del fabbisogno insulinico, una volta stabilizzatasi la menopausa. Questa
riduzione del fabbisogno si esplica normalmente nella diminuzione del dosaggio
dellinsulina lenta serale mentre si tende a lasciare invariate le insuline pronte
preprandiali. Nel diabete di tipo 2 si assiste frequentemente a un incremento ponderale
spesso peggiorato dalla contemporanea insorgenza di un fallimento secondario alla terapia
con ipoglicemizzanti orali e a una necessita di iniziare una terapia insulinica.
Dato che si osserva una riduzione del metabolismo basale e utile implementare
lattivita fisica o ridurre del 20% lapporto calorico per evitare un
incremento ponderale.
Il diabete non ben controllato e considerato inoltre fattore di rischio aggiuntivo
per losteoporosi; cosi come lapporto inadeguato di calcio e la non
cessazione del fumo, poiche e dimostrato che il fumo di sigaretta puo
interferire con la residua minima capacita estrogenica di prevenire la
fragilita ossea.
Non e stata mai dimostrata definitivamente una relazione diretta tra menopausa e
depressione negli anni postmenopausali.
Nelle diabetiche in realta si osserva solitamente un tratto depressivo insorgente
precocemente e probabilmente e collegato alla consapevolezza di esser portatrici di
una malattia cronica con cui si dovra convivere per tutto il resto della vita.
Alcune ricerche avrebbero dimostrato che molte donne che hanno completato la menopausa
hanno in realta unattitudine molto piu positiva verso la vita di coloro
che sono agli inizi dellesperienza menopausale.
Daniele Zamperini. Fonte: V. Miselli, "Medico e metabolismo" anno 3 n. 2, 1999)
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Confronto tra posizione tradizionale e posizione sportiva dello stetoscopio quando non è utilizzato (*)
Gli autori hanno preso spunto
dallosservazione che nellultimo decennio o poco più i medici, soprattutto
quelli giovani, quando sono in servizio non tengono più lo stetoscopio nella posizione
tradizionale, ossia pendente sul davanti del camice e con i due bracci appesi
al collo; bensì lo tengono in posizione alquanto sportiva, attorno al collo,
a mo di sciarpa. Vedi figura.
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Sebbene qualcuno abbia criticato le
capacità auscultatorie delle generazioni più giovani, gli autori si sono chiesti se la
nuova posizione non presenti qualche ancora non svelato vantaggio rispetto alla vecchia.
Un controllo accurato di 623 pubblicazioni trovate su MEDLINE sotto la voce
stetoscopio non ha scoperto alcun risultato su questo specifico argomento. A
prima vista sembrerebbe che per portare lo stetoscopio in posizione operativa si dovrebbe
impiegare più tempo partendo dalla posizione sportiva che dalla posizione
tradizionale. Per la prima sono richieste due mani, mentre la seconda
posizione può essere gestita con una mano sola (lasciando laltra mano libera per
difendersi dai o trattenere giù i pazienti recalcitranti). Gli autori hanno pertanto
fatto uno studio per stabilire se il passaggio alla posizione sportiva
modifichi lefficienza e il rapporto costo/beneficio delluso dello stetoscopio.
Sono stati arruolati cento utilizzatori di stetoscopio per ognuno dei due
campi. Non è stato possibile rendere i due campi equivalenti per età e
sesso: in realtà, non è stato affatto facile arruolare cento persone per la posizione
tradizionale, ma alla fine, dopo ricerche in case di riposo, case protette, corsi di golf
e condominii in Florida, il numero è stato raggiunto. Sono stati inclusi medici,
infermiere, terapisti della respirazione, fisioterapisti e studenti di medicina. Non è
stato incluso nessun chirurgo, in quanto la maggior parte di questi era incapace di
ritrovare il vecchio stetoscopio di quando studiavano medicina. Letà media dei
soggetti nel gruppo tradizionale era di 67.4 anni (range 45-97), mentre nel
gruppo sportivo era di 38.7 anni (24-50).
La posizione operativa dello stetoscopio è stata così definita: avere gli auricolari
dello stetoscopio posti nei canali uditivi esterni e il pezzo anteriore posto sul torace
dei pazienti volontari. Il tempo di trasferimento dello stetoscopio dalla posizione di
riposo alla posizione operativa è stato misurato in secondi mediante un cronometro. Ogni
soggetto ha eseguito la manovra 10 volte e per ognuno è stato calcolato il tempo medio.
Risultati. Il tempo medio per il trasferimento dalla posizione di riposo alla
posizione funzionale dello stetoscopio per il gruppo sportivo è stato di 3.2
secondi (range 0.9-5.4, DS 1.1), mentre per il gruppo tradizionale è stato di
1.9 secondi (range 0.5-3.7, DS 0.9). La differenza tra i due gruppi è statisticamente
significativa (P < 0.001).
Conclusioni. Il gruppo cosiddetto sportivo è stato molto più lento del gruppo
tradizionale, a dispetto della più giovane età. Il tempo sprecato potrebbe
tradursi in un onere finanziario sostanzioso per il sistema sanitario del Canada.
Canadian Medical Association Journal, 12 dicembre 2000
(*) Anche in Canada i colleghi si divertono a fare lavori semiseri:
daltra parte essi stessi confessano di aver ideato questa ricerca una domenica sera,
dopo aver abbondantemente libato con birra e whisky. I partecipanti allo studio sono stati
retribuiti con un bicchiere (90 ml) di Cardhu (un whisky scozzese di puro malto
invecchiato 12 anni) oppure una pinta (568 ml) di birra (una Sleeman Honey Brown Lager).
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Ma quanto possiamo
vivere?
Molto si e detto sul Progetto Genoma, e molte
speranze si sono accentrate sul suo sviluppo. E stato previsto che i progressi che
saranno resi possibili dal Progetto Genoma Umano e dalle nuove tecnologie possono
certamente allungare ulteriormente la durata della vita umana.
Le maggiori riserve riguardano il fatto che, prima di poter cominciare a godere dei
vantaggi di questo enorme progetto, sarà necessario svilupparne ulteriori aspetti:
occorrerà determinare le funzioni di tutti i geni umani, documentare la conoscenza delle
variazioni genetiche individuali, stabilire le interazioni tra i geni e tra ogni gene e
lambiente, e quanto contribuiscono questi fattori allo sviluppo e alle malattie
delluomo. Per tutto ciò potrà volerci una buona parte del secolo che sta per
iniziare. Intanto stanno già venendo fuori quantità
rilevanti di informazioni di grande importanza per la salute e il benessere. In Australia
laspettativa di vita è aumentata nel 20° secolo di oltre 20 anni, ed incrementi
simili si sono avuti nella maggior parte delle nazioni in cui la medicina occidentale è
stata abbastanza prontamente accessibile. Tutto ciò non é dipeso dal Progetto Genoma
Umano ma ha implicato fattori di miglioramento dellambiente (per esempio le misure
igieniche, le cinture di sicurezza) così come fattori di carattere medico quali i vaccini
e gli antibiotici. Eppure sono prevedibili ulteriori progressi.
Suscettibilità genetica alle comuni malattie. E stato calcolato che almeno 100
malattie siano in relazione a geni di suscettibilità nella popolazione, che possono avere, singolarmente, solo un effetto limitato, ma
cumulandosi tra loro e con fattori ambientali spesso ignoti portano alla malattia. In tale
settore si é concentrata la ricerca.
Alcuni geni di suscettibilità sono abbastanza facili da trovare utilizzando tecniche
genetiche standard (il BRCA1 e il BRCA2 per il cancro della mammella e
dellovaio, e i geni riparatori del disaccoppiamento del DNA che portano al carcinoma
colorettale senza poliposi). Altri, capaci soltanto di
aumentare o diminuire un rischio basale di malattia di una piccola percentuale,
sono veramente difficili da identificare mediante le tecniche attuali.
Ciò potrebbe cambiare per ladozione di nuove tecniche: la tipizzazione dello SNP
(Single Nucleotide Polymorphism) e i microaggregati di DNA. Durante i prossimi decenni
questi due approcci, e possibilmente nuovi altri, dovrebbero permettere di identificare la
maggior parte dei geni di suscettibilità per la maggior parte delle malattie umane
comuni, dopodiché sarà possibile intervenire.
Verranno sviluppati farmaci che agiranno sulle proteine prodotte da tali geni; sarà
possibile individuare, prima di iniziare un trattamento, quale sia la terapia più
appropriata da usare. Lambiente è
certamente un fattore chiave in molte malattie comuni, anche se spesso gli intimi
meccanismi per ogni particolare malattia spesso non siano compresi; una migliore
comprensione sarà resa possibile dalla precisa identificazione dei fattori ambientali che
interagiscono con i geni di suscettibilità. Potrà essere organizzata una politica di
educazione sanitaria indirizzata alle persone geneticamente suscettibili, e può essere
verosimilmente più seguita che non se rivolta a tutta la popolazione. Allora la
combinazione di terapia farmacologica, modificazioni ambientali (ossia dello stile di
vita) ed eventualmente anche terapia genetica, saranno in grado di ritardare linizio
della malattia e fornire un trattamento efficace una volta che la malattia si manifesta.
Cancro. Il cancro, a livello cellulare, è una
malattia genetica. La comprensione dei meccanismi cellulari del cancro (perseguita dallo
US National Cancer Institute) migliorerà sicuramente la classificazione, la prognosi, e
la terapia. Il cancro potrebbe diventare non più pericoloso per la vita del raffreddore
comune.
Malattie infettive. L adozione di vaccini
basati sul DNA presenta enormi potenzialità; lapproccio genetico allinfezione
porterà a tests per lidentificazione rapida degli organismi infettanti, permettendo
linizio precoce di una terapia specifica. Inoltre, la tecnica dei microaggregati di
DNA applicata allespressione genetica nei macrofagi umani consentirà verosimilmente
di identificare organismi infettanti non identificabili in altro modo. I genomi dei
patogeni umani più comuni (virus, batteri e parassiti) sono stati già sequenziali, e si
stanno gia studiando nuovi antibiotici, antivirali e antiparassitari, capaci di
debellare numerose malattie, con qualche limite verso i virus altamente mutanti.
Geni dellinvecchiamento. I geni coinvolti
nei processi dellinvecchiamento negli organismi semplici sono stati identificati;
tuttavia, nei mammiferi, lunico intervento che ha dimostrato di ritardare
linvecchiamento è la restrizione calorica, e i meccanismi molecolari mediante i
quali ciò avviene cominciano appena ad essere identificati. Sebbene non appaia probabile,
e possibile che, identificati i geni dellinvecchiamento, si possa sviluppare
dei farmaci antiinvecchiamento.
Una vita più lunga?
E documentato che rari individui vivono per circa 120 anni. E questa la durata
massima di vita programmata geneticamente? In tal caso sarebbe possibile, escludendo gli
incidenti o il suicidio, dominare molti dei patogeni che conducono a morte. Con le
strategie per trattare o ritardare linizio delle comuni malattie (compreso il
cancro), è probabile quindi che il 21° secolo vedrà un aumento dellaspettativa di
vita simile a quello osservato nel 20° secolo, portando la maggior parte di noi fino a od
oltre 120 anni di età. Sfortunatamente, nessuno dei lettori di questo articolo conoscerà
mai lesito di queste speculazioni e non e detto che ci sia da stare allegri,
in quanto potrebbero esserci solo posti in piedi su un pianeta massicciamente
sovrappopolato.
A.
Schipani. Fonte: Medical Journal of Australia, 4-18 dicembre 2000
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Antibiotici,
lattobacilli e diarrea
Questo
studio, randomizzato, controllato versus placebo, è stato fatto per valutare se la
contemporanea somministrazione di Lactobacillus GG a bambini che assumono
antibiotici è in grado di prevenire la diarrea.
Sono stati arruolati 202 bambini di età compresa tra 6 mesi e 10 anni con infezione acuta
delle vie respiratorie superiori, delle vie urinarie, dei tessuti molli o della cute, ai
quali era stato prescritto un ciclo di antibioticoterapia di 10 giorni. Criteri di
esclusione sono stati le malattie croniche, le infezioni acute serie, o la presenza di
diarrea allinizio della terapia antibiotica. Hanno terminato lo studio 188 bambini
(93%).
I bambini sono stati divisi in due gruppi: al primo gruppo, composto da 93 bambini, è
stato somministrato Lactobacillus GG, al secondo gruppo, composto da 95
bambini, è stato somministrato placebo. I bambini con peso inferiore a 12 kg hanno
ricevuto una capsula contenente 1010 colonie di Lactobacillus GG, mentre
quelli di peso superiore hanno ricevuto due capsule. Sono state valutate lincidenza
di diarrea (intesa come emissione di feci liquide per
2 o più volte al giorno per 2 o più giorni), la frequenza delle evacuazioni e la
consistenza delle feci.
Risultati. Nei bambini a cui sono stati somministrati i lattobacilli
lincidenza di diarrea è stata inferiore rispetto al gruppo placebo (P <0.001),
la durata media della diarrea è stata più breve (4.7 versus 5.9 giorni, P = 0.05), in 10a
giornata la frequenza delle evacuazioni è stata minore (media giornaliera 1.2 versus 2, P
<0.02), al 7° giorno la consistenza delle feci era maggiore.
Conclusioni. La somministrazione contemporanea di Lactobacillus GG a bambini
trattati con antibiotici può ridurre lincidenza e la durata della diarrea e la
frequenza delle evacuazioni, e migliorare la consistenza delle feci.
A. Schipani. Fonte: Western Journal of Medicine, dicembre 2000
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Pillole di buonumore
- 112 e' la durata di vita della donna piu' longeva d'Italia (Chelidonia
Lollobrigida, 1883-1995, prozia di Gina)
- 78,3 e' la speranza di vita di un neonato in Italia
- 37,5 e' la speranza di vita di un neonato nella Sierra Leone
- 7,7 e' la percentuale del PIL destinato alla salute, in Italia
- 0,3 e' la percentuale del Pil destinato alla salute in Sudan
MINIPILLOLE
Circoncisione: ancora pareri discordiTorna alle Minipillole
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Daniele Zamperini. Fonte: L. Tabar e al., Lancet 2000; 355:429-33
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La vaccinazione
per via aerosolica è più efficace di quella tradizionale nel morbilloDaniele Zamperini. Fonte: A.Dilraj e al. Lancet 2000; 798-803)
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L'ipotiroidismo
aumenta il rischio coronarico anche se non è sintomatico
Benche lipotiroidismo conclamato sia considerato comunemente fattore di
rischio cardiovascolare, non e noto se le forme subcliniche rivestano importanza
clinica in questo tipo di patologie. E stata percio studiata la funzione
tiroidea in un campione di oltre 1100 donne di eta media di 69 anni. E stata
studiata lattivita tiroidea con il grado di avanzamento della malattia
aterosclerotica e eventuali altre patologie ischemiche cardiache. E stato osservato
come in quasi l11% dei soggetti esaminati esistesse una forma di ipotiroidismo
subclinico. Questa patologia e risultata associata ad una maggiore incidenza di
lesioni aterosclerotiche e di cardiopatia ischemica. Anche la presenza di anticorpi
antitiroidei costituiva fattore di aggravamento del rischio pur non essendo un fattore
dipendente. Si concludeva percio che lipoparatiroidismo, anche nella forma
subclinica, aumenta la probabilita di eventi avversi cardioascolari.
Daniele Zamperini. Fonte: A.E. Hak, An. Intern. Med. 2000; 132:270-8
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Il caffè riduce il
rischio di calcolosi biliare
E ben noto come il caffe possa svolgere diversi effetti metabolici,
parte dei quali secondari ad elementi non ancora identificati presenti nella sua
composizione. E stata ipotizzata in passato la possibile riduzione di rischio di
formazione di calcoli colecistici nei consumatori di caffe. E stato
percio eseguito uno studio prospettico su oltre 46mila uomini di eta compresa
tra i 40 e i 75 anni, della durata di dieci anni per verificare lesistenza di tale
associazione. Durante il periodo di follow-up oltre 1000 soggetti sono stati riconosciuti
portatori di calcolosi colecistica sintomatica. Di questi 880 hanno necessitato di
colecistectomia. Gli autori hanno considerato tutti i fattori di rischi noti. Da tale
analisi e risultato che, per tutti i pazienti che bevevano dalle due alle tre tazze
di caffe al giorno, il rischio relativo di formazione di calcoli era pari allo 0,6%.
Lassunzione di quantitativi maggiori di caffe non modificavano tale parametro.
Gli autori non hanno riscontrato differenze tra i vari tipi di caffe bevuti dai
soggetti per quanto riguardava le qualita e i tipi di tostatura; il caffe
decaffeinato invece non ha mostrato alcuna azione biologica a questo livello, per cui
sembra molto probabile che il fattore attivo contro la colelitiasi sia proprio la
caffeina.
Daniele Zamperini. Fonte: N.F. Leitzman, JAMA 1999;281:2106-12
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Contraccezione
post-coitale
E entrato in commercio, col nome Norlevo, il contraccettivo post-coitale di
recente introduzione a base di levonorgestrel.
Indicazioni: contraccettivo d emergenza da usare entro 72 ore da un rapporto
sessuale non protetto.
Il trattamento e tanto piu efficace quanto prima viene iniziato.
Posologia: due compresse. La prima compressa va assunta quanto prima, possibilmente entro
12 ore; la seconda 12 ore dopo (o al massimo 24 ore dopo). Puo essere assunto in
qualunque momento del ciclo mestruale, e non controindica la prosecuzione di una
contraccezione ormonale normale.
Controindicazioni: Ipersensibilita al principio attivo.
Non va somministrato in soggetti a rischio di gravidanza extrauterina in quanto non si
puo escludere che tale eventualita possa verificarsi.
E sconsigliato nelle gravi epatopatie. Nelle sindromi da malassorbimento l
effetto potrebbe essere compromesso. In caso di vomito entro 3 ore dall assunzione,
questa va ripetuta. La mestruazione successiva si presenta, di solito, nella data
prevista, con possibilita di anticipo o ritardo di qualche giorno.
Il farmaco non interrompe una gravidanza in atto. Viene secreto nel latte.
L efficacia del farmaco puo diminuire per interferenza con farmaci induttori
degli enzimi epatici.
Effetti collaterali principali: nausea, dolori addominali bassi, astenia, cefalea,
capogiro, dolorabilita mammaria.
Sui problemi etici della contraccezione post-coitale, pubblicheremo a
breve autorevoli pareri.
Daniele
Zamperini
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Performance cognitiva in soggetti
anziani ipertesi e normotesi
Pillole di buonumore
- 291.607 sono i matrimoni celebrati in Italia nel 1994
- 276.570 sono i matrimoni celebrati in Italia nel 1999
- 78,6% sono i matrimoni religiosi in Italia
- 21,4% sono i matrimoni civili in Italia
- 21,6 anni e' l'eta' media di matrimonio per le donne in Bielorussia (record mondiale)
- 24,9 anni e' l'eta' media di matrimonio per le donne in Portogallo (record europeo)
- 27,1 anni e' l'eta' media di matrimonio per le donne in Italia
NEWS
(Scovate e rialaborate da A. Schipani)
Traguardo nella terapia delle malattie metaboliche
La novità anche nel fatto che con un organo non trapiantabile si potrebbe intervenire su
più pazienti
Le Scienze - 23.11.2000. Per trattare malattie metaboliche a carico del fegato, fino a
ieri esisteva ununica terapia: il trapianto dorgano. Oggi, per la prima volta
al mondo, grazie al trapianto di cellule epatiche in una giovane donna, a Padova si è
inaugurata una nuova tecnica dintervento per la glicogenosi di tipo IA.
«Allorigine di una questa malattia metabolica ereditaria - spiega Alberto Burlina
della Clinica Pediatriaca - cè la mancanza di un enzima, la glucosio 6 fosfatasi,
che trasforma il glicogeno in glucosio. Non potendo liberare il glucosio immagazzinato, le
persone affette da questa malattia possono facilmente andare incontro a ipoglicemia e
coma». Per avere una glicemia normale, quindi, devono assolutamente introdurre glucosio
ogni due ore. Anche di notte, chiaramente. Per correggere questa anomalia si è pensato di
fornire alla paziente, al posto dellorgano, due miliardi di epatociti sani prelevati
da un fegato sano non trapiantabile perché danneggiato in seguito a un trauma. La
tecnica, è stata messa a punto dallequipe di Maurizio Muraca, che in seguito a
sperimentazione su maiali ha individuato nella vena porta lingresso preferenziale
per infondere direttamente nel fegato le cellule sane. Bastano infatti dall1 al 2
per cento di epatociti sani, per correggere questo difetto metabolico. La novità quindi
sta anche nel fatto che con un organo, che il chirurgo non può utilizzare per il
trapianto, si potrebbe intervenire su più pazienti, purché vi sia compatibilità. Anche
in questo caso infatti, esiste il rischio di rigetto. «Ci rendiamo conto - afferma
lequipe medico-chirurgica - di aver abbattuto una barriera e di aver aperto
potenzialmente una nuova strada alla terapia delle malattie congenite nel nostro paese».
Il primo paziente a beneficiare di questo tipo di terapia nel 1994, negli Stati Uniti, era
affetto da ipercolesterolemia familiare. Anche questo traguardo è stato raggiunto grazie
alla stretta collaborazione di esperti delle varie discipline: dallepatologo, al
chirurgo, dal rianimatore, al pediatra che da anni segue la paziente. Il futuro è la
scommessa di intervenire ad ampio raggio con questa tecnica per curare le molte patologie
metaboliche ereditarie a carico del fegato: siamo solo allinizio, ci vorranno alcuni
mesi per valutare il grado di attività degli epatociti trapiantati. Al momento cè
già un dato incoraggiante: da ieri, per la prima notte nella sua vita, la paziente non si
è dovuta svegliare per mangiare maltodestrine, cioè glucosio.
Maddalena Guiotto
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I benefici della terapia «a singhiozzo» contro l'HIV
Prima delle applicazioni sull'uomo, però, sono necessari ulteriori studi
Le Scienze - 28.11.2000. I farmaci antivirali per il trattamento dell'AIDS sono più
efficaci se la cura viene sospesa periodicamente. Durante le pause, il sistema immunitario
del paziente ha la possibilità di confrontarsi con l'HIV e rafforza la sua capacità di
difesa. Lo ha dimostrato uno studio internazionale a cui hanno preso parte ricercatori del
Policlinico San Matteo di Pavia.
La Highly Active Anti Retroviral Therapy è la terapia più potente impiegata oggi contro
l'AIDS. Da quando è stata introdotta, il numero di decessi dovuti alla malattia è
diminuito del 70 per cento. Si tratta, però, di un trattamento molto aggressivo, che a
lungo andare sopprime le naturali difese immunitarie dell'organismo.
I ricercatori del Research Institute for Genetic and Human Therapy di Washington e del
Policlinico San Matteo di Pavia hanno sottoposto alla terapia un gruppo di scimmie
contagiate con il virus HIV. Sei animali hanno ricevuto i farmaci con continuità, altri
sei hanno alternato tre settimane di trattamento e tre settimane di pausa. Dopo ventuno
settimane, la terapia è stata interrotta definitivamente per entrambi i gruppi. Il virus
è tornato a proliferare nell'organismo delle scimmie che erano state sottoposte al
trattamento continuo. Gli animali che avevano ricevuto i farmaci «a singhiozzo», invece,
sono riusciti a tenere sotto controllo l'HIV con le loro naturali difese immunitarie per
altre sei settimane.
«Il risultato del nostro esperimento apre la strada a un approccio innovativo contro
l'HIV», spiega Franco Lori, del Research Institute for Genetic and Human Therapy, «che
permetterà ai pazienti di assumere meno farmaci e migliorare la loro qualità di vita.
Prima di applicare all'uomo questo approccio, però, sono necessari ulteriori studi.
Perciò raccomandiamo ai pazienti che stanno seguendo una terapia farmacologica di non
interrompere il trattamento contro il parere del loro medico.»
Cristina Valsecchi
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Sanità: Padova, scoperto
gene morte improvvisa dei giovani
Padova, 5 dicembre - (Adnkronos) - E' stato scoperto a Padova il gene
responsabile della 'morte improvvisa dei giovani' o, piu' scientificamente, della
patologia del gruppo ARVD (Cardiomiopatie aritmogene del ventricolo destro). La scoperta,
annunciata questa mattina nella sede dell'Azienda ospedaliera di Padova, e' la sintesi di
dieci anni di ricerca che ha visto impegnati i gruppi del prof. Andrea Nava (cardiologo),
del prof. Gaetano Thiene (patologo cardiovascolare) e del prof. Gian Antonio Danieli
(genetica molecolare). In Italia l'arresto cardiaco improvviso colpisce decine di migliaia
di persone, in prevalenza tra i 15 e i 30 anni. Solo in Veneto le diagnosi accertate sono
oltre tremila.
Tre giovani ricercatrici padovane (Natascia Tiso, Alessia Bagattin, Alessandra Rampazzo)
hanno dimostrato che a causarla e' l'alterazione del gene 'Ryr2' (codifica il recettore
rianodinico miocardico). Lo studio e' stato effettuato sul Dna di persone sia sane sia
malate, appartenenti a quattro diverse famiglie. ''L'importanza di questa scoperta -ha
sottolineato Thiene- e' nella possibilita' che viene offerta di effettuare una diagnosi
gia' alla nascita. Fino a poco tempo fa non eravamo in grado neanche di diagnosticarla se
non nelle estreme conseguenze. Non conoscevamo i sintomi, ne' gli strumenti di indagine
per la diagnosi. Oggi sappiamo che va cercata nel patrimonio genetico e conosciamo uno dei
geni responsabili, probabilmente non l'unico. Ma e' un enorme passo avanti sul quale
stanno gia' lavorando anche altri gruppi di ricerca sia in Italia sia in Finlandia''. La
ricerca e' stata finanziata da Telethon, ministero della Ricerca scientifica e tecnologica
e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
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Terapia genica per il diabete: il futuro si
avvicina
Dalla sperimentazione sui roditori una speranza per una terapia efficace
Le Scienze - 05.12.2000. Il diabete di tipo I (detto anche «insulino-dipendente») è
una malattia tanto studiata quanto ancora misteriosa. Decenni di ricerche non hanno
infatti ancora fruttato una terapia risolutiva per questa malattia, dove in sostanza
lopzione obbligatoria rimane il controllo della glicemia attraverso la
somministrazione di insulina esogena.
Nuove speranze sono arrivate negli ultimi anni dalla terapia genica, ma nessuna
applicazione definitiva è stata finora sviluppata, anche perché, sebbene efficace su
alcuni modelli animali, la terapia genica pone concreti problemi di sicurezza e ha in
generale unefficacia variabile e a breve termine. Questa settimana, per la prima
volta, un gruppo di ricercatori della Yonsei University di Seul e dell' Università di
Calgary riportano su «Nature» un esperimento positivamente concluso sui roditori, nel
quale la terapia genica del diabete ha condotto a una remissione permanente della
malattia. Il diabete di tipo I consiste nella perdita - da parte del pancreas - della
capacità di secernere insulina a causa della progressiva distruzione delle cellule beta
responsabili della produzione dellormone. Gli ammalati perdono così la possibilità
di controllare il livello di glucosio nel sangue, un difetto che, se non trattato, può
risultare letale. La distruzione delle cellule beta sembra dovuta a una reazione
autoimmunitaria. L'équipe di ricerca, diretta da Ji-Won Yoon, ha utilizzato come modello
sperimentale ratti con diabete indotto attraverso una sostanza chimica e topi affetti
invece da diabete autoimmunitario. Agli animali è stato «somministrato» un costrutto di
DNA recante linformazione per una sostanza analoga allinsulina particolare,
modificata in modo da poter essere attiva senza bisogno del processamento post-secrezione
che invece avviene naturalmente per quella fisiologica. Il DNA è stato introdotto nelle
cellule utilizzando un vettore costituito da un virus particolarmente diffuso in terapia
genica. L«adenovirus» è stato modificato inserendo nella sequenza
linformazione genetica per la molecola insulino-analoga. Tutti gli animali trattati,
sia quelli con diabete chimico che autoimmunitario hanno mostrato una normalizzazione del
livello di glucosio nel sangue e il recupero della capacità di controllo della glicemia
che è rimasto stabile durante i cinque mesi di test. Si tratta di un significativo passo
avanti nella direzione giusta, benché la terapia genica presenti ancora numerosi
interrogativi da risolvere e il trasferimento dal laboratorio alla clinica appaia, come al
solito, ancora in salita.
Barbara Bernardini
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Terapia genica per il Parkinson
Esperimenti condotti sul cervello di scimmie Rhesus aprono interessanti prospettive per la
cura di questa grave malattia neurologica
Le Scienze - 06.12.2000. È stata sperimentata con successo sui primati una terapia
genica per eliminare la sintomatologia e inibire la progressione del Morbo di Parkinson.
Un nuovo approccio dagli effetti prolungati nel tempo e privo di tossicità, sperimentato
dai ricercatori del Rush Presbyterian St. Lukes Medical Center di
Chicago e di Losanna in Svizzera.
Il Morbo di Parkinson è una patologia invalidante a lenta progressione che colpisce una
particolare regione del cervello denominata «substantia nigra». In questa sede le
cellule nervose subiscono una graduale degenerazione perdendo la loro capacità di
produrre dopamina, il neurotrasmettitore responsabile del passaggio degli impulsi nervosi
che consentono di compiere movimenti normali. La carenza di dopamina induce nel paziente
parkinsoniano la comparsa di tremori incontrollabili, lentezza nei movimenti, rigidità
delle articolazioni, difficoltà di deambulazione o di equilibrio.
Studi condotti su scimmie Rhesus che presentavano segni precoci di Parkinson hanno
permesso di valutare lefficacia della nuova terapia genica nellindurre la
remissione del deficit strutturale e funzionale. La terapia si basa sulliniezione
intracerebrale di un lentivirus appositamente modificato e adattato al trasporto di un
gene che codifica per un fattore protettivo. Tale fattore, denominato GDNF (fattore
neurotrofico di derivazione gliale), è in grado di rinforzare le cellule produttrici di
dopamina e incrementare la produzione del neurotrasmettitore.
La ricerca ha coinvolto tre gruppi di primati sottoposti a cicli di iniezioni
intracerebrali di «lenti-GDNF». Un gruppo di 8 scimmie di 25 anni nelle quali la
patologia, pur non avendo ancora compromesso lintegrità cellulare aveva bloccato o
almeno ridotto la produzione di dopamina, dopo un trattamento di tre mesi con iniezioni
intracerebrali di lenti-GDNF, ha sviluppato una ripresa molto consistente della produzione
del neurotrasmettitore, fino a livelli simili a quelli riscontrabili nel cervello di
soggetti giovani. In un secondo gruppo di primati, di giovane età, sottoposto
allinduzione chimica di una condizione simil-parkinsoniana e successivamente
trattato con la terapia genica, è stata rilevata la remissione della sintomatologia. Il
trattamento ha, inoltre, esercitato appieno la sua funzione protettiva sul sistema di
produzione della dopamina, consentendo un incremento dei livelli del neurotrasmettitore.
Infine, in un gruppo di scimmie sane trattate con il lentivirus per il GDNF sono stati
rilevati livelli elevati del fattore protettivo anche a otto mesi di distanza, a
testimonianza della capacità della terapia di mantenere i suoi effetti a lungo termine.
I ricercatori auspicano che entro cinque anni possano iniziare le prove di applicazione
clinica sulluomo.
Paola Fossati
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Cervello: bere alcool
può rafforzare i poteri della mente
Londra, 11 dic. (Mak/Adnkronos/Dpa) - Bere alcoolici, in quantita' moderate,
puo' rendere piu' intelligenti. E' quanto rivela una recente ricerca pubblicata su
"New Scientist". Alcuni scienziati giapponesi hanno scoperto che l'acool aumenta
il quoziente intellettivo di una persona ma solo se non ne viene assorbito molto. La
ricerca e' stata compiuta dal National Institute for Longevity Sciences nella prefettura
di Aichi su un campione di 2000 persone di eta' compresa tra i 40 e i 79 anni.
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Una cura per la malaria?
Incoraggianti i risultati su colture di globuli rossi
Le Scienze - 13.12.2000. Nel mondo, la malaria affligge 500 milioni di persone e
uccide due milioni di bambini ogni anno.
Una cura potrebbe venire dalle terapie a base di farmaci inibitori della proteasi, secondo
quanto sostenuto dai ricercatori dello Howard Hughes Medical Institute e della University
School of Medicine di Washington sulla rivista «Proceedings of the National Academy of
Sciences».
Gli esperimenti dei ricercatori statunitensi hanno infatti portato a una maggiore
conoscenza di alcuni importanti ma finora poco compresi meccanismi di infezione basati
proprio sulla proteasi.
«Si sa ancora molto poco sul processo tramite il quale i parassiti della malaria in forma
di merozoiti escono dai globuli rossi, che sono i siti iniziali dellinfezione» ha
spiegato Daniel Goldberg. «Sapevamo che essi, quando infettano un globulo rosso, occupano
una porzione della membrana cellulare, formando un sacco protettivo chiamato membrana
vacuolare parassitofora (Pvm). Tuttavia non era noto quale ruolo abbia la Pvm una volta
che il parassita della malaria si è riprodotto per formare i merozoiti infettivi che
escono dalla cellula.»
Negli esperimenti sono state utilizzate colture di globuli rossi infettati da parassiti
della malaria e trattate con E64, un farmaco che blocca lattività di alcune
proteasi. Lo studio delle colture ha poi rivelato che, in seguito al trattamento con E64,
cluster di merozoiti sono incapsulati in membrane trasparenti: i merozoiti possono ancora
uscire dai globuli rossi ma non dalle membrane. Ciò indica che il processo avviene in due
fasi e che una di esse necessita di una proteasi.
«In questo modo ha concluso Goldberg abbiamo concluso che questo
trattamento basato su inibitori della proteasi sembra bloccare i parassiti in un
particolare stadio del processo. Questo risultato offre uneccellente opportunità
per sviluppare inibitori specifici che blocchino il processo di uscita e moltiplicazione
dei merozoiti.»
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Cuore: ha una memoria,
svelati i suoi segreti
Roma, 18 dicembre - (Adnkronos) - Svelati i segreti della memoria del cuore. Come
il cervello, infatti, anche il muscolo cardiaco ricorda alcuni eventi. A scoprire il
meccanismo di azione della memoria cardiaca e' stato il professor Michael Rosen, della
Columbia University di New York. La scoperta, che verra' pubblicata sulla prestigiosa
rivista Usa ''Circulation Research'', e' stata annunciata durante il 61.mo Congresso della
Societa' italiana di Cardiologia (Sic), in corso fino a mercoledi' a Roma.
''Cosi' come il cervello e' in grado di imparare una serie di nozioni, anche il cuore ha
una memoria. E' una novita' assoluta, di grande rilievo scientifico'', commenta il
professor Peter Schwartz, presidente della Sic.
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Ingegneria genetica sui moscerini della frutta
Modificati i meccanismi di metabolismo del cibo da parte dellorganismo
Le Scienze - 18.12.2000. Mutando un solo gene è possibile raddoppiare la durata della
vita di un moscerino della frutta, da 37 giorni a una media compresa tra 69 e 71 giorni,
mantenendo al contempo alti livelli di funzionalità e di fertilità. Lo ha annunciato
sullultimo numero di «Science» Stephen Helfand, che ha diretto una ricerca
finanziata dal National Institute on Aging (NIA), un ente statunitense affiliato ai
National Institutes of Health.
Il complesso genico modificato è stato chiamato scherzosamente Indy, in riferimento a una
famosa frase pronunciata in un film dei Monty Python: «non sono ancora morto». Si tratta
della terza mutazione del genoma del moscerino della frutta che ha come risultato un
allungamento della vita media. Secondo i ricercatori il gene Indy è implicato nei
meccanismi fisiologici che regolano limmagazzinamento e il consumo di energia. La
mutazione interviene secondo le ipotesi sul metabolismo del cibo da parte
dellorganismo.
Il legame tra lalterazione del metabolismo e la durata di vita è divenuto
loggetto degli studi di Helfand quando altri laboratori hanno mostrato che gli
animali che ricevono cibo in abbondanza ma con un contento calorico ridotto vivono più a
lungo.
I moscerini Indy differiscono da altri moscerini che vivono a lungo per lazione
diretta, invece che indiretta, del gene alterato sul metabolismo e sullutilizzo
dellenergia.
«Ciò che è interessante in questa linea di ricerca ha commentato David
Finkelstein, direttore della ricerca sulla regolazione metabolica presso il National
Institute on Aging è la ricorrenza del legame tra metabolismo, restrizione delle
calorie e longevità. Lo studio di questo legame punta alla possibilità alterare il
metabolismo con unalterazione genetica. Sebbene ci sia una somiglianza tra il genoma
del moscerino della frutta e quello umano, rimangono ancora molti passi da compiere per
comprendere come la restrizione dellapporto calorico possa riflettersi
nellincremento dellaspettativa di vita nelluomo».
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APPROFONDIMENTI
Celiachia: saper prescrivere una corretta alimentazione
La malattia celiaca, in diversi gradi di gravita', e' assai comune in
Italia. E' stato calcolato (www.celiac.org
) che ne sia affetto 1 soggetto ogni 250. Più del 50% dei pazienti non presentano la
tipica patologia o sintomatologia gastroenterica ma sintomatologia riferita ad altri
organi: lanemia è il sintomo extraintestinale di più frequente riscontro, ma non
sono infrequenti losteoporosi giovanile, l' atassia idiopatica (secondaria a danno
cerebellare), l' epilessia (presente nel 5% dei pazienti, accompagnata da lesioni
calcifiche cerebrali), la sintomatologia psichiatrica (depressione, disturbi del
comportamento, ansieta'), disturbi cutanei (alopecia areata, iperpigmentazione, lichen,
psoriasi) patologia riproduttiva: (amenorrea, sterilita', aborti ricorrenti,
oligo-azoospermia). Associate sono pure : le patologie tiroidee autoimmuni, il
diabete mellito di tipo I, la cirrosi biliare primitiva e la dermatite erpetiforme, le
alterazioni criptogenetiche delle transaminasi. La malattia celiaca può essere
considerata unanomala risposta immunologica allingestione di glutine in
soggetti geneticamente suscettibili.
Il rispetto della dieta priva di glutine resta il trattamento fondamentale.
Abbiamo percio' raccolto le informazioni utili da fornire al paziente in campo alimentare,
tenendo presente che i procedimenti industriali di conservazione o di preparazione degli
alimenti possono contaminare prodotti che originariamente ne erano privi, offrendo cosi'
la spiegazione di certe incomprensibili resistenze alla terapia.
Note: si discute, senza conclusioni definitive, sulla tossicita'
dell' avena. L' avena contiene "avenina", sostanza diversa ,ma apparentata con
la gliadina, per cui e' stata finora inclusa tra le sostanze vietate, Alcuni recenti studi
"in vivo" avrebbero invece evidenziato come la somministrazione di avena non
impedisca la guarigione di celiaci trattati con dieta priva di gliadina. L' avena tuttavia
sembra essere in grado di attivare la risposta immune (stimolazione delle cellule T)
nell'intestino dei celiaci e questa osservazione sembra sufficiente per richiedere altri
studi prima di liberalizzare il suo consumo da parte dei celiaci.
Gli alimenti, appartenenti alle varie classi merceologiche, vengono suddivisi in 3 elenchi:
Permessi (senza glutine)
A rischio
Vietati (con glutine)
Fra gli alimenti "a rischio" sono stati indicati alcuni prodotti che in realtà possono essere privi di glutine e quindi idonei ai celiaci, ma sono prodotti di cui non si conosce lorigine botanica oppure "a rischio di contaminazione nelle varie fasi di produzione". Qualora gli alimenti portino la scritta " Privo di glutine" (autorizzata dal Ministero) possono essere considerati assolutamente sicuri. Il simbolo della "spiga sbarrata" non rappresenta una garanzia da parte delle autorita' in quanto tale simbolo e' privato, e rappresenta l' associazione celiachia.
Alimenti permessi
riso, crema di riso Prima Infanzia
mais (granoturco), chicchi di mais (granoturco), pop-corn preparati in casa
crema di mais e tapioca; crema di riso, mais e tapioca Prima Infanzia
grano saraceno, manioca, miglio, sesamo, soia
pane, pasta, paste ripiene, gnocchi, grissini, focacce, pizze, biscotti, dolci, torte
preparati con gli ingredienti permessi
biscotti, dolci, torte, merendine, wafer, snack dietetici e altri prodotti dietetici
totalmente privi di glutine (senza amido di frumento)
miele; zucchero bianco, semolato, di canna, integrale. Radice di liquirizia, liquirizia
pura.
latte :fresco e a lunga conservazione; formaggi freschi e stagionati; yogurt naturale
intero e magro; panna fresca
tutti i tipi di carne, pollame, pesce, crostacei, molluschi
prosciutto crudo
uova
brodo di verdura e di carne
ogni qualità di verdura
tutti i tipi di legumi freschi e secchi: carrube, ceci, cicerchia, fagioli, fave, gombo,
lenticchie, lupini, piselli, soia
funghi freschi e secchi
zuppe, passati e minestre preparate con gli ingredienti permessi
frutta fresca
frutta secca (es. mandorle, noci, nocciole, noci brasiliane, pinoli, anacardi, pistacchi),
castagne e arachidi; frutta secca tostata senza olio vegetale, olive
burro, lardo, strutto, maionese e besciamella preparate con gli ingredienti permessi
olio di: oliva extra-vergine, oliva, arachidi, girasole, mais, palma, riso, semi di
cartamo, soia, vinaccioli
bevande gassate
camomilla, tè, tè deteinato, tisane: in bustina - filtro
caffè in grani e macinato, caffè decaffeinato in grani e macinato
vino bianco, rosso, rosato; vin santo, spumante, champagne,
distillati: acquavite (o grappa di vino e di vinaccia), armagnac, calvados, cognac (o
brandy), porto, rum, slivovitz, tequila, vermuth, marsala normale o alluovo
aceto di vino e prodotti (permessi) conservati sott'aceto di vino, sott'olio di: oliva,
extra-vergine, oliva, arachidi, mais, soia, girasole, vinaccioli
sale, pepe, erbe aromatiche e spezie
semi di: comino, girasole, lino, papavero, sesamo, zucca
sughi, pesto, salse preparati con gli ingredienti permessi
Alimenti a rischio (prodotti che in realtà possono essere privi di glutine e quindi idonei ai celiaci, ma di cui non si conosce lorigine botanica oppure "a rischio di contaminazione nelle varie fasi di produzione". Possono percio' differire tra le varie marche di prodotti. Possono essere assunti qualora gia' provati senza conseguenze.
amido, amido nativo, amido modificato, amido pregelatinizzato, amido destrinizzato
malto, maltodestrine, estratto di malto, maltosio; destrosio
farina di riso , amido di riso, semolino di riso, crema di riso
farina di mais, farina per polenta precotta ed istantanea, polenta pronta, maizena (amido
di mais)
farina di carrube, di castagne, di ceci, di cocco, di grano saraceno, di mandorle, di
miglio, di sesamo, di soia,
fecola di patate; tapioca
cialde di: mais, patate
fibre vegetali, fibre dietetiche
fiocchi di mais, riso, soia, tapioca senza aggiunta di malto
gallette di riso
pop-corn confezionati
risotti pronti (in busta, surgelati, aromatizzati)
budini e dessert di soia
cacao, bevande al cioccolato, cioccolato , cioccolatini , praline di cioccolato, pasta di
cacao, creme da spalmare
caramelle, caramelle alla liquerizia, lecca lecca , confetti , gelatine e canditi,
chewing-gum, gelatina di frutta, gelatina per dolci, marmellate e confetture, creme di
marroni, marron glaces, torrone, croccante, mandorlato (stecche con frutta secca)
creme, budini, dessert, mousse, panna cotta, preparati per cioccolata in tazza e
cappuccino
gelati, sorbetti, ghiaccioli e granite confezionati o di gelateria; semilavorati per
gelaterie
marzapane, praline, confetti, codette per decorare le torte
melassa, sciroppo di acero, sciroppi, succhi e nettari di frutta
vanillina, zucchero a velo, a velo vanigliato, in granella
yogurt alla frutta e aromatizzato, yogurt di soia, crema di yogurt
latte aromatizzato, latte condensato, latte con fibre
panna a lunga conservazione (da cucina , da montare , spray), crema vegetale sostitutiva
della panna
formaggi: fusi , spalmabili, formaggini , a fette, light, formaggi alla frutta, formaggi a
crosta fiorita (tipo brie, Camoscio doro), formaggi di soia (Tofu)
salumi ed insaccati crudi, cotti, freschi e stagionati: prosciutto cotto, coppa , pancetta
, speck , bresaola, mortadella (o bologna) , würstel , salame, cotechino , zampone ,
salsiccia
arrosti pronti
carne in scatola, trippa in scatola, preparati per zuppe, passati, minestroni e minestre
di legumi (surgelati pronti per luso da cuocere - liofilizzati), purè
di patate istantanei;
ragù di carne confezionati
alcuni tipi di verdure surgelate (es. patate prefritte; purea di patate; contorni misti),
patatine (snack)
frutta candita, sciroppata, frutta secca tostata con olio vegetale
burro leggero (light) , burro di arachidi (peanuts butter), margarina, margarina light,
margarina per torte
olio di semi vari, olio vegetale, grasso vegetale, maionese, salse, salsa di soia,
mostarda, miscele di aromi per arrosti e pietanze, sughi e pesto pronti del commercio,
condimenti a composizione non definita
bevande analcoliche al tè, al caffè, bevande gassate light, bevande di riso, di soia,
bevande per sportivi, latte di mandorle, miscele già pronte per frappé
caffè solubile, preparati solubili per tè, camomilla, tisane
amari e liquori (a base di alcool + altri ingredienti) non contemplati nella lista dei
permessi
dadi, estratti di carne, estratti vegetali, preparati per brodo
aceto di frutta e di cereali
addensanti, gelificanti, agenti di distacco, colla di pesce, gelatina in fogli (per dolce
e per salato), gelatina (per dolce e per salato)
aromi, dolcificanti, estratto di lievito, lievito naturale e chimico
lecitina di soia
pappa reale
pasta dacciughe
patè
prodotti sottaceto di frutta o cereali, prodotti sott'olio di semi vari
zafferano
Alimenti vietati
frumento (grano),segale, avena, orzo, farro, spelta, kamut,
triticale, sorgo
DERIVATI: glutine (gliadina e prolamine), farine, pane, pancarre', amido, semolini, creme
e fiocchi di: frumento (grano), segale, avena, orzo, farro, spelta, kamut, triticale,
sorgo
tutti gli alimenti preparati con le farine sopra citate
crema multicereali
pasta, paste ripiene, gnocchi di patate, gnocchi alla romana; pizzoccheri
pane, pancarré, pan grattato; pane di: segale, avena, ai cereali, soia, mais, farro; pane
Azimo, pane integrale, piadine; taralli; crostini di pane, salatini
focaccia, pizza, panzerotti, grissini, crackers, fette biscottate, cracotte, crepes
germe di grano, muesli, porridge
couscous, tabulè, bulgur (boulgour - burghul), seitan, frik, cracked grano, greunkern,
gries
crusca dei cereali vietati; fibre vegetali e fibre dietetiche dei cereali vietati
malto, estratto di malto, maltodestrine dei cereali vietati
fiocchi di: mais, riso, soia, tapioca con aggiunta di malto derivato dai cereali vietati.
polenta taragna (se la farina di grano saraceno viene miscelata con farina di grano)
particole (ostie)
farine, pane, fette biscottate e tostate dietetiche con tracce di glutine (con amido di
frumento)
biscotti, dolci, torte, pasticcini, merendine, snack, wafer, barrette al Muesli
cono e cialde per gelato
biscotti e dolci dietetici con tracce di glutine (con amido di frumento)
latte al malto dei cereali vietati e ai
cereali in genere
yogurt al malto "DEI CEREALI VIETATI" ed ai cereali
formaggi erborinati (tipo: gorgonzola, roquefort, Danish Blue)
carne e pesce impanati (es. cotoletta alla milanese) o infarinati (es. scaloppine)o con
salse addensate con farine vietate
hamburger di carne e pesce freschi e/o surgelati con aggiunta di farina e/o pangrattato
carne e pesce freschi e/o surgelati con aggiunta di farina e/o pangrattato
verdure impanate e infarinate con ingredienti vietati
preparati per zuppe, passati, minestroni e minestre di legumi con farro, orzo ed altri
cereali vietati (surgelati pronti per luso da cuocere - liofilizzati)
frutta secca infarinata
olio di germe di grano
bevande contenenti malto, orzo, avena, grano, segale
bevande di soia al malto DEI CEREALI VIETATI
bevande di soia ai cereali
birra, whisky, wodka
caffè dorzo
surrogati del caffè contenenti orzo, segale, avena, grano; miscele di cereali tostati
preparati per zuppe, passati, minestroni e minestre di legumi con farro, orzo ed altri
cereali vietati (surgelati pronti per luso da cuocere - liofilizzati)
besciamella
Couscus
Farro
Alcune Faq dal sito www.celiachia.it:
"Posso mangiare i cornflakes?.
I corn flakes possono contenere malto ed è pertanto necessario conoscere
l' origine botanica.
"Quali formaggi posso utilizzare?".
Tutti i formaggi sono permessi ai celiaci: sia quelli freschi che quelli stagionati.
Deve fare attenzione ai formaggini ed ai formaggi a fette.
"Posso utilizzare prodotti alimentari che contengono aspartame?".
L'aspartame è un dolcificante sintetico ed è permesso ai celiaci se
"puro".
Vorrei sapere se la maltodestrina contiene del glutine ".
Dipende dall'origine botanica: se la maltodestrina deriva da
mais, patate, riso o altri cereali senza glutine ovviamente è permessa; viceversa se
deriva da frumento o altro cereale vietato ai celiaci non sarà consentita.
Daniele Zamperini. Fonti: www.celiac.org ; www.celiachia.it
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Epatite cronica C: domande e risposte in medicina generale
Negli Stati Uniti il virus
dellepatite C (HCV) rappresenta la causa più comune di malattie croniche del
fegato, interessando l1.3% della popolazione (circa 2.7 milioni di persone, molte
delle quali andranno avanti fino allultimo stadio di epatopatia). Negli ultimi tempi
ci sono stati dei rapidi progressi nella diagnosi e nella terapia di questa patologia
spesso asintomatica, che il medico di medicina generale deve conoscere, dal momento che a
lui compete la diagnosi e il counseling per la maggior parte dei pazienti affetti da
epatite cronica C.
E stato chiesto ad un gruppo di medici di primary care quali sono le domande che
vengono loro rivolte su questo argomento e sono state scelte le 17 domande più frequenti.
Le risposte a queste domande sono state formulate facendo ricerche di letteratura su
MEDLINE e chiedendo lopinione di esperti della materia.
Di seguito sono elencate le domande e le risposte.
1. Chi dovrebbe essere sottoposto a screening per linfezione da HCV?
Chiunque abbia livelli di alanina-amino-transferasi (ALT) superiori al normale, o abbia
unanamnesi positiva per fattori di rischio quali luso di droghe per via
iniettiva, o trasfusioni di sangue prima del luglio 1992, o terapia con concentrati di
fattori della coagulazione prima del 1987 (in Italia
queste date vanno spostate ad anni più recenti, N.d.R.), o emodialisi da molto tempo, dovrebbe essere sottoposto a
screening ricercando la presenza di anticorpi per lHCV.
2. In tutti i pazienti con positività degli anticorpi anti-HCV dovrebbe essere
misurata la carica virale?
La maggior parte dovrebbe eseguire il test per misurare il livello di HCV RNA, ossia
la carica virale, sia per stabilire se linfezione è attiva, sia per valutare le
probabilità di risposta alla terapia antivirale. LHCV RNA può essere
ragionevolmente differito nei pazienti che hanno elevati livelli di ALT (indicativi di
infezione attiva), ma con chiare controindicazioni alla terapia antivirale (vedi Tav. 1 e 2).
3. Come va interpretata una carica virale non dosabile?
Una carica virale non dosabile potrebbe essere dovuta ad una viremia molto bassa, o ad
uninfezione da HCV guarita, o ad una falsa positività degli anticorpi per HCV. La
misurazione dellHCV RNA andrebbe comunque ripetuta entro 3 o 4 mesi, perché alcuni
pazienti con infezione attiva hanno una viremia che a volte non è misurabile. Se il test
della carica virale così ripetuto rimane a livelli non dosabili, il paziente ha o
uninfezione guarita o una falsa positività del test anticorpale. Un test HCV RIBA
(Recombinant ImmunoBlot Assay) può servire a differenziare le due possibilità, ma di
solito lanamnesi è sufficiente per un orientamento clinico: se il paziente ha
fattori di rischio per pregressa infezione da HCV, come luso di droghe iniettive,
verosimilmente ha uninfezione guarita; se invece ha una storia di malattia
autoimmune, per esempio un lupus, il dato sierologico iniziale è più probabilmente un
falso-positivo.
4. I pazienti con carica virale positiva dovrebbero ripetere più volte il test?
La ripetizione del test è inutile nei pazienti che non stanno facendo una terapia
antivirale, mentre invece è utile per monitorare landamento della terapia
antivirale stessa.
5. Come dovrebbe essere monitorato il paziente con infezione cronica attiva da
HCV?
Il paziente con infezione cronica attiva da HCV dovrebbe essere controllato due volte
lanno con analisi di laboratorio, in particolare ALT, bilirubina, albumina e tempo
di protrombina. I pazienti dovrebbero anche essere normalmente interrogati riguardo il consumo di alcool, in quanto è stato dimostrato che
lingestione di più di un drink al giorno è associato ad un rischio molto più alto
di progressione verso linsufficienza epatica.
6. Quando è indicato linvio allo specialista?
La maggior parte dei pazienti con una viremia positiva e livelli anormali di ALT
dovrebbero essere valutati da uno specialista. I pazienti che potrebbero non avere nessun
giovamento sono quelli con assoluta controindicazione alla terapia antivirale (Tav. 1 e 2).
7. Qual è il miglior approccio al paziente HCV-positivo, ma con ALT normale?
Misurare nuovamente la ALT entro 3 o 4 mesi, e poi una o due volte lanno, in
quanto comunemente si riscontrano ad intermittenza valori normali. Anche con livelli di
ALT persistentemente normali, questi pazienti potrebbero avere lievi segni di
infiammazione cronica alla biopsia epatica, ma essi non sono attualmente considerati
candidati alla terapia antivirale.
8. Quali tests bisognerebbe far eseguire al paziente prima di inviarlo ad uno
specialista?
Uno studio preliminare utile dal punto di vista costo-beneficio dovrebbe comprendere
un HCV RNA test, un HCV genotipo, e la sierologia per epatite B (HBV).
9. A che serve lHCV genotipo?
LHCV genotipo è molto utile per predire la risposta alla terapia antivirale. Il
genotipo 1 è molto meno sensibile dei genotipi da 2 a 6. Circa il 70% dei pazienti negli
USA e nellEuropa Occidentale sono infettati dal genotipo 1.
10. Qual
è lefficacia della terapia antivirale per lHCV?
La terapia combinata con interferone alfa-2b e
ribavirina ha dato come risposta lassenza di viremia a distanza di 24 settimane nel
30% dei pazienti con genotipo 1 e nel 60-70% dei pazienti con genotipo da 2 a 6. In
precedenza, col solo interferone, i risultati positivi variavano dal 10 al 20%.
I benefici a lungo termine della terapia antivirale sono meno certi.
11. Quali sono i fattori predittivi di risposta positiva prolungata, oltre al
genotipo?
Una viremia inferiore a 2 milioni/ml, una durata breve dellinfezione, il sesso
femminile, e un un basso peso corporeo; inoltre, anche la presenza segni lievi di
infiammazione e fibrosi alla biopsia epatica. La terapia comunque dovrebbe essere presa in
considerazione anche se nessuno di questi fattori è presente.
12. Qual è la durata abituale della terapia antivirale?
La terapia combinata interferone-ribavirina dovrebbe essere fatta per 1 anno in
pazienti con genotipo 1 e 6 mesi in pazienti con altri genotipi.
13. Quali sono gli effetti collaterali più frequenti della terapia antivirale?
Oltre il 50% dei pazienti trattati con interferone hanno sintomi similinfluenzali,
come febbre, cefalea, mialgie, nausea, diarrea. Inoltre i pazienti possono avere perdita
di peso, leucopenia, dolori addominali, alopecia, iper- o ipotiroidismo, irritabilità,
ansietà, insonnia, depressione, e ridotta concentrazione; in pochi casi le difficoltà di
concentrazione possono essere così gravi da provocare incapacità di lavorare per la
durata della terapia. La ribavirina provoca anemia emolitica nel 10% dei casi, e può
inoltre provocare una tosse secca di lunga durata.
14. Quanto è efficace il trapianto di fegato in pazienti con cirrosi da HCV?
I pazienti con HCV tendono a andare molto bene dopo trapianto di fegato. Sebbene nel
95% dei trapiantati sia dimostrabile una ricorrenza di viremia, la maggior parte di essa
sviluppa solo una epatite da lieve a moderata, ed hanno anche una bassa incidenza di
rigetto del trapianto.
15. Quali precauzioni dovrebbero prendere i pazienti con HCV per evitare di
trasmettere linfezione ad altri?
Nel caso di tossicodipendenti, sospendere luso di droghe illecite o non
riutilizzare o condividere le attrezzature per liniezione. Il rischio di
trasmissione per via sessuale è minimo, anche se possibile: è molto più basso che per
lepatite B e lHIV. In caso di rapporto monogamo i pazienti non hanno bisogno
di modificare le loro pratiche sessuali, anche se i loro partners dovrebbero essere
incoraggiati a fare il test per lHCV.
16. Qual è oggi il rischio di contrarre uninfezione cronica da HCV mediante
una trasfusione di sangue?
Con gli attuali tests di terza generazione è molto facile identificare gli anticorpi
anti-HCV nei donatori di sangue. Il rischio di contrarre uninfezione cronica da HCV
da una trasfusione di sangue oggi è valutato da 0.01% a 0.001% per unità trasfusa,
allincirca 1 su 103.000 unità di sangue.
17. Quali opzioni terapeutiche future sono promettenti per linfezione
cronica da HCV?
La ricerca di nuove terapie è un campo di ricerca intensiva. Sfortunatamente, nessuno
dei farmaci basato su nuove strategie è ancora uscito dal laboratorio per essere testato
in trials sulluomo.
- Epatopatia scompensata
- Preesistenza di
patologia psichiatrica o storia di disturbo psichiatrico severo
- Attuale alcoolismo o
abuso di droghe iniettive
- Epatite autoimmune o
storia di malattia autoimmune
- Preesistente patologia
tiroidea non controllata da farmaci
- Allattamento
Tavola 2.
Condizioni in cui la terapia combinata Interferone-Ribavirina dovrebbe essere data con
cautela
- Gravidanza (potenziali
effetti abortivi)
- Età inferiore a 18 anni
A. Schipani. Fonte: Journal of American Board
of Family Practice, settembre-ottobre 2000
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Pillole di buonumore
- 8,3 e' la media dei componenti una famiglia in Gabon (record mondiale positivo)
- 2,2 e' la media dei componenti una famiglia in Danimarca (record mondiale negativo)
- 2,8 e' la media dei componenti una famiglia in Italia
- 22% erano le famiglie "allargate" in Italia nel 1951 (nelle quali convivevano
altri parenti oltre la coppia genitoriale e i figli)
- 11% sono le famiglie "allargate" in Italia nel 1999
- 200.000 sono le coppie italiane in cui un coniuge e' straniero
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
La responsabilità giuridica del medico (Monografia dellAvv. Bruno Sechi del Foro di Cagliari)
Lattività medica è tra le attività umane piu
difficoltose.
Essa viene ad incidere direttamente su beni primari quali la vita e lincolumità
psicofisica; per questo motivo essa è unattività rischiosa.
Secondo autorevole dottrina, si tratterebbe di unattività autorizzata che comporta,
ai fini del suo espletamento, laccettazione di un ragionevole livello di rischio.
Sarebbe impensabile, pertanto, unattività medica che non si muovesse
nellambito di uno standard di rischio, non sentito come un fatto riprovevole dalla
collettività, ma unutilità sociale.
Non si può concepire lassenza di un minimo dolore, fastidio o sacrificio nel
piu banale intervento medico.
Il medico è stato ed è una figura molto importante nella società, e piu
dogni altro consociato, è soggetto ad un continuo vaglio critico.
Il progresso tecnologico e le scoperte scientifiche, applicati al campo della medicina,
hanno permesso di combattere efficacemente e debellare numerose patologie.
E migliorata la prevenzione contro linsorgere di molte malattie, anche gravi,
e passi consistenti sono stati compiuti nella marcia contro le grandi, che affliggono la
nostra epoca.
Lattività medica, nelle sue manifestazioni (prevenzione, prognosi, diagnosi,
intervento, trattamento terapeutico), ha guadagnato in efficienza e precisione, grazie al
progresso tecnologico.
Dal panorama normativo e giurisprudenziale, nonostante le oscillazioni
e le contraddizioni di questultimo, emerge un dato costante, costituito
dallesigenza di assicurare la piena ed effettiva tutela della salute degli individui
(art. 32 Cost.).
Il medico, inoltre, dovrebbe avere una certa libertà dintervento, di modo che non
sia esposto a continue minacce di gravi sanzioni e "ritorsioni" giuridiche da
parte del paziente.
Questo sistema dovrebbe consentire al medico lesercizio della sua attività con
serenità, discrezionalità, senza che questultima si traduca in arbitrio.
La Relazione ministeriale al codice civile precisa, in sostanza, che le due esigenze
suindicate sono poste a fondamento del regime di responsabilità giuridica del medico.
Passiamo, ora, ad analizzare la responsabilità civile, la cui disciplina è contenuta
essenzialmente nel codice civile; essa si suddivide in responsabilità contrattuale ed
extracontrattuale.
La prima acquista rilevanza nellambito di un rapporto contrattuale, intercorrente
tra il medico ed il paziente, che scaturisce dal contratto dopera ex art. 2229 c.c.
e ss.
Fondamentali sono i principi contenuti nei seguenti artt.: 2236 c.c. ( responsabilità del
prestatore dopera ): " Se la prestazione implica la soluzione di problemi
tecnici di speciale difficoltà, il prestatore dopera non risponde dei danni, se non
in caso di dolo o di colpa grave ";
art. 2232 c.c. ( esecuzione dellopera ): " Il prestatore dopera deve
eseguire personalmente lincarico assunto. Può tuttavia valersi, sotto la propria
direzione e responsabilità, di sostituti e ausiliari, se la collaborazione di altri è
consentita dal contratto o dagli usi e non è incompatibile con loggetto della
prestazione ";
lart. 2230 c.c. rinvia alle norme compatibili con quelle suindicate, che sono
comprese nel Titolo III, capo I ( disposizioni generali sui contratti dopera ).
A tal proposito, assume indicativa rilevanza la disposizione di cui allart. 2228
c.c. (Impossibilità sopravvenuta dellesecuzione dellopera): " Se
lesecuzione dellopera diventa impossibile per causa non imputabile ad alcuna
delle parti, il prestatore dopera ha diritto ad un compenso per il lavoro prestato
in relazione allutilità della parte dellopera compiuta ".
Inoltre, occorre rilevare che in virtù dellart. 1256 c.c. limpossibilità
definitiva della prestazione, per causa non imputabile al debitore, estingue
lobbligazione, dedotta in contratto.
Listituto in esame costituisce un elemento essenziale, ai fini dellesenzione
da responsabilità del debitore.
Infatti, lart. 1218 c.c. così recita: " Il debitore che non esegue esattamente
la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che
linadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione
derivante da causa a lui non imputabile ".
Il creditore, che abbia interesse al risarcimento del danno, ha lonere di provare in
giudizio linadempimento del convenuto; questultimo, affinché sia esente da
responsabilità contrattuale, deve provare che linadempimento non è a lui
imputabile, e che egli ha tenuto il comportamento richiesto dalla legge e dalle
pattuizioni contrattuali.
Nellambito della responsabilità contrattuale, il paziente deve, pertanto, provare
linadempimento del medico, e non necessariamente il dolo (o la colpa ), e il danno
conseguente.
Deve, inoltre, dimostrare che lintervento concordato era di facile esecuzione, allo
scopo di far valere la responsabilità per colpa lieve.
Il medico deve provare di aver adottato, con diligenza, tutti i mezzi e gli strumenti,
acquisiti alla scienza medica del momento storico considerato.
Secondo unautorevole giurisprudenza ( Cass. civ. sez. III 30 maggio 1996 n° 5005 ),
poiché si tratta di unobbligazione di mezzi e non di risultati, la prova della
relativa responsabilità è sganciata dallaccertamento del danno psicofisico.
Il consenso, quale momento che integra laccordo ex art. 1325 c.c., acquista un
particolare rilievo nellipotesi dinterventi medici.
Il consenso, in via generale, esprime laccettazione a ricevere la prestazione
contrattuale, ed il contratto, in virtu dellart. 1326 c.c., sintende
concluso quando il proponente " ha conoscenza dellaccettazione dellaltra
parte ".
Nelle ipotesi contrattuali in oggetto, il consenso o accettazione si rivolge ad interventi
o prestazioni dalto contenuto tecnico, che sfuggono alle normali conoscenze
dellindividuo.
Si è posto, quindi, il problema di assicurare al paziente il diritto ad esprimere il
consenso sulla base delle indicazioni precise e chiare che il medico deve fornire.
Lo scopo è di porre il paziente nelle condizioni di valutare e soppesare i rischi e le
conseguenze che un intervento medico potrebbe comportare.
Il paziente deve essere "informato",in modo completo e preciso, del suo stato di
salute, del ventaglio di possibilità degli interventi, offerte dalla scienza medica, e
degli eventuali rischi.
Si tratta, cioè, di porre il paziente in grado di prestare il cosiddetto "consenso
informato".
Dal punto di vista civilistico, il consenso informato costituisce un elemento essenziale
del contratto medesimo; il consenso, non preceduto dalla corretta e chiara informazione
medica, non è da considerare valido, facendo venir meno lelemento fondamentale
dellaccordo di cui allart. 1325 n. 1 c.c.
Dal consenso non informato le conseguenze invalidanti il contratto sono diverse secondo
limpostazione giuridica che si segue per la definizione della relativa problematica.
Se da esso consegue la mancanza dellaccordo, quale elemento essenziale, il contratto
è nullo ex art. 1418 c.c.; se, invece, si ammette la sussistenza dellaccordo,
fondato sul consenso "dato per errore" o "carpito con dolo", il
contratto è annullabile ex art. 1427 c.c.
Le differenze tra la nullità e lannullabilità sono rilevanti sul versante della
legittimazione ( art. 1421 c.c. per la nullità; art. 1441 c.c. per lannullabilità
), della prescrizione ( imprescrittibilità dellazione di nullità ex art. 1422
c.c.; prescrizione quinquennale dellazione dannullamento ex art. 1442 c.c. ),
della convalida ( inammissibilità della convalida del contratto nullo ex art. 1423 c.c.;
convalida del contratto annullabile ex art. 1444 c.c. ) ecc
..
Con riferimento al consenso informato, è da segnalare il Ddl Camera n. 5673 intitolato
" Disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà
anticipate nei trattamenti sanitari.
Nel Ddl in discussione alla Camera dei Deputati si prevede il principio generale in base
al quale " ogni persona ha il diritto di conoscere i dati sanitari che la riguardano
e di esserne informata in modo completo e comprensibile
.."; la
persona può nominare una persona di fiducia che provvederà a prestare il consenso per
suo conto; inoltre, la persona incapace, in assenza di persona di fiducia, è
rappresentata, nella manifestazione del consenso, da una persona nominata direttamente dal
Giudice tutelare, su segnalazione dellistituto di ricovero o di chiunque sia venuto
a conoscenza dello stato dincapacità.
La ormai unanime giurisprudenza di legittimità considera informato il consenso che sia
preceduto dalle informazioni sui benefici, modalità dintervento, sui rischi, sulla
natura dellintervento, sulla qualità dei risultati, sulla possibilità o
probabilità del loro conseguimento ecc
Il principio ora esposto è applicato anche agli interventi di équipe medica; esso trova
una deroga nelle ipotesi di stato di necessità ed urgenza in virtu del combinato
disposto degli artt. 13 e 32 Cost. ( Cass. Civ. Sez. III 15 gennaio 1997 n° 364; sez. III
8 aprile 1997 n° 3046; sez. III 25 novembre 1994 n° 10014 ).
In tali casi, la tutela della salute dellindividuo, quale bene primario, non può
aspettare un consenso e tanto meno uninformazione adeguata da parte del responsabile
medico.
Il mancato tempestivo intervento medico potrebbe compromettere la sopravvivenza
dellindividuo o la sua guarigione.
Nel quadro ipotetico, desumibile dalle norme costituzionali suindicate, può verificarsi
il caso di una malattia infettiva e, quindi, di seri pericoli di diffusione.
La mancata informazione o l'assenza del consenso non inficia la validità e
lopportunità di un intervento immediato.
Autorevole giurisprudenza di legittimità stabilisce che la mancata informazione medica
concretizza un concorso di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, qualora ne
derivasse un danno alla salute.
La Corte di legittimità ( Cass. Sez. III 6 ottobre 1997 ), in un caso da questa
esaminata, relativo allintervento di chirurgia estetica, ha ritenuto che
linadempimento del dovere di informazione è causa della responsabilità
contrattuale;
sorge, accanto a questultima, la responsabilità extracontrattuale ex art. 2043
c.c., qualora si verificassero danni psicofisici, conseguenti al trattamento o intervento
chirurgico, eseguiti senza informare il paziente.
Secondo la Corte che si considera, rientrano nella sfera di responsabilità del medico i
rischi, connessi ai trattamenti medici o alle relative modalità, che non siano stati
preventivamente " comunicati" al paziente.
Questultimo, in virtu della corretta informazione sui rischi concreti, è
messo nelle condizioni di scegliere; la scelta consapevole e "informata" del
paziente libererebbe "a priori" il medico da responsabilità, salvo riscontrare
errori o colpa nella esecuzione degli interventi richiesti.
Il concorso di responsabilità, se accertata,legittima il paziente a richiedere ed
ottenere un doppio risarcimento dei danni ( danno da inadempimento contrattuale e danno
biologico ex art 32 Cost. e art. 2043 c.c. ).
Colpa lieve e colpa grave
Un problema che è stato al centro di accesi contrasti in dottrina e giurisprudenza,
è costituito dalla rilevanza giuridica della colpa lieve e della colpa grave.
Qui accenneremo ai profili contrattuali delle due figure in oggetto.
Occorre premettere che la giurisprudenza piu accreditata ritiene che la diligenza
del professionista deve essere valutata in base allart. 1176 co. 2 c.c.( "
Nelladempimento delle obbligazioni inerenti allesercizio di unattività
professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dellattività
esercitata " ).
Trattasi, in altri termini, della diligenza specifica, diversamente da quella ordinaria di
cui allart. 1176 co. 1 c.c., riferita alluomo di normali capacità ( buon
padre di famiglia ).
La diligenza del professionista consiste nella " scrupolosa attenzione ed adeguata
preparazione professionale; secondo la giurisprudenza di legittimità ( Cass. civ. sez.
III 12 agosto 1995 n° 8845 ), può rispondere per negligenza o imprudenza, senza
distinguere tra colpa lieve e grave.
Il regime di responsabilità, nelle ipotesi suindicate, è improntato ad un particolare
rigore, poiché dal medico e dal professionista in genere si pretende una preparazione
adeguata e la massima attenzione esigibile ( Cass. civ. sez. III 18 ottobre 1994 n°
8470).
Per colpa lieve sintende la omissione di diligenza ( o negligenza ), dovuta alla
preparazione non coerente al caso concreto, e causante un danno nella esecuzione
dellintervento operatorio o nellambito della terapia medica.
Concretizza lipotesi di negligenza per colpa lieve la mancata informazione sui
probabili esiti invalidanti dellintervento chirurgico, nella ipotesi
dellinterruzione di gravidanza ex art. 14 l. 22 maggio 1978 n° 194 ( Cass. civ.
Sez. III 8 luglio 1994 n° 6464 ).
Per colpa grave ex art. 2236 c.c. sintende la grossolanità dellerrore ,
dovuta dovuta alla violazione delle regole e mancata adozione degli strumenti, e quindi di
quelle conoscenze che rientrano nel patrimonio minimo del medico, poiché acquisite alla
scienza medica.
La figura della colpa grave trova la sua ragion dessere nelle ipotesi di casi
clinici particolarmente complessi, o perché non ancora sperimentati o non studiati in
modo approfondito ( Cass. civ. Sez. III 26 marzo 1990 n° 2428; 12 agosto 1995 n° 8845; 8
marzo 1979 n° 1441 ).
Per tale motivo, la giurisprudenza piu accreditata stabilisce che la colpa grave ex
art. 2236 c.c. si applica nelle ipotesi di imperizia , nellambito di interventi
complessi, secondo il significato suriportato ( Cass. civ. Sez. III 3 marzo n° 2466 ).
Limperizia dovuta a colpa grave consiste nella totale difformità del metodo o
tecnica scelti, dalle conoscenze acquisite alla scienza e pratica mediche, "sia per
lapprovazione delle autorità scientifiche o per la consolidata
sperimentazione".
Le conoscenze acquisite ufficialmente alla scienza medica devono costituire il
"necessario corredo culturale e professionale del medico" del settore
corrispondente.
Invero, il professionista ha una libertà di scelta tra le terapie e i metodi che la
scienza offre.
Autorevole giurisprudenza ritiene che non si ravvisano gli estremi della colpa grave,
qualora il medico abbia scelto, in alternativa, un rimedio che, pur essendo giudicato dal
mondo scientifico non in maniera univoca, non sia però da questo scartato ( Cass. civ.
Sez. III 13 ottobre 1972 n° 3044 ).
A tal proposito, soccorre la Cass. civ. Sez. III, con la sentenza dell8 settembre
1998 n° 8875: essa stabilisce che la scelta di un metodo rischioso, rispetto ad un altro
sicuro, costituisce il momento iniziale della responsabilità del medico, qualora la
situazione pericolosa non venga superata con esito felice; qualora, cioè,
lintervento non migliori il quadro clinico o lo peggiori, anche per il verificarsi
di una complicanza, la responsabilità del medico è ricollegabile al momento della scelta
iniziale sul metodo.
Nellipotesi di inadempimento del medico, dipendente di una casa di cura privata, la
Giurisprudenza di legittimità ha ritenuto sussistente la responsabilità diretta
contrattuale ex art. 1218 c.c. del medico e la responsabilità dellistituto privato
ex art. 2049 c.c. (responsabilità dei padroni e dei commessi) ( Cass. civ. sez. III 11
marzo 1998 n° 2698 ).
Nellambito di intervento richiesto ad una struttura ospedaliera pubblica, la
responsabilità di questultima e del medico dipendente è disciplinata in via
analogica dalle norme sul contratto dopera professionale.
Infatti, tra lEnte ospedaliero e lutente si instaura un rapporto contrattuale,
e le prestazioni dedotte in contratto hanno natura professionale.
Pertanto, non trovano applicazione nei confronti del medico gli artt. 22 e 23 del D.P.R.
10 gennaio 1957 n. 3, in relazione alla responsabilità degli impiegati civili dello Stato
(Cass. civ. Sez. III 27 maggio 1993 n° 5939; 11 aprile 1995 n° 4152; 1 marzo 1988 n°
2144 ); il medico, in sede giudiziaria, non è surrogato dallEnte pubblico di
appartenenza, ma può essere convenuto direttamente nel giudizio civile, e rispondere dei
danni da esso causati.
Si può riscontrare una disparità di trattamento giudiziario dei medici pubblici rispetto
ai colleghi impiegati: infatti, questultimi rispondono davanti alla Corte dei Conti
degli eventuali danni erariali, subiti dallEnte pubblico, in seguito alla sua
condanna civile al risarcimento dei danni, in favore del cittadino ( il danno erariale è
commisurato alleffettivo esborso al cittadino della somma liquidata dal Giudice, a
titolo di risarcimento).
Il pubblico impiegato è responsabile nei confronti della Pubblica Amministrazione per i
danni erariali, a titolo di dolo o colpa grave ; invece, il medico, pubblico dipendente,
risponde, eventualmente,in sede civile anche per colpa lieve, nelle ipotesi di negligenza
o/e imprudenza; nelle ipotesi di imperizia risponde solo a titolo di colpa grave ( Cass.
civ. Sez. III 19 maggio 1999 n° 4852 ).
Responsabilità extracontrattuale
Lipotesi generale di responsabilità extracontrattuale o acquiliana è
disciplinata dallart. 2043 c.c. ( " Qualunque fatto doloso o colposo, che
cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il
danno " ).
La responsabilità in esame sorge in capo al soggetto che abbia violato il principio del
neminem laedere ( divieto di ledere una situazione soggettiva altrui, meritevole di tutela
giuridica ), indipendentemente da un inadempimento contrattuale.
Lopinione, ormai consolidata sulla nozione di illecito civile, consiste nel ritenere
questo, come qualunque fatto che cagiona un danno, considerato ingiusto sulla base dei
principiu dellordinamento giuridico.
E, pertanto, ingiusto il danno, qualora sia lesivo di una situazione giuridica
soggettiva, meritevole di tutela.
Il fatto dannoso può essere causato da un comportamento commissivo od omissivo, connotati
dal dolo o colpa.
Un altro elemento essenziale dellillecito civile è il nesso casuale tra la condotta
umana e il danno ingiusto; la legge prevede, a carico dellattore, un onere
probatorio che deve comprendere la condotta, il danno ingiusto, il nesso di causalità e
lelemnto psicologico del dolo o della colpa.
Invece, nellambito della responsabilità contrattuale ex art. 1218 c.c.
lattore deve provare solamente linadempimento negoziale.
In relazione alla problematica della colpa grave , possiamo rimandare al paragrafo
relativo alla responsabilità contrattuale; basti qui ricordare che la giurisprudenza
maggioritaria, nellambito della responsabilità extracontrattuale, ammette
lapplicazione dellart. 2236 c.c. ( colpa grave ), nelle ipotesi di imperizia,
collegate ad interventi di particolare complessità.
Ai fini dellapplicazione dellart. 1176 c.c. ( colpa lieve ), spetterà al
paziente danneggiato provare che lintervento era di facile soluzione e che le
condizioni di salute hanno registrato un peggioramento; deve, cioè, provare che si
trattava di unattività ordinaria ex art. 1176 c.c., attraverso dati obbiettivi (
cartelle cliniche, certificazioni mediche, perizie mediche etc
. ); deve provare la
non corretta esecuzione o linadeguatezza della prestazione professionale.
Il medico, convenuto in giudizio, dovrà al contrario, provare di aver tenuto un
comportamento, basato sulla diligenza, prudenza e perizia; dovrà dimostrare la totale
assenza di dolo o colpa, nella esecuzione dellattività medica nella ipotesi
concreta ( Cass. civ. Sez. III 1 febbraio 1991 n° 977 ).
Secondo altra autorevole giurisprudenza ( Cass. civ. sez III 18 giugno 1975 n° 2439 ), il
medico è esente da responsabilità, qualora provi in giudizio la impossibilità della
corretta esecuzione della prestazione professionale, dovuta a cause a lui non imputabili,
quali il caso fortuito o la forza maggiore.
Il danno risarcibile in concreto deve essere suscettivo di valutazione economica; le
figure di danno risarcibile sono le seguenti:
danno patrimoniale, il quale incide negativamente sulla sfera economica del soggetto. Ai
sensi dellart. 2056 c.c. che rinvia allart. 1123 c.c., il risarcimento deve
comprendere la perdita subita o danno emergente ( per es. le spese per nuove cure mediche
ecc
) e il mancato guadagno o lucro cessante ( per es. la lesione alla integrità
psicofisica, la perdita della capacità di produrre reddito ecc
).
Questultima forma di danno, in virtu dellart. 2056 co. 2 c.c., è
valutata dal giudice in via equitativa; inoltre, la valutazione equitativa costituisce il
criterio residuale per la liquidazione del danno ( emergente e lucro cessante ), qualora
questo non possa "essere provato nel suo preciso ammontare" (art. 1126 c.c. al
quale fa rinvio lart. 2056 c.c. ).
I danni risarcibili devono costituire "conseguenza immediata e diretta della condotta
illecita ( art. 1223 c.c. ).
Si ricorda che lart. 2056 c.c. non estende al risarcimento del danno
extracontrattuale lart. 1225 c.c.; infatti, secondo lo spirito rigoristico del
legislatore è previsto il risarcimento, anche per i danni non prevedibili al momento
iniziale dellintervento medico.
Differente dal danno patrimoniale in senso stretto è il danno biologico o lesione
allintegrità psicofisica.
Il danno biologico è risarcibile in base al combinato disposto degli artt. 32 Cost. e
2043 c.c.; esso, costituisce una lesione del diritto fondamentale alla salute (art. 32
Cost.) ed è direttamente risarcibile, attraverso il meccanismo di cui allart. 2043
c.c. (vedi fra tutte Corte Cost. n° 184/86).
Si tratta di un danno liquidabile dal giudice in via equitativa, e che si manifesta in
varie forme quali il danno estetico, , il danno esistenziale,il danno alla vita di
relazione.
Questultimo limita o impedisce lesercizio delle attività quotidiane, normali,
che siano, cioè, complementari rispetto allattività lavorativa (Cass. 82/6847;
80/5606; 85/5197; 80/168; 79/5544; 68/1886; 67/2819).
Alcuni Autori individuano il danno biologico anche nella violazione del diritto a vivere
serenamente, derivante da un errore diagnostico e informazione errata.
Lipotesi può concretarsi qualora il medico abbia comunicato al paziente
dessere affetto da una gravissima malattia.
Giurisprudenza autorevole (Cass. civ. sez. III 1987 n. 2580), considera biologico il danno
conseguente a continui ed inutili trattamenti terapeutici, o a lungaggini causate da
disorganizzazione o carenze della struttura ospedaliera (Cass. 87/2580).
A tal proposito, è importante sottolineare la recente sentenza della Cassazione sez. III
n. 6118 del 2000; la pronuncia in esame attribuisce al medico la responsabilità per i
danni subiti dal paziente, qualora non lo abbia informata della possibile inadeguatezza o
disorganizzazione della struttura ospedaliera.
In unaltra sentenza (n. 2750 del 13 marzo 2000), la medesima Corte stabilisce che il
medico deve adottare le misure idonee a superare le eventuali carenze organizzative
(mancanza del cardiotocografo). Nel caso esaminato, il ginecologo avrebbe dovuto ovviare
alla mancanza dello strumento cardiotocografico, con una "frequente ed efficace
auscultazione del battito fetale"; inoltre, rientra nella sua competenza coordinare i
compiti delléquipe medica, per evitare danni o lesioni.
La sentenza n. 6318 del 2000 sopraccitata, affronta anche la complessa questione della
responsabilità medica, nellambito di un intervento in équipe.
Il caso affrontato dalla Corte suprema riguarda la cerebropatia del neonata (lesioni al
sistema nervoso) per asfissia neonatale, in un parto prematuro.
La Cassazione ha rilevato la disfunzione del cardiotocografo nella struttura ospedaliera e
ha stabilito che questinconveniente non ha consentito un monitoraggio della
frequenza cardiaca fetale; infatti, secondo i consulenti tecnici " durante le fasi
del travaglio (il cardiotocografo) costituisce una fonte dinformazione utile nella
diagnosi precoce della sofferenza fetale ".
La sentenza, che qui si commenta, enuclea alcuni principi fondamentali nellambito
della responsabilità extracontrattuale del medico.
In essa sono precisati i doveri inerenti al primario e al medico assistente. Occorre
premettere che il primario non va esente da responsabilità, qualora il paziente
ricoverato sia stato assegnato al medico assistente.
In tale ipotesi (assegnazione ad altro medico), il primario ha il dovere di dare
istruzioni, direttive adeguate, e di verificarne la " puntuale attuazione " (v.
art. 7 DPR 27 marzo 1969 n. 128).
Qualora, invece, il ricoverato sia assegnato al primario medesimo, il medico assistente
dovrà adempiere i doveri legati alla sua " posizione funzionale daiuto o di
assistente ",e sarà liberato da qualsiasi responsabilità, se dimostra di aver
eseguito le prescrizioni "ragionevolmente corrette".
Nellipotesi di assegnazione del ricoverato ad altro medico si stabilisce:
dal primario non è esigibile " un controllo continuo ed analitico " di tutte le
attività terapeutiche; il primario ha il dovere di informarsi dello stato di ogni
paziente, di seguirne il decorso e di dare le opportune istruzioni;
il primario, sulla base delle notizie acquisite o che aveva il dovere di acquisire , ha
lobbligo di prendere le iniziative necessarie, i provvedimenti adeguati alle
esigenze terapeutiche e di controllare la correttezza delle istruzioni, date dagli altri
medici.
Nella fattispecie esaminata dalla Cassazione sopraccitata, il primario deve adottare o
disporre e controllare che siano adottati gli accorgimenti idonei ad ovviare alle
deficienze ospedaliere ed informare la paziente del " maggior rischio connesso ad un
parto che si svolga senza il presidio dello strumento " (Cass. Pen. 95/4385).
Il dovere di informazione è tanto piu richiesto, qualora siano prevedibili
complicazioni come nellipotesi di parto prematuro.
Il primario, pertanto, ha il compito di vigilare sullattività degli altri medici e
di prevedere possibili complicanze ed errori.
Nella decisione in esame, emerge anche la figura del medico di fiducia della partoriente,
che sia anche dipendente della struttura ospedaliera ospitante.
La Corte di Cassazione stabilisce che il medico di fiducia:
Laltra voce di danno risarcibile è il danno morale ex art. 2059
c.c. ( perturbamento psichico transeunte ), che deve integrare un fatto-reato ( v. art.
2059 c.c., art. 198 c.p. ); il relativo risarcimento costituisce il "pretium doloris
".
La giurisprudenza maggioritaria di legittimità stabilisce che, anche nelle ipotesi di
estinzione del reato o di improcedibilità dellazione penale, il giudice civile
adito ha lobbligo di accertare la sussistenza degli estremi del reato ( Cass.
68/748; 71/3596; 75/1022; 84/699; 86/3093 ).
Responsabilità penale
Bisogna premettere che, nellambito della responsabilità penale, i principi
fondamentali sono i seguenti:
E necessario ripercorrere brevemente liter giurisprudenziale sulla responsabilità penale del medico, dal secondo dopoguerra.
-I° orientamento: la colpa del medico è da valutare " con larghezza di vedute
", poiché non è previsto un metodo obbligatorio " di indagine e di cura
".
a tal fine acquista rilevanza penale "lerrore grossolano" che dipende
dallignoranza dei principi elementari che rappresentano il livello minimo di cultura
e preparazione medica, esigibile dal professionista sanitario.
In altre parole, si ha responsabilità penale del medico qualora questi violi i doveri di
diligenza, prudenza comuni e di perizia.
-II° orientamento ( Cass. sez. IV 22 gennaio 1968 ): il criterio di imputazione penale è
ricavato dallart. 2236 c.c. (colpa grave), il cui contenuto è inteso nel senso dato
dalla prima giurisprudenza; lart. 2236 c.c., secondo lorientamento in esame,
è riferibile alla diligenza , alla prudenza e alla perizia, escludendo dal campo di
applicazione la colpa lieve ( Cass. sez. IV 21 ottobre 1970; sez. II 8 febbraio 1958; IV
22 gennaio 1968; IV 21 ottobre 1970; IV 4 febbraio 1972; IV 7 luglio 1977; IV 15 febbraio
1978 e Cass. 19 febbraio 1981 ).
La giurisprudenza in oggetto è conforme allo spirito del codice civile, come esplicato
nella Relazione del Ministro, secondo la quale non bisogna " mortificare
liniziativa del professionista con il timore di ingiuste rappresaglie in caso di
insuccesso"; dallaltro, non bisogna " indulgere nei confronti di non
ponderate e riprovevoli inerzie da parte del professionista ".
-III° orientamento (Corte Cost. 28 novembre 1973 ): la giurisprudenza stabilisce
lapplicazione dellart. 2236 c.c. alle sole ipotesi di imperizia.
Nei casi di negligenza e imprudenza è operante lart. 1176 Co 2 c.c. ( anche
responsabilità per colpa lieve ); si richiede la diligenza del buon padre di famiglia, ma
"con riguardo alla natura dellattiva ( professionale ) esercitata".
In relazione alla diligenza, si ritiene che qualora sussista la certezza che il
trattamento terapeutico non aggravi la malattia , e che, anzi, lattesa può mettere
a rischio la vita del paziente, il medico ha lobbligo di procedere in modo celere.
Lorientamento de quo è stato introdotto dalla Corte Cost. con sentenza del 28
novembre 1973 di cui riportiamo i seguenti passi: ""la deroga alla legge penale
della responsabilità penale per colpa risulta ben contenuta, perché è operante in modo
restrittivo, in tema di perizia e questa presenta contenuto e limiti circoscritti", e
ancora " la limitazione ex art. 2236 c.c. non conduce a dover ammettere che, accanto
al minimo di perizia richiesta, basti pure un minimo di prudenza o di diligenza. Anzi
cè da riconoscere che, mentre nella prima lindulgenza del giudizio del
magistrato è direttamente proporzionata alle difficoltà del compito, per le altre due
forme di colpa ogni giudizio non può che essere improntato a criteri formale severità
".( v. anche Cass.sez. IV 12 maggio 1977; 18 ottobre 1978; 9 giugno 1981; 9 novembre
1981 n. 1126; 24 giugno 1983).
-Orientamenti attuali: la giurisprudenza contemporanea è divisa in due tronconi: il primo
(Cass. pen. sez. IV 22 ottobre 1981, Cass. pen. sez. IV 29 settembre 1983) stabilisce
lesclusione dellart. 2236 c.c. (colpa grave) dallambito penale.
Infatti, la disposizione in questione non può essere applicata in virtu del divieto
danalogia di una norma eccezionale, anche di carattere civilistica, secondo quanto
disposto dallart. 14 delle disposizioni delle leggi in generale (Cass. sez. IV 9
giugno 1981). La giurisprudenza di legittimità considerata, alla quale si affianca anche
buona parte di quella di merito, ritiene che lart. 2236 c.c. non introduce una causa
di giustificazione penale,
Laccertamento della graduazione della colpa (breve, grave) è rilevante agli effetti
penali, per la determinazione della pena in concreto, in forza dellart. 133 co. 1
n° 3 c.p. (gravità del reato: valutazione agli effetti penali).
Il secondo troncone giurisprudenziale segue, in sostanza, la giurisprudenza che fa capo
alla sentenza della Corte Costituzionale del 1973: lart. 2236 c.c. trova
applicazione nelle ipotesi dimperizia del medico.
E da rilevare una pronuncia della cassazione pen. sez. IV del 2 ottobre 1990, che
insigne dottrina considera ambigua, poiché essa equipara le ipotesi di perizia, prudenza
e diligenza (v. anche Cass. pen. sez. IV 25 maggio 1987), riproducendo sostanzialmente i
primi orientamenti.
Rapporto di causalità
Un elemento fondamentale del reato è il nesso di causalità materiale e giuridica tra la
condotta (o azione) volontaria e levento di danno (art. 40 c.p.).
Il fatto-reato è costituito, pertanto, oltre che dallelemento psicologico (dolo o
colpa), anche dalla condotta e dallevento dannoso, quale conseguenza della prima.
E da rilevare che la disposizione contenuta nellart. 40 c.p., fa riferimento
allevento dannoso e pericoloso.
Il 2° co dellarticolo in esame , prevede lipotesi generale del delitto
omissivo improprio: " Non impedire un evento, che si ha lobbligo giuridico di
impedire, equivale a cagionarlo ".
Lart. 41 c.p. prevede che le cause preesistenti, simultanee o sopravvenute alla
condotta umana, anche se da essa indipendenti, non fanno venir meno la responsabilità
penale del soggetto considerato.
Infatti, il concorso delle cause non esclude il rapporto di causalità.Solamente le cause
sopravvenute possono escludere il nesso causale, qualora siano sufficienti a produrre
levento dannoso (art. 41 co. 2 c.p.).
Gli artt. 40 e 41 c.p. esprimono due principi strettamente connessi: il principio della
conditio sine qua non e dellequivalenza delle cause; ciascuna causa concorrente è
considerata alla stregua delle altre, determinanti il verificarsi del fatto-reato.
Secondo lorientamento consolidato della giurisprudenza (Cass. pen. sez. IV del 23
gennaio 1990) il nesso di causalità, nellambito della responsabilità medica, deve
essere accertato secondo il criterio della probabilità, e non della necessaria certezza.
Buona parte della giurisprudenza ritiene che laccertamento del nesso causale deve
basarsi sulle leggi statistiche esistenti: infatti, una conoscenza basata sulle leggi
universali sarebbe impossibile.
Secondo lorientamento in oggetto, si avrebbe responsabilità penale medica, qualora
si accertasse che lintervento avrebbe salvato la vita o comunque evitato
levento dannoso, secondo una valutazione dalta probabilità.
Nellipotesi dellomessa inoculazione del siero antitetanico, si ritiene
sussistere lerrore diagnostico poiché non è stata effettuata " una tempestiva
diagnosi del processo infettivo pur in presenza della sintomatologia
"lomissione del medico ha aumentato del 30% il rischio di morte, secondo le
leggi scientifiche e statistiche acquisite.
Il criterio della probabilità deve essere accompagnato, pertanto, dal principio
dellaumento del rischio.
Autorevole giurisprudenza (Cass. 6 dicembre 1990) parla di " causalità scientifica
" perché fondata sulla migliore scienza ed esperienza del momento.
Le conoscenze acquisite alla scienza medica non escludono, però, laccertamento del
rapporto causale in termini di certezza; in mancanza di questa, il giudizio deve essere
altamente probabile e rapportato al momento della commissione del fatto (giudizio ex
ante).
La storica sentenza della Corte costituzionale n° 364 del 1988 affianca il concetto della
probabilità a quello della prevedibilità e prevenibilità delle conseguenze dannose.
Il medico risponde penalmente nellipotesi in cui poteva prevedere e prevenire il
fatto-reato, quale conseguenza della sua condotta, in base alle regole di generalizzata
esperienza (leggi scientifiche o statistiche di copertura o criterio dellid quod
plerumque accidit).
Lorientamento summenzionato è conforme al principio di colpevolezza " inteso
sotto laspetto obiettivo ed in coordinazione con la lettura combinata dei commi 1 e
3 dellart. 27 Cost. (v. Cass. pen.sez. IV n. 7151 del 11 gennaio 1999).
La giurisprudenza di legittimità suindicata ritiene che la valutazione della causalità,
nellambito della responsabilità omissiva, presenta maggiori difficoltà.Il medico
assume una posizione di garanzia nei confronti del paziente; a questultimo deve
garantire " la conservazione al meglio della vita ".
Nellambito dei reati omissivi, la " condotta comandata " (o esigibile
concretamente) deve inserirsi nel decorso causale già attivo e deve essere " capace
nel concreto ad impedire levento vietato" (es. lesioni, morte ecc...).
Laccertamento del rapporto di causalità è basato sul criterio dellidoneità
concreta della condotta ad impedire levento dannoso o pericoloso, sulla base delle
leggi scientifiche acquisite alla medicina.Una diversa impostazione alla soluzione della
problematica de qua aprirebbe le porte alla responsabilità oggettiva (versari in re
illicita), prescindendo dallelemento psicologico (dolo o colpa).
Nelle sentenze sono ricorrenti le formule " probabilità confinante con la certezza
", "alto grado di credibilità razionale".
Dallorientamento in oggetto consegue che è da escludere la responsabilità penale
medica, qualora sussista il dubbio circa lidoneità o lattitudine della
condotta alternativa lecita a prevenire levento dannoso o pericoloso (in dubio pro
reo).
Nel passato (v. casi storici: Talidomide, macchie blue), la responsabilità penale è
stata accertata secondo un metodo individualizzante (" fiuto") del giudice. In
altri termini il nesso causale è stato oggetto di un giudizio svincolato dal criterio
probabilistico, e da qualsiasi legge scientifica.
Altra giurisprudenza (Cass. pen sez. IV del 15 maggio 1989) opta per il criterio della
certezza in ossequio al principio della condizione essenziale ex art. 40 c.p. (conditio
sine qua non).
Una recente e autorevole giurisprudenza (Cass. pen sez IV 1 ottobre 1998 n. 1957) attenua
il principio della certezza con il " soggettivo convincimento del giudice, sia pure
basato su valutazioni di natura probabilistica.
La sentenza in questione esclude lastratta probabilità basata su dati meramente
statistici.
In relazione al consenso informato, si rinvia a quanto già affermato in precedenza.
Occorre qui precisare che la giurisprudenza è particolarmente rigorosa nellipotesi
in cui il medico non ottemperi allobbligo dellinformazione corretta e
tempestiva.
Si segnalano alcune sentenze in merito:
Trib. Venezia Sez. II del 4 febbraio 1998: responsabilità per lesioni colpose derivante
da errore, determinato da colpa, sullesistenza del consenso, non realmente
manifestato dal paziente;
Corte assise di Firenze n. 13 del 18 ottobre 1990 (confermata dalla Cass. sez pen. n.
699/92): omicidio preterintenzionale, derivante da lesioni colpose, in seguito ad
operazione chirurgica effettuata senza il consenso del paziente;
Corte Assise dAppello di Roma del 1986, Pretore di Roma del 1987, Corte Assise di
Cagliari: casi di testimoni di Geova che hanno negato il consenso alle emotrasfusioni per
motivi religiosi: i medici hanno agito in conformità alla volontà dei parenti; pertanto,
la morte non può essere a loro imputata a titolo di dolo.
Avv. Bruno Sechi; Senorbì-Cagliari, lì 23/X/00
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Pillole di buonumore
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