INDICE
GENERALE
PILLOLE
APPROFONDIMENTI
MEDICINA LEGALE E
NORMATIVA SANITARIA
Rubrica gestita da
D.Z. per l'ASMLUC: Associazione Specialisti in Medicina Legale Università Cattolica
PILLOLE
Curva
della distribuzione della mortalità secondo i livelli pressori: perché la J?
La mortalità negli
ipertesi decresce al diminuire della pressione. Ma in alcuni studi, a valori più bassi
corrisponde un aumento della mortalità. Il grafico quindi piega in alto a formare la
curvatura di una J. Da qui la denominazione di curva a forma di J.
Le cause di questo aumento della mortalità possono essere ricondotte ad effetti del
trattamento farmacologico o da patologie non correlate al trattamento.
Gli autori di questo studio hanno riesaminato i dati di 40, 233 pazienti derivati da 7
trials randomizzati in cui il trattamento con betabloccanti e tiazidici veniva paragonato
a placebo.
Sia nel gruppo di pazienti trattati che non trattati il rischio di mortalità ai più
bassi valori pressori aumentava quando la pressione arteriosa diastolica raggiungeva i
livelli minimi; questo aumento del rischio di mortalità era stato osservato sia per cause
cardiovascolari che non cardiovascolari.
Tra i controlli la mortalità totale appariva minima al nadir della curva a forma di J nei
soggetti con pressione diastolica compresa tra 86 e 95 mm Hg.
Tra i pazienti trattati la mortalità era minore in quelli con pressione arteriosa
diastolica compresa tra 76 e 85 mm.
Questi dati suggeriscono che l'aumento di mortalità correlato con valori più bassi di
pressione arteriosa diastolica sia correlato a patologie sottostanti e non a effetti del
trattamento.
Ann Intern Med 2002 Mar 19; 136:
348-48
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Diabete gestazionale meglio se lo screening avviene presto
Eseguire lo screening per diabete a
16 settimane è più efficace per la ricerca del diabete gestazionale e offre la
possibilità di trattare precocemente la malattia evitando complicazioni alla madre e al
feto. Alcuni Ostetrici tendono a screenare le pazienti per il diabete nel terzo trimestre
di gravidanza ritenendo che il test in questo periodo sia più accurato.Tuttavia il test
eseguito a 16 settimane permette di focalizzare l'attenzione sulle pazienti ad alto
rischio prima ed inoltre è un ottimo predittore di diabete gestazionale e può essere
facilmente incluso nei controlli ematologici che le donne in gravidanza eseguono in questo
periodo.
Secondo il Dr. Nahum, autore dello studio, le donne che a 16 settimane di gestazione hanno
valori glicemici inferiori a 110 mg/dl hanno il 99,4% di possibilità di non sviluppare un
diabete gestazionale, nessuna delle pazienti con glicemia inferiore a 104 mg/dl ha
sviluppato un diabete gestazionale. Per le pazienti comprese nel rane 111 mg/dl -134 mg/dl
di glucosio a 16 settimane lo screening andrebbe ripetuto a 28 settimane.
www.docguide.com
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Epatite C: storia naturale
I dati a nostra disposizione sulla
storia naturale della epatite C derivano da studi retrospettivi che tendono a includere i
pazienti affetti da malattia in condizioni più gravi.
Per ovviare a questo bias, nel 1995 il governo Britannico organizzò uno studio in cui
venivano identificati tutti i pazienti che avevano subito trasfusioni di sangue prima
dell'istituzione del test dell'HCV da donatori che in seguito erano risultati essere
affetti da HCV.
Vennero identificati 924 pazienti che erano stati infettati attraverso trasfusioni e
vennero confrontati con 475 pazienti che avevano ricevuto trasfusioni ma non erano stati
infettati dall'HCV.A 10 anni dall'inizio dell'infezione, si poteva notare una percentuale
di decessi uguale nei gruppi di pazienti infettati e non infettati (13% contro 9%).
Dei 117 pazienti infettati deceduti 29 presentavano patologie epatiche segnalate nel
certificato di morte, a paragone di 1 su 43 controlli.
Tra i 29 pazienti deceduti che presentavano patologie epatiche sul certificato di morte,
in 10 casi si stabilì che la patologia epatica era stata la causa della morte e di questi
ultimi, 4 erano alcolisti.
Durante il successivo follow-up dei pazienti infettati rimasti in vita, vennero rilevate
anomalie della funzione epatica nel 37% di essi, mentre il 14% di essi riferiva segni o
sintomi di malattia epatica.
Tra tutti i pazienti infettati, i fattori più fortemente associati allo sviluppo di
epatopatia furono il test positivo per l'RNA HCV (Odds Ratio 6.44), infezione da HCV dopo
i 40 anni (Odds Ratio 1.8) e il tempo trascorso dal momento dell'infezione (Odds Ratio 1,
1 per anno).
BMJ 2002 Feb 23; 324:450-3
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Una
piccola ma fastidiosa patologia: il gomito del tennista
L'epicondilite laterale, conosciuta
maglio con la denominazione di gomito del tennista, è causata da danni traumatici ai
muscoli estensori a livello dell'epicondilo laterale dell'omero.
Di solito i pazienti guariscono nel giro di un anno.
Per determinare il trattamento migliore, 185 pazienti con epicondilite laterale durante da
almeno 6 mesi furono randomizzati per ricevere iniezioni locali a base di corticosteroidi
(da 1 a 3 iniezioni nell'arco di 6 settimane), fisioterapia, (ciclo di 6 settimane di
ultrasuoni, massaggi e esercizi rieducativi) o semplice osservazione.
I parametri primari presi in considerazione per valutare l'esito furono il risultato
misurato dal paziente tramite test, la gravità del dolore riferito e il grado di
disabilità. I parametri secondari includevano la forza con cui era possibile stringere il
pugno e la soglia di dolore alla pressione.
Il follow-up avveniva dopo un anno.
Dopo 6 settimane il successo espresso con valutazione da parte del paziente era
significativamente più frequente nel gruppo trattato con corticosteroidi iniettivi che
nei gruppo trattato con fisioterapia e quello trattato con sola osservazione (risp.92%,
47%, 32%).
Tuttavia, a causa del tasso alto di recidive, solo il 69% dei pazienti trattati con
corticosteroidi confermarono l'avvenuto successo della cura ad un anno di distanza, a
paragone del 91% dei pazienti trattati con fisioterapia e del 83% dei pazienti sottoposti
a sola osservazione.
Ad un anno di distanza la fisioterapia fornì un risultato decisamente migliore rispetto
ai corticosteroidi iniettivi in quasi tutti i parametri esaminati, ma le differenze tra
fisioterapia e sola osservazione non risultarono significativi.
Lancet 2002 Feb 23: 359:657-62
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HBeAg
ed Epatocarcinoma
Esiste una forte associazione tra la
positività dell'HBeAg e un aumento del rischio per epatocarcinoma.
In uno studio pubblicato sul NEJM ricercatori di Taiwan hanno riportato una prevalenza del
39% di positività per HBeAg trai soggetti positivi per HBsAg a cui fu in seguito
diagnosticato un carcinoma epatocellulare.
Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio i pazienti HBeAg positivi sarebbero
quindi ad alto rischio e dovrebbero essere sottoposti a terapia antivirale e dovrebbero
essere monitorizzati frequentemente per la diagnosi precoce del cancro del fegato.
La cronicizzazione della Epatite B è un problema di dimensioni mondiali a causa delle
possibili sequele come cirrosi epatica e cancro del fegato .L'infezione da HBV è
particolarmente frequente nelle regioni asiatiche che si affacciano sul Pacifico, in
queste aree l'infezione viene spesso contratta alla nascita o nella infanzia.
Lo studio è stato condotto arruolando 11.893 uomini di età compresa tra 30 e 65 anni per
un follow up di 92.359 persone /anno.
I risultati ottenuti dai test per HBsAg e HBe Ag furono incrociati con i dati del National
Cancer Registry e con i dati dei certificati di morte.
I casi di epatocarcinoma rilevati durante il follow up furono 111.
L'incidenza di epatocarcinoma fu pari a 1.169 casi per 100.000 persone anno tra i soggetti
positivi per HbsAg e Hbe Ag e di 324 per 100.000 persone anno trai positivi solo per HBsAg
e 39 per 100.000 persone anno tra quelli negativi ad entrambe.
Il Rischio Relativo aggiustato per età sesso, fumo di sigarette, presenza o assenza di
anticorpi per HCV e consumo di alcool fu pari a 60.2 per i soggetti positivi per HbsAg e
HBe Ag.
Il rischio Relativo per i soggetti positivi per HBs Ag soltanto fu di 9.5.
NEJM, 2002; 347: 168-174
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Heart Protection Study: abbassare il colesterolo fa bene anche ai
soggetti con livelli normali
Ben 20, 536 pazienti per questo
studio (età 40-80, 75% maschi) con livelli di colesterolo a partire da un minimo di 135
mg/dl furono randomizzati per ricevere Simvastatina (40 mg/die) contro placebo per 5 anni.
Criteri di arruolamento: anamnesi familiare positiva per coronaropatia, vasculopatia
occlusiva in altri distretti, diabete, o, in uomini di 65 anni o più, ipertensione
trattata.
La mortalità per tutte le cause a 5 anni risultò significativamente più bassa nel
gruppo trattato con sinvastatina (12.9% contro 14.7%), differenza attribuibile
principalmente ad una minore mortalità per coronropatia.
Nel gruppo simvastatina fu rilevata anche una riduzione significativa nell'infarto
miocardico non fatale (3.5% contro 6.5%) e nell'ictus non fatale (3.6% contro 4.9%).
L'impiego della simvastatina apparve efficace indipendentemente da età, sesso e livello
iniziale di colesterolo. Dato che il 17% dei pazienti ricevevano statine al di fuori del
programma di studio, questi benefici probabilmente furono sottostimati.
I pazienti vennero inoltre randomizzati per ricevere vitamina e, vitamina c e beta
carotene contro placebo.
Queste tre sostanza non dimostrarono un effetto apprezzabile nel ridurre l'incidenza a 5
anni di infarto fatale, ictus, cancro o altri eventi vascolari maggiori.
(Nota: È da osservare come il
dosaggio di 40 mg sia da noi considerato un dosaggio alto e non abituale, mentre la
tollerabilità e l'efficacia dimostrate dallo studio lo indicherebbero come dosaggio
normale di trattamento).
Lancet 2002 Jul 6; 360: 7-22
Lancet 2002 Jul 6; 360:2-3
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Ictus
del circolo cerebrale posteriore: storia naturale
Vengono presi in esame in questo
studio le caratteristiche presentate da 407 pazienti colpiti da ictus nel territorio
vascolare cerebrale posteriore.
A distanza di 30 giorni dall'episodio ictale, tra i 361 pazienti per cui erano disponibili
i dati clinici, il tasso di morte risultò del 4%, il tasso di disabilità maggiore del
18%, il tasso di disabilità minore del 51%, e l'assenza di disabilità del 28%.
Le cause degli ictus furono da ricondurre a embolia per lo più cardiogena nel 40% dei
casi, ad arteriopatia dei grossi tronchi arteriosi nel 32% dei casi e nel 14% dei casi a
patologia delle arterie penetranti.
Il 29% dei pazienti affetti da ictus embolico andò incontro a morte o a disabilità
maggiore.
Questi eventi sfavorevoli si manifestarono però solo nel 14% dei casi di pazienti con
ictus causato da arteriopatia dei grossi tronchi arteriosi e nel 13% dei casi di ictus
causato da patologia delle arterie penetranti.
Le lesioni arteriose occlusive furono identificate in arterie vertebrali extracraniche nel
32% dei casi, nelle arterie intracraniche nel 22% dei casi e nelle arterie basilari nel
30% dei casi.
La prognosi fu significativamente peggiore in caso di lesioni delle arterie basilari
rispetto alle arterie vertebrali.
Arch Neurol 2002 Mar; 59: 369-76
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Il
the fa bene al cuore
È risaputo che i flavonoidi hanno
proprietà antiossidanti, antitrombotiche e antiinfiammatorie.
In questo studio, vennero raccolti ed analizzati dati da 4807 pazienti di età media di 67
anni non affetti in precedenza da infarto miocardico.
Durante il follow-up della durata media di 5.6 anni, si ebbero 116 infarti non mortali e
30 mortali.
All'analisi multivariata venne evidenziato che i soggetti che bevevano più di 375 ml di
the al giorno avevano una probabilità significativamente minore di essere colpiti da
entrambi i tipi di infarto (RR 0.57) e anche solo da infarto mortale (RR 0.30) rispetto ai
soggetti che non assumevano the.
L'assunzione totale di flavonoidi da tutti gli alimenti non fu significativamente
associata con l'incidenza totale di IMA ma si associò ad una significativamente minore
incidenza di IMA mortale.
Am J Clin Nutr 2002 May; 75:880-6
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Ulteriori conferme sull'utilità del the
Studio multicentrico, prospettico
osservazionale che ha coinvolto 1900 pazienti affetti da IMA ricoverati dal 1989 al 1994.
Il consumo di the si associò in modo significativo con la riduzione della mortalità per
tutte le cause durante un periodo medio di follow-up di 3.8 anni.
A paragone dei non consumatori di the, il consumo di una misura variabile da 1 a 14 tazze
di the alla settimana si associò ad una diminuzione di rischio del 44%.
Circulation 2002 May 28;
105:2476-81
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Studio
delle infezioni urinarie nell'uomo: meglio eco e diretta addome o urografia?
100 pazienti sono stati arruolati in
questo studio per paragonare la sensibilità della ecografia combinata con rx diretta
addome e della urografia nello studio delle infezioni delle vie urinarie (IVU) nell'uomo.
I pazienti vennero valutati da due diverse equipes che portarono a termine gli esami di
competenza senza sapere il risultato ottenuto dai colleghi.
La diagnosi finale costituente il gold standard era costituita dalla valutazione clinica
completa comprendente anche altri esami come prove urodinamiche, cistoscopia e eco
transrettale.
In 53 pazienti vennero trovati elementi patologici importanti, come idronefrosi, problemi
di svuotamento vescicale, diverticoli etc.
La combinazione di rx diretta addome e eco riuscì ad evidenziare la totalità dei quadri
patologici (sensibilità del 100%) con 3 falsi positivi (specificità 94%); la urografia
endovenosa ne diagnosticò 41 (sensibilità del 77%).
La combinazione quindi di una rx diretta addome e ecografia è efficace come la urografia
nello scoprire quadri patologici in pazienti maschi con infezioni delle vie urinarie,
tuttavia gli autori raccomandano la valutazione del flusso urinario in caso di uomini con
problemi di svuotamento vescicale.
BMJ 2002Feb 23; 324:454-6
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È
il processo infiammatorio che rompe la placca?
È l'infiammazione che, rendendo
instabile la placca ne causa la rottura, la responsabile dell'angina instabile e
dell'infarto miocardico.
Lavorando su questa ipotesi gli autori di questo studio hanno preso in esame lo stato
infiammatorio nel sistema venoso cardiaco, nell'aorta e nelle vene femorali di 65 pazienti
adulti, misurando il contenuto di mieloperossidasi dei granulociti neutrofili ricavati da
biopsie. I partecipanti presentavano angina instabile, angina stabile cronica, angina
variante o erano controlli.
I pazienti affetti da angina stabile, da angina variante ed i controlli presentavano
bassissima evidenza di infiammazione nei tessuti esaminati. Al contrario, pazienti con
angina instabile e stenosi sia nella arteria coronaria discendente anteriore sinistra o
nell'arteria coronaria destra mostravano segni di infiammazione in tutti i tessuti
esaminati e in particolare nelle vene cardiache.
Si apre la strada al trattamento dell'angina instabile con antinfiammatori per via
sistemica?
N Engl J Med 2002 Jul 4; 347:
5-12
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La
vasectomia non favorisce il cancro prostatico
Era stato ipotizzato da alcuni
autori che la vasectomia potesse rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo per il
cancro prostatico, pur non essendo stato individuato un collegamento biologico tra queste
due condizioni. Alcuni ricercatori neozelandesi, dato l'elevato numero di vasectomie
effettuate in tale nazione, hanno utilizzato un registro tumori che ha consentito di
identificare oltre 900 pazienti con recente diagnosi di cancro prostatico. Questo gruppo
è stato messo a confronto con un gruppo di 1200 controlli, mediante un'intervista
telefonica.
L'età media degli intervistati è stata di circa 65 anni. È stata riscontrata una
prevalenza totale di vasectomia del 25%, effettuata mediamente all'età di 41 anni.
I calcoli statistici di confronto tra i due gruppi, effettuati i necessari aggiustamenti,
hanno evidenziato un rischio relativo di cancro prostatico nei soggetti vasectomizzati
pari a 0, 92 rispetto ai controlli, senza alcuna differenza significativa. Sono state
effettuate anche analisi statistiche su sottogruppi, prendendo in esame una serie di
fattori come le condizioni del cancro, le condizioni socioeconomiche, la familiarità di
cancro, il livello di PSA; nessuna di queste ha evidenziato differenze significative tra i
soggetti vasectomizzati e gli altri.
Gli autori concludono che la vasectomia non aumenta il rischio di cancro prostatico.
(JAMA, 2002; 287: 3110)
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Nuovo
test alla fibronectina fetale e rischio di Parto Pretermine
Il test elisa per la ricerca della
fibronectina fetale si è rivelato il più accurato nel predire il rischio di Parto
Pretermine se usato nei 71-0 giorni precenti la minaccia di parto prematuro prima della
avvenuta dilatazione della cervice uterina.
Lo studio è stato condotto da ricercatori inglesi e svizzeri in una review sistematica di
64 studi sull'argomento presenti in letteratura coinvolgenti un campione di 26.876 donne.
Il Parto Pretermine interessa il 7-11% di tutte le gravidanze prima delle 37 settimane di
gestazione e il 3-4 percento delle gravidanze prima delle 34 settimane di gestazione.Le
sequele a carico del neonato di un parto prematuro possono essere particolarmente severe
nei bambini nati troppo precocemente e colpire soprattutto l'apparato respiratorio.La
terapia prenatale con corticosteroidi riduce in misura significativa la morbità e la
mortalità legate alla prematurità, ma il successo di questa terapia è strettamente
legato ad un accurata stima del rischio di parto pretermine.
La fibronectina è una glicoproteina che si trova nel liquido amniotico, nella placenta, e
nella sostanza extracellulare della decidua basale in prossimità dello spazio
intervilloso.Si ritiene che la fibronectina venga rilasciata in seguito a danno meccanico
o infiammatorio delle membrane o della placenta prima del parto.
Il tampone della cervice o del fornice posteriore e il test ELISA possono rilevare la
fibronectina fetale e indicare il rischio di parto pretermine.
Il test dovrebbero assumere importanza nel prossimo futuro perché permetterebbe di
trattare un numero inferiore di pazienti con steroidi prima del parto.
Infatti se si dovessero trattare tutte le pazienti sintomatiche per minaccia di parto
prematuro prima delle 31 settimane di gestazione senza il test alla fibronectina sarebbe
necessario trattare 109 donne per evitare 1 caso di distress respiratorio fetale, con il
test alla fibronectina sarebbe possibile trattare soltanto 17 donne.
BMJ 2002;3: 25301
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Nuovo trattamento per la dermatite atopica
In questo lavoro vengono presentati
i risultati della sperimentazione di un nuovo farmaco topico a base di Pimecrolimus,
agente non steroideo che blocca la produzione di citochine da parte di linfociti T e
mastcellule.
Si tratta di un trial doppio cieco multicentrico della durata di un anno in cui vennero
reclutati 713 bambini di età compresa tra 2 e 17 anni. In caso di recrudescenza i
pazienti potevano essere trattasti con cortisonici.
Dopo 6 mesi un numero significativamente minore di pazienti trattai con Pimecrolimus
andarono incontro ad episodi di recrudescenza (34% contro 61%). Il risultato positivo fu
confermato ad un anno (28% contro 51%).
Inoltre un numero significativamente minore di pazienti trattai con Pimecrolimus richiese
trattamento steroideo (6 masi: 35% contro 63%; 1 anno 43% contro 63%).
L'incidenza di complicanze fu equivalente nei due gruppi.
Pediatrics 2002 Jul; 110
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Resistenza ai Diuretici e rischio di morte nello scompenso
cardiaco cronico
Lo studio retrospettivo PRAISE
(Prospective Randomized Amlodipine Survival Evaluation) sembrerebbe evidenziare un
indicatore prognostico negativo nella resistenza ai diuretici nello scompenso cardiaco
cronico.
Nello studio sono stati arruolati 1.153 pazienti ed è stato evidenziato un rischio di
morte (morte improvvisa, morte per scompenso cardiaco) associato con l'uso di alte dosi di
diuretico.
Basse dosi di inibitori dell'ACE si sono dimostrate predittori indipendenti di morte per
scompenso cardiaco (HR = 2.21, p = 0, 0005). Il rischio per edema polmonare fu
paragonabile a quello emerso dai fattori di rischio già stabiliti.
I ricercatori mettono però in evidenza che questo studio retrospettivo non può stabilire
da solo la pericolosità o il beneficio dell'uso dei diuretici a lungo termine nello
scompenso cardiaco cronico a causa del bias di selezione che spiega già da solo la
relazione tra terapia prescritta e morte.
Am Heart J 2002;144:31-8
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Rivascolarizzazione precoce
e mortalità nell'IMA
Gli effetti di una
rivascolatrizzazione relativamente precoce in caso di infarto miocardico acuto sono stati
studiati da diversi studi ed hanno condotto a risultati contraddittori.
Per risolvere i dubbi attuali, è stato intrapreso questo studio, concepito come studio di
coorte, in cui sono stati esaminati i dati di 21, 000 pazienti che erano sopravvissuti per
14 giorni dopo il ricovero per IMA, in un periodo che va dal 1995 al 1998.
La mortalità grezza ad un anno nel gruppo sottoposto a rivascolarizzazione precoce (entro
14 giorni dall'IMA) fu del 3% contro il 9% di pazienti trattati con terapia consevativa o
rivascolarizzazione più procrastinata nel tempo.
Anche dopo aggiustamento per variabili molteplici, la mortalità nel gruppo di intervento
risultò significativamente più bassa ad un anno di distanza (RR 0, 47).
Questi benefici risultarono indipendenti da età, sesso e tipologia di IMA.
Lancet 2002 May 25; 359: 1805-11
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Sincope cardiogena in pazienti con studio elettrofisiologico
negativo
Tachiaritmia o bradiaritmia sono di
solito le cause di sincope cardiogena, svelate dallo studio elettrofisiologico.
Ma vi è una certa percentuale di pazienti in cui lo studio elettrofisiologico è
negativo.
Per indagare su questa categoria di pazienti, sono stati applicati in 35 soggetti di
questo tipo, altrettanti registratori di eventi, che venivano arrestati subito dopo la
comparsa di sincope o episodio presincopale.
Il periodo di osservazione medio fu di 16 mesi.
6 (17%) pazienti andarono incontro a sincope ricorrente dopo una media di 6 mesi: in 3
casi si ebbe bradicardia (2 casi di blocco atrioventricolare ad insorgenza improvvisa
seguito da pause di lunga durata), in 2 casi si ebbe fibrillazione atriale cronica con
aumentata risposta ventricolare e in 1 caso si ebbe tachicardia sinusale.
In 143 pazienti (37%) che accusarono episodi presincopali, si osservarono lieve
tachicardia, tachicardia parossistica atriale o assenza di rilievi aritmologici. Solo in 1
caso si ebbe tachicardia ventriocolare parossisitica e sostenuta.
In conclusione: può capitare il caso di sincope cardiogena in pazienti con studio
elettrofisiologico negativo, anche se raramente.
La bradiaritmia è la causa più comune.
Circulation 2002 Jun; 105: 2741-5
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Statine e compliance del paziente anziano
Molti pazienti anziani che iniziano
una terapia con statine non riceveranno alcun beneficio dalla terapia perché smetteranno
di assumere la terapia troppo presto.
Due studi eseguiti in Canada e negli USA evidenziano infatti un bassa aderenza alla
prescrizioni di statine da parte dei pazienti ultra sessantacinquenni .
Lo studio canadese ha comparato l'aderenza alla terapia in 3 coorti di popolazioni di
pazienti con età oltre i 66 anni: 22.379 pazienti con recente sindrome coronarica acuta
(ACS), 36.106 pazienti con malattia coronarica cronica (CAD) e 85.020 pazienti in
prevenzione primaria con statine.
Il tasso di aderenza alla terapia valutato in due anni di osservazione è stato pari a
40.1% nei pazienti con sindrome coronarica acuta, 36, 1% nei pazienti con sindrome
coronarica cronica e 24, 5% nei pazienti in prevenzione primaria.
Lo studio statunitense ha esaminato una coorte di 34051 pazienti di almeno 65 anni di età
che aveva iniziato la terapia con statine nel periodo 1990 -1998 e li ha seguiti fino a
dicembre 1999.
L'aderenza alla terapia fu calcolata attraverso il PDC (Proportion of days covered) ogni
trimestre nel primo anno e ogni 6 mesi negli anni succesivi .I risultati dello studio
statunitense non sono molto diversi da quelli riportati nello studio canadese.Il PDC fu
del 79% nei primi 3 mesi di terapia 56% nel secondo trimestre, e soltanto 42% dopo 120
mesi.
Soltanto 1 paziente su 4 mantiene la terapia per un PDC di almeno 80% dopo 5 anni.
Dagli studi sono emersi 7 indici predittori indipendenti di scarsa compliance: razza non
bianca, basso reddito, età avanzata, inferiore morbilità all'inizio della terapia,
depressione, demenza, eventi coranarici dopo l'inizio della terapia.
JAMA, 2002; 288: 462-467; JAMA,
2002; 288: 455-461
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La Terapia Ormonale Sostitutiva in coronaropatiche non evidenzia
utilità
Lo studio HERS (Heart and
Estrogen/progestin Replacement Study) non aveva dimostrato differenze tra donne
coronaropatiche (età media 67 anni) che facevano o meno uso di terapia ormonale
sostitutiva in postmenopausa (TOS).
In questo lavoro i ricercatori riportano i risultati della ulteriore osservazione per 2.7
anni di 2300 donne facenti parte del gruppo originale.
Non si evidenziò neppure in questa occasione un calo nel tasso di eventi coronarici o
eventi cardiovascolari secondari tra le donne che assumevano TOS a paragone di quelle che
assumevano placebo. Vennero considerati, nel calcolo, anche parecchi fattori di possibile
bias, incluso l'uso di statine, che non cambiò il risultato finale. Durante i complessivi
6.8 anni di terapia, il gruppo di trattamento mostrò un incremento significativo nel
rischio di trombosi e di intervento chirurgico alle vie biliari (RR 2.08 e 1.48
rispettivamente).
Il gruppo in trattamento mostrò una maggiore propensione ad andare incontro a frattura
dell'anca rispetto al gruppo placebo (P=0.006). L'incidenza di neoplasia apparve
paragonabile nei due gruppi, e il tasso di mortalità si mostrò alto in entrambi i gruppi
senza differenze significative tra l'uno e l'altro.
Grady D et al
Cardiovascular disease outcomes duriong 6.8 years of hormone therapy: Heart and
Estrogen/progestin Replacement Study follow-up (HERS II).
JAMA 2002 Jul 3; 288:58-66
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Women's
Health Initiative (WHI): la TOS è quasi inutile, forse dannosa
Il comitato di valutazione dei
risultati dello studio WHI ha stoppato, dopo un follow-up di 5.2 anni (era stato
preventivata una durata di 8.5 anni) il trial randomizzato e controllato sui rischi e
benefici della terapia ormonale combinata in donne sane. Sono entrate in questo studio
16.608 donne, di età media di 63 anni, con apparato genitale normale. Il trattamento era
composto da estrogeni equini coniugati (625 mg/die) combinati con medrossiprogesterone
(2.5 mg/die).
Le donne trattate con TOS dimostrarono un rischio significativamente aumentato di
cardiopatia ischemica (RR 1.29), ictus (1.41), embolia polmonare (2.13) e rischio
aumentato di tumore della mammella significativamente al limite (RR 1.26).
Le donne trattate con TOS dimostrarono una riduzione del rischio di tumore del colon (RR
0.63) e di fratture dell'anca (RR 0.66).
Il tasso di mortalità globale non differì tra i gruppi.
Un trattamento di 10.000 donne/anno mediante TOS combinata produce 23 casi in più di
cardiopatia ischemica, ictus e embolia polmonare e 8 casi in più di carcinoma invasivo
della mammella contro 6 casi in meno di tumore colorettale e 5 fratture in meno del collo
del femore.
(Nota: Sembra che si renda
necessaria una verifica in ambito di TOS in perimenopausa, anche tenendo conto delle
diverse vie di somministrazione (cerotti transdermici) entrate nell'uso clinico).
Writing Group for the Women's
Health Initiative Investigators
Risks and benefits of estrogen plus progestin in healty postmenopausal women: Principal
results from the Women's Health Initiative randomized controlled trial
JAMA 2002 Jul 17; 288: 321-33
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APPROFONDIMENTI
Acne vulgaris: lo stato dell'arte
(Riassunto da: Guy F
Webster, BMJ volume 325, 31 AUG 2002, pag. 475-478 - trad. di Bruno Dell'Aquila)
L'acne volgare è un problema comune
e affligge quasi tutti gli adolescenti e molti adulti. Sebbene la salute generale non è
compromessa, l'acne può produrre cicatrici cutanee ed emozionali che durano tutta la
vita, conducendo persino a ridotta capacità lavorativa in età adulta. Fortunatamente,
l'acne è prevalentemente una condizione trattabile, e questa review fornisce un panorama
degli attuali trattamenti.
Patogenesi
L'acne ha un'eziologia complessa, ed
è localizzata ai follicoli pilosebacei del capo e del tronco superiore, poiché le
ghiandole sebacee in queste aree sono particolarmente attive. La lesione primaria
dell'acne è il microcomedone, una inclusione e distensione del follicolo con cheratociti
scorrettamente desquamati e sebo. Lo stimolo per la comedogenesi è dubbio.
Durante la pubertà, quando gli
androgeni stimolano la produzione di sebo, i preesistenti comedoni si riempiono di lipidi
e possono ingrandirsi divenendo visibili, con possibili segni di infiammazione. I comedoni
che si infiammano sono quasi sempre invisibili prima dello sviluppo della pustola.
L'acne infiammatoria è il risultato
della risposta dell'ospite verso il Propionibacterium Acnes, che colonizza il
follicolo, è membro della normale flora batterica ed è un innocuo saprofita, largamente
incapace di invasione tessutale, o di seria infezione. Il micro-organismo metabolizza i
trigliceridi del sebo, consumando la frazione glicerolica e liberando gli acidi grassi.
Come conseguenza della crescita e del metabolismo, il P. Acnes produce fattori
chemiotattici per i neutrofili. Il P. Acnes inoltre attiva il complemento ed è
generalmente infiammatorio quando è portato in contatto con il sistema immunitario.
Valutazione della severità della
malattia e impatto sul paziente
Il primo passo nel trattare l'acne
è quello di valutare la gravità della malattia. La gravità dell'acne è spesso
sovrastimata dal paziente, e minimizzata dal medico. Gli adolescenti in particolare sono
marchiati da una modesta acne comune. Ai loro occhi un acne severa può significare la
rovina. Perciò la semplice conta delle pustole è utile solo parzialmente; è di scarso
beneficio eliminare il 95% delle lesioni se il paziente rimane con numerose lesioni
deturpanti.
Schemi di grading che usano la conta
delle lesioni sono di uso maggiore negli sudi clinici piuttosto che nella pratica clinica.
È preferibile focalizzarsi sulle più gravi delle lesioni presenti, dal momento che un
loro trattamento adeguato darà un risultato in tutte le lesioni minori.
L'acne può essere classificato in 4
tipi principali:
- comedonico puro (Acne non
infiammatorio),
- papuloso lieve,
- papuloso grave,
- nodulare o cicatrizzante.
Dissipare le errate idee popolari
I pazienti minorenni (e di solito
anche i loro genitori) sostengono delle errate idee comuni circa l'acne che devono essere
respinte prima di iniziare il trattamento. L'acne non deriva da cattivi comportamenti, né
si tratta di un malattia dovuta a scarsa igiene. L'acne non ha nulla a che fare con la
mancanza di pulizia. Il punto nero del comedone è costituito da sebo ossidato, non da
sporco, e non può essere rimosso strofinando. Un lavaggio vigoroso può in realtà far
peggiorare le cose.
L'alimentazione non ha mai mostrato
avere un grande effetto sull'acne. Inoltre il paziente ha bisogno di comprendere che il
trattamento topico previene nuove lesioni, non elimina quelle già formate. Perciò il
trattamento deve essere applicato fedelmente a tutta la cute che può essere affetta, non
solo sulle lesioni visibili.
I regimi terapeutici dovrebbero
essere semplici
Molti medici sembrano essere tentati
di usare almeno cinque o sei trattamenti. L'autore ritiene che la maggior parte dell'acne
può essere trattata con due, al massimo tre, farmaci per volta. La mancata risposta ad un
trattamento entro quattro-otto settimane, dovrebbe condurre ad un sostanziale cambiamento
del trattamento, non alla semplice aggiunta di un altro preparato. Oltre ad aumentare la
spesa con scarso beneficio, i trattamenti complessi sono usualmente più irritanti, e
presentano problemi di compliance.
- Acne comedonica
L'acne non infiammatoria è la forma
più leggera della malattia, ma può essere la più difficile da trattare. I comedoni sono
di solito fermamente posizionati nel follicolo, e se non trattati possono manifestarsi
senza alcun grado di aggressività. La tretinoina, l'isotretinoina, l'adapalene
e il tazarotene sono retinoidi topici che, se applicati tutti i giorni,
inibiscono la formazione dei comedoni, e di solito risolvono ogni grave forma di acne
comedonica in pochi mesi. L'unico effetto collaterale maggiore è l'irritazione, che è
maggiore dopo poche settimane, ma per questa irritazione di solito è sufficiente una
semplice idratazione. Data l'intrinseca irritabilità della loro pelle, i soggetti atopici
possono non tollerare i retinoidi anche viene fatto un adeguato trattamento idratante. L'acido
azelaico è un acido dicarbossilico con modesti effetti antibatterici e comedolitici.
È la preparazione meno irritante. L'effetto collaterale della ipopigmentazione può
essere desiderabile in alcuni pazienti: nei pazienti di carnagione scura l'infiammazione
può esitare in iperpigmentazione che può persistere per settimane o mesi.
- Acne infiammatoria
Trattamento topico
La forma lieve di acne
papulo-pustoloso raramente dà esiti cicatriziali e risponde tipicamente ad un aggressivo
trattamento topico applicato due volte al dì. Di solito si prescrivono due farmaci
un antibatterico ed un comedolitico. Il Benzoil perossido 2, 5-10% è
estremamente attivo sul P. acnes. Il suo svantaggio maggiore è l'irritazione che
può essere ridotta al minimo usando concentrazioni più basse in un veicolo
cremoso. L'eritrocina e la clindamicina topiche sono disponibili come soluzioni alcoliche,
lozioni, creme e gel, tutte egualmente efficaci. Una combinazione di clindamicina e
benzoil perossido in gel è superiore al solo antibiotico topico. L'acido azelaico in
crema al 20% è anche un efficace alternativa alle preparazioni topiche di macrolide.
È stata segnalata l'acquisizione di
antibiotico-resistenza da parte del P. acnes durante il trattamento, più spesso
con la clindamicina o l'eritrocina topica, e l'autore trova che nessuno di questi due
farmaci è utile se non è combinato con il benzoil perossido. Quando si sospetta una
resistenza non c'è bisogno di eseguire colture o test di sensibilità. La mancata
risposta al trattamento entro otto settimane dovrebbe indurre automaticamente a cambiare
il trattamento. Altre opzioni per il P. acnes resistente sono gli antibiotici e
l'isotretinoina orale.
Trattamento orale
Antibiotici
L'acne resistente al trattamento
topico, o che si manifesta in forma cicatriziale o nodulare, richiede l'uso di antibiotici
orali. Molti degli antibiotici utili nell'acne hanno anche un'attività
anti-infiammatoria, che è quasi altrettanto importante dell'effetto sul P. acnes
stesso. L'eritromicina per os è stato un comune trattamento per l'acne, ma l'insorgere di
resistenze ne ha grandemente ridotto l'utilità. Molti medici preferiscono iniziare con
tetraciclina 1g/die in dosi frazionate. L'autore trova che spesso ciò sia insufficiente,
e di solito inizia con doxiciclina o minociclina alla dose di 75-200mg/die. Dosi minori
possono essere utili per il trattamento di mantenimento. La resistenza acquisita alla
doxiciclina o alla minociclina è meno comune di quella all'eritromicina, ma è comunque
una preoccupazione, e l'uso di questi farmaci dovrebbe essere limitato a quei pazienti che
realmente ne necessitano. I pazienti vengono istruiti ad assumere il farmaco con il cibo;
dovrebbero essere avvertiti che possono più facilmente scottarsi al sole. Raramente una
sindrome da ipersensibilità (dall'orticaria al lupus da farmaci) può essere causata
dalla minociclina. Nella gran maggioranza dei pazienti, gli antibiotici orali possono
essere continuati per mesi o anni con scarsa preoccupazione, la sicurezza nell'uso di
questi farmaci è registrata da decadi.
Se non possono essere usate la
minociclina o la doxiciclina, le alternative comprendono il co-trimoxazolo e la
ciprofloxacina. Il rischio di resistenza acquisita con questi farmaci non è stato
studiato nel lungo periodo, ma è ovviamente una preoccupazione, e l'uso di questi farmaci
dovrebbe essere ridotto al minimo. Generalmente le penicilline e le cefalosporine non sono
molto efficaci nel trattamento dell'acne.
Poiché tutta l'acne inizia con
"l'inzeppamento" follicolare, si deve associare al trattamento con antibiotici
orali un trattamento comedolitico topico, come la tretinoina, il tazarotene, o
l'adapalene, e molti pazienti traggono grande beneficio da tale associazione. Anche con
una terapia di combinazione il medico non si dovrebbe aspettare di vedere un miglioramento
massimale prima di 6-8 settimane. Quando l'acne del paziente è controllata ad un livello
soddisfacente, il trattamento di mantenimento dovrebbe essere intrapreso. Il trattamento
topico con retinoidi o benzoil-perossido è spesso sufficiente per un controllo a lungo
termine.
Trattamento ormonale
Le donne affette da
mascolinizzazione hanno una più alta incidenza di acne, ma è sbagliato concludere che le
donne con l'acne abbiano tutte uno squilibrio ormonale. In realtà, i livelli di androgeni
non si correlano con la severità della malattia nei pazienti affetti da acne. L'acne
resistente al trattamento, specie nelle donne con cicli irregolari, dovrebbe essere
studiato con almeno il dosaggio del testosterone totale e libero, e del
deidroepiandrosterone solfato (DEHA-S). Se questi livelli sono aumentati si possono
intraprendere 4 approcci:
- soppressione con basse dosi di
corticosteroidi orali;
- contraccezione orale;
- ciproterone acetato;
- spironolattone.
Isotretinoina
L'isotretinoina rivoluzionò il
trattamento dell'acne severa circa 20 anni fa. È un retinoide sintetico che inibisce la
differenziazione delle ghiandole sebacee, corregge il difetto di cheratinizzazione nel
follicolo, ed ha anche una certa attività anti-infiammatoria. La sua indicazione
principale è l'acne nodulare severa, ma viene usato comunemente anche per l'acne
resistente al trattamento antibiotico. Gli effetti collaterali sono per lo più
dose-correlati, e non sempre banali. Molti pazienti si lamentano di secchezza della pelle,
delle labbra e degli occhi. Nella stagione asciutta è comune osservare epistassi e
leggere eruzioni di dermatite atopica indotta dal farmaco. Circa un terzo dei pazienti
mostra aumentati livelli di trigliceridi durante il primo mese di trattamento. Di solito
modificando la dieta o riducendo il dosaggio si evita che i trigliceridi aumentino troppo.
L'assottigliamento dei capelli non è comune ma può essere di grande stress per il
paziente. Raramente i pazienti si lamentano di mialgie mentre assumono l'isotretinoina, e
mostrano un sostanziale aumento dei livelli sierici delle aminotrasferasi muscolari.
Tipicamente questi pazienti si sottopongono a vigorosi esercizi. Poiché raramente i
medici chiedono il dosaggio della creatin-chinasi, spesso viene scorrettamente
diagnosticata una epatite da farmaco. La riduzione dell'esercizio fisico e la riduzione di
dosaggio del farmaco di solito risolve il problema. La depressione psichica è un raro
effetto collaterale dell'isotretinoina, ma un convincente legame con il farmaco non è
stato documentato. Una diminuita visione notturna può essere documentata, ma raramente è
notata dai pazienti. Infine i pazienti con lesioni severamente infiammate, specialmente
del torace e della schiena, possono avere un aggravamento importante della malattia, con
disturbi sistemici simili a quelli visti nell'acne fulminante. Il prednisone 20-40 mg/die,
in associazione con basse dosi iniziali di isotretinoina è indicato in questi pazienti.
Il più importante effetto
collaterale dell'isotretinoina è la teratogenicità. Una contraccezione efficace è
necessaria per tutte le donne che assumono il farmaco, e dovrebbe essere continuata per un
periodo mestruale oltre il termine del trattamento. Dopo un ciclo di isotretinoina, la
fertilità e lo sviluppo fetale ritornano normali una volta che i livelli plasmatici di
isotretinoina sono tornati nella norma. Non ci sono effetti deleteri conosciuti sulla
fertilità maschile.
I pazienti dovrebbero essere
monitorizzati routinariamente. I test preliminari dovrebbero comprendere il profilo
lipidico, le aminotrasferasi, l'emocromocitometrico completo, e nelle donne due test di
gravidanza negativi. Dopo un mese questi test dovrebbero essere ripetuti. Se i risultati
sono normali e non c'è incremento della dose di isotretinoina, sarà necessario ripetere
ogni mese solo il test di gravidanza.
Il dosaggio corretto
dell'isotretinoina è controverso. L'autore preferisce usare 1 mg/Kg/die. Dosaggi più
bassi spesso richiedono una durata del trattamento più lunga dei 5-6 mesi standard, ed
hanno un tasso di fallimento a lungo termine più alto.
Acne e gravidanza
L'eritromicina, sia topica che
orale, è sicura in gravidanza, sebbene spesso mal tollerata in pazienti il cui sfintere
esofageo inferiore è già rilassato dalla gravidanza. Il benzoil-perossido si decompone
rapidamente in acido benzoico e perossido di idrogeno, ed è sicuro. La tretinoina
topicain gravidanza è teoricamente sicura poiché i livelli circolanti di vitamina A non
cambiano con il trattamento topico. Comunque molti medici evitano il suo uso fin dopo il
parto. Non è stato osservato un aumento nelle anormalità fetali i donne che usavano la
tretinoina topica durante la gravidanza.
Commento: una prospettiva di
trattamento dell'acne in sede di assistenza primaria nel Regno Unito. BMJ volume 325,
31 AUG 2002, pag. 478-479; www.bmj.com
Non esistono linee guida nazionali
nel trattamento dell'acne nel Regno Unito, sebbene alcuni ne confidino, e le autorità
sanitarie locali talora ne abbiano. Il British National Formulary e il MeReC
Bulletin forniscono alcune informazioni e il National Institute for Clinical
Excellence fornisce suggerimenti in riferimento soprattutto alle cure di secondo livello.
Poiché il microcomedone è il precursore di molte lesioni acneiche, è ragionevole
introdurre nel trattamento un retinoide topico (o un farmaco simil-retinoide come
l'Adapalene). Tali farmaci riducono la formazione dei comedoni. I retinoidi dovrebbero
essere usati precocemente, e continuati attraverso la maggior parte del programma di
trattamento. Un retinoide topico può essere usato nel pomeriggio ed un agente
antibatterico al mattino. È importante enfasizzare il beneficio del benzoil-perossido,
che può invertire i crescenti problemi di resistenza del Propionibacter acnes. Il
benzoil perossido può essere usato in combinazione con gli antibiotici topici e
sistemici, o durante l'interruzione del trattamento antibiotico.
Concordiamo che quando è necessario
un antibiotico la prima scelta sia l'ossitetraciclina. Preparati più costosi non hanno
dimostrato di essere più efficaci. Come farmaco di seconda scelta la minociclina è una
valida opzione. I medici generalisti dovrebbero essere consapevoli dei possibili effetti
collaterali, soprattutto del Lupus indotto da farmaci.
I pazienti dovrebbero essere
avvertiti che non si devono aspettare altro che piccoli miglioramenti durante il primo
mese, dopo di che potrebbero avere un miglioramento del 20% ogni mese successivo. Dopo
aver ottenuto con successo il controllo della malattia, è essenziale proseguire con una
terapia di mantenimento topica. Gli antibiotici orali dovrebbero essere reintrodotti in
caso di ricaduta.
Alle donne affette da acne, che
necessitano di una contraccezione farmacologica per ragioni ginecologiche, viene spesso
prescritto il ciproterone acetato con estrogeno associato ed il trattamento topico.
L'isotretinoina orale è altamente efficace nel trattamento dell'acne, ma nel Regno Unito
può essere prescritto solo a livello specialistico a causa della sua teratogenicità e
per il rischio di effetti avversi di tipo psichiatrico. Negli USA è molto diffusa la
prescrizione di contraccettivi ed isotretinoina orale. Nel Regno Unito non vi sono ancora
linee guida. L'idea di prescrivere l'isotretinoina orale ad un livello più ampio è
ancora oggetto di controversia. Se più medici generalisti con interessi dermatologici
fossero capaci di gestire la prescrizione di isotretinoina, si potrebbero ridurre i tempi
di attesa per le cure di secondo livello. In ogni caso, ogni piccolo cambiamento nel
limite alla prescrizione di isotretinoina potrebbe avere importanti implicazioni
finanziarie per il servizio sanitario nazionale.
Indicazione non approvata in
Italia (n.d.t.)
BMJ volume 325, 31 AUG 2002, pag. 475-478
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MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Rubrica
gestita dall'ASMLUC:
Associazione Specialisti in Medicina Legale Università
Cattolica (a cura di D.Z.)
Bioflavonoidi
e gravidanza
Con Comunicato del
Ministero della Salute (Gazzetta Ufficiale n. 167 del 18.07.02) è stato sottolineato che
" la problematica concernente la sicurezza d'uso dell'assunzione di supplementi di
bioflavonoidi durante la gravidanza è attualmente oggetto di approfondimento a seguito
della segnalazione, per alcune di tali sostanze, della possibilità di aumento del rischio
di gravi patologie, pur rare, nel primo anno di vita...".
Per questo motivo il Ministero ha disposto l'inserimento nell'etichetta di integratori che
contengano tali sostanze della seguente avvertenza: "Non assumere durante la
gravidanza".
È da tener presente che numerosi prodotti farmaceutici cosiddetti "venotropi",
di larga diffusione e non considerati finora controindicati in gravidanza (prescritti
frequentemente per disturbi vascolari periferici, siano classificati (con la sigla CO5CA)
in questa categoria. Tra questi, la Diosmina, la Mirtillina, l'Escina, la Troxerutina, il
Rutoside, l'Oxerutina. Benchè il provvedimento ministeriale sia specificatamente
indirizzato agli integratori, è importante tener presente questo aspetto anche nella
prescrizione di specialità farmaceutiche.
Daniele Zamperini,
riportato su "Tempo Medico"
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Legale
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Cartella clinica e privacy
È stata riportata da
diverse Agenzie di Stampa la sentenza 30150 della III sezione penale della Cassazione; con
tale sentenza la Corte ha assolto un dipendente ospedaliero ed il parente di un ex
ricoverato dall'accusa di violazione di segreto d'ufficio in quanto il dipendente aveva
rilasciato al familiare del ricoverato la copia della cartella clinica della degenza senza
il preventivo consenso dell'interessato.
La Cassazione ha infatti affermato che "non ricorrono gli estremi di questo
reato" [violazione di segreto d'ufficio].
Infatti afferma la Cassazione che "la cartella clinica pur essendo atto attinente a
notizie riservate, non costituisce documentazione relativa a notizie d'ufficio
segrete...".
È però da sottolineare che la sentenza, pur assolvendo gli imputati, ha tuttavia
ribadito la natura riservata di tale documentazione. È stata sottolineato che appunto
"non ricorrono gli estremi di questo reato", ma non ha affermato la liceità di
tale comportamento.
Sembrerebbe quindi che la Cassazione abbia voluto ben specificare che l'assoluzione
riguardasse specificatamente gli estremi del reato di violazione di segreto d'ufficio, ma
non sia esclusa la possibilità che tale comportamento configuri altri eventuali reati.
Le informazioni della cartella clinica ("riservate", ha sottolineato la Corte)
sono protette infatti da altre normative, come la legge sulla privacy, per cui è da
ritenersi probabile che, nel caso l'accusa fosse stata basata su tale violazione, la
decisione della Corte sarebbe potuta essere diversa.
È importante che il medico, senza fraintendere la portata della sentenza di Cassazione,
continui a proteggere la riservatezza dei dati contenuti nelle cartelle cliniche, perchè
la legge sulla privacy prevede gravi sanzioni penali, oltre alle sanzioni che
scatterebbero eventualmente in sede civile.
Daniele
Zamperini
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Cautela nella terapia ormonale sostitutiva (TOS o HRT)
Il Ministero della
Salute ha emanato il comunicato del 17 luglio 2002 nel quale si discutono le ultime
novità scientifiche riguardanti l'uso della terapia ormonale sostitutiva.
Come riportato più dettagliatamente nelle Pillole di questo mese, sono state infatti
pubblicati su JAMA (2002;288:321-333) i risultati di una ricerca randomizzata mirante ad
esaminare i rischi benefici di questa terapia (studio WHI) interrotto prima della scadenza
naturale in seguito al rilievo di un livello di rischio troppo elevato. Lo studio prendeva
in esame oltre 16.000 donne in postmenopausa, non isterectomizzate, cui venivano
somministrati estrogeni coniugati (0, 625 mg/die) più medrossiprogesterone (2, 5 mg/die)
oppure placebo. Lo studio, previsto per 8, 5 anni, è stato interrotto dopo 5 anni in
quanto è stato osservato, nel braccio trattato con ormoni, un aumento di rischio per
varie patologie.
I risultati hanno evidenziato come ogni per ogni 10.000 donne che utilizzano questo
particolare tipo di estrogeni estro estrogeni coniugati si contano o lo casi di cancro al
seno in piu, '7 casi di patologie cardiache in più, 7 casi di ictus in più, 8 casi in
più di embolia polmonare.
I benefici consisteva invece essenzialmente nella riduzione del cancro al Colon (10-16
casi in meno) e nella riduzione di frattura dell'anca (10-15 casi in meno ogni 10.000).
Il ministero indica perciò, in definitiva, cautela nell'effettuazione di terapia
ormonale sostitutiva con alcune raccomandazioni:
Non usare la TOS
(con questa combinazione di farmaci) per la prevenzione dell'osteoporosi o per la
prevenzione della cardiopatia ischemica, ma di limitarla alla prevenzione dei disturbi
post-menopausa.
Non si ritiene
necessario interrompere i trattamenti in atto ma monitorare attentamente le donne in
trattamento.
Il
ministero sottolinea come altri studi abbiano evidenziato, con trattamenti
estro-progestinici a diversi dosaggi, un aumento di rischio di cancro del seno (JAMA 2002;
288:366-367).
(Commento: In effetti
problemi analoghi erano stati evidenziati dallo studio HERS II pubblicati su JAMA il 3
luglio. Non mancano le voci critiche: molti studi osservazionali hanno invece evidenziato
una netta prevalenza dei benefici sui rischi; si punta anche l'accento sulle diverse
composizioni estrogeno-progestinico usate in terapia e su un possibile (ma ancora non
dimostrato) diverso profilo di rischio dei cerotti agli estrogeni, attualmente molto
diffusi. È indubbio però che, di fronte a studi clinici controllati, sia necessaria una
doverosa cautela. DZ)
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Esenti
da IVA le professioni sanitarie
Il decreto del Ministero della
Salute, 17/05/2002 (G.U. 189 del 13/08/02) che individua le prestazioni sanitarie esenti
da IVA, ha ampliato la platea dei contribuenti esenti da questa imposta. Infatti,
ribadendo che le prestazioni esenti devono essere quelle finalizzate alla diagnosi, cura e
riabilitazione della persona, tenendo conto dell'entrata a regime dei diplomi abilitanti
all'esercizio delle professioni sanitarie, ha decretato che siano esenti da IVA i biologi,
gli psicologi, gli odontoiatri, gli operatori elencati nel D.M. 19/3/2001 che eseguono le
prestazioni elencate nei rispettivi profili professionali.
Le figure individuate in questo articolo sono, essenzialmente:
- "professioni sanitarie
infermieristiche e professione sanitaria ostetrica":
a) infermiere;
b) ostetrica/o;
c) infermiere pediatrico.
- "professioni sanitarie
riabilitative":
a)
podologo;
b) fisioterapista;
c) logopedista;
d) ortottista - assistente di oftalmologia;
e) terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva;
f) tecnico della riabilitazione psichiatrica;
g) terapista occupazionale;
h) educatore professionale.
- "Professioni tecnico
sanitarie":
a) tecnico
audiometrista;
b) tecnico sanitario di laboratorio biomedica;
c) tecnico sanitario di radiologia medica;
d) tecnico di neurofisiopatologia. tecnico ortopedico;
e) tecnico audioprotesista;
f) tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare;
g) igienista dentale;
h) dietista.
- "professioni tecniche della
prevenzione":
a) tecnico
della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro;
b) assistente sanitario.
L'esenzione dall IVA vale anche per
gli stranieri sia pure extracomunitari che esercitino in Italia in base a titoli
riconosciuti dal nostro ordinamento.
Daniele Zamperini
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Non
associare simvastatina e amiodarone!
La GU del 2.09.02 sono ha pubblicato
due Decreti Ministeriali modificano le schede tecniche dei farmaci a base di simvastatina
ed amiodarone, con l'inserimento di notizie rilevanti concernenti l'interazione tra le due
sostanze.
Il Ministero ha evidenziato che "il rischio di miopatia/rabdomiolisi è notevolmente
aumentato dall'uso concomitante di simvastatina a dosi elevate e amiodarone. Pertanto per
i pazienti che assumono simvastatina in tempia concomitante con amiodarone, il dosaggio di
simvastatina non deve superare i 20 mg/die.
Nel corso di uno studio clinico non ancora concluso è stato osservato un aumento
del rischio di miopatia di 10 volte, da 0, 5% a 5, 4%, nei pazienti trattati con
simvastatina al dosaggio di 80 mg e amiodarone.
Pertanto nei pazienti che assumono simvastatina in terapia concomitante con amiodarone, il
dosaggio di simvastatina non deve superare i 20 mg/die".
Considerando che l'amiodarone è un antiaritmico diffusamente usato, e che la simvastatina
è indicata nella terapia secondaria di soggetti infartuati, è possibile che un numero
non indifferente di soggetti possa far uso di entrambe le sostanze.
Non è ben chiaro il criterio in base al quale viene stabilità una soglia (di 20 mg. di
sinvastatina) sotto la quale l'associazione è ritenuta tollerabile, tuttavia è
importante adeguare immediatamente i dosaggi alle nuove disposizioni ministeriali, a
scanso di gravi complicazioni medico-legali in caso di effetti avversi.
Daniele Zamperini (riportata su
Tempo Medico)
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Vietato il catgut di provenienza bovina
Il Ministero della Salute, Con
DECRETO 16 Luglio 2002 (GU N. 192 Del 17-8-2002)
Ha ritenuto di vietare, in via cautelare per motivi di sanità pubblica, con riferimento
alla particolare situazione di emergenza sanitaria determinata dalla encefalopatia
spongiforme bovina, l'utilizzazione e la immissione in commercio in Italia di materiale
per suture chirurgiche di provenienza da intestino bovino, ovino e caprino e di
dispositivi medici contenenti materiale di origine da tessuti od organi ad alto rischio di
infettività TSE (dura madre, cervello e midollo spinale).
È stata quindi vietata la utilizzazione, la importazione e l'immissione in commercio
catgut nella cui produzione siano impiegati materiali provenienti da intestino bovino,
ovino e caprino; i medici che ne detenessero delle scorte dovranno evitarne
l'utilizzazione.
(Commento: la mancata ottemperanza a queste disposizioni può comportare gravi problemi di
responsabilità professionale per effetti secondari negativi comunque collegati all'uso di
tali prodotti)
Daniele Zamperini (riportato su
"Tempo Medico")
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PRINCIPALI NOVITÀ IN GAZZETTA UFFICIALE: mese di mese di
luglio-agosto-settembre 2002 (a cura di Marco Venuti)
La consultazione dei documenti citati, come pubblicati in Gazzetta
Ufficiale, è fornita da "Medico & Leggi" di Marco Venuti: essa è libera
fino al giorno 21.10.2002. Per consultarli, cliccare qui
|
DATA
GU |
N° |
TIPO
DI DOCUMENTO |
TITOLO |
DI
CHE TRATTA? |
02.09.02 |
205 |
Decreto del Ministero della Salute |
Modifica degli stampati di specialità medicinali contenenti simvastatina |
Viene segnalata una importante interazione con l'amiodarone (allegato 1) |
17.08.02 |
192 |
Decreto del Ministero della Salute |
Misure di protezione nei confronti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili
relativamente ai dispositivi medici |
Comprese anche le suture chirurgiche riassorbibili |
10.08.02 |
187 |
Legge 178/02 |
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138,
recante interventi urgenti in materia tributaria, di privatizzazioni, di contenimento
della spesa farmaceutica e per il sostegno dell'economia anche nella aree svantaggiate |
Di interesse solo l'articolo 9 (Finanziamento della spesa sanitaria e prontuario) |
10.08.02 |
187 |
Commissione di Garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi
pubblici essenziali |
Codice di autoregolamentazione per l'esercizio del diritto di sciopero dei medici
aderenti alla Federazione italiana medici di medicina generale nei comparti
dell'assistenza primaria, della medicina dei servizi, della continuità assistenziale e
dell'emergenza medica con rapporto di lavoro convenzionato con il SSn. Procedure di
raffreddamento e conciliazione |
........... |
03.08.02 |
181 |
Decreto del Ministero della Salute e del Ministero della Giustizia |
Individuazione del personale operante negli istituti penitenziari, nei settori
della prevenzione e della assistenza ai detenuti e agli internati tossicodipendenti |
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