GIUGNO 2000 |
PILLOLE
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Patrocinate da SIMG Roma |
Periodico
di aggiornamento e varie attualita' a cura di:
Daniele Zamperini md8708@mclink.it, Amedeo Schipani mc4730@mclink.it,
Responsabili della versione "illustrata" in formato Acrobat:
Massimo Angeloni mc1448@mclink.it Maurizio Pino mpino@itelcad.it
"GEMELLATA" con Med-News di Enzo Brizio (eb98@multiwire.net)
Il file, su semplice richiesta,
viene inviato gratuitamente. Si invita caldamente ad attuare l' iscrizione anche alla
lista"gemella". L' archivio dei numeri precedenti e' consultabile su: http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm
(Visitate anche le altre pagine,
sono ricche di informazioni!)
INDICE GENERALE |
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA
Rubrica gestita dall' ASMLUC:
Associazione Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica
CONGRESSI E CONVEGNI
I convegni segnalatici dai colleghi vengono comunicati e
conservati, fino a scadenza, sul Sito Web. Non ci assumiamo responsabilita' sulla qualita'
dei contenuti ne' dell' organizzazione degli stessi. Da
ciascun titolo e' linkabile la locandina. Per ulteriori informazioni contattare i
redattori.
Le nuove segnalazioni :
Giornate medico-legali Romane ed Europee (Roma 26-28 giugno 2000)
XIII Convegno Nazionale AMD, (Torino 9-12 maggio 2001)
XII Giornate Diabetologiche Sarde (Quartu S. Elena, Cagliari, 1-4 ottobre 2000)
"SCRIPTA MANENT"
CHI HA ASSASSINATO JFK?
E' stato presentato, in un Convegno organizzato presso l' Universita' Cattolica di Roma, un poderoso e documentatissimo testo sull' assassinio di JFK. Vengono minuziosamente esaminate ed interpretate, anche con la consulenza di esperti di altissimo livello, tutte le notizie e le circostanze dell' evento.
Per maggiori notizie sul libro, clicca qui durante la navigazione.
UTILITA'
Pillole di buonumore
(Le barzellette sono tratte dalla raccolta dal dr. Zap, e sono scaricabili a centinaria su
http://piazzetta.sfera.net (Ridiamoci Sopra)
Omaggio a Woody Allen, pseudonimo di Alan Stewart Konisberg, nato a New York nel 1935
"Oh, sei in analisi". Si' da 15 anni". "15 anni? ".
"Si', adesso gli do
un altro anno di tempo e poi vado a Lourdes".
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PILLOLE |
Novità nel trattamento dei diabetici insulino-dipendenti: l' insulina
"glargine"
Per lanno 2000 sono attese le registrazioni della
commercializzazione negli USA e in Europa dellanalogo dellinsulina a lunga
durata dazione "glargine". Cio portera notevoli cambiamenti
nella gestione del diabetico insulino-dipendente.
Siccome la sola somministrazione delle insuline rapide non copre interamente nella
giornata ed espone quindi i soggetti a oscillazioni della glicemia che devono essere
regolate da un livello basale dinsulina costante nel tempo, era uso finora, nel
trattamento di tali soggetti, associare la somministrazione di insuline a rapida
attivita (insuline pronte o lispro) a insuline lente o NPH, forme ritardo che
avrebbero dovuto mantenere un livello di insulinemia costante nelle 24 ore mimando il
livello basale di insulina del soggetto normale e non diabetico. Nel 1946 Hagerdon
introdusse insulina NPH; nel 1951 Hallas Moller introdusse l' insulina lenta. A distanza
di 50 anni queste derivazioni insuliniche rappresentano ancora il cardine della terapia
dellinsulina basale.
Si tratta di preparazioni insuliniche nelle quali linsulina ad azione rapida e
precipitata con additivi che formano cristalli insolubili nel tessuto sottocutaneo e
quindi ritardano lassorbimento del principio attivo. Per lNPH ladditivo
e' la protamina; per la lenta il fattore di cristallizzazione e' l' eccesso di zinco. L'
insulina lenta a sua volta puo esistere in forma cristallina, amorfa o
microcristallina; la forma cristallina e la piu insolubile e quindi di
piu lunga durata, ed e' conosciuta col nome di "ultralenta". La forma
amorfa e' quella assorbita piu rapidamente ed e chiamata
"semilenta". L' isulina commercializzata come "lenta" e' costituita in
realta' da una miscela del 70% della forma ultralenta ed del 30% della forma semilenta. L'
attivita' biologica dellinsulina NPH e della lenta e caratterizzata da un
picco alla V-VI ora dall iniezione e un decremento importante di attivita dopo
la VI-VIII ora.
I problemi che nascono dall' uso di queste insuline sono di due tipi:
Linsulina "glargine", che dovrebbe venir registrata nellanno 2000, e prodotta con tecnologia del DNA ricombinante. La sua particolare composizione rende la molecola piu solubile a un PH acido e meno solubile al PH fisiologico neutro del tessuto sottocutaneo. Di conseguenza linsulina glargine ha un assorbimento ritardato e prolungato dal suo sito diniezione. Non puo essere mescolata ad altre insuline essendo a PH acido mentre linsulina umana regolare o la lispro sono a PH neutro. Studiata in soggetti umani si e dimostrato che, dopo liniezione sottocutanea,
La cosa piu importante di tutte e' che con linsulina
glargine il profilo dazione e stato piatto e costante senza picchi e discese,
molto piu simile a quella della secrezione fisiologica basale umana. Gli studi
finora disponibile hanno dimostrato che l' uso combinato di "glargine" associata
con l' insulina pronta (una iniezione di glargine al giorno piu' insulina umana regolare
ad ogni pasto) produce un favorevole effetto con un miglior controllo metabolico rispetto
agli schemi precedentemente usati. Dal momento che la glargine dura praticamente 24 ore
dovrebbe essere indifferente lora di somministrazione. Potrebbe essere necessaria
una iniezione ogni 12 ore solo in soggetti che possiedano particolari meccanismi di
insulino-resistenza.
E' stata proposta, come preferenziale, una iniezione di glargine la sera, per migliorare
la glicemia mattutina a digiuno e minimizzare il rischio di ipoglicemia notturna.
La glargine e' stata pure proposta nel trattamento insulinico precoce del diabete mellito
di tipo 2 che mostri resistenza agli ipoglicemizzanti.
Lo schema attualmente previsto, in ogni caso, dovrebbe essere quello gia' detto: una
iniezione di glargine la sera associata a una iniezione prima dei pasti in insulina
pronta; le insuline, lo ribadiamo, devono essere iniettate separatamente. Tale schema
sembra il migliore e destinato a diffondersi con grande successo.
Daniele Zamperini.
Fonte: G.B. Bolli, Il Diabete vol.12 n.1 Marzo 2000
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Secondo il N.I.H. i cittadini americani affetti da DE (disfunzione
erettile) oscillano tra i 10 e i 20 milioni. Nel mondo tale numero supera i 140 milioni.
Tali dati tuttavia sono verosimilmente sottostimati in considerazione del fatto che solo
una parte dei soggetti si rivolge alle strutture sanitarie. Il M.M.A.S. (Massachusetts
Male Aging Study) ha rilevato una DE completa nel 10% degli intervistati e una DE parziale
nel 52% di essi.
Uno studio italiano (Perazzini e al. in corso di pubblicazione) ha rilevato una prevalenza
del 12,8% nei 2.010 maschi esaminati. La DE ha una frequenza 3 volte superiore al normale
nei soggetti affetti da diabete mellito: sono stati esaminati oltre 10.000 diabetici
afferenti a 180 servizi di diabetologia: la prevalenza media di DE e' stata circa del 36%.
Tale prevalenza aumenta ulteriormente (come del resto e' logico aspettarsi) nei soggetti
in eta avanzata. Il diabete di tipo 1 presenta una frequenza di DE maggiore rispetto
al tipo 2 e presenta correlazione con altri fattori di rischio quali fumo di sigarette,
durata del diabete, trattamento con insulina, squilibrio glicemico, vasculopatia
diabetica.
Per tali motivi un comitato scientifico italiano (D. Cucinotta, U. Di Mario, R. Giorgino,
R. Lauro, G. Menziger e A. Tiengo) ha istituito un gruppo interdisciplinare di esperti per
affrontare il problema e proporre le eventuali soluzioni. Da cio sono derivate una
serie di considerazioni:
Sia la diagnosi che il trattamento di tale patologia sono del resto
diventati piu semplici per cui possono essere affrontati in modo efficace nei
normali centri diabetologici.
Il diabetologo (ma anche il MdF, ndr) ha il compito e la possibilita di
affrontare adeguatamente la DE e di risolvere possibilmente il problema.
Viene consigliato uno screening una volta lanno in tutti i
diabetici potenzialmente in grado di avere una vita sessuale. Tale screening deve essere
effettuato essenzialmente tramite un' adeguata rilevazione anamnestica abbastanza
generica. In caso di positivita del problema e' possibile approfondire e confermare
la diagnosi con un questionario piu specifico e particolareggiato.
Si prevede la somministrazione di una versione semplificata del questionario IIEF.5
(International Index off Erectile Function; Items 1-5,15) che indaghi specificatamente la
funzione erettile e misuri lentita del problema. Ai soggetti che riferiscono
problemi nellattivita sessuale si suggerisce di proseguire con due
ulteriori domande in grado di far sospettare o evidenziare l' eventuale origine
psicogena e/o anatomica della DE.
(Sia il questionario dell' IIEF semplificato che le
domanda aggiuntive sono riportate in questo numero di Pillole nel capitolo delle Utilita')
Gli esami ematochimici prevedono la valutazione metabolica con emoglobina
glicosilata, colesterolo, trigliceridi e HDL, ormonica (testosterone, prolattina, TSH),
urologica (PSA) e della funzione epatica e renale. E opportuna una valutazione di
test autonomici cardiovascolari che possono aiutare a predire la risposta al trattamento
in quanto una compromissione del sistema autonomo peggiora la prognosi.
Si puo quindi procedere alla somministrazione di "Sildenafil": la dose
raccomandata e di 50 mg. da assumere unora prima di un rapporto sessuale. In
caso di risposta dubbia o insoddisfacente la prova va ripetuta eventualmente con dosaggio
raddoppiato. Nei soggetti non responders va approfondito liter diagnostico con le
indagini funzionalita vascolari e neurologica: e indicato in tali soggetti il
test intracavernoso con prostaglandine (PGE1 10 o 20 microgrammi).
Specificazioni: la dose di "Sildenafil" puo essere
adattata da un minimo di 25 a un massimo di 100 mg; la somministrazione intracavernosa di
prostaglandine 10-20 microgrammi costituisce terapia di seconda scelta. In caso di
risposta inadeguata ulteriori interventi dovranno essere valutati in strutture dedicate.
Le controindicazioni del "Sildenafil" sono:
-Uso concomitante di nitrati.
Va usata cautela in:
A) pazienti con ischemia coronarica attiva che pur non assumano nitrati ma (per esempio con prova da sforzo positiva per ischemia). B) pazienti con insufficienza cardiaca congestizia e segni di bassa portata (valore borderline o bassi di pressione arteriosa e volemia borderline o bassa). C) pazienti sottoposti a terapia antipertensiva complessa e multipla. D) pazienti che assumono farmaci che possono prolungare lemivita del "Sildenafil".
Daniele Zamperini.
Fonte: Il Diabete" vol.12 n.1 Marzo 2000
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Alterazioni degli enzimi epatici: un riepilogo
Succede frequentemente, considerando le attuali abitudini di effettuare
periodicamente degli screening di laboratorio anche in soggetti sani, che questi scoprano
alcuni parametri alterati nelle loro analisi di controllo. Sovente succede che le analisi
interessate siano quelle epatiche (transaminasi, fosfotasi alcalina, Gamma GT).
Queste alterazioni creano sovente notevole imbarazzo al medico di famiglia che deve
organizzare una serie di ricerche ad ampio spettro onde individuare la fonte di queste
alterazioni. Normalmente le alterazioni di questi enzimi vengono attribuite appunto al
fegato e a malattie o comunque patologie interessanti questo organo. Un alto livello di
transaminasi isolato e frequentemente la spia di una epatite cronica B o C fino
allora riconosciuto. Questa ipotesi acquista un maggior peso allorche si possa
rilevare dallanamnesi una somministrazione di emoderivati.
Cause principali:
-EPATITE CRONICA B O C (anamnesi di pregressa somministrazione emoderivati,
tatuaggi, piercing, comportamenti sessuali a rischio).
-EPATITE AUTOIMMUNE (Si riscontra con una certa frequenza nelle donne di mezza
eta e presenta, accanto alla alterazione epatica, alti valori di autoanticorpi).
-ABUSO DI ALCOOL (accompagnato da aumento di Gamma GT).
-FARMACI EPATOTOSSICI (Fans, immunosoppressori).
-ALCUNE MEDICINE OMEOPATICHE (erba cinese, genziana, scutellaria).
-STUPEFACENTI E SOSTANZE DI ABUSO(cocaina, MDMA, cloroformio, colle, solventi).
Talvolta laumento delle transaminasi puo indicare la
presenza di malattie ereditarie:
-EMOCROMATOSI
-MALATTIA DI WILSON (frequente in soggetti in eta inferiore a 40 anni).
-GLICOGENOSI.
Tra le cause non epatiche:
-MORBO CELIACO
-MALATTIE MUSCOLARI ERIDATARIE O ACQUISITE
-ESERCIZIO FISICO INTENSO
In effetti lesercizio fisico molto intenso e prolungato provoca un aumento delle AST dovuto ad eccesso di lavoro muscolare come avviene tipicamente nei maratoneti e nei frequentatori abituali di palestre.
I soggetti con gruppo sanguigno B o O possono vedere aumentare i propri valori di fosfatasi alcalina nel sangue quando ingeriscono cibi molto grassi. La fosfatasi alcalina poi, essendo in parte di derivazione ossea, puo risultare elevata negli adolescenti in crescita e nelle donne in menopausa senza che cio indichi alcun processo patologico. Aumenta nelle donne in eta fertile in caso di gravidanza in quanto la fosfatasi alcalina placentare tende a passare nel sangue materno.
Daniele Zamperini Fonte: D. Prat e M. Cablan, N.E.J.M. 2000;342:1266-1271
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Riorganizzazione corticale
dopo ictus indotta mediante riabilitazione motoria
Premesse. La riorganizzazione corticale indotta da una lesione è un fenomeno
ampiamente conosciuto. Al contrario, non si hanno quasi informazioni sulle modificazioni
plastiche indotte dalla riabilitazione nel cervello umano. Lo scopo di questo studio era
valutare la riorganizzazione nella corteccia motoria di pazienti con ictus stimolata da un
efficace trattamento riabilitativo.
Metodi. Mediante stimolazione magnetica focale transcranica è stata ricavata la mappa
dellarea corticale motoria di un muscolo della mano di entrambi i lati in 13
pazienti con ictus in fase cronica, prima e dopo un periodo di 12 giorni di terapia
motoria forzata.
Risultati. Prima del trattamento, larea di rappresentazione corticale del
muscolo della mano leso era significativamente più piccola rispetto allaltro lato.
Dopo trattamento, le dimensioni dellarea del muscolo nellemisfero colpito
erano significativamente aumentate, concordemente con una grande miglioramento della
performance motoria dellarto paretico. Le variazioni nella mappa dellemisfero
colpito suggerivano il reclutamento di aree cerebrali adiacenti. Nei controlli successivi
fino a 6 mesi dopo il trattamento, la
prestazione motoria si mantenne ad un livello elevato, mentre le dimensioni dellarea
corticale nei due emisferi divennero quasi identiche, ad indicare un ritorno verso
condizioni di normalità nel bilanciamento delleccitabilità tra i due emisferi.
Conclusioni. Questa è la prima dimostrazione negli uomini di una alterazione a lungo
termine della funzionalità cerebrale associata a un miglioramento indotto dal trattamento
riabilitativo motorio dopo lesione neurologica.
Amedeo Schipani, da Stroke, giugno
2000
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Caffeina e morbo di Parkinson
Il morbo di Parkinson colpisce il 3% della popolazione oltre i 65 anni e, poiché si
prevede che gli ultrasessantacinquenni, per lo meno negli U.S.A., aumenteranno
notevolmente nei prossimi 30 o 40 anni, questa percentuale potrebbe anche raddoppiare.
Finora nessuna terapia ha dimostrato inequivocabilmente di prevenire la malattia o
rallentarne la progressione. Lidentificazione dei fattori di rischio o dei fattori
protettivi può portare ad una comprensione dei meccanismi patogenetici e ad efficaci
strategie di prevenzione.
Questo lavoro valuta la relazione tra consumo di caffè e caffeina di origine alimentare e
rischio di Parkinson. Sono stati analizzati i dati relativi a 8004 Giapponesi-Americani,
di età dai 45 ai 68 anni, arruolati nello studio prospettico longitudinale Honolulu
Heart Program tra il 1965 e il 1968, con un follow-up di 30 anni. E stata
rilevata lincidenza di morbo di Parkinson, il consumo di caffè (al momento
dellarruolamento e dopo 6 anni) e lassunzione totale di caffeina con
lalimentazione (misurata al momento dellarruolamento).
Risultati. Nel corso del follow-up sono stati identificati 102 casi di morbo di
Parkinson. Lincidenza di questo, aggiustata in rapporto alletà, diminuiva
consistentemente con laumento del consumo di caffè: da 10.4 casi per 10,000
persone/anno negli uomini che non bevevano caffè a 1.9 casi per 10,000 persone/anno negli
uomini che bevevano almeno 28 once al giorno (*) (P <
0.001 per il trend). Relazioni simili furono osservate con lintroito totale di
caffeina (P < 0.001 per il trend) e con la caffeina di provenienza non dal caffè (P =
0.03 per il trend). Il consumo di quantità progressivamente crescenti di caffè era
associato con un minor rischio di morbo di Parkinson anche in soggetti che al momento
dellarruolamento non avevano mai fumato, o avevano fumato in passato, o erano
fumatori (rispettivamente, P = 0.49, P = 0.22 e P = 0.2, per il trend). Altri componenti
del caffè, compresa la niacina, non erano correlate con lincidenza di morbo di
Parkinson. La relazione tra caffeina e morbo di Parkinson non veniva modificata dal
consumo di latte e zucchero.
Conclusioni. I risultati indicano che un maggior consumo di caffè e caffeina è
associato con unincidenza di morbo di Parkinson significativamente più bassa.
Questo effetto sembra essere indipendente dal fumo. I dati suggeriscono che il meccanismo
è collegato al consumo di caffeina, e non ad altri componenti del caffè.
(*)
N.d.R.: unoncia in U.S.A. corrisponde a 29.57 ml; 28 once
corrispondono pertanto a 827.96 ml, ossia poco meno di 1 litro. Ovviamente il caffè
americano non è come il caffè espresso
Amedeo Schipani, da JAMA, 24/31 maggio 2000
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Insulino-resistenza e ipertensione
Lipertensione essenziale prevale nei soggetti anziani. Allincirca il 50% di
questi soggetti sono insulino-resistenti e iperinsulinemici. Liperinsulinemia
predispone allipertensione ed è verosimilmente una causa, piuttosto che una
conseguenza, dellaumento di pressione arteriosa. Prove a favore di questa
associazione derivano da studi che dimostrano che liperinsulinemia e/o
linsulino-resistenza
·
entrambi precedono e predicono linizio dellipertensione
·
persistono nonostante labbassamento farmacologico della pressione
arteriosa
·
sono assenti nelle forme secondarie di ipertensione.
Linsulino-resistenza può potenziare lo sviluppo dellipertensione mediante un
aumento della ritenzione di sodio a livello renale e lattivazione del sistema
nervoso simpatico.
Gli studi dimostrano anche che la riduzione per via farmacologica della concentrazione
plasmatica di insulina provoca una riduzione della pressione arteriosa.
E importante notare che linsulino-resistenza è associata con una quantità di
anormalità metaboliche (comprese iperinsulinemia, dislipidemia, ipercoagulabilità, e
disfunzione endoteliale) che predispongono a malattie cardiovascolari. In effetti, gli
studi suggeriscono che i sottogruppi di ipertesi che sono insulino-resistenti hanno un
rischio di malattie cardiovascolari maggiore delle loro controparti insulino-sensibili.
Pertanto, oltre a trattare la pressione arteriosa elevata, i clinici dovrebbero sforzarsi
di riconoscere la sindrome da insulino-resistenza nei loro pazienti ipertesi. Dato
lelevato rischio cardiovascolare di questi pazienti, è importante affrontare anche
le alterazioni metaboliche associate. Gli obiettivi terapeutici per questi pazienti
comprendono la riduzione della pressione arteriosa, lesercizio fisico, la perdita di
peso per i pazienti in soprappeso, e lintervento farmacologico (quando necessario)
per correggere la dislipidemia.
Amedeo Schipani, da Geriatrics, giugno 2000
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Pillole di buonumore
"Non sono un atleta. Ho cattivi riflessi. Una volta sono stato investito
da un'auto spinta da due tizi."
MINIPILLOLE |
Controindicata la nifedipina sublinguale nelle crisi ipertensive
Da Micormedex: CLINICAL REVIEWS HYPERTENSIVE CRISIS TREATMENT: ANTIHYPERTENSIVES -
CALCIUM ANTAGONISTS a. NIFEDIPINE :
(1) Oral nifedipine (esp sublingual administration) IS CONTRAINDICATED for treatment of
hypertensive emergencies because of unpredictability of fall in arterial pressure. Not
approved by FDA for treatment in this setting because of lack of outcome data and
association with serious adverse effects (including cerebrovascular ischemia, stroke,
severe hypotension,
acute MI, conduction disturbances, fetal distress) and death (Grossman, 1996).
(2) Absorption of nifedipine from buccal mucosa is poor, and sublingual administration
results in inconsistent delivery; most of the drug is absorbed by intestinal mucosa
(Grossman, 1996). Withdrawing capsule contents with syringe results in inconsistent dosing
amount; a small study found range of 3.8 to 9.8 mg extracted from 10-mg capsule, based
upon operator technique (Woods, 1997).
(3) Use of nifedipine for hypertensive emergencies or urgencies is highly controversial
(DiMichele, 1997; Meggs, 1997; Semplicini, 1997; Thomas, 1997; Fenichel, 1997; Messerli,
1997; Fanning, 1997). Further studies are needed to support its use in this setting
(Winker, 1997; DiMichele, 1997).
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Da: JNC-VI
Pubblicazione del NIH - NOVEMBRE 1997
Tradotta da Ezio Sizzano
Gentilmente fornita da Enzo Brizio (enzo.brizio@libero.it
)
"L'obiettivo iniziale della terapia nelle emergenze ipertensive è di ridurre in
media la pressione arteriosa di non più del 25% (entro minuti a 2 ore), poi verso i
160/100 mm Hg tra 2 e 6 ore, evitando eccessive cadute pressorie che possono precipitare
ischemia cerebrale, renale, o coronarica. Benché la
somministrazione sublinguale di nifedipina ad azione rapida è stata
largamente usata a questo scopo, parecchi suoi effetti avversi sono stati riportati con il
suo uso e l'incapacità di controllare
l'andamento o il grado di caduta della pressione fa questo agente inaccettabile.
L'uso routinario di nifedipina sublinguale ogni
volta che la pressione sale oltre un determinato livello postoperatorio in pazienti
ricoverati in clinica è altresì non appropriato.
Piuttosto, le cause prossime di elevati valori pressori, così come il dolore o una
distensione viscerale, dovrebbe essere
indirizzata. La pressione dovrebbe essere monitorata ogni 15-30 minuti; se rimane più
alta di 180/120 mm Hg, può essere
somministrato uno dei precedenti agenti nominati. Se tali alti livelli di pressione sono
frequenti, adeguate dosi di agenti
long-acting dovrebbero essere date."
-----------------------------
(Commento: mi risulta che l' uso della nifedipina sublinguale in occasione di crisi
ipertensive venga ancora effettuato e addirittura raccomandato in molti centri
cardiologici e in molte strutture di Pronto Soccorso. Sembrerebbe, da quanto emerso in
occasione di un recente Convegno, che la maggior parte degli specialisti non siano
al corrente dell' evoluzione in tal senso delle linee-guida internazionali o non ne
tengano comunque conto.
Le esplicite raccomandazioni sopra riportate, pur non costituendo certo una norma
imperativa, possono porre seri problemi di responsabilita' professionale allorche', come
non raramente accade, a tale uso seguano le complicazioni, previste e prevedibili, sopra
riportate.
Daniele Zamperini, vicepresidente ASMLUC)
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Ancora un farmaco di origine vegetale: l'iperico
Benche' i principi estratti da vegetali abbiano costituito una parte
fondamentale della storia della medicina, in epoca attuale i medici ed i pazienti,
abituati ai farmaci sintetici, sono propensi a considerare i prodotti di erboristeria piu'
vicini al placebo che al farmaco vero e proprio. Tuttavia questo principio non e' sempre
vero, e periodicamente vengono individuati prodotti che, pur di origine vegetale,
evidenziano una attivita' farmacologica rilevante.
Uno degli ultimi di questa categoria e' l' iperico, indicato (dapprima empiricamente)
nelle forme di depressione lieve e moderata. Un gruppo di ricercatori tedeschi ha voluto
valutare, mediante uno studio multicentrico randomizzato in doppio cieco, l' efficacia e
la sicurezza dell' estratto di iperico in questa patologia. L' iperico e' stato
confrontato con imipramina e placebo. I risultati sono stati valutati con scale di
controllo che valutavano la depressione, l' ansia, la qualita' della vita, le impressioni
cliniche generali, gli eventuali effetti collaterali. I risultati hanno dimostrato che
nelle forme di depressione lieve-moderata l' iperico, valutato a 6-8 settimane dall'
inizio del trattamento, e' piu' efficace del placebo e mostra efficacia analoga all'
imipramina. Miglioramenti analoghi sono stati registrati anche per il controllo dell'
ansia e per la valutazione clinica globale. La qualita' della vita risulta migliorata in
modo analogo in tutti i tre gruppi, mentre il miglioramento della componente fisica si e'
evidenziato solo nel gruppo trattato con iperico e non in quello con placebo.
Daniele Zamperini,
fonte: Philipp M. et al., BMJ 1999;319:1534-39
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La terapia penicillinica di 7 giorni è la migliore nelle infezioni da beta-emolitico
E' nozione pluridecennale che le infezioni da streptococco beta-emolitico di gruppo A vadano trattate con penicillina, e che questo antibiotico rappresenti la terapia di prima scelta. Essa e' ritenuta efficace sia nel risolvere la sintomatologia, nel prevenire le complicazioni in assenza di rilevanti resistenze batteriche.Un gruppo di ricercatori olandesi ha voluto valutare l' efficacia di uno schema terapeutico di 7 giorni confrontandolo con uno piu' breve (3 giorni) e con placebo. L' esame dei risultati ha evidenziato la netta superiorita' del trattamento di 7 giorni rispetto agli altri: si e' dimostrato superiore sia nella risoluzione della sintomatologia che nell' eradicazione batterica (72% rispetto al 41% del trattamento piu' breve). Si e' evidenziata anche una netta riduzione, rispetto agli altri regimi di trattamento, degli episodi di recrudescenza. Gli Autori concludono confermando l' utilita' di un trattamento penicillinico di 7 giorni, nettamente migliore di quello di 3 giorni nelle faringiti da streptococco beta-emolitico, ma ne suggeriscono una analoga validita' anche in forme dovute ad infezioni da streptococco di gruppo non-A.
Daniele Zamperini
fonte: Zwart S. et al. BMJ 2000;320:150-4
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Adolescenti, consumo di cola e fratture ossee
Cè oggi, a livello nazionale (in U.S.A., N.d.R.), molta preoccupazione
riguardo gli effetti del consumo di bevande contenenti bicarbonato di sodio
sullobesità, la carie dentaria, losteoporosi e altri problemi di salute. Gli
adolescenti hanno raddoppiato o triplicato il consumo di bevande analcoliche e ridotto il
consumo di latte di oltre il 40%. Obiettivo di questo studio è stabilire la
possibile associazione tra consumo di bevande con bicarbonato di sodio e fratture ossee
nelle ragazze adolescenti. Metodi. E stato fatto uno studio retrospettivo su
460 ragazze di una scuola superiore (high-school) urbana, della 9a e 10a
classe, età media 15 anni e 8 mesi. Le ragazze hanno completato un questionario
autosomministrato relativo alla loro attività fisica (valutata mediante una scala a 5
punti: inattività, attività leggera, moderata, alta, vigorosa), al consumo di bevande
con bicarbonato di sodio, alla loro storia medica e in particolare su eventuali fratture
ossee subite (tipo e sede di frattura, e anno dellevento). Risultati. In
tutto il campione, il consumo di bevande contenenti bicarbonato di sodio e le fratture
ossee sono associate: Odds ratio = 3.14 (95% I.C. = 1.45 6.78). P = 0.004. In
particolare, fra le ragazze attive fisicamente è elevata lassociazione tra consumo
di cola e fratture ossee: Odds ratio = 4.94 (95% I.C. = 1.79 13.62); P = 0.02.
Conclusioni. I risultati riportati confermano riscontri precedenti, ma il meccanismo
col quale le bevande a base di cola sono associate a fratture ossee in ragazze fisicamente
attive non è stato stabilito né completamente indagato (è stato riferito un aumento del
riassorbimento osseo in seguito ad elevata assunzione di fosforo; le bevande a base di
cola hanno un elevato contenuto di acido fosforico). Ciononostante, le preoccupazioni
riguardo limpatto delle bevande contenenti bicarbonato di sodio sulla salute delle
adolescenti sono supportate dai risultati di questo studio.
Amedeo Schipani, da: Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine, giugno 2000
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Sei comportamenti a rischio espongono i giovani a pericoli mortali
I problemi di salute che più spesso portano a morte nella popolazione di età tra i 10
e i 24 anni si inquadrano in sei categorie di comportamento, secondo il dr Lloyd Kolbe,
direttore della Division of Adolescent and School Health del CDC (Center for Disease
Control and Prevention).
1) Uso di tabacco. Ogni giorno, circa 3000 giovani iniziano a fumare
quotidianamente. Il 17% degli studenti ha dichiarato di aver fumato sigarette per 20 o
più giorni nel corso dellultimo mese (i dati fanno riferimento allanno 1997).
2) Comportamenti alimentari malsani. Circa tre quarti degli studenti delle scuole
superiori non mangiano ogni giorno le quantità raccomandate di frutta e verdura, e il 40%
sono in dieta dimagrante.
3) Attività fisica insufficiente. La partecipazione quotidiana a classi di
educazione fisica è scesa al 27%, e la maggior parte degli studenti riferisce di
praticare regolarmente poca attività fisica.
4) Consumo di alcool e di altre droghe. Più della metà hanno detto di aver bevuto
alcolici nellultimo mese, e più di un quarto hanno riferito uso di marijuana
nellultimo mese.
5) Comportamenti sessuali che possono esitare in infezione da HIV, altre malattie
trasmesse sessualmente e gravidanze involontarie. Ogni anno quasi un milione di
adolescenti rimangono incinte, e circa 3 milioni prendono uninfezione trasmessa
sessualmente. Quasi la metà degli studenti delle scuole superiori hanno affermato di aver
avuto rapporti sessuali.
6) Comportamenti che possono esitare in lesioni volontarie (come violenza e suicidio) e
involontarie (come incidenti automobilistici). Il 19% degli studenti ha detto di non
aver mai usato le cinture di sicurezza, il 37% ha detto di aver viaggiato con un autista
ubriaco durante lultimo mese e un altro 37% ha avuto un combattimento fisico
nellultimo anno.
Secondo Kolbe, gli studi dimostrano che le istituzioni sociali hanno una potente influenza
sui giovani. Le famiglie, le scuole, i gruppi religiosi e comunitari, i media, i datori di
lavoro e il governo potrebbero avere un impatto maggiore lavorando insieme per divulgare
un comune messaggio: ridurre i comportamenti a rischio. Qui è dove i medici di famiglia
entrano nel quadro. Kolbe ha incitato fortemente che i medici di famiglia vengano
coinvolti a studio, nelle scuole, nella comunità e nelle assemblee legislative. I
giovani prestano attenzione ai consigli del loro medico, egli ha detto. Essi
possono non seguirli la prima volta, ma ascoltano ciò che voi state dicendo. I medici di
famiglia possono anche consigliare i membri della famiglia su come affrontare i fattori di
rischio, e possono essere enormemente persuasivi con altre organizzazioni. I decision
makers (= quelli che prendono le decisioni) ascoltano realmente i medici di
famiglia.
Amedeo Schipani, da: Family Physicians Report, giugno 2000
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Pillole di buonumore
Omaggio a Woody Allen, pseudonimo di Alan Stewart Konisberg, nato a New York nel 1935
Ho incontrato la mia ex moglie in un ristorante e siccome sono un libertino mi sono avvicinato a lei fluttuando e le ho chiesto: "Che ne dici di tornare a casa e fare l'amore ancora una volta?". E lei mi ha risposto: "Sul mio cadavere!". Io allora ho replicato: "Perche' no, e' come lo abbiamo sempre fatto".
NEWS |
Fumo: ISS, 18 milioni di
italiani con la sigaretta Roma, 31 mag. - (Adnkronos) - Gli italiani continuano ad amare ''le bionde''. Non accenna a diminuire infatti il numero dei fumatori in Italia che, dopo un lieve calo nei primissimi anni '90, si e' fino ad oggi mantenuto costante, nonostante l'entrata in vigore di alcune leggi anti-fumo. A misurare 'il vizio' dei nostri connazionali, ''quantificato'' in 18 milioni di fumatori, e' stato l'Osservatorio nazionale sul fumo dell'Istituto Superiore di Sanita', che ha fornito una serie di dati, illustrati oggi all'Iss in occasione della Giornata mondiale contro il tabacco Torna alle news Torna all'inizio |
La
prognosi del tumore mammario può dipendere da un gene Un anomalia genetica sul cromosoma 11 può favorire la metastatizzazione dei tumori mammari 07.06.2000 (Le Scienze) - La pericolosità di un tumore mammario dipende dalla sua tendenza a diffondersi ad altri tessuti. In assenza di metastatizzazione, esso è curabile in più del 90 per cento dei casi. Un gruppo di patologi della Pennsylvania State University e della University of North Carolina ha pubblicato su "Cancer Research" i risultati di una ricerca che potrebbe rivoluzionare la prognosi dei tumori mammari più maligni e invasivi. Dopo quattro anni di intenso lavoro, essi sono riusciti a identificare il gene il cui malfunzionamento sarebbe responsabile della diffusione metastatica. Da tempo si conosceva l'esistenza di un'associazione tra l'evoluzione infausta della malattia e un'anomalia a carico del cromosoma 11. Ora l'individuazione e la localizzazione all'interno del cromosoma del gene BRMS1 offre nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi che governano la progressione neoplastica e per l'approccio terapeutico alle pazienti portatrici dell'alterazione genetica. Il ruolo del BRMS1 è stato studiato, oltre che in esperimenti su animali, anche nelle cellule umane in coltura: la funzione del gene è quella di inibire la diffusione delle cellule tumorali. Secondo le osservazioni dei ricercatori, il meccanismo attraverso il quale si esercita questa soppressione ha a che fare con la comunicazione tra le cellule della neoformazione primaria; il BRMS1 è probabilmente coinvolto nel mantenimento di questa comunicazione, che consente alle cellule di regolare reciprocamente il proprio ritmo di replicazione. Il gene normalmente funzionante ha impedito la metastatizzazione delle cellule tumorali nei topi e ha inibito al 70-75 per cento le due linee cellulari coltivate. Ulteriori approfondimenti sull'attività del gene saranno necessari per chiarire i dettagli del suo funzionamento e le sue eventuali interazioni con altri geni che svolgono un'azione analoga in altri tipi di neoplasie. Monica Oldani Torna alle news Torna all'inizio |
Impotenza: funziona la
"pillola del giorno prima" Roma, 9 giu. - (Adnkronos) - La chiameranno la ''pillola del giorno prima''. E' una sorta di 'superviagra' che puo' essere presa mezz'ora prima del rapporto e mantenere la ''predisposizione'' per 24 ore. Il nuovo farmaco antimpotenza e' stato sperimentato su 20 volontari di eta' compresa tra i 40 e i 70 anni, dal professor Giovanni Spera, endocrinologo dell'universita' ''La Sapienza'' di Roma. ''In Italia la pillola e' stata provata su un centinaio di soggetti - ha spiegato Spera - per ora la molecola ha solo una sigla ed agisce con lo stesso meccanismo del Viagra, con inibizione della fosfodiesterasi-5 e conseguente aumento del nitrossido; ma piu' specifico, con effetto quindi piu' rapido, con meno effetti collaterali e maggiore durata. La pillola puo' essere presa mezz'ora prima del rapporto e l'effetto puo' durare cinque ore, ma quello che piu' e' importante, puo' rimanere come 'predisposizione' anche per 24 ore: e' una sorta di pillola del giorno prima''. Torna alle news Torna all'inizio |
Insulinemia
elevata fattore di rischio per cancro della mammella BMJ, 3 giugno 2000 - Elevati livelli di insulina a digiuno possono essere un fattore di rischio indipendente per esiti sfavorevoli in donne con cancro della mammella, secondo uno studio presentato al meeting annuale della American Society of Clinical Oncology di New Orleans, Louisiana. I ricercatori hanno seguito 535 donne con cancro mammario per dieci anni e hanno studiato la relazione tra grado e stadio del carcinoma e concentrazione dellinsulina. Sono state misurate le concentrazioni di insulina a digiuno per evitare le fluttuazioni postprandiali. Le pazienti arruolate nello studio sono state trattate con chirurgia standard, più chemioterapia, terapia ormonale e radioterapia se indicate. I ricercatori hanno trovato che le donne con i più alti livelli di insulina 1) avevano una probabilità di morte nel corso dello studio otto volte maggiore rispetto alle donne con i livelli di insulina più bassi, e 2) il 70% di queste erano ancora vive dopo sette anni, contro il 95% di quelle con livelli di insulina normali. Inoltre, quelle con alti livelli di insulina avevano una probabilità quadrupla di avere metastasi o recidive. Sebbene molte delle donne nello studio fossero obese, e lobesità stessa sia associata ad un maggior rischio di cancro mammario e ad insulino-resistenza, in questo studio è stata riscontrato che la concentrazione elevata di insulina da sola è un fattore un fattore di rischio indipendente per cancro mammario. Anche donne di peso normale nello studio avevano alti livelli di insulina, e anche per queste la prognosi era peggiore. Non è del tutto inatteso scoprire che linsulina può essere implicata nel cancro della mammella. Mentre di solito si pensa allinsulina in associazione al diabete e come la chiave per controllare i livelli di glicemia, essa è anche un fattore di crescita cellulare. Studi precedenti hanno dimostrato che i recettori di superficie per linsulina nelle cellule mammarie cancerose differiscono da quelli delle cellule normali. Alti livelli di insulina, da soli o in concerto con un deficit di recettori per linsulina, potrebbero promuovere una neoplasia. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per confermare e chiarire il ruolo dellinsulina nel cancro della mammella, questi risultati suggeriscono che le pazienti con cancro mammario e livelli elevati di insulina potrebbero ridurre il rischio di progressione modificando la dieta e facendo esercizio fisico per ridurre i livelli di insulina. |
La fabbrica dei
neuroni Si spera di poter ottenere cellule produttrici di dopamina adatte ad essere impiantate nel cervello dei pazienti affetti dal Parkinson 12.06.2000 - (Le Scienze) - Moltiplicare
cellule dotate di specifiche funzioni, stimolare la crescita di tessuti, produrre organi
completi e funzionanti. Questi alcuni dei campi di ricerca e di applicazione
dell'ingegneria tissutale. Fine ultimo di questa scienza relativamente recente ma in
rapido progresso: imparare a «pilotare» le cellule umane verso ciascuna delle sue
possibili differenziazioni e «governare» il processo di formazione di un cuore, di un
fegato, di un rene. Mentre la moltiplicazione in coltura di cellule già specializzate è
un obiettivo ormai raggiunto e la fabbricazione di tessuti viventi è già una realtà
commerciale (è sul mercato dal 1998 una cute artificiale approvata dalla Food and Drug
Administration), compito ben più arduo è intervenire sul processo di differenziazione
delle cellule e, a maggior ragione, sullo sviluppo integrato di tessuti diversi che porta
alla formazione di un nuovo organo. |
APPROFONDIMENTI |
Riflessioni di un MdF a margine di un congresso: dislipidemie e statine
In occasione del Congresso Nazionale di Cardiologia tenutosi a Firenze
dal 20 al 23 maggio 2000 si e' parlato molto, ovviamente, di prevenzione; e quando si
parla di prevenzione cardiovascolare non si puo' evitare di parlare di statine. Alla loro
comparsa si temette un abuso di tali farmaci da parete del Medico di famiglia al punto da
imporre una serie di limitazioni prescrittive; i piu' recenti studi epidemiologici hanno
evidenziato invece come in Italia vi sia in realta' una sottoutilizzazione dei
farmaci destinati alla cura dei pazienti affetti da dislipidemie.
LE STATINE SONO TUTTE UGUALI?
Non e' corretto parlare genericamente di statine come se fossero tutte uguali tra loro:
all' interno del gruppo sono evidenti numerose differenze:
L'EFFETTO DELLE STATINE SUI LIPIDI E' UGUALE PER TUTTE?
La risposta e' ormai definitiva: NO. Tutte le statine diminuiscono
significativamente il colesterolo totale e la frazione LDL. Alcune hanno dimostrato la
capacita' di aumentare la frazione HDL, con analoga potenza ai bassi dosaggi; agli alti
dosaggi si osservano invece effetti contraddittori: alcune statine riducono la
frazione HDL, altre (sinvastatina) la esaltano a livelli altamente significativi. L'
aumento delle HDL, secondo alcuni studi epidemiologici, riduce il rischio di malattia
cardiovascolare del 2-3% per ogni mg/dl di aumento di HDL.
PERCHE' LE STATINE NELLE DISLIPIDEMIE?
Le statine hanno dimostrato la capacita' di ridurre il rischio di malattia cardiovascolare
in misura maggiore di quanto ci si aspetterebbe dal semplice miglioramento del quadro
lipidico: cio' e' dovuto a meccanismi extra-ipolipemizzanti di questa categoria di
farmaci. Questi farmaci hanno manifestato importanti attivita proendoteliale,
immunosopressiva, antiproliferativa, attualmente ancora sotto studio. (v. "Effetti non ipolipemizzanti delle statine, Pillole agosto
1999)
LO STUDIO "LATIN"
Perche' le statine in Italia sono sottoutilizzate? Un importante contributo e' stato
fornito dallo studio LATIN. E' uno studio svolto completamente in Italia, interessante 59
unita cardiologiche per complessivi 1.864 pazienti (1.275 infarti del miocardio e
589 angine instabili). Lo studio ha confermato quanto osservato finora in piccole
casistiche americane o nordeuropee: in corso di eventi cardiovascolari acuti si innescano
una serie di reazioni biochimiche (mediate probabilmente dalle citochine leucocitarie) che
modificano profondamente la composizione delle lipoproteine plasmatiche con rapida
riduzione della colesterolemia. Tale fenomeno si verifica in pochissime ore e puo'
ingannare il medico mascherando il fatto che il paziente sia un ipercolesterolemico. La
caduta della colesterolemia si manteneva infatti fino alla dimissione con ritorno ai
livelli precedenti l' episodio acuto solo dopo 3 mesi. Qualora quindi ci si fosse basati
sui livelli di colesterolo rilevati alla dimissione il 22% dei pazienti con infarto e il
13% dei pazienti con angina instabile sarebbero stati esclusi da un trattamento di cui
avrebbero avuto necessita' e diritto.
LE NOTE CUF:
Tutto cio' non puo' pero' spiegare completamente la sotto-utilizzazione delle statine.
Possono intervenire altri fattori: sottostima del problema da parte di alcuni medici;
eccessivo timore del medico a proposito delle note CUF; situazione locale di
conflittualita' medico-ASL sull' applicazione delle note stesse. Tale conflittualita' non
avrebbe pero' motivo di esistere: la nota 13 fissa parametri precisi: colestrolemia
superiore a 290 mg/dl nell' adulto, dopo dieta e due dosaggi, e in presenza di elementi
aggiuntivi costituiti essenzialmente da patologie vascolari maggiori o grave dislipidemia
nei familiari di primo grado. La Sinvastatina e la Pravastatina godono pero' di un
trattamento piu' favorevole in quanto sono prescivibili in prevenzione secondaria gia'
ad un livello di colesterolemia di 210 mg/dl (130 di LDL). E' evidente come la maggior
parte dei pazienti cardiopatici possa rientrare in tale ambito, e possa quindi godere di
un trattamento in grado di migliorare la sua qualita' e durata di vita. E' tuttavia
dimostrato che tali terapie vengono spesso omesse anche nei pazienti che rientrerebbero
nei parametri. Cio' e' dovuto probabilmente ad un eccessivo timore da parte del medico
verso le sanzioni connesse alle Note CUF. E' pero' importante sottolineare che le sanzioni
non potrebbero mai essere applicate qualora vengano rispettati i parametri, e che, in tale
categoria di pazienti, la prescrizione di farmaci dimostratamente utili costituisce un
obbligo morale e deontologico.
Daniele Zamperini
dalle relazioni di A. Corsini, C. Giorda, M. Tubaro, F. Violi;
Studio "Latin": relazione di C. Schweiger, C. Fresco, A.P. Maggioni
Con note personali
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Pillole di buonumore
Le parole piu' belle al mondo non sono: "TI AMO!" ma: "E' BENIGNO!!".
MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA |
Questa rubrica viene gestita dall' ASMLUC: Associazione Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica
Schema riepilogativo sulla prescrivibilità dei farmaci nel S.S.N. (di Marco Venuti)
Durante il penultimo incontro di aggiornamento dei MMG dell'ASS 4 Medio
Friuli, che come argomento aveva "La gestione delle nuove esenzioni dal ticket per
patologia" si è dibattuto vivacemente sulla problematica inerente la prescrizione
dei farmaci.
Ne è risultato un quadro abbastanza confuso e, nel complesso, discretamente disomogeneo,
quale risultato di una conoscenza normativa, a mia avviso, non ottimale e di una
esposizione non lineare.
La problematica, inoltre, ricompare periodicamente anche nelle piu' diffuse mailing list
mediche, come ad esempio in MIR, con la necessità quindi di ribadire gli stessi concetti
più volte. Pertanto, nell'intento di fornire una guida rapida ed aggiornata, ho stilato
le seguenti indicazioni, successivamente riportate in modo tabellare con richiamo della
normativa.
Un farmaco può essere prescritto ad un paziente per una indicazione che può o meno essere contemplata dalla scheda tecnica del farmaco stesso, a seconda delle situazioni e con diverse modalita'.
1. Se la scheda tecnica non contempla l'indicazione per la quale il farmaco viene proposto, esso non può essere prescritto a quel paziente a meno che il "medico stesso ritenga, in base a dati documentabili, che il paziente non possa essere utilmente trattato con medicinali per i quali sia già approvata quella indicazione terapeutica o quella via o modalità di somministrazione e purchè tale impiego sia noto e conforme a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale"; in questo caso il paziente stesso deve essere informato e deve rilasciare il suo consenso informato (legge 94/98, articolo 3, comma 2). In nessun caso il farmaco può essere prescritto a carico del SSN (legge 94/98, articolo 3, comma 4). Unica deroga a questa normativa è quella riguardante i "farmaci innovativi" (legge 648/96, articolo 1, comma 4), la cui prescrizione è comunque riservata a centri specialistici.
2. Se la scheda tecnica contempla l'indicazione per la
quale il farmaco viene proposto, esso è prescrivibile a carico del SSN se farmaco di
fascia A o B (tenendo comunque conto di eventuali "note" CUF limitative) e
prescrivibile su "ricetta personale" se di fascia C (o di fascia A o B con
"nota" CUF che ne impedisca la prescrizione in quel determinato caso in quanto
non rientrante nei parametri).
I farmaci prescrivibili a carico del SSN sono inoltre soggetti alla possibilità di
multiprescrizione ed esenzione ticket, nel caso vengano prescritti a pazienti titolari di
esenzione per patologia.
I pazienti titolari di esenzione per patologia ai sensi della vecchia normativa (Decreto
Ministero della Sanità 1.2.91e successive integrazioni) hanno diritto alla
multiprescizione dei farmaci espressamente contemplati dall'esenzione per patologia stessa
(massimo 6 scatole per un massimo di 3 mesi di terapia), per i quali sono anche esenti
ticket - (in Friuli-Venezia Giulia la normativa prevede la sola barratura della A).
I pazienti titolari di esenzione per patologia ai sensi della nuova normativa (Decreto
Ministero della Sanità 28.5.99) hanno diritto alla multiprescrizione (massimo 6 scatole)
per tutti i farmaci destinati al trattamento delle patologie per le quali il paziente ha
l'esenzione (decreto legislativo 124/98, articolo 3, comma 9). I farmaci di classe A sono
anche esenti ticket, quelli di fascia B non sono invece esenti ticket (per ovviare
all'inghippo, in Friuli-Venezia Giulia la normativa prevede la barratura della A e
l'indicazione del codice di esenzione in caso di farmaci di fascia A, la sola indicazione
del codice di esenzione in caso di farmaci di fascia B). Altre Regioni seguono modalita'
di compilazione ricetta differenti.
Indicazione, in scheda tecnica, della patologia per cui il farmaco viene prescritto |
||||
contemplata (legge 94/98, articolo 3, comma 1) |
non contemplata (legge 94/98, articolo 3, comma 2) |
|||
prescrivibile a carico del SSN
|
non prescrivibile a carico del SSN
|
mai prescrivibile a carico del SSN (eccetto farmaci innovativi - legge 648/96, articolo
1, comma 4) prescrivibile "su ricettario bianco" previo consenso informato |
||
possibile la multiprescrizione nei pazienti esenti per patologia |
// | // | ||
vecchie esenzioni (DMS 1.2.91) | nuove esenzioni (DMS 28.5.99) | |||
il farmaco multiprescrivibile (max 6 confezioni per max 3 mesi di cura) ed
esente ticket è individuato dall'esenzione: In Friuli: |
||||
sono multiprescrivibili (max 6 scatole) tutti i farmaci destinati al trattamento delle patologie per le quali il paziente ha l'esenzione (decreto legislativo 124/98, articolo 3, comma 9) | ||||
farmaco di classe A | farmaco di classe B | |||
esente ticket In Friuli: |
non esente ticket In Friuli: |
Facsimile di consenso informato per la prescrizione di medicinali prodotti industrialmente per un'indicazione o una via di somministrazione o una modalità di somministrazione o di utilizzazione diversa da quella autorizzata
Il sottoscritto sig. .... dichiara di essere stato dettagliatamente e comprensibilmente informato dal Dott. ........ sulla necessità di impiego del farmaco .... per una indicazione o una via di somministrazione o una modalità di somministrazione o di utilizzazione diversa da quella autorizzata in scheda tecnica.
Egli è stato anche informato di non poter essere utilmente trattato con altri medicinali per i quali sia già approvata quella indicazione terapeutica o quella via o modalità di somministrazione.
Egli è stato anche informato che l'impiego del farmaco proposto è noto e conforme a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale.
Li, .............
Firma del Medico ..............................................
Firma del Paziente .............................................
Torna a NormativaPillole di buonumore
Cosi', sono seduto al tavolo, sto giocando a dadi, quando una donna molto provocante mi si avvicina e mi corteggia. La porto di sopra, nella mia stanza, chiudo la porta, mi tolgo gli occhiali -sono senza pieta'- mi sbottono la camicia, si sbottona la camicia, le sorrido, mi sorride, mi tolgo la camicia, si toglie la camicia, ammicco, lei ammicca, mi tolgo i pantaloni, lei si toglie i pantaloni, e mi accorgo che sto guardando in uno specchio solo quando... Non voglio spiegare i particolari, ma mi sono tolto i vetri dalle gambe per due settimane.
IIEF
(Questionario per la valutazione del defici erettile.
Appendice all' articolo riportato nelle Pillole)
Domanda |
0 |
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
Quanto spesso e stato
capace di avere unerezione durante lattivita sessuale? |
non ho avuto nessuna attivita | quasi mai o mai | poche volte (meno della meta) |
qualche volta (meta delle volte) |
la maggioranza delle volte | sempre o quasi |
Dopo lo stimolo sessuale ha raggiunto unerezione sufficiente per la penetrazione? |
nessuna attivita sessuale | quasi mai o mai | poche volte (meno della meta) |
qualche volta (meta delle volte) | la maggioranza delle volte | sempre o quasi |
Quando ha tentato un approccio sessuale, quanto spesso e stato capace di penetrare la sua partner? | non ho tentato nessun approccio | quasi mai o mai | poche volte (meno della meta) | qualche volta (meta delle volte) | la maggioranza delle volte | sempre o quasi |
Durante il rapporto sessuale quanto spesso e stato capace di mantenere lerezione dopo che ha penetrato la partner? | non ho tentato nessun approccio | quasi mai o mai | poche volte (meno della meta) | qualche volta (meta delle volte) | la maggioranza delle volte | sempre o quasi |
Durante il rapporto sessuale quanto difficile e stato mantenere lerezione fino alla fine del rapporto? | non ho tentato nessun approccio | estremamente difficile | molto difficile | difficile | un po difficile | non difficile |
Come valuterebbe il suo livello di fiducia per poter raggiungere e mantenere unerezione? | molto bassa | bassa | modesta | alta | molto alta |
("Il Diabete" vol.12 n.1 Marzo 2000)
Pillole di buonumore
Omaggio a Woody Allen, pseudonimo di Alan Stewart Konisberg, nato a New York nel
1935
Il mio dottore dice che facendo le scale a piedi si guadagnano
minuti di vita. Rampa dopo rampa ho guadagnato due settimane, durante le quali piovera'
sempre...