Rischio cardiovascolare: tenere conto anche della proteina C reattiva (PCR)

Partendo da dati preliminari che suggerivano una associazione tra valori della PCR e malattie cardiovascolari, gli autori di questo studio hanno paragonato i valori di LDL colesterolo e PCR come predittori di malattie cardiovascolari in 28,000 donne di età media di 55 anni.

Durante un follow-up medio di 8 anni, si è visto che il livello di CPR era in grado di predire meglio delle LDL la possibilità di primo evento cardiovascolare.

Nel quintile con i valori maggiori di PCR, il rischio era 2.3 volte maggiore rispetto al quintile con valori minori. Il rischio relativo calcolato per le LDL era invece solo 1,5.

La probabilità di non avere alcun episodio di cardiopatia risultò del 99% nelle donne in cui sia i livelli di PCR che quelli delle LDL erano entrambi inferiori alla media di popolazione, ma scendeva al 96.5% nelle donne in cui PCR e LDL erano entrambi sopra i livelli medi della popolazione.

La combinazione tra alti livelli di PCR/bassi livelli di LDL o alti livelli di LDL/bassi livelli di PCR individuava pazienti con profilo di rischio intermedio.

Sembrerebbe quindi che anche la PCR possa fornire informazioni sulla malattia aterosclerotica coronaria, che risulterebbero diverse da quelle fornite dal dosaggio delle LDL.

Tuttavia l’impiego del dosaggio della PCR necessita ancora di parecchie puntualizzazioni per essere inserito in un contesto di ricerca allargata a tutta la popolazione.

Ridker PM et al

Comparison of C-reactive protein and low-density lipopritein cholestewrol levels in the prediction of first cardiovascular events

N Engl J Med 2002 Nov 14; 347: 1557-65