PILLOLE DI MEDICINA TELEMATICA Dicembre 1998
Suggerimenti per il Medico di Medicina Generale
a cura di Daniele Zamperini md8708@mclink.it
e Amedeo Schipani mc4730@mclink.it
SIMG-Roma

LA TUBERCOLOSI OGGI
La tubercolosi è una malattia conosciuta fin dall'inizio dei tempi: i paesi industrializzati potevano considerare la TBC un problema superato, in quanto sembrava diventata una malattia esclusiva dei Paesi più poveri, destinata alla definitiva estinzione. Attualmente, al contrario, si rileva una tendenza alla diffusione e ad un aumento della mortalità: infatti attualmente si registra un suo progressivo aumento per cui 9 milioni di nuovi casi sono diagnosticati nel mondo. Nel corso del nostro Secolo si è registrata una costante riduzione degli indici epidemiologici: l'incidenza minima in Italia è stata registrata nell'83 con 4,9 casi per 100.000 abitanti. Successivamente al 1983 si è osservata una inversione di tendenza con un raddoppio degli indici nel 1994 (9,6 casi per 100.000 abitanti), probabilmente sottostimati. Tale situazione trova riscontro anche nel resto d'Europa. Rispetto alle altre malattie infettive la TBC differisce in quanto le modalità evolutive della malattia e della suscettibilità dell'ospite fanno sì che in una determinata popolazione l'epidemia turbercolare si sviluppi nell'arco di parecchi decenni completandosi in alcuni secoli.
Molteplici sono le cause della recrudescenza:
 ź Carenza di controlli sanitari nei confronti delle correnti migratorie riversatesi nel nostro Paese (ricordiamo che nei Paesi del Terzo Mondo la TBC è ancora molto attuale)
 ź Diffusione della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita che deprime le difese immunitarie aprendo la strada al Bacillo Tubercolare
 ź Diffusione di farmaci antireattivi, antiblastici o antirigetto che deprimono l'immunità umorale e cellulare
 ź Abolizione della rete dei presidi antiturbercolari avvenuta negli anni '80 con conseguente riduzione della vigilanza e mancanza di sicuri dati epidemiologici aggiornati

É necessario riprendere lo studio sistematico della prevalenza dell'infezione tubercolare, incrementando i controlli con una particolare attenzione anche e soprattutto da parte dei Medici di famiglia, anche tenendo conto delle difficoltà diagnostiche conseguenti ai frequenti casi di anergia tubercolinica, spesso presente in questi soggetti.
(R. Zamboni, Bollett. O.P.M. di Roma, n.8/1998)
(D. Z.)
 

PAESINO: CHE DEPRESSIONE!
Un italiano su quattro è a rischio di depressione: il sondaggio M.I.N.I. condotto in Italia su 3.550 persone e presentato a Parigi in un Congresso di neuropsicofarmacologia ha evidenziato appunto che circa un quarto della popolazione ha (o ha avuto) esperienza di depressione almeno una volta nella vita. Le donne sono colpite più dei maschi (28,6% contro 25,5%) e l'età più a rischio appare quella compresa tra i 30 e i 40 anni (32,3%) seguita poi dai quella 40-50 (30,4%). La cultura sembra avere un potere almeno in parte protettivo: i laureati soffrono di depressione solo nel 21,6% dei casi contro il 28,8% dei diplomati alla scuola media inferiore. L'attività lavorativa più a rischio appare quella delle casalinghe (30,2%) contro il 27% dei pensionati e il 22% dei disoccupati. La parte d'Italia più colpita appare il Nord-Est (31%) contro il 22% del Centro. Appare curioso che i soggetti più a rischio (29,4%) vivono in piccoli paesi (meno di 5000 abitanti) contro il 27,7% dei residenti nelle grandi città. Stanno meglio (25,1%) gli abitanti delle cittadine intermedie (fino a 20.000 abitanti). In Europa si ritiene che circa il 5-7% della popolazione sviluppi la depressione nell'arco di un anno; rapportando tale dato alla durata media della vita, si è calcolato che il rischio-depressione arrivi al 5-10% negli uomini e al 10-15% nelle donne, con una virtuale popolazione di 3 milioni e mezzo di depressi in Italia.
(Qualità della vita, n. 43/1998)
Commento: Non ci risulta, benché riteniamo possa avere una certa influenza, che sia stata presa in considerazione, nell'indagine, la condizione economica degli intervistati, ma del resto non sapremmo proprio quale credito dare all'informazione!
(D. Z.)

INVECCHIARE SECONDO IL MESTIERE
Gli esperti del progetto “Hiris” hanno stilato una classifica dei “mestieri a rischio invecchiamento precoce”. In cima alla classifica delle vittime dei radicali liberi e dello stress ossidativo professionale si situano i vigili urbani assieme, purtroppo, a due categorie mediche: radiologi e anestesisti. Seguono, a non eccessiva distanza, pescatori, bagnini, piloti d'aereo, cosmonauti, addetti agli impianti nucleari e addetti alle industrie di vernici.
Per prevenire, gli stessi esperti hanno stilato un (ennesimo) decalogo:

 1.  Non fumare
 2.  Esporsi con cautela agli ultravioletti
 3.  Evitare le località ad alto tasso di inquinamento ambientale
 4.  Non eccedere con gli alcoolici
 5.  Verificare l'introduzione nella dieta di olio d'oliva, pesce, frutta e verdura
 6.  Evitare sovrappeso e obesità
 7.  Ridurre lo stress psicofisico
 8.  Svolgere, senza eccedere, attività fisica
 9.  Evitare troppo frequenti voli aerei
 10.  Evitare radiazioni ionizzanti

(Qualità della vita n. 43/1998)
(D. Z.)

AIDS NEL MONDO
L'AIDS torna ad essere la Peste del 2000? L'ONU ha dichiarato che quest'anno, in 34 paesi (29 in Africa più Cambogia, India, Thailandia, Brasile e Haiti), la popolazione verrà drasticamente ridotta dall'epidemia di AIDS. In questi paesi vivono l'85% dei sieropositivi del mondo e si registrano il 91% dei decessi totali. Nei paesi africani l'aspettativa di vita, in conseguenza dell'infezione da HIV, è scesa di sette anni, a 47 anni di età. Nei paesi più colpiti l'aspettativa di vita è ancora più bassa di 10 anni. In Botswana, ad esempio, è calcolata, nel periodo 2000-2005, una discesa dell'aspettativa di vita fino ai 29 anni. Su scala planetaria l'incremento annuo di popolazione, stimato nel 2% in assenza di AIDS, scende per tale motivo all'1% scarso.
(Qualità della vita, n.43/1998)
(D. Z.)

TERAPIA MEDICA DELLA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE
Revisione critica di un articolo pubblicato su: Neurology, 1998; 51:390-3 col titolo "Short-term medical therapy for carpal tunnel syndrome". Le terapie attualmente raccomandate per la sindrome del tunnel carpale (CTS) comprendono farmaci per os, la fasciatura del polso con stecche, l'iniezione locale di corticosteroidi e la chirurgia. Questo studio valuta l'efficacia di un diuretico (triclormetiazide), un FANS a lento rilascio (tenoxicam SR) uno steroide (prednisolone) e un placebo nel trattamento della CTS di gravità lieve-moderata. Sono stati coinvolti 91 pazienti che presentavano segni e sintomi lievi o moderati di CTS, confermata in tutti i casi con tecniche elettrodiagnostiche. Sono stati esclusi i casi con CTS severa, o con evidenza di altre condizioni quali una radicolopatia che poteva simulare una CTS, o che presentavano controindicazioni ai farmaci, o con deficit cognitivo. Lo studio è stato condotto in modo prospettico per quattro settimane, randomizzato, in doppio cieco, controllato versus placebo. Ogni paziente è stato intervistato all'inizio del trial e valutato sulla base di cinque sintomi (dolore, parestesia, torpore, debolezza, risvegli notturni) utilizzando una scala di 10 punti (0 = assenza di sintomi, 10 = sintomi severi) e sommando i vari punteggi per ottenere il punteggio globale (Global Symptom Score = GSS) per la CTS. I pazienti sono stati quindi assegnati in modo random ad uno di quattro gruppi: 1) quattro settimane di placebo, 2) quattro settimane di tenoxicam SR 20 mg al giorno, 3) quattro settimane di triclormetiazide 2 mg al giorno, 4) due settimane di prednisolone 20 mg al giorno seguite da altre due settimane di 10 mg al giorno. Tutte le compresse erano bianche e di uguale forma e dimensione. Ogni paziente è stato valutato a due e a quattro settimane utilizzando le stesse tecniche usate all'inizio del trial, dallo stesso medico che aveva fatto la valutazione iniziale. Sono stati controllati anche gli effetti collaterali. Dei 91 pazienti arruolati, 18 non hanno completato il trial. Il tasso maggiore di ritiri si è avuto nel gruppo placebo (7) rispetto ai 3 o 4 degli altri gruppi. Ciò è rassicurante in quanto suggerisce che la terapia attiva è ugualmente ben tollerata.
RISULTATI. Nella valutazione a due settimane solo il gruppo trattato con lo steroide ha presentato una riduzione statisticamente significativa nel GSS in confronto al placebo (da 27.9 a 15, p = 0,0002). Parimenti, a quattro settimane, il gruppo trattato con lo steroide ha avuto una riduzione statisticamente significativa del GSS rispetto al gruppo placebo (da 27.9 a 10, p = 0,00001). Nausea e dolore epigastrico sono comparsi con uguale frequenza in ogni gruppo.
RACCOMANDAZIONI PER LA PRATICA CLINICA. Questo studio ha dimostrato che il prednisolone è significativamente più efficace dei FANS o dei diuretici nella terapia a breve termine della sindrome del tunnel carpale. Tuttavia, gli autori di questa revisione critica ritengono che ai pazienti dovevano essere offerte anche terapie non farmacologiche (come lo steccaggio) e un'educazione riguardo le attività professionali e gli hobby che possono contribuire a provocare una CTS.
Journal of Family Practice – POEMs, novembre 1998
(A. S.)

CAFFEINA E SALUTE
Bandolier cerca di fare il punto sul rapporto tra caffeina e salute prendendo in esame tre studi recenti ben fatti, di cui due sono meta-analisi. Il consumo di caffeina è valutato in milligrammi, tenendo presente che una tazza di caffè ne contiene 75 mg, una tazza di tè ne contiene circa 30 mg e una lattina di coca-cola 50 mg; attenzione particolare merita il caffè espresso, il cui contenuto di caffeina può arrivare a 150 mg per tazzina!
1. CAFFEINA E GRAVIDANZA. Il primo lavoro prende in esame il consumo di caffeina in gravidanza e l'aborto spontaneo o il basso peso alla nascita (O. Fernades, M. Sabharwal, T. Smiley et al. "Moderate to heavy caffeine consumption during pregnancy and relationship to spontaneous abortion and abnormal fetal growth: a meta-analysis". Reproductive Toxicology 1998; 12: 435-44). L'aborto spontaneo è stato definito come l'espulsione dall'utero di prodotti del concepimento prima della 20ª settimana. Il basso peso alla nascita è stato definito come inferiore a 2500 g. I soggetti di controllo sono stati donne che avevano consumato meno di 150 mg di caffeina al giorno (due tazze di caffè o meno), mentre sono state considerate esposte alla caffeina donne che ne avevano consumato più di 150 mg al giorno.
Risultati. Su 42889 donne il tasso di aborti spontanei è stato del 24.4% nelle donne esposte e del 20.0% nei controlli. È stato valutato che per ogni 23 donne che consumano più di due tazze di caffè o sei tazze di tè al giorno una avrà un aborto spontaneo, che non avrebbe se non consumasse tanta caffeina. Su 64691 donne il tasso di neonati di basso peso è stato del 7.7% nelle donne esposte e del 5.5% nei controlli. Il numero minimo di donne esposte necessario perché si verifichi il danno è stato calcolato in 46.
Commento. Trattasi di una review utile e che fa riflettere, che non esclude possibili fattori di confusione sconosciuti, ma un'associazione tra l'assunzione materna di caffeina e l'aborto spontaneo o il basso peso alla nascita è probabilmente più vera che falsa. La review ci dice anche che la caffeina è eliminata dall'organismo molto meno rapidamente nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, e avvisa le donne incinte di limitare l'assunzione di caffeina a meno di 150 mg al giorno.
2. CAFFÈ E CANCRO COLO-RETTALE. Un'altra meta-analisi (E. Giovannucci. "Meta-analysis of coffee consumption and risk of colorectal cancer". American Journal of Epidemiology 1998; 147: 1043-52) arriva alla conclusione, piuttosto provvisoria, che l'elevato consumo di caffè riduce il rischio di cancro del colon-retto. Il lavoro è metodologicamente solido e prende in esame 17 studi con complessivi 6192 casi. In soggetti che bevono quattro o più tazze di caffè al giorno la probabilità di cancro colon-rettale è stata valutata inferiore del 24%, il rischio relativo pari a 0.76 (95% C.I. 0.66-0.89). Il riscontro è uniforme attraverso aree geografiche distinte e nella maggior parte degli studi, eccetto cinque piccoli studi di coorte con meno del 15% dei pazienti esaminati. In tre studi con 883 casi di adenoma, il rischio relativo è stato di 0.57 (95% C.I. 0.44-0.72).
3. CAFFÈ E STROKE IN IPERTESI NON FUMATORI. (AA Hakim, GW Ross, JD Curb et al. "Coffee consumption in hypertensive men in older middle-age and the risk of stroke: the Honolulu heart program". Journal of Clinical Epidemiology 1998; 51: 487-94) Il consumo di caffè in uomini ipertesi di età medio-avanzata e il rischio di stroke sono stati esaminati in uno studio prospettico a lungo termine nelle Hawaii. L'assunzione di caffè (tra le altre cose) fu valutata in un'ampia coorte di uomini alla fine del 1960 e l'incidenza di stroke fu controllata nei successivi 25 anni in quasi tutti gli uomini dello studio. Questi uomini erano di età compresa tra i 55 e i 68 anni, non fumatori, con ipertensione (definita come pressione sistolica o diastolica superiore rispettivamente a 140 o 90 mmHg). Su 499 uomini, 76 ebbero uno stroke, di questi 55 furono di tipo tromboembolico. Dopo aggiustamento per l'età, il rischio di stroke tromboembolico, ma non di quello emorragico, è stato collegato in modo significativo alla quantità di caffè consumato. Per i non consumatori di caffè l'incidenza in 5 anni fu del 2%, mentre in quelli che bevevano più di tre tazze di caffè al giorno l'incidenza fu del 4%.
COMMENTO GENERALE. Questi tre studi ci dimostrano quanto dobbiamo essere prudenti nel dare consigli sullo stile di vita. È un po' come il principio di indeterminazione di Heisenberg, se lo vedi non è più lì. Dando consigli sullo stile di vita, ogni cambiamento in bene in una direzione può essere un cambiamento in male in un'altra. Per caffè e ipertensione, smettere di bere caffè può ridurre l'eventualità di uno stroke, ma aumenta il rischio di cancro colon-rettale. Difficile, vero? Ma, per le donne in gravidanza, le prove sembrano forti: limitare l'assunzione di caffeina riduce il rischio di un aborto spontaneo e il basso peso alla nascita.
Bandolier, dicembre 1998
(A. S.)

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