MAGGIO 2000

PILLOLE

DI MEDICINA TELEMATICA

Patrocinate da  SIMG Roma 

  Periodico di aggiornamento e varie attualita' a cura di: 
Daniele Zamperini md8708@mclink.it, Amedeo Schipani mc4730@mclink.it,
Massimo Angeloni mc1448@mclink.it  Maurizio Pino mpino@itelcad.it
"GEMELLATA" con Med-News di Enzo Brizio (eb98@multiwire.net)
Il file, su semplice comunicazione ad uno dei redattori, viene inviato gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. Si invita caldamente ad attuare l' iscrizione anche alla lista"gemella". L' archivio dei numeri precedenti e' consultabile su: http://utenti.tripod.it/zamperini/pillole.htm (Visitate anche le altre pagine, sono ricche di informazioni!)


INDICE GENERALE

  PILLOLE


MINIPILLOLE

  
NEWS  

ANORESSIA: PUO' PROVOCARE OSTEOPOROSI PERMANENTE
Nuovo gel dalle caratteristiche straordinarie
Dalla genomica un vaccino contro la meningite

SPECIALE FUMO

FUMO: IL VIZIO DEL 24,5% ITALIANI, IN CALO MA NON FRA DONNE
FUMO:CODACONS,AZIENDE TRUCCANO SIGARETTE PER PIU' DIPENDENZA
FUMO: CODACONS CONTRO MINISTERO SANITA',FAREMO RICORSO A TAR
FUMO: CODACONS; PASSIVO FA 10.000 MORTI ANNO,CAUSE VERSO USA
SANITA': I MEDICI FUMANO, A MARINO ANCHE IN SALA OPERATORIA
SANITA': GB; STUDIO, FUMO RIDUCE INTELLIGENZA NEGLI ANZIANI
FUMO: PER SMETTERE NUMERO VERDE FIMMG A MAGGIO E GIUGNO
SANITA': VIA A 58 CENTRI ANTIFUMO IN OSPEDALI E NUMERO VERDE
FUMO: IL VIZIO DEL 24,5% DEGLI ITALIANI, IN CALO MA NON FRA DONNE
FUMO: PUO' PROVOCARE DEVIAZIONE DEL PENE


  APPROFONDIMENTI

LE "NUOVE DROGHE"

NORMATIVA
Questa rubrica verra' gestita dall' ASMLUC: Associazione Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica  


Pillole di buonumore

Prima legge per i programmatori di computer: "Qualsiasi programma, quando funziona, e' obsoleto".
2^ legge: " Qualsiasi nuova versione di un programma costa di piu' e ci mette di piu'".
3^ legge: "Se un programma e' utile, dovra' essere cambiato".
4. Se un programma e' inutile, dovra' essere documentato.
5. Ogni programma si espandera' fino ad occupare tutta la memoria disponibile.
6. Il valore di un programma e' proporzionale all'ingombro del suo output.
7. La complessita' di un programma si arresta dopo aver oltrepassato le capacita' del programmatore.


PILLOLE

E' DIABETICO, E' ARTRITICO, E' CIRROTICO? NO, HA L'EMOCROMATOSI!
UNA MALATTIA AD "ALTO INDICE DI SOSPETTO"

L' Emocromatosi genetica (EG), benche' erroneamente considerata malattia rara e quindi sottodiagnosticata, e' la piu' frequente malattia ereditaria recessiva nel mondo caucasico. E' caratterizzata da aumento del ferro corporeo per aumentato assorbimento duodenale. Se non diagnosticata e trattata conduce inevitabilmente, verso la terza-quarta decade di vita, allo sviluppo di gravi danni d' organo e alla morte.
E' una malattia totalmente curabile se correttamente e tempestivamente diagnosticata. Normalmente essa diviene sintomatica vero i 40 anni, manifestandosi con sintomatologie varie a carico degli organi-deposito; fa eccezione la forma giovanile, che si manifesta verso i 20 anni con sintomi analoghi a quelli della talassemia major (ipogonadismo, cardiopatia).

I SINTOMI

EPATOPATIA:
Il paziente accumula ferro nel fegato, per cui gia' all' eta' di 20 anni si osserva generalmente epatomegalia. Se tempestivamente diagnosticato e curato, il paziente puo' avere una normale attesa di vita, altrimenti si osserva una inesorabile evoluzione verso la cirrosi epatica. L' evoluzione in cirrosi comporta una significativa riduzione della sopravvivenza per tumore epatico, tumori extraepatici, insufficienza epatica e insuff. cardiaca.
L' epatocarcinoma e' la piu' frequente causa di decesso dei pazienti con EG e cirrosi (45%). Il rischio di epatocarcinoma aumenta (fino a 150 volte!) allorche' l' EG si associ ad altri fattori di rischio: abuso alcoolico, positivita' all' HbsAg, all' HCV.

APPARATO OSTEOARTICOLARE:
Talora l' artrite puo' essere il sintomo di presentazione, unico per diversi anni. Le articolazioni tipicamente interessate sono la I, II e III metacarpo-falangea e interfalangee prossimali, seppure non esclusivamente; puo' richiamare le localizzazioni dell' A.R. ma e' assente la deviazione ulnare. La radiologia evidenzia condrocalcinosi isolate e osteoartrite. La sintomatologia e' poco correlata con l' netita' dei depositi di ferro, per cui la terapia depletiva porta spesso scarso giovamento.

IPOGONADISMO:
Costituisce talvolta il sintomo di presentazione e si manifesta con impotenza e perdita di libido nell' uomo, amenorrea nella donna. E' secondaria al danno causato dai depositi di ferro sulle cellule ipotalamo-ipofisarie. E' dipendente dall' entita' dei depositi per cui una diagnosi precoce (riduz. di testosterone, LH, FSH, normale risposta ai tests di stimolazione) puo' indicare un danno ancora reversibile mediante salassoterapia.

CARDIOPATIA:
L' entita' dell' interessamento cardiaco e' dipendente dall' entita' del sovraccarico. Nei casi diagnosticati tardivamente la cardiomiopatia dilatativa con scompenso o gravi aritmie sono tra le principali cause di morte. La cardiopatia e' presente anche in fase precoce e asintomatica: si evidenzia inizialmente all' ecocardiogramma un ispessimento del setto interventricolare e del ventricolo sinistro, ed una dilatazione dell' atrio sinistro; successivamente si manifesta il quadro della miocardiopatia dilatativa.. Le alterazioni precoci sono reversibili con la terapia, che risulta efficace per migliorare il quadro clinico anche in fase avanzata.

DIABETE:
L' incidenza del diabete nella EG e' intorno al 50%.
Due fattori patogenetici principali:

La malattia e' in certa misura correlata all' entita' dei depositi, e si puo' rilevare frequentemente una riduzione del fabbisogno insulinico con la deplezione di ferro; e' raro tuttavia assistere alla reversibilita' completa della malattia.

DIAGNOSI

TERAPIA

Occorre rimuovere rapidamente il ferro in eccesso:
Di prima scelta la salassoterapia settimanale di 350-500 ml. di sangue con rimozione di 180-250 mg di ferro, fino alla ferrodeplezione (percentuale di saturazione di tranferrina < a 20%, ferritina < 30 ng/ml, modesta anemizzazione.
Una coesistente anemia (magari dovuta a microcitemia coesistente) non controindica i salassi, che possono essere effettuati, in alcuni casi, contemporaneamente a somministrazione di eritropoietina.
Di seconda scelta e' la terapia con chelanti del ferro, molto meno efficaci.  
Raggiunta la deplezione si prosegue con un salasso ogni 45-60 giorni e dieta povera di ferro.
S. Fargion, Professione, sanita' pubblica e medicina pratica, 2, 2000

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IO TI CURO MA MI AMMALO: LE PATOLOGIE DI CHI SI OCCUPA DEGLI ALTRI
E’ da lungo tempo noto in psicologia il rischio psicofisico cui vanno incontro coloro che esercitano le cosiddette "professioni di aiuto": la cosiddetta sindrome da "born-out" costituita da frustrazione, disinteresse, sensazione di depressione, varie somatizzazioni viscerali, e’ stato ampiamente studiato. Non altrettanto studiato sono le patologie psichiche che si riflettono su coloro che devono prendersi carico di un soggetto malato. Sono moltissime in Italia le persone che assistono coniugi, figli, genitori con patologie croniche o debilitanti che necessitano di una costante assistenza. Il rischio a cui vanno incontro e che richiama per certi aspetti il "born-out", va sotto il nome di "burden" parola che indica il senso di fatica e di oppressione che si trovano a dover fronteggiare spesso inconsapevolmente.
In una ricerca condotta da Scholte Ob Reimer presso l’Univerista’ di Amsterdam e’ stato evidenziato come a questo rischio siano esposti i famigliari ad esempio di pazienti affetti da ictus cerebrale. Superato il momento critico e tornati a casa dall’Ospedale, pazienti e famigliari si trovano a dover riorganizzare la propria vita, facendo i conti con la disabilita’ e con le piccole e grandi difficolta’ che un giorno inesorabilmente si presentano.
Indagando quindi un numero di 115 soggetti, mettendo a confronto le variabili relative al paziente e all’ambiente di vita si e’ rilevato che i piu’ elevati livelli di "burden" sono soprattutto correlati alle caratteristiche del famigliare che assiste. Non e' cioe' tanto lo stato oggettivo del paziente a determinare la reazione psico-emotiva del famigliare, bensi’ la visione soggettiva di colui che se ne prende in cura e vive la situazione di assistenza.
Dalla ricerca emerge che pesano soprattutto lo stress emotivo, la solitudine percepita, la disabilita’, l’ammontare delle cure fornite e i bisogni assistenziali che non sono corrisposti.
Gli autori concludono che, come anche per le altre patologie croniche quali l’Alzheimer o i traumi cranici, i livelli di stress sono associati in modo preponderante alle caratteristiche personali dell’assistente e in minor misura alla patologia del paziente. Il profilo di vulnerabilita’ di questi soggetti, non ancora ben definito, mette in evidenza alcune caratteristiche: le donne riportano in genere piu’ alti di "burden" anche perche’ spesso, trovandosi in una generazione "sandwich", si trovano a essere impegnate nello stesso tempo nella cura dei figli e dei genitori.
L’influenza dell’eta’ si manifesta soprattutto dall’eta’ di mezzo in poi in quanto i soggetti giovani sembrano piu’ abili nel gestire le situazioni critiche. Coloro che presentano predisposizione a valutare gli eventi in senso positivo o hanno una buona percezione delle proprie capacita’ gestionali sanno affrontare la cronicita’ con minori reazioni disadattative. Coloro che prestano assistenza per lungo tempo a un congiunto sono esposti a gravi rischi per la salute mentale e fisica. Spesso infatti si rilevano in queste persone alti livelli di ansia e di depressione, problemi cardiovascolari, riduzione ed efficienza del sistema immunitario.
Assistere un famigliare malato che ha perso la propria indipendenza e’ un impegno molto gravoso, spesso sottovalutato e misconosciuto, ed ha importanti ricadute sociali che varcano i confini della famiglia e possono incidere anche sull’attivita’ sociale e lavorativa dell’assistente.
Paola Chiambretto, Psicologia contemporanea n.159-2000

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MA SAPPIAMO STUDIARE ? LE CATTIVE ABITUDINI
E’ stato effettuato, presso l’Universita’ di Pavia dalla dott.ssa Alessandra Bajoni una ricerca su circa 3000 ragazzi per indagare le tecniche di studio da essi adottate per confrontarle con il loro rendimento scolastico. Alcuni dati emersi sono particolarmente interessanti. Sembra ad esempio che la memoria non sia direttamente collegata ai risultai scolastici. Studenti meno dotati dal punto di vista mnemonico ma a conoscenza di valide tecniche ottengono in genere prestazioni migliori. Dalla ricerca emerge che gli studenti piu’ bravi attribuiscono generalmente alle mnemotecniche un ruolo di ausilio per ricordare date e nomi ma non per memorizzare i punti salienti di un testo che invece preferiscono imparare con ragionamenti e collegamenti.

Alcune tecniche ritenute "cattive" sembrano essere:

Tecniche usate dagli studenti piu’ brillanti invece sembrano essere:

Abitudine diffusa tra gli studenti piu’ brillanti sembra quello di sfruttare una prima lettura veloce del testo base per formarsi un’idea di massima dell’argomento, poi cercare confronti e collegamenti, infine tornare alla lettura del testo base. Tale sistema sembra essere non solo un passatempo ma una vera e propria tecnica di apprendimento.
Carlo Massironi, Psicologia contemporanea n.159-2000.

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Miti in medicina: allergia crociata tra penicilline e cefalosporine
Le cefalosporine e le penicilline hanno in comune un anello betalattamico. Si ritiene comunemente che almeno il 10% dei pazienti allergici alla penicillina avranno una reazione avversa alle cefalosporine. Questa potenziale reattività crociata ha implicazioni terapeutiche molto importanti, in quanto molte infezioni serie sono trattate meglio con le cefalosporine come terapia di primo livello.
Nel considerare la reattività crociata, due punti sono essenziali. Primo, la vera allergia alla penicillina è rara. Graff-Lonnevig et al.1 hanno riportato che, in una coorte di 298 bambini per i quali i genitori avevano riferito un’allergia alla penicillina, solo uno aveva un risultato positivo al RAST (= RadioAllergoSorbentTest, un test in vitro di allergia alla penicillina). Agli altri 297 pazienti fu somministrata una penicillina per dieci giorni: solo 30 (il 10%) ebbero qualche reazione ascrivibile ad allergia, e 22 di queste reazioni comparvero dopo sette giorni. In uno studio simile di Surtees et al. 2, su 132 pazienti proposti da general practitioners inglesi, solo in quattro fu confermata un’allergia mediante RAST. Ai rimanenti 128 fu somministrata una singola dose orale di penicillina e non ebbero reazioni allergiche. La reale incidenza di allergia in pazienti con storia di allergia alla penicillina è sostanzialmente inferiore al 10%; pertanto, il tasso di reattività crociata tra penicilline e cefalosporine deve essere certamente inferiore.
Secondo, la maggior parte delle prove suggerisce che una reazione crociata tra penicillina e cefalosporine è rara, forse non più che tra penicilline e antibiotici strutturalmente non correlati. Anne e Reisman3 hanno fatto una revisione critica di dati provenienti da fonti pubbliche e da rapporti di mercato delle industrie farmaceutiche. Reazioni allergiche serie alle cefalosporine si verificano in circa lo 0.02% dei pazienti che prendono l’antibiotico. La frequenza di reazioni serie in pazienti con allergia alla penicillina sembra essere da due a quattro volte questo valore basale. Tuttavia, una frequenza di reazioni serie di tre volte il valore basale si osserva in pazienti con allergia alla penicillina quando assumono un antibiotico strutturalmente non correlato.
Questi dati suggeriscono che una storia di allergia alla penicillina sia un fattore di rischio generico per manifestazioni allergiche conseguenti alla somministrazione di antibiotici, e che non sia specifico per le cefalosporine. Gli autori fanno notare che i primi studi che suggerirono una reattività crociata tra penicilline e cefalosporine di prima generazione furono fatti quando i processi produttivi davano cefalosporine spesso contaminate con penicilline. Il tasso di reattività crociata tra cefalosporine di terza generazione e penicilline si avvicina allo 0%. Anne e Reisman rilevano pure che il test cutaneo non differenzia i pazienti che svilupperanno una reazione seria alle cefalosporine.
La credenza che esista un alto tasso di reattività crociata fra penicilline e cefalosporine va smascherata, in modo che, ai pazienti che necessitano di cefalosporine, queste siano somministrate sia che abbiano sia che non abbiano una storia di allergia alla penicillina. I medici dovrebbero tener conto del fatto che i pazienti con allergia vera alla penicillina hanno un rischio leggermente più alto di reazione allergica a qualsiasi antibiotico.
Bibliografia
1. 
Graff-Lonnevig V, Hedlin G, Lindfors A. Penicillin allergy: a rare paediatric condition? Arch Dis Child 1988; 63: 1342 -1346
2. 
Surtees SJ, Stockton MG, Gietzen TW. Allergy to penicillin: fable or fact? BMJ 1991; 302: 1051 -1052
3. Anne S, Reisman RE. Risk of administering cephalosporin antibiotics to patients with histories of penicillin allergy.
Ann Allergy Asthma Immunol 1995;74: 167 -170
Western Journal of Medicine, maggio 2000

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Opinioni degli adolescenti sulle visite di medicina generale
Obiettivi. L’obiettivo principale di questo studio (inglese, n.d.r.) era quello di controllare il livello di soddisfazione degli adolescenti rispetto all’ultima visita effettuata e qualsiasi motivo di insoddisfazione. Un altro obiettivo era osservare i comuni problemi di salute degli adolescenti e identificare quanti adolescenti erano stati coinvolti, dove avevano chiesto consiglio, e la frequenza di queste consulenze.
Metodi. I dati sono stati tratti da questionari completati come parte di una valutazione continua di un nuovo programma di educazione sessuale in 38 scuole nel 1997. In particolare le voci riportate in questo studio erano correlate alla soddisfazione riguardo l’ultima visita presso il medico di medicina generale e ai motivi di insoddisfazione, ai problemi di salute e a chi si erano rivolti per affrontarli, e ai commenti sui servizi utilizzati. 5152 adolescenti compilarono i questionari nel corso di una lezione scolastica in condizioni di assoluta riservatezza.
Risultati. Oltre l’86% degli adolescenti era apparentemente soddisfatto riguardo l’ultima visita dal medico di medicina generale, sebbene fossero state identificate diverse possibili cause di insoddisfazione. Furono identificati i problemi di salute, e le fonti di aiuto furono considerate e confrontate; non furono rilevati evidenti livelli di relativa insoddisfazione. Un gran numero di adolescenti indicò chiari problemi ma non cercò aiuto per questi.
Conclusioni. Gli adolescenti sono ampiamente soddisfatti dei servizi disponibili in medicina generale. Un buon numero di adolescenti non cerca aiuto per i problemi individuali. Incoraggiare gli adolescenti a preoccuparsi quando hanno un problema di salute può servire a sensibilizzare maggiormente i servizi di medicina generale.
Family Practice, aprile 2000

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Coenzima Q10 e insufficienza cardiaca congestizia
Premesse. Il coenzima Q10  (o ubichinone) è comunemente usato per trattare l’insufficienza cardiaca congestizia sulla base di diversi studi soggettivi non in cieco. Pochi studi randomizzati e controllati, in cieco, hanno valutato misure obiettive di performance cardiaca.
Obiettivo
di questo studio, randomizzato, controllato e in doppio cieco, è stabilire l’effetto del coenzima Q10 sul consumo massimale di ossigeno, la durata dell’esercizio e la frazione di eiezione. 
Materiali e metodi. Sono stati arruolati 55 pazienti con insufficienza cardiaca congestizia in III e IV classe NYHA, frazione di eiezione inferiore al 40% e consumo massimale di ossigeno inferiore a 17 ml/kg/min (o < 50%), e assegnati in modo random a ricevere coenzima Q10 200 mg/die o placebo per sei mesi. Quarantasei pazienti hanno completato lo studio. Sono stati misurati la frazione di eiezione ventricolare, il consumo massimale di ossigeno e la durata dell’esercizio, con contemporaneo monitoraggio metabolico continuo. 
Risultati.
Sebbene la concentrazione media (± deviazione standard) di coenzima Q10 nei pazienti in trattamento attivo sia aumentata da 0.95 ± 0.62 mg/ml a 2.2 ± 1.2 mg/ml, la frazione di eiezione, il consumo massimale di ossigeno e la durata dell’esercizio sono rimaste invariate sia nel gruppo coenzima Q10 che nel gruppo placebo.
Conclusioni.
I risultati di questo studio suggeriscono che il coenzima Q10 non dovrebbe essere utilizzato per il trattamento dell’insufficienza cardiaca.
(N.d.R.: Prima che passasse in classe C, il coenzima Q10 è stato molto in voga e molto prescritto dai medici di famiglia italiani; il passaggio in classe C ha fatto giustizia)

Annals of Internal Medicine, 18 aprile 2000

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Pillole di buonumore

Computer: macchina progettata per velocizzare e automatizzare gli errori.


MINIPILLOLE


L'enoxaparina nella prevenzione tromboembolica del paziente critico
Non è stata ancora dimostrata l'efficacia dell'enoxaparina, una eparina a basso peso molecolare,nella prevenzione delle complicanze tromboemboliche in pazienti con grave malattia acuta. Il dott. MM. Samama dell'Hotel Dieu di Parigi ha coordinato un gruppo multicentrico che ha valutato l'efficacia di questa molecola randomizzando 1102 pazienti per terapia sottocutanea a diversi dosaggi (40 mg o 20 mg al giorno) oppure per placebo. E' stata notata una significativa riduzione dell'incidenza di tromboembolie nel gruppo di pazienti trattati con 40 mg. di enoxaparina al giorno, mentre non è stata osservata alcuna efficacia in quelli con un dosaggio ridotto a soli 20 mg. Non sono stati notati effetti collaterali importanti in nessuno dei gruppi. La terapia profilattica con 40 mg. di questo tipo di eparina è efficace nella prevenzione delle complicanze tromboemboliche in pazienti ricoverati in terapia intensiva.
(N. Eng. J. Med. 1999;341:793-800)

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Prevalenza e prognosi dell'epatite C in età pediatrica
Esistono pochi dati sulla incidenza e sulla prognosi dell'epatite C contratta in età pediatrica. 
Il gruppo dell'Università di Monaco di Baviera (dott. M.Vogt e coll.) ha studiato 458 bambini sottoposti ad intervento cardiochirurgico prima del 1991, anno in cui è stato istituito lo screening di routine per il virus dell'epatite C (HCV) sul sangue dei donatori.  Il 14,6% dei pazienti era positivo per anticorpi anti-HCV, contro lo 0,7% di un gruppo di controllo composto da bambini normali. A distanza di 20 anni il 45% dei casi sieropositivi non presentava più segni di RNA virale. Solo 3 fra i 67 pazienti sieropositivi presentavano segni di danno epatico progressivo, tutti avevano anche fattori aggravanti (scompenso destro in 2 e infezione da virus B in 1).
L'incidenza di infezione da HCV in età pediatrica è alta, ma il decorso appare più benigno rispetto alla  malattia contratta in età adulta, con elevata incidenza di clearance virale e bassa di epatopatia progressiva.
(N. Engl. J. Med. 1999;341:866-70)

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Valutazione non invasiva del rischio genetico per sindrome di Down
Esistono varie metodiche per valutare non invasivamente il rischio genetico per sindrome di Down e porre indicazione ad una eventuale amniocentesi o prelievo dei villi corionici. Dato che non esiste un accordo unanime su quale sia il test più idoneo, alla St. Bartholomew's and the Royal London School of Medicine di Londra (dott. Wald e coll.) è stato valutato il potere predittivo combinato della misurazione dei livelli di varie proteine plasmatiche (proteina A, beta-HCG, alfa-fetoproteina, estriolo) associata alla valutazione della traslucenza nucale fetale all'ecografia, tramite una meta-analisi della letteratura disponibile. Analizzando i dati relativi a oltre 95.000 gravidanze, l'uso combinato di questi indicatori ha comportato uno 0,9% di falsi positivi con una sensibilita pan all'85%.
L'uso combinato di piu indicatori di rischio non invasivi per trisomia 21 permette una indicazione più accurata all'eventuale esecuzione di test invasivi.
(N Engl J. Med 1999;341:461-7)

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La vaccinazione anti-influenzale nei pazienti infetti da HIV
Nonostante venga spesso raccomandata, non è chiara quanto la vaccinazione antiinfluenzale sia efficace nei pazienti con infezione da HIV-1.
Il dott. S.A.Tasker e coli. dello U.S. Navai Medical Center di San Diego hanno valutato l'efficacia ed i rischi legati alla vaccinazione contro l'influenza in un gruppo di 102 pazienti HIV-positivi randomizzati per terapia immunizzante o per placebo. Sintomi respiratori tipici sano stati riportati dal 49% dei pazienti del gruppo con placebo, contro il 29%  di quelli trattati con vaccino. La diagnostica di laboratorio ha confermato l'infezione influenzale in 10 pazienti del gruppo placebo contro nessuno di quelli trattati. I parametri relativi all'infezione da HIV-1 o della conta dei CD4+ sono rimasti invariati fra i due gruppi.
Questa vaccinazione è efficace anche in caso di infezione da HIV-1 e non presenta effetti collaterali importanti.
(Ann lntern Med 1999;131:430-33)

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Vitamina E e alterazioni emodinamiche nel diabete mellito di tipo 1
Alterazioni emodinamiche di natura funzionale a livello retinico e renale sì sviluppano molto precocemente nel corso della malattia diabetica. Tali alterazioni si correlano al successivo sviluppo di retinopatia e nefropatia diabetica. Fra le cause che le determinano, un ruolo molto importante sembra essere svolto da disfunzioni dell’endotelio vascolare rappresentate principalmente da un alterato rilascio di sostanze vasodilatatrici e vasocostrittrici, importanti per la regolazione del tono vascolare. L’alterazione endoteliale sembra strettamente associata all’iperglicemia che agirebbe attraverso vari meccanismi fra cui un aumento dello stress ossidativo e una riduzione della disponibilità di ossido nitrico, la più importante sostanza vasodilatatrice di derivazione endoteliale. Recenti studi clinici hanno mostrato che un trattamento antiossidante con vitamina C o vitamina E migliora la funzione endoteliale in diabetici di tipo I. E' stato osservato che la somministrazione di 1800 UI di vitamina E per 4 mesi e' in grado di normalizzare le alterazioni emodinamiche precoci sia a livello retinico che renale in diabetici di tipo I che presentavano una riduzione del flusso retinico e un anomalo aumento della filtrazione glomerulare renale. Questa vitamina sembra svolgere tale azione favorevole non solo mediante la sua azione antiossidante ma anche ripristinando la biodisponibilita' di ossido nitrico a livello dell’endotelio, migliorandone la funzione.
Medico&metabolismo 4/99

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Pillole di buonumore

Un esperto di computer prova a fare il barman in occasione di una fiera di software e vuole dimostrare quanto e' bravo a preparare i cocktail. "Per questo cocktail bisogna miscelare 1/3 di vodka, 1/3 di gin, 1/3 di cherry ed 1/3 di acqua tonica". "Ma cosi' fanno quattro terzi !!!". "Hmmmm... Si', pero'... Io uso un bicchiere grande..."


NEWS 

ANORESSIA: PUO' PROVOCARE OSTEOPOROSI PERMANENTE
Roma, 11 aprile - (Adnkronos) - No al modello tutto occidentale di donna magra e perennemente a dieta. Modello che spesso 'spinge' le giovani donne verso l'anoressia che ha, come conseguenze patologiche, la grave perdita di massa ossea con il rischio di una osteoporosi permanente. L'allarme e' lanciato dall'Aila (fondazione per la lotta contro l'artrosi e la osteoporosi) con l'aiuto di una testimonial d'eccezione: Simona Tagli, scelta dopo una indagine condotta tra vari personaggi che ha rivelato come il livello di massa ossea della Tagli sia superiore alla norma e le sue abitudini di vita sane.
''Vorrei sensibilizzare le giovani donne a non cercare come chiave del successo l'essere magri -dice la Tagli-. E' scientificamente provato che il patrimonio osseo e' in crescita fino a 30 anni. Sino ad allora e' importante tenere un regime di vita sana, mangiare bene''. L'anoressia, spiegano gli esperti dell'Aila, puo' avere come conseguenza la osteoporosi permanente. Il 90-95 pc di persone sofferenti di anoressia sono donne e l'eta' d'esordio del disturbo e' compresa tra i 12 a i 25 anni. Questo disturbo, che nel 10 pc dei casi puo' portare alla morte, compare quindi nel periodo di costruzione e formazione della struttura ossea compromettendola irrimediabilmente con l'osteoporosi giovanile che puo' diventare permanente.''Cio' che e' sbagliato e' la cultura occidentale che vuole la donna magra -dice la Tagli-. Bisogna quindi sradicare questa credenza comune secondo la quale la donna e' bella e puo' avere successo solo se magra''.
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13.03.2000
Nuovo gel dalle caratteristiche straordinarie
Brevettato in Inghilterra, è pronto per essere commercializzato

Sembra un qualsiasi gel, uno dei tanti utilizzati comunemente nell’industria farmaceutica, ma le sue caratteristiche sono sorprendenti. È stato recentemente brevettato da due scienziati inglesi, Donald Eagland e Nicolas Crowther, entrambi ricercatori presso la School of Pharmacy dell'Università di Bradford, nel Regno Unito. Fa pensare a Blob, il liquido assassino entrato nella storia del cinema, ma questo nuovo gel promette applicazioni molto meno inquietanti. Le sue caratteristiche lo renderanno utile per convogliare sostanze medicinali all’interno del corpo umano, per assorbire l’inquinamento e forse per consentire la crescita di nuove cellule epiteliali.
L’ampio spettro di possibili utilizzi è dovuto alla sua particolare struttura chimica. Il gel è composto da due tipi di molecole molto lunghe ed elastiche, intrecciate tra loro in modo da formare una sorta di gabbia, in grado di intrappolare grandi quantità di acqua. La consistenza può essere alterata intervenendo sul numero dei legami tra queste molecole, fino a ottenere una sostanza da 100 a 1000 volte più forte dei gel dello stesso tipo finora realizzati, nonostante sia composta quasi esclusivamente di acqua.
Un’altra proprietà particolarmente utile è la sua notevole capacità di assorbimento. Mentre è allo stato liquido, l’idrogel può essere spalmato su superfici impregnate di oli inquinanti; quando poi si addensa viene arrotolato come un tappeto e l’olio inquinante assorbito viene rimosso. In agricoltura può servire per trasportare erbicidi in piccole quantità e per controllare il ritmo con cui viene rilasciato, consentendone in tal modo un uso più ridotto e mirato. Con un meccanismo analogo, il gel sarà probabilmente utilizzato in ambito medico; spalmato sulla pelle o iniettato, il gel può rilasciare medicinali poco alla volta, aumentandone l’efficacia.
Una applicazione ancora più ambiziosa è attualmente allo studio. Sta per partire un progetto di ricerca, condotto da Stephen Britland, anch’egli in forze alla School of Pharmacy dell'Università di Bradford. Obiettivo dichiarato: impiegare l’idrogel per coltivare cellule epiteliali. Spalmato su ferite e scottature, dovrebbe permettere la riformazione della pelle.
Eagland e Crowther sono ben consapevoli della versatilità d’impiego della sostanza e sono già alla ricerca di partner per sfruttarne le opportunità commerciali.
Renato Torlaschi
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10.03.2000
Dalla genomica un vaccino contro la meningite
Per la prima volta una molecola attiva contro N. Meningitidis di tipo B

Ogni anno nel mondo più di 135.000 persone muoiono di meningite, un'infiammazione delle membrane che avvolgono l'asse cerebrospinale, dovuta nella maggior parte dei casi a un batterio, Neisseria meningitidis, che penetra nell'organismo attraverso la mucosa nasale e si diffonde nel sangue fino a raggiungere il sistema nervoso centrale. Cinque gruppi di N. meningitidis, indicati con le sigle A, B, C, Y e W135, sono diffusi nei paesi caldi e temperati e colpiscono soprattutto neonati e bambini. Alcune regioni dell'Africa sub-sahariana subiscono devastanti epidemie periodiche di meningite.
Attualmente sono disponibili vaccini parzialmente efficaci contro i gruppi A, C, Y e W135, mentre sono falliti tutti i tentativi di mettere a punto un vaccino contro i batteri del gruppo B, presente in Europa e nel Nord America.
Ora, i biologi italiani impiegati nei laboratori di Siena della Chiron Corporation hanno mappato l'intero DNA di N. meningitidis B e hanno individuato sulla superficie del microrganismo alcune proteine capaci di innescare la reazione difensiva del sistema immunitario, ottime candidate per la produzione di un vaccino di nuova generazione. I risultati della ricerca sono apparsi il 9 marzo sulla rivista Science.
«Non siamo mai riusciti a mettere a punto un vaccino con i metodi convenzionali - spiega Rino Rappuoli, vice-presidente per la ricerca della Chiron Corporation - perché il gruppo B comprende diversi ceppi di N. meningitidis, ognuno con caratteristiche leggermente diverse, che confondono il sistema immunitario. La genomica ha rivoluzionato il nostro approccio: grazie alle informazioni ottenute con la mappatura del DNA, abbiamo identificato le proteine comuni a tutti i ceppi del batterio.»
I ricercatori hanno isolato e purificato 350 potenziali antigeni. Tra questi hanno scelto quelli che si presentano sulla superficie esterna del batterio e sono quindi esposti all'azione degli anticorpi. Ora gli esperti della Chiron Corporation sono al lavoro per selezionare le proteine che si prestano meglio allo scopo, quelle che sono in grado di stimolare una reazione immunitaria letale per la N. meningitidis. Il gruppo di Siena ha lavorato in collaborazione con l'Institute for Genomics Research di Rockville, nel Maryland, e con l'Institute of Molecular Medicine di Oxford.
Cristina Valsecchi
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FUMO: IL VIZIO DEL 24,5% ITALIANI, IN CALO MA NON FRA DONNE
(ANSA) - ROMA, 20 APR - Fumo in calo, ma non fra le donne. Tra sigarette, pipa e sigari, il vizio riguarda il 24,5% degli italiani, contro il 25,4% del 1993. In controtendenza le donne che, nello stesso periodo di tempo, sono passate dal 16,4% al 17,3%, mentre gli uomini sono scesi dal 35,1% al 32,2%. A studiare il rapporto degli italiani con il fumo e' l'indagine dell'Istat sugli stili di vita e le condizioni di salute. La diminuzione piu' forte si registra nelle regioni del Nord-Ovest dove in un solo anno, dal 1997 al 1998, il club dei fumatori ha perso quasi tre punti, passando dal 26,5% al 23,8%. Forse per colpa dello stress, la percentuale dei fumatori e' piu' alta nelle grandi citta', dove raggiunge il 28,5%. La fascia d'eta' piu' attaccata alle sigarette e' quella tra i 25 e i 44 anni con il 32,5%. Ma anche tra i giovanissimi il vizio e' piuttosto diffuso: fuma il 21,3% dei giovani tra i 14 e i 24 anni, un valore che sale al 23,5% nelle grandi citta'. Anche in questa fascia d'eta' a fumare di piu' sono soprattutto le ragazze che dal 1997 al 1998 sono passate dal 14,8% al 15,9%. Con il passare degli anni, comunque, aumenta il numero delle persone che decidono di smettere: 19,3% nel 1996, 20,3% nel 1997 e 21,4% nel 1998. (ANSA).
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FUMO:CODACONS,AZIENDE TRUCCANO SIGARETTE PER PIU' DIPENDENZA
(ANSA) - ROMA, 20 APR - Attenzione ai ''trucchi'' delle compagnie del tabacco: i fumatori di sigarette assorbirebbero infatti quantita' di nicotina di gran lunga maggiori di quelle dichiarate e questo proprio grazie agli 'stratagemmi' adottati dalle multinazionali produttrici. A denunciarlo e' il Codacons, che oggi ha organizzato una 'controgiornata nazionale contro il fumo' in polemica con la giornata nazionale organizzata dal ministero della Sanita' e prevista per il 31 maggio. Le sigarette ''sono ancora piu' nocive di quanto si pensi - ha affermato il portavoce nazionale Codacons Carlo Rienzi - e lo dimostrano gli esperimenti al microscopio che abbiamo effettuato in collaborazione con alcuni ricercatori su sigarette italiane e americane e che svelano i trucchi delle compagnie a danno dei fumatori''. Quali sono? ''Abbiamo scoperto - ha spiegato Rienzi - che, attraverso tecniche laser, sui filtri delle sigarette vengono effettuati dei fori di ventilazione invisibili ad occhio nudo che diluiscono il fumo, riducendo quindi il livello della nicotina durante i test di verifica. I fori sono pero' situati proprio sulla parte del filtro dove si poggiano le dita del fumatore. Cosi', in realta', mentre si fuma i fori di ventilazione vengono 'tappati' ed aumenta la quantita' di nicotina assorbita e, dunque, l'assuefazione del soggetto''. Ma i trucchi, dei quali ''la maggior parte dei fumatori stessi e' all'oscuro - prosegue il Codacons - non finiscono qui''.
Le societa', ha detto Rienzi, ''creano infatti geneticamente piante di tabacco il cui contenuto di nicotina e' raddoppiato o triplicato rispetto ad una pianta normale. E' il caso del super-tabacco 'y1', utilizzato in alcune delle sigarette piu' diffuse sul mercato''. Ed ancora: sicuramente, denunciano i responsabili Codacons, sono in pochi a sapere che le multinazionali ''aggiungono dei composti di ammoniaca nel prodotto dicendo che l'aggiunta serve ad ottimizzare il gusto. In realta', l'ammoniaca provoca dei processi chimici a catena che velocizzano la distribuzione della nicotina nel fumatore attraverso il flusso sanguigno''. Insomma, i trucchi per aumentare la dipendenza dei fumatori, e' la denuncia dell'associazioene dei consumatori, sono numerosi anche se in pochi lo sanno. ''La sigaretta che non fa male - ha commentato Rienzi - in realta' non esiste, e' solo quella che non si fuma''. Quanto ai 'trucchi' delle multinazionali, il Codaconso promette battaglia: ''Chiederemo formalmente al ministero della Sanita' - ha affermato Rienzi - di intervenire presso i Monopoli di Stato affinche', quando vengono effettuati i test di nicotina, si consideri l'escamotage dei forellini sul filtro. Il cittadino ha il diritto di sapere esattamente quale quantita' di nicotina finisce nei polmoni a causa del fumo da sigaretta''.(ANSA).

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FUMO: CODACONS CONTRO MINISTERO SANITA',FAREMO RICORSO A TAR

(ANSA) - ROMA, 20 APR - Il Codacons contro il ministero della Sanita'. Una giornata contro il fumo l'anno ''non basta poiche' cio' che occorre sono misure concrete'', afferma l'associazione che, sempre sulla questione fumo, ha anche annunciato un prossimo ricorso al Tar contro il ministero. ''Siamo per la lotta al tabagismo tutto l'anno, con iniziative concrete e campagne di prevenzione - ha affermato il portavoce Codacons Carlo Rienzi, in occasione della 'controgiornata' contro il fumo organizzata presso l'ospedale Cto Andrea Alesini di Roma - e non solo per un giorno su 365 come fa il ministero della Sanita' che, per il resto dell'anno, non fa poi nulla''. Addirittura, ha aggiunto Rienzi, ''la commissione contro il tabagismo istituita dallo stesso ministero non e' mai stata riunita in un anno e il lavoro fatto lo scorso anno, con la messa a punto delle linee guida contro il fumo, e' rimasto lettera morta nel cassetto di qualche burocrate''. Per questo, ha annunciato, ''faremo ricorso al Tar, per costringere il ministero ad emettere le linee guida che la commissione ha approvato e che rendono noto ai cittadini come, in base alle nostre leggi, il fumo sia vietato anche nei bar e nei ristoranti''. Una norma questa, ha concluso Rienzi, che oggi ''la gran parte dei cittadini e degli stessi gestori dei locali pubblici ancora ignora''.(ANSA).

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FUMO: CODACONS; PASSIVO FA 10.000 MORTI ANNO,CAUSE VERSO USA

(ANSA) - ROMA, 20 APR - Se il fumo di tabacco e' responsabile in Italia di circa 90.000 morti l'anno, non meno pericoloso per la salute e' pero' il fumo passivo: provocherebbe infatti, annualmente, almeno 10.000 decessi, di cui 7.000 per cause cardiovascolari. Inoltre, sarebbe anche la causa di circa 900 casi di cancro al polmone l'anno. La stima e' del cardiologo Giorgio Mocini, dell'Unita' operativa di cardiologia dell'ospedale Cto di Roma, in occasione della 'controgiornata' contro il fumo organizzata oggi dal Codacons. Ma le statistiche allarmanti richiamate dagli esperti non finiscono qui. Un fumatore medio, ad esempio, vive circa 8 anni in meno di un non fumatore ed ha una probabilita' del 40% di morire di una malattia prodotta dal fumo. In Italia, si stima che la prevalenza di fumatori sopra i 14 anni registri un'incidenza del 30% tra i maschi e del 17% tra le donne. Tra i fumatori piu' accaniti, secondo i dati riportati, vi sono proprio i medici: fuma il 40% di loro. Ed ancora: le donne fumatrici vanno in menopoausa prima ed il fumo riduce nei maschi la mobilita' degli spermatozoi e l'attivita' sessuale. Eppure, afferma Carlo Rienzi, del Codacons, ''i magistrati italiani sono poco sensibili alle cause in materia. Per questo - ha annunciato - porteremo le cause, quando il danno sia stato provocato da sigarette americane, davanti alla magistratura Usa, che prevede condanne punitive verso le aziende produttrici''. (ANSA).
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SANITA': I MEDICI FUMANO, A MARINO ANCHE IN SALA OPERATORIA

(ANSA) - ROMA, 19 APR - Il vizio del fumo era tale che riuscivano ad accendersi una sigaretta mentre maneggiavano il bisturi o mettevano i punti di sutura in sala operatoria. E' quanto ha denunciato due mesi fa al Tribunale dei Diritti del Malato un medico dell'ospedale di Marino (Roma), esasperato dall' eccessivo numero di 'bionde' fumate dai colleghi non solo nelle corsie di degenza ma anche in sala operatoria. L'episodio e' stato raccontato stamane dal segretario regionale del Tribunale per i diritti del malato Corrado Stillo in occasione della presentazione del progetto Qualita', avviato dal policlinico Gemelli. Da un'indagine, realizzata tra tremila dipendenti del Gemelli, emerge che il vizio del fumo e' difficile da sradicare non solo fra i degenti dell'ospedale ma anche fra medici e infermieri. I fumatori piu' accaniti sono i portantini, che arrivano a fumare anche 30 sigarette al giorno ma la ricerca dimostra che il vizio riguarda persone di ogni livello sociale e grado d'istruzione. Mentre i piu' virtuosi sono i capisala, il 40 per cento dei medici di I livello, tra cui i primari, fumano tra le 11 e le 20 sigarette al giorno, e circa il 5 per cento arriva a fumarne tra le 21 e le 30. A battere i medici, gli unici in corsia che fumano anche la pipa, sono in percentuale (80 per cento) i dipendenti amministrativi che viaggiano tra le 11 e le 20 'bionde' al giorno. (ANSA).

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SANITA': GB; STUDIO, FUMO RIDUCE INTELLIGENZA NEGLI ANZIANI

(ANSA) - LONDRA, 19 APR - Il fumo riduce il grado di intelligenza negli anziani: e' questo il risultato di una ricerca realizzata da un gruppo di scienziati britannici e spagnoli sulle conseguenze di lungo periodo della nicotina. Pubblicata sulla rivista Journal of neurology, neurosurgery and psychiatry, la ricerca si basa su un campione di oltre 650 anziani e indica che per i fumatori il rischio di avere un calo di intelligenza in eta' avanzata e' quattro volte superiore rispetto ai non fumatori o agli ex fumatori. Smettere di fumare, quindi, significa - secondo Anthony Mann e Jorge Cervilla dell'ospedale San Luis di Palencia - anche prevenire eventuali interventi futuri contro la riduzione delle facolta' cognitive. Il fumo, hanno infatti spiegato i due scienziati, contribuisce all'ostruzione e all'indurimento delle arterie ostacolando cosi' il flusso del sangue al cervello e ad altre parti del corpo. Allo stesso tempo, il fumo non protegge - come si riteneva in passato - contro il morbo di Alzheimer. A questa conclusione sono giunti alcuni ricercatori di Oxford che hanno eseguito uno studio basato su un campione di 34.000 persone e pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal.(ANSA).

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FUMO: PER SMETTERE NUMERO VERDE FIMMG A MAGGIO E GIUGNO

Budapest, 14 apr. (Adnkronos Salute) - Un aiuto 'via cavo' per smettere di fumare. Dal primo maggio al 30 giugno e' attivo il numero verde 800989716 della Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) che sensibilizzera' i fumatori italiani a spegnere la loro l'ultima sigaretta. L'iniziativa, in funzione da lunedi' a venerdi' dalle 10.00 alle 18.00, e' stata presentata oggi a Budapest, a margine del I Congresso della regione europea dell'International Union against Tuberculosis and Lung Disease. 
''Il mese di maggio e' riconosciuto in tutto il mondo come il mese dedicato alla lotta al tabagismo'', sottolinea Fiorenzo Corti, coordinatore nazionale Fimmg del Progetto fumo. ''Anche i medici di famiglia italiani - spiega - hanno deciso di dare un segnale importante per tentare di sconfiggere quello che non e' piu' un problema, ma deve essere considerato una vera malattia: il fumo. Noi medici di famiglia siamo convinti che sia compito nostro dare il buon esempio ai pazienti fumatori e aprire per primi un dialogo con loro, cosi' da costruire insieme un percorso personalizzato che li aiuti a spegnere la loro ultima sigaretta''.
Il numero verde fornira' informazioni sui danni provocati dal fumo, sui metodi per smettere (l'apertura di un dialogo tra medico di famiglia e paziente fumatore; ricerca delle motivazioni legate al fumo; costruzione di un percorso personalizzato di disassuefazione, basato sulla terapia comportamentale e su quella sostitutiva nicotinica), sui centri a cui rivolgersi per avere aiuto (contattando le sedi regionali della Fimmg sara' possibile avere informazioni sulle iniziative sviluppate a livello locale per la lotta al fumo). 
L'iniziativa del numero verde nasce all'interno del ''Progetto Fumo'': un percorso di lotta al tabagismo studiato e attuato in Italia dall'Associazione italiana degli pneumologi ospedalieri (Aipo), da Federfarma e dalla Fimmg.

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SANITA': VIA A 58 CENTRI ANTIFUMO IN OSPEDALI E NUMERO VERDE

(ANSA) - ROMA, 14 APR - Medici di famiglia, pneumologi e farmacisti hanno dichiarato guerra al tabacco e promosso il progetto antifumo 2000 che ha lo scopo di istituire 58 centri negli ospedali per aiutare a smettere di fumare, attivare un numero verde e avviare corsi di formazione per medici e farmacisti in aiuto ai cittadini. Il programma, coordinato dalla federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Associaione degli pneumologi ospedalieri (Aipo) e Federazione dei farmacisti (Federfarma), e' stato presentato nell'ambito del congresso internazionale sulla Tbc e le malattie dei polmoni in corso a Budapest. Da lunedi' primo maggio prendera' il via il numero verde (800-989716) della Fimmg che rimarra' attivo fino al 30 giugno (dal lunedi' al venerdi' dalle 10 alle 18) e che avra' il compito di aiutare i fumatori a spegnere l'ultima sigaretta. Il progetto fumo 2000 prevede l'impegno degli pneumologi ad aprire 58 centri antifumo negli ospedali, mentre si attiveranno in tutta Italia corsi per 500 medici di famiglia e 300 farmacisti per aggiornarli sulle malattie provocate dal fumo e formarli al dialogo con i cittadini, per avviare un percorso personalizzato di disassuefazione utilizzando contemporaneamente la terapia comportamentale e sostitutiva con la nicotina.(ANSA).
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FUMO: IL VIZIO DEL 24,5% DEGLI ITALIANI, IN CALO MA NON FRA DONNE

(ANSA) - ROMA, 20 APR - Fumo in calo, ma non fra le donne. Tra sigarette, pipa e sigari, il vizio riguarda il 24,5% degli italiani, contro il 25,4% del 1993. In controtendenza le donne che, nello stesso periodo di tempo, sono passate dal 16,4% al 17,3%, mentre gli uomini sono scesi dal 35,1% al 32,2%. A studiare il rapporto degli italiani con il fumo e' l'indagine dell'Istat sugli stili di vita e le condizioni di salute. La diminuzione piu' forte si registra nelle regioni del Nord-Ovest dove in un solo anno, dal 1997 al 1998, il club dei fumatori ha perso quasi tre punti, passando dal 26,5% al 23,8%. Forse per colpa dello stress, la percentuale dei fumatori e' piu' alta nelle grandi citta', dove raggiunge il 28,5%. La fascia d'eta' piu' attaccata alle sigarette e' quella tra i 25 e i 44 anni con il 32,5%. Ma anche tra i giovanissimi il vizio e' piuttosto diffuso: fuma il 21,3% dei giovani tra i 14 e i 24 anni, un valore che sale al 23,5% nelle grandi citta'. Anche in questa fascia d'eta' a fumare di piu' sono soprattutto le ragazze che dal 1997 al 1998 sono passate dal 14,8% al 15,9%. Con il passare degli anni, comunque, aumenta il numero delle persone che decidono di smettere: 19,3% nel 1996, 20,3% nel 1997 e 21,4% nel 1998. (ANSA).
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FUMO: PUO' PROVOCARE DEVIAZIONE DEL PENE
Roma, 11 aprile - (Adnkronos) - Fumatori attenti: il tabacco puo' provocare la deviazione del pene. Le minacce alla virilita' non finiscono mai. E l'ultima viene da una ricerca, tutta italiana, da cui risulta che i fumatori hanno piu' probabilita' dei non fumatori di contrarre una malattia del pene poco conosciuta dalla maggioranza delle persone: la malattia di La Peyronie. Non contagiosa o pericolosa per la vita e' sicuramente una malattia invalidante per una serena vita sessuale. Questa malattia, infatti, e' caratterizzata dalla presenza di noduli nel pene, dolori e deviazione del pene all'erezione. Deviazione che a volte raggiunge angolature del pene estreme, anche fino a 90 gradi, che rendono acrobatica, se non impossibile, la penetrazione.
La ricerca, coordinata dal dottor Giuseppe Pera, andrologo romano, che sara' presentata a Bruxelles dopodomani nel corso del Congresso della Societa' Europea di Urologia ed effettuata in collaborazione con l'Istituto Superiore di sanita', ha coinvolto circa 700 uomini di eta' compresa tra i 50 e i 69 anni. La media nazionale del 7% ha mostrato un fenomeno molto piu' diffuso di quanto sino ad oggi si credeva, con punte in Emilia e in Abruzzo, valori medi in Lombardia e Lazio e tassi molto bassi in Puglia. 
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APPROFONDIMENTI

  LE "NUOVE DROGHE" del sabato sera

Il termine "nuove droghe" comprende genericamente, senza un reale riferimento cronologico, una serie di composti (recreational drugs) assunti prevalentemente dalla popolazione giovanile a scopo ludico, piu' spesso in contesti ed ambienti ben precisi. Si tratta per lo piu' di derivati anfetaminici (a prevalente effetto eccitante ed euforizzante) talora accompagnati (come nell' ecstasy) da una componente allucinogena. Si parla di "nuove droghe" in quanto sono vissute dai consumatori con connotazioni ben diverse dall' eroina, e sollecitano domande e interventi differenti.

Tab. 1

Nome commerciale                                                                           Principio attivo

Brown Liquido iniettabile a base di codeina, idrocodone, diidrocodeina,
Bufotenina Alcaloide indolico estratto dalla secrezione sierosa delle ghiandole del rospo Bufo vulgaris
Cat Metacatinone (a base di efedrina)
Coca Cocaina HCL (cloridrato)
DMT Sostanza cristallina estratta dai semi di alcune piante delle Antille
Ecstasy - MDMA 3,4 metilendiossimetanfetamina
Efedrina Alcaloide estratto dalla pianta Ephedra (prodotta quasi esclusivamente in laboratorio)
Fumo Tetraidrocannabinolo (TNC)
Funghi allucinogeni Psilocibina, psilocina
Herbal ecstasy Mix di caffeina, efedrina, acido benzoico
LSD Dietilammide dell' acido lisergico
Popper Nitrito di amile
Red bull (Smart drug) Caffeina e taurina
Special k Ketamina

E' importante ribadire il gia' noto concetto che anche sostanze ritenute innocue o addirittura usate a scopo farmaceutico (caffeina, nitrito di amile, taurina) possano diventare vere droghe, a seconda delle quantita' e delle modalita' di utilizzo. Si tratta spesso di sostanze meno costose dell' eroina, piu' facilmente reperibili e assumibili in modo agevole anche in locali pubblici. Non danno in genere dipendenza fisica e non istigano alla criminalita'. Per tutta questa serie di motivi i consumatori non si ritengono "drogati" e prendono le distanze dai consumatori di eroina e similari.

Non sono cronologicamente nuove : l' Ecstasy e' nata nel 1912 come anoressizzante nel laboratorio della Merck; si diffonde negli anni 70 come recreational drug negli ambienti studenteschi controcorrente americani e giunge in Europa nel decennio successivo, fino a giungere ad una diffusione ubiquitaria.

PROBLEMATICHE PARTICOLARI

I consumatori di tali sostanze non si ritengono drogati, non si rivolgono ai servizi socio-assistenziali, non sono identificabili dall' esterno.
Il loro consumo non e' standardizzabile, neanche dal consumatore, stante il confezionamento anonimo e artigianale delle pillole.
Si verifica quasi sempre il fenomeno della poliassunzione cioe' del consumo contemporaneo di sostanze diverse dagli effetti talora antitetici.

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

Per l' ecstasy, sostanza piu' studiata:
Olanda (1992) 3,3% dei giovani tra 1 12 e i 18 anni (2,3% delle femmine, 6,9% dei maschi.
Spagna (1996) 1,6% dei giovani di eta' superiore ai 15 anni, 5% tra i 19 e i 25 anni, con prevalenza maggiore nei maschi e nelle grandi citta'.
Inghilterra (1996) il 59% degli studenti universitari intervistati ha dichiarato di usare stupefacenti (nell' ordine: cannabis, LSD, anfetamine, ecstasy e altro). I maschi stanno alle femmine nel rapporto di 4:1.
In Italia:

GLI EFFETTI

A breve termine: (da qualche minuto a 4-6 ore dall' assunzione): variazioni dello stato d'animo, delle relazioni interpersonali, del comportamento sessuale, delle percezioni cognitive; possono accompagnarsi sensazioni fisiche talora fastidiose quali secchezza delle fauci, sudorazione profusa, crampi e contrazioni muscolari.
A medio termine: (fino a 24 ore dopo, e talora di piu'): affaticamento, anoressia, abulia, cefalea, difficolta' di conentrazione, depressione.
A lungo termine: il quadro non e' chiaro: sono stati riportati studi di laboratorio che evidenzierebbero degenerazioni delle proiezioni assoniche serotoninergiche; si ipotizzano pure anomalie psichiatriche dipendenti dall' alterazione del metabolismo della serotonina.

In letteratura sono stati segnalati casi di eventi sanitari (talora decessi) conseguenti all' uso delle nuove droghe. Si tratta pero' di case reports, spesso complicati da dati confondenti (quali la variabilita' delle dosi assunte, la poliassunzione di altre sostanze, sia stupefacenti che non) per cui non e' possibile valutare con certezza il nesso di causalita'. Per l' MDMA sono stati riportati:

Sono stati riportati 4 casi di morte per CID in seguito a poliassunzione (MDMA/MDA/Anfetamine).
Uno studio condotto in 15 ospedali spagnoli ha riscontrato (in sei mesi) 73 urgenze correlate al consumo di nuove droghe contro le 6768 registrate per gli oppioidi.
La difficolta' di effettuare uno studio controllato ad hoc, legata anche a motivi etici, non permette ancora di valutare con certezza il reale impatto sanitario delle nuove droghe, il cui consumo si sta tuttavia sempre piu' diffondendo.

(R. Siquilini, B. Mitola, Professione, sanita' pubblica e medicina pratica, n. 2, 2000)

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Pillole di buonumore

Il mio PC ha preso un nuovo virus che gli ha causato una forte irritazione del tasto ENTER : gli e' venuta l' enterite.


MEDICINA LEGALE E NORMATIVA SANITARIA

Questa rubrica verra' gestita dall' ASMLUC: Associazione Specialisti in Medicina Legale Universita' Cattolica  

Lesione personale - Lesioni personali colpose - Colpa professionale -Fattispecie relativa a fisioterapista
(C.p. artt. 43, 590).
CASSAZIONE PENALE, Sez. IV, 2 luglio 1998, n. 7678
-

In tema di lesioni colpose incombe sul fisioterapista, nell’espletamento della sua attivita' professionale, un obbligo di accertamento delle condizioni del paziente traumatizzato prima di compiere manovre riabilitative che possono rivelarsi dannose, sicché, in mancanza di apposita documentazione medica (eventualmente non prodotta dal paziente), lo stesso fisioterapista ha il dovere di assumere tutte le informazioni richieste dal trattamento che si accinge a praticare.

Riv. It. di Med. Legale

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Decreto sul risarcimento del danno biologico: lo stato dell'arte

Volendo riassumere brevemente l’iter travagliato di questo provvedimento c’e’ da ricordare che, nel mese di aprile, il Governo presieduto allora dall’onorevole D’Alema ha firmato un decreto legge che regolamentava in modo rigido il risarcimento del danno biologico da parte delle Societa’ Assicuratrici. Tale decreto era finalizzato a ridurre le spese delle Compagnie che accusano un forte disavanzo nelle gestioni di responsabilita’ civile. Il decreto era basato sulla fissazione di una cifra fissa omnicomprensiva per l’indennita’ delle cosiddette "micropermanenti" e del cosiddetto "danno morale".
Si sostituiva cioe’ un criterio "indennitario" a quello cosiddetto "risarcitorio".
Tale cambiamento di indirizzo portava, come vantaggio, un’accelerazione dei tempi di pagamento, ma induceva una serie di problematiche legate in parte alla scarsa entita’ dell’indennizzo stesso, in parte alla omnicomprensivita' di tale risarcimento che non teneva conto delle diverse tipologie di danno e di soggetti.
Cosa alquanto strana tale decreto, benche’ firmato, rimaneva non pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Tale rinvio non avrebbe in effetti giustificazioni procedurali in quanto la firma del decreto costituiva di per se stessa autorizzazione alla pubblicazione; e’ probabile che il coro di autorevoli pareri difformi abbia indotto il Governo a ritardarne l’uscita.
Una crircostanza che mi sembra del tutto eccezionale: sembra che il Tribunale di Genova abbia proposto eccezione di incostituzionalita’ sul decreto stesso prima ancora che questo decreto sia pubblicato. Un evento del genere non e' certamente normale...
Dopo le dimissioni del Governo D’Alema e la formazione del nuovo Governo Amato, e' stato ripreso in mano questo decreto,  anticipando pero' alcuni cambiamenti che venivano ad accogliere le critiche piu’ fondate che erano state poste:i si proponeva un aumento della quota/punto, nonche’ una differenziazione dei soggetti per fasce di eta’ e per altri parametri non ancora precisati. Non e’ detto che tali mutamenti siano idonei a far passare al decreto il vaglio di incostituzionalita’ in quanto, come rappresentato autorevolmente al Convegno dell’A.S.M.L.U.C. di Vasto, devono essere tenuti in considerazione una serie di aspetti risarcitori comprendenti il cosiddetto "danno relazionale" che finora era stato demandato al libero convincimento del Magistrato.
E’ stato anche specificato che tale decreto riguarderebbe solo i sinistri avvenuti dopo la sua pubblicazione e non i sinistri precedenti.
E cosa fanno nel frattempo le Societa’ Assicurarici?  Hanno scelto strade diverse: si ha notizia che alcune Societa’ hanno gia’ applicato d' imperio le tariffe indicate dal decreto non pubblicato, altre hanno sensibilmente abbassato il valore medio del punto avvicinandolo a una via intermedia tra quella riconosciuta mediamente nei Tribunali e quella risultante dal decreto.
Una situazione molto fluida, insomma, nata da un "pasticciaccio" legale i cui fini e i cui criteri sono apparsi sempre piuttosto ambigui.
(DZ)

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Preoccupante sentenza della Cassazione: il medico e' colpevole se non informa il paziente delle carenze dell' Ospedale

Abbiamo letto un lancio di agenzia ANSA del 17 maggio c.a. che riporta alcuni frammenti di una sentenza della Corte di Cassazione (n. 6318/2000, Sez. III Civile) relativa ad un caso di responsabilità medica di cui per ora non conosciamo le circostanze del fatto. E’ comunque una vicenda di asserita responsabilità professionale ostetrica per la nascita di un neonato prematuro che ha poi presentato una tetraparesi spastica. Nel processo civile di primo grado il tribunale aveva condannato l’USL di Tivoli, il primario dell’ospedale ed anche l’ostetrico di famiglia . Nel 1998 la Corte d’Appello aveva escluso la responsabilità dell’ostetrico di famiglia. La Cassazione ha cassato la sentenza affermando tra l’altro che "la circostanza che manca nella legislazione italiana uno standard di riferimento degli strumenti di cui una struttura sanitaria deve necessariamente disporre, non esime il medico responsabile della cura dei pazienti dal dovere di informarli della possibile inadeguatezza della struttura per l’indisponibilità, anche solo momentanea, di strumenti essenziali (nel caso in oggetto mancava il cardiotocografo ndr ) per una corretta terapia o per una adeguata prevenzione di possibili complicazioni, tanto più se queste siano prevedibili in relazione alla particolare ‘vulnerabilità’ di un bimbo concepito se questo viene alla luce in condizioni di prematurità". Per la Cassazione, inoltre, "non ci si può difendere affermando di essere stati assenti nel momento in cui la paziente affronta le terapie ". E quanto al medico di fiducia "benchè non possano essergli imputate le carenze della struttura pubblica presso la quale egli svolge le funzioni di medico ospedaliero né le condotte colpose di altri dipendenti dell’ente… egli ha tuttavia l’obbligo sia di informare il paziente dell’eventuale, anche solo contingente, inadeguatezza della struttura nella quale è inserito e presso la quale il paziente stesso sia ricoverato – tanto più se la scelta sia effettuata proprio in ragione dell’inserimento del medico di fiducia in quella struttura pubblica – sia di prestare al paziente ogni cura che non sia incompatibile con lo svolgimento delle sue funzioni di pubblico dipendente".
La mancanza di notizie adeguate sul merito delle sentenze di I e II grado impedisce per ora un commento approfondito sul caso; tali principi preliminari giungono pero' ad addossare ai medici perfino l’obbligo giuridico di informare il paziente non solo della natura della malattia, dei suoi intrinseci rischi, delle esigenze e dei rischi della diagnosi e della terapia ma anche delle disfunzioni dell’ospedale.
Ma quale responsabilita' e quale reale conoscenza possono avere i medici, a proposito di disfunzioni che spesso non dipendono da loro e sono conseguenti a problemi che essi ignorano e che sono conseguenti a problemi contingenti di burocrazia?
Ora si chiede addirittura che il medico dirotti ad altra struttura (magari privata, e della quale magari conosce ancor meno) un paziente dall’ospedale pubblico in cui opera!. Un dovere di questo genere sussiste ovviamente in relazione alla necessità di prestazioni specialistiche particolari, non disponibili nella struttura inizialmente individuata: ma si chiede davvero troppo se la pretesa riguarda prestazioni comuni.
Senza contare poi il rischio, per il sanitario, di essere sottoposto a provvedimento disciplinare o addirittura querelato per diffamazione dalla struttura che si consideri criticata a torto.
Questo viene ad essere l' ennesimo ma non ultimo peso scaricato sulle spalle della categoria per supplire ai limiti e alle inadempienze delle Pubbliche Amministrazioni: tutti conosciamo, ad esempio, il numero degli interventi normativi sullo stato giuridico dei medici, a partire dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e concludendo con la la legge Bindi che ha costretto ad un ennesimo ridisegno che ben poco, crediamo, può aiutare a superare la perenni difficoltà della sanità mentre perdura la totale carenza di norme di base sulla professione sanitaria.
Ed un altro, poco noto, riguarda il decreto 368/1999 di adeguamento alle norme CEE sulla circolazione dei medici nella comunità europea: con esso si finisce per mettere in ginocchio le scuole di specializzazione e per lasciare sulla strada migliaia di giovani medici.

(Daniele Zamperini, riassunto e modificato da due comunicazioni del Prof. Angelo Fiori, Ordinario di Medicina Legale.
Le mails sono leggibili in esteso al sito A.S.M.L.U.C.: http://www.infinito.it/utenti/cybermed/lexmedica.htm ).

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